Per una volta ho apprezzato la schiettezza con cui Bruno Vespa ha replicato al sindaco (vecchio e nuovo) Massimo Cialente, spartendo equamente ed alla pari, le responsabilità di ciò che non si è fatto fra lui e Gianni Chiodi.
In verità non mi appassiona la polemica fra i due “commissari”, soprattutto dopo tre anni di parole tante, con pochissimi fatti.
E’ evidente che la più parte dei miei concittadini è di parere contrario, almeno quelli che hanno votato e che gli altri, i molti che non hanno espresso preferenze (quasi la metà degli aventi diritto), non fidandosi di nessuno di quelli (pur tantissimi) scesi in campo, ora non hanno diritto di recriminare.
Ed è evidente che il suffragio a Cialente sia indicazione che per gli aquilani direzione migliore, nel dramma quotidiano e crescente del sisma-dopo sisma, non poteva esserci.
Nulla da eccepire sui MUR, le macerie, il restante della città abbandonata alla incuria e al degrado, le complessità burocratiche e quant’altro, perché, in cuor loro, ritengono che la passata amministrazione si è impegnata allo spasimo, impedita nel procedere dalla complessità dell’insieme e dal non aiuto da parte di Regione e Governo.
Inutile innestare polemiche “dietriste” ed inutile dire che la vittoria, ammesso che si possa davvero chiamarla così, è stata per lo meno dimezzata da una astensione da record.
Cialente ha preso 6.000 voti in più di De Matteis ed ora può e deve governare.
La forza del consenso gli ha consentito di tornare ieri a Roma, in agguerrita compagnia di Stefania Pezzopane (la più votata di tutti, con quasi 1.000 preferenze) e con Pietro Di Stefano, per chiedere al ministro alla Coesione territoriale, Fabrizio Barca, l’applicazione del piano Marshall e il via libera per l’assunzione di 40 uomini per evadere i progetti per la ricostruzione arrivati al Comune.
Ed ha minacciato che se il governo non accetta lui si dimetterà; il che non costituisce novità alcuna e non ci sembra essere grande motivo di pressione.
Per fortuna il ministro si è mostrato possibilista e, per ora, il neo-sindaco può tenere nell’armadio la fascia tricolore.
Prima di incontrare il sindaco, il ministro Barca è stato ascoltato in commissione Bilancio al Senato per un aggiornamento sui fondi destinati alla ricostruzione del cratere ed ha dichiarato che : “Entro l’estate si dovrebbe passare al’Aquila dalla gestione di emergenza a quella ordinaria”, anche questa frase già sentita, ma che ora appare più credibile perché, come ha aggiunto lo stesso ministro, “la scadenza è indicata nell’ordinanza di commissariamento”.
Il senatore dell’IdV Alfonso Mascitelli, capogruppo in commissione Bilancio, ha tuonato che le parole del ministro Barca sono state “del tutto insufficienti” ed aggiunto che: ”Nonostante una legge dello Stato faccia obbligo al Governo di trasmettere una dettagliata informativa annuale al Parlamento sullo stato di avanzamento del processo di ricostruzione , il Ministro si e’ limitato a una breve relazione a commento di cinque paginette scritte che ha messo a disposizione dei senatori. Sono tavole riassuntive, in cui non si chiariscono non solo le modalita’ e le esatte destinazioni delle risorse spese, ma soprattutto non si capisce se le risorse rimaste sono in termini di competenza o di cassa e quindi, queste ultime, direttamente fruibili”.
Anche perché, aggiunge Mascitelli, lo stesso Ministro, “si e’ lamentato che i 57 Sindaci del cratere non hanno ancora trasmesso una definita scansione temporale delle esatte risorse di cui avranno bisogno, e anche su questo punto, abbiamo chiesto che si faccia finalmente chiarezza perche’ cio’ che lui presenta quasi come una inadempienza degli enti locali, non trova riscontro in nessuna richiesta da parte del Governo attuale o di quello precedente”.
Così, chi scrive, si ritrova nella stessa antica situazione di rimpalli, triangolato fra responsabilità scaricate ed ha la netta sensazione che, fra governi locali e nazionali, che continui, senza cambiamenti, questo eterno, estenuante, improduttivo barcamenarsi.
Sul Sole 24 Ore Roberto Galullo, scrive che L’Aquila ha adesso l’occasione (una catastrofe è sempre un cambiamento e una crisi da sempre una possibilità di crescita), di divenire epicentro di una rivoluzione burocratica e, insieme, di essere volano economico per una intera Regione.
Ma, a parte i rimpalli di inadempienze e responsabilità interne ed esterne, è indubbio che qui stiamo vivendo un paradosso che rischia di soffocare ogni modello economico territoriale di rinascita.
Giuseppe D’Amico, direttore di Confindustria Abruzzo, sintetizza: “Le imprese aquilane sono disperate con la Pubblica Amministrazione, s soffocate da adempimenti, ritardi e inefficienze senza che vi sia nessuna norma sanzionatoria nei confronti degli uffici inadempienti o previsioni risarcitorie per le imprese danneggiate”. Modesto Lolli, presidente della Piccola industria di Confindustria regionale, è un fiume in piena. “Qui i centralini non rispondono e gli uffici protocollo non funzionano – spiega – e, come se non bastasse, il ritardo degli atti dovuti e rimandati alle calende greche”.
Certamente le responsabilità di questo stato è equamente diviso fra Comune e Regione ed è palese che, non tutti, in questa ultima, vogliono che L’Aquila riparta, con una meticolosa applicazione del vecchio motto “mors tua vita mea”, come troppo spesso è accaduto anche in passato.
Pur tuttavia occorre che ora, Cialente, con una scatto di orgoglio fattivo e non parolaio, faccia in modo che la sua di burocrazia funzioni, come funzioni la amministrazione dell’ordinario, la cura della città, delle sue strade, piazze ed istituzioni culturali, se davvero, senza infingimenti, vuole dare a L’Aquila una speranza autentica di ricostruzione ed una prospettiva.
Sappia il sindaco che, da oggi, tutti vigileremo e controlleremo l’andamento autentico di rimpalli e barcamenamenti e, soprattutto, sapremo dare un nome ed un volto ad ogni singola responsabilità.
Carlo Di Stanislao
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