La campagna periurbana aquilana nel progetto della città – territorio

In una società competitiva come la nostra e con città sempre più caotiche, l’agricoltura va assumendo un ruolo di straordinaria rilevanza sociale. Il paesaggio agricolo infatti si configura come un’opportunità per re-interpretare contesti ambientali degradati. Il primo passo è quello di restituire all’agricoltura la sua libertà di iniziativa, in cui la città non si oppone […]

In una società competitiva come la nostra e con città sempre più caotiche, l’agricoltura va assumendo un ruolo di straordinaria rilevanza sociale. Il paesaggio agricolo infatti si configura come un’opportunità per re-interpretare contesti ambientali degradati. Il primo passo è quello di restituire all’agricoltura la sua libertà di iniziativa, in cui la città non si oppone più alla campagna, distruggendola, ma la conserva reinventandola. Osservando l’evoluzione del paesaggio aquilano, si avverte la persistenza di una tradizionale inerzia, che non consente di percepire un modello urbanistico, alternativo a quello che vede la città contrapposta alla campagna. L’agricoltura invece potrebbe aiutare a sviluppare un nuovo sguardo nei confronti delle periferie e della città diffusa, assumendo un ruolo di stimolo per fondare un diverso concetto di urbanità. Il paesaggio periurbano aquilano abbraccia l’area degli insediamenti che si estendono tra i confini della città compatta ed il territorio a bassa densità. E’ il luogo dove sono localizzate quelle attività che storicamente venivano poste fuori porta – il cimitero, gli impianti industriali, commerciali, la stazione ferroviaria, la caserma – e che a seguito della espansione urbana ai danni della campagna, si sono ritrovate inglobate all’interno della città, causando un degrado diffuso, una riduzione generalizzata della qualità urbana ed un declino della forza semantica delle preesistenze (chiesette, cappelle, palazzi nobiliari). E’ il paesaggio della transizione, in gran parte contrassegnato da un tessuto sfrangiato, da tasselli di aree verdi, delimitato da infrastrutture e costruzioni ormai estranee all’attività rurale, un territorio massacrato, dilacerato da interventi vari. “La periferia aquilana – dichiara il professore Bernardino Romano – non viene mai presa in considerazione nelle tante esternazioni propagandistiche che si fanno sulla ricostruzione della città, come se fosse un elemento estraneo all’assetto territoriale e non si analizzano le qualità di questa periferia che […] misura quasi 10 km in più del diametro massimo del GRA di Roma […], nonché circa i 3/4 delle massime diagonali urbane di Parigi o di Berlino […]”. In una prospettiva di rigenerazione che vede impegnata la città ad elaborare visioni sostenibili di spazio urbano, l’integrazione delle aree agricole in questo diversificato tessuto della “civitas” rappresenta uno dei temi centrali a cui ispirare il nuovo progetto urbano. L’agricoltura periurbana, o “di prossimità”, è quella più interessata dalle dinamiche di sviluppo della città e dall’evoluzione dei rapporti agricoltura-società. Nella maggior parte dei casi interessa spazi caratterizzati da elementi di degrado e di abbandono, da squilibri ambientali. In tale situazione di criticità e di alterazione, a ben poco giova lo slogan “stop al consumo di suolo” se non accompagnato da una prospettiva progettuale capace di re-integrare nell’organismo della “civitas” la congerie di spazi rurali smantellati dalla diffusione urbana o dalla industrializzazione dell’agricoltura. Ben lungi dal negare il valore dei paesaggi eccezionali, delle riserve ambientali, dei brani di paesaggio culturale, la strategia progettuale deve orientare l’attenzione sull’intero contesto territoriale, per coglierne le differenze, diversificarne l’azione di tutela e adeguare le risposte alle diverse situazioni di domanda di qualità urbana. Ribaltando la tradizionale idea di contrapposizione tra città e campagna, la tesi risolutiva è quella di cogliere il ruolo che la campagna urbana oggi è in grado di assumere all’interno del paesaggio della città. Pur variando in relazione al contesto a cui si rivolge, la funzione agricola dei tessuti periurbani e delle aree residuali deve essere sufficientemente forte, da rimanere vitale ed economicamente sostenibile. Le attività che vi si devono svolgere devono mostrare un forte carattere per convincere gli agricoltori a continuare ad occuparsi della terra e la collettività aquilana a finanziare azioni adeguate. Valore collettivo trasversale, sia alle culture che ai ceti sociali, essa è un’occasione di ricreazione, di sport e di benessere per la popolazione locale. Parchi agrari, orti urbani, campagna periurbana acquistano un ruolo centrale nella ri- progettazione della città e si pongono come strumenti di una strategia atta a favorire la socializzazione e la ri-generazione della identità collettiva degli aquilani. La costituzione del “Parco fluviale Lungo-Aterno”, collegando la città compatta con quella diffusa e con la campagna periurbana, doterebbe l’Aquila di quell’elemento unificante e caratterizzante di cui oggi è priva e nel contempo conferirebbe sistematicità all’attuale frammentazione degli orti, distribuiti lungo i diversi tratti della fascia (Coppito, la Rivera, Monticchio, ecc.). I ruoli fondamentali che il paesaggio agricolo assumerebbe in questa nuova prospettiva, interesserebbero l’aspetto alimentare, culturale, didattico, di ristoro, ricreativo e di riequilibrio ecologico. Essi consentirebbero al cittadino di usufruire di prodotti alimentari freschi di prossimità, di spazi per il tempo libero, di godere di una generale salubrità dell’ambiente. La funzione agricolo-produttiva svolta dalla campagna urbana andrebbe indirizzata in particolare alla coltivazione e lavorazione di prodotti che si fregiano di marchi di qualità, mentre la funzione didattico-scientifica potrebbe essere attuata attraverso convenzioni con università per l’istituzione di laboratori sperimentali volti all’inserimento di nuove specie vegetali, oppure sviluppando un programma di educazione ambientale da esercitare in aziende agricole presenti sul territorio. Un singolare programma attuabile potrebbe essere quello della costituzione di ecomusei, strutture rurali trasformate in spazi espositivi per la diffusione della cultura rurale. La funzione turistico-ricreativa invece, troverebbe spazio soprattutto nei parchi agricoli dedicati ad un tipo di loisir alternativo a basso costo e con grandi possibilità di scelta, in cui ipotizzare il recupero di strutture rurali, da riconvertire a piccoli punti di ristoro per la degustazione dei prodotti coltivati e a spazi attrezzati per la sosta. Infine, la funzione sociale svolta dalla campagna troverebbe attuazione nel coinvolgimento e la partecipazione di categorie deboli – terza età, portatori di handicap, bambini – e mediante l’inserimento di lavoratori socialmente utili, per la coltivazione di porzioni di territorio agricolo destinati ad orti urbani. Questa visione, che rilancia i valori della campagna periurbana aquilana, si pone come ipotesi globale di lavoro. Spetta agli abitanti ricercarvi le proprie radici, fondate su una condivisione di stimoli, e promuovere quel cambiamento dell’idea di città, che mira ad accrescere la varietà e l’abitabilità del suo territorio, un’abitabilità che ha a che fare con la qualità dello spazio rinvigorita da usi diversificati.

Giancarlo De Amicis

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