Per distrarmi dai cupi pensieri che mi attanagliano, in questa pausa febbrile, in cui, al pari di altri miei concittadini, sono combattuto fra confermare il primo voto o cambiarlo, nelle elezione del sindaco, in una prospettiva cruciale per L’Aquila ed il suo contado; per non essere inghiottito dai sinistri ed irrisolti calcoli di voto fra un neurologo rigoroso e rigidissimo ed uno pneumologo alla mano, ma con molti peccati, e non sempre veniali, sulle spalle; per non essere avvolto nella prigione di una scelta fra continuità (piuttosto buia) e discontinuità (per lo meno incerta); mi immergo in letture mediche, nelle quali ho, se non altro per formazione e frequentazione annosa, più confidenza.
E due sono le notizie che mi colpiscono: una dermatologica e l’altra generale; la prima su una insana e pericolosa abitudine “solare” e l’altra relativa ad un nobile atto di civiltà.
E, siccome credo in Hillman e nella sua “Anima mundi”, sento in cuor mio che riflettendo su questi fatti, potrò, distanziandomene, trovare in me la convinzione del voto migliore, nella a seconda tornata del 20 e 21 prossimi.
Si chiama tanoressia, un neologismo complesso per descrivere una nuova mania: quella della abbronzatura ad ogni costo e nel corso dell’intero anno. L’ossessione, che affligge soprattutto donne tra i 16 ed i 40 anni, residenti soprattutto al nord e con una pelle fortemente disidratata data l’eccessiva esposizione al sole ed una dieta non mirata all’integrazione di liquidi; è in costante aumento e si ritiene, alla base vi sia un disturbo psicologico dispercerttivo detto “dismorfofobia”, consistente nel vedersi diversi da come si desidererebbe.
E il fatto che, pare, ne sia affetta anche Pippa Middleton, famosissima per il suo lato b e non solo, dimostra che questa mania non ha niente a che vedere con il reale aspetto di chi ne è portatore.
In effetti il dismorfofobico ha una difettosa e patologica immagine di sé e finchè non si cura tale disturbo, non si modificano i suoi anomali comportamenti.
Il termine, derivato dalla parola greca “dismorfia” che significa deformità e fu coniato nel lontano 1886 da Morselli, per descrivere “una sensazione soggettiva di deformità o di difetto fisico, per la quale il paziente ritiene di essere notato dagli altri, nonostante il suo aspetto rientri nei limiti della norma”.
Tale definizione, seppur vecchia di più di un secolo, coglie in pieno le caratteristiche cliniche di questo disturbo ed i più recenti sistemi classificativi delle malattie mentali formulano i propri criteri diagnostici per la Dismorfofobia riprendendo ciò che era già insito nella definizione originaria data da Morselli.
Si calcola che in Italia oltre 500.000 persone siano affette da dismorfofobia, solo una piccola parte riceverebbe una diagnosi corretta ed un numero ancora più limitato, meno del 10%, sarebbe sottoposto ad un trattamento adeguato.
La patologia risulta più frequente nel sesso femminile (rapporto femmine–maschi di 2:1), l’esordio avviene più spesso in età giovanile (generalmente fra i 10 ed i 20 anni), raramente dopo i 40 anni d’età (meno dell’1% dei casi).
Le conseguenze per la salute e per l’adattamento sociale dei soggetti affetti possono essere notevoli.
Alcune ricerche condotte recentemente negli Stati Uniti hanno rilevato che oltre l’80% degli uomini ed il 90% delle donne cercano di migliorare il proprio aspetto, ma la maggior parte di essi continua a mantenere qualche motivo di insoddisfazione.
Per alcune persone, tuttavia, l’aspetto fisico finisce con il rappresentare un’ossessione tormentosa e segreta. Esse si preoccupano che il naso sia troppo lungo o deforme, la pelle rovinata, i glutei ed il seno troppo grandi, la pancia troppo grassa, la corporatura troppo gracile o i genitali troppo piccoli; la perdita dei capelli, le asimmetrie del volto o del corpo, le proprie espressioni facciali possono indurre pensieri fastidiosi che producono grande sofferenza interiore ed interferiscono con le normali relazioni interpersonali e sociali.
I difetti presunti e le deformità immaginate rimangono a lungo preoccupazioni private che vengono comunicate ai familiari solo dopo molto tempo, quando la sofferenza e le limitazioni che impongono diventano fonte di angoscia e depressione.
Tornando alla mania della tintarella comunque e sempre ed ad ogni costo (anche a rischio di sviluppo di neoplasie di grande malignità), avrebbe lo stesa genesi della anoressia mentale o della bolumia, con un disordine di natura emotiva, secondo una ricerca di sette anni fa della University of Texas Medical Branch di Galveston,a ssimilabile alla dipendenza da droghe o alcool.
Ora, sappiamo da oltre dieci anni che la prolungata esposizione ai raggi UV, fa aumentare il rischio di melanoma del 75%, tanto che, negli USA, i comitati medici hanno vietato l’uso di questa pratica.
I anoressici, cioè i bulimici della tintarella, se ne infischiano e credono che l’impiego di creme solare sia sufficiente.
Non lo è invece, non solo per lo sviluppo di cancro, ma anche per i segni precoci di invecchiamento: rughe, macchie e perdita di elasticità.
L’altra notizia, molto più “alta”, riguarda il trapianto da vivente, materia su cui, anche se in ritardo, la Camera si è espressa favorevolmente, approvando ieri una proposta di legge della Commissione Affari sociali che autorizza il trapianto di parte del polmone, del pancreas o dell’intestino tra persone viventi, così come già si fa per quelli parziali di fegato e per i trapianti di rene.
Una notizia accolta positivamente dal Centro nazionale trapianti perché, anche se riguarderà pochi pazienti l’anno, costituisce comunque una terapia mirata che per alcuni è indispensabile, come ha spiegato il direttore, Alessandro Nanni Costa. Il provvedimento licenziato ieri dall’Assemblea di Montecitorio, strutturato in due articoli, prevede di consentire, in deroga al divieto contenuto nell’articolo 5 del Codice civile, di “disporre a titolo gratuito di parti del polmone, pancreas e intestino al fine esclusivo di trapianto tra persone viventi», che risponderà alle stessa disciplina regolamentata per i trapianti di fegato e rene tra viventi.
La legge, che entrerà in vigore il giorno seguente la sua pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, potrebbe essere utile ai ragazzi affetti da fibrosi cistica per il polmone, nei casi di insufficienze intestinali per cause non neoplastiche o, per il trapianto parziale di pancreas, per quei diabetici che non si possono trattare con l’insulina e che per qualche complicata ragione non hanno potuto ricevere un pancreas da cadavere.
E tornando al dilemma iniziale, quello del sindaco da scegliere, è allora evidente che il candidato migliore sarà quello capace di impiantare nuova vita in una città che è uno zombie con sembianze di cadavere e di dare alla stessa, senza infingenti o furbi ed inutili maquillage, sembianze nuove ed invitanti.
Capita lo formula ora si tratta di scegliere un nome.
Carlo Di Stanislao
…per non essere inghiottito dai sinistri ed irrisolti calcoli di voto fra un neurologo rigoroso e rigidissimo ed uno pneumologo alla mano, ma con molti peccati, e non sempre veniali, sulle spalle….
Grande Carlo!!!