Sottotitoli audiovisivi: ‘le tv italiane non hanno sensibilità’

“In Italia manca la cultura della tv per i disabili audiovisivi”. E’ quanto affermato da Federico Spoletti, presidente della società di apparecchi di sottotitolazione Sub-Ti nel corso dell’incontro nazionale sulla televisione accessibile tenutosi stamattina al cinema Odeon di Firenze. “Nelle reti Rai è sottotitolato per i non udenti soltanto il 60-70% dei programmi – spiega […]

“In Italia manca la cultura della tv per i disabili audiovisivi”. E’ quanto affermato da Federico Spoletti, presidente della società di apparecchi di sottotitolazione Sub-Ti nel corso dell’incontro nazionale sulla televisione accessibile tenutosi stamattina al cinema Odeon di Firenze. “Nelle reti Rai è sottotitolato per i non udenti soltanto il 60-70% dei programmi – spiega Spoletti basandosi su dati raccolti dal report europeo ‘State of subtitles access’ -, mentre l’audio-descrizione è presente soltanto un’ora e mezza alla settimana. Quasi del tutto assente nelle televisioni private, da Mediaset a La 7”, che peraltro, “nonostante un invito ufficiale, non si sono presentate all’incontro di oggi”.

Tutto il contrario, o quasi, di quello che avviene in paesi come il Regno Unito, afferma Spoletti, una delle nazioni più virtuose, dove, afferma il presidente di Sub-Ti, “il 100% dei programmi Bbc sono sottotitolati, mentre le televisioni private hanno quasi il 90% di programmi con sottotitoli”. Per quanto riguarda l’audio-descrizione, “la Bbc ha un buon 20% di programma con questa tecnica, mentre alcune tv commerciali superano il 40%”. “Molte tv italiane giustificano questa carenza per la mancanza di fondi, ma le spese per questo tipo di apparecchiature sono assolutamente irrisorie”.

L’Italia, spiega ancora Spoletti, si colloca circa a metà della graduatoria dei paesi che hanno adottato tecnologie di sottotitolazione audiovisiva. In cima alla classifica, oltre al Regno Unito, troviamo il Belgio e l’Olanda. A metà classifica la Spagna e fanalini di coda Cipro, Malta e Lussemburgo. Secondo Spoletti, una tecnica importante per far dotare le reti televisive di programmi di sottotitolazione, sarebbe la “sponsorizzazione di tali programmi da parte di società provate, proprio come avviene in altri paesi europei”. In Italia i non udenti o parzialmente non udenti sono oltre 8 milioni, mentre i ciechi o ipovedenti quasi un milione.

Una risposta a “Sottotitoli audiovisivi: ‘le tv italiane non hanno sensibilità’”

  1. Federico Spoletti ha detto:

    mi scusi se intervengo, ma è stato parzialmente stravolto il mio messaggio, per cui mi permetto di intervenire per segnalare che non ho detto parte delle affermazioni che lei riporta, o comunque, nella confusione e il rumore, non mi sentiva bene.
    in particolare:
    – non ho parlato di apparecchi di sottotitolazione e sub-ti non fornisce apparecchi di sottotitolazione. ho parlato invece di programmi televisivi accessibili, ovvero programmi trasmessi con l’opzione dei sottotitoli e/o l’audio descrizione, per i quali non sono richiesti “apparecchi” specifici.
    – credo di aver parlato di audio descrizione sulla RAI di circa un’ora, un’ora e mezza al giorno, non alla settimana.
    – non ho parlato di programmi di sottotitolazione (non sono necessari programmi specifici di sottotitolazione) ma di programmi televisivi sottotitolati, e ho riferito che i sottotitoli potrebbero che sponsorizzati, cosa che avviene abbastanza spesso all’estero, il che ha diversi vantaggi: a) costo ridottissimo o inesistente per il canale televisivo, b) buona visibilità per l’azienda sponsor pur investendo cifre relativamente basse in pubblicità, c) vantaggi per gli utenti che possono fruire di un programma accessibile che altrimenti non sarebbe a loro disponibile.
    la ringrazio comunque per aver dato risonanza all’incontro.
    cordiali saluti
    federico spoletti

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