Una privatizzazione graduale, in tre fasi, che porterà la Croce Rossa italiana a diventare un’associazione privata di volontariato sostenuta in gran parte da finanziamenti privati, con una contestuale riduzione del contributo statale che dal 2017 porterà ad un risparmio, “nell’ipotesi più pessimistica” di 42,6 milioni di euro l’anno. Arriva in Consiglio dei Ministri lo “Schema di decreto legislativo di riorganizzazione dell’associazione italiana della Croce rossa”: nove articoli con cui il governo ne disegna il riordino prevedendo nel dettaglio i passi da effettuare nei prossimi cinque anni, dall’assunzione di un ordinamento interno democratico fino al ripiano del disavanzo di alcuni comitati locali (una partita che oggi è valutata in 51 milioni di euro).
Nel dettaglio, il riordino della Croce Rossa risponde a quattro finalità: anzitutto, la “valorizzazione dell’attività dei volontari” e la necessità di un assetto “più corrispondente ai principi di autonomia e indipendenza del Movimento istituzionale della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa”; poi il “completamento del risanamento della gestione” e la “riduzione nel tempo del contributo pubblico alla Croce Rossa Italiana da attuarsi unitamente al ricollocamento di personale in esubero presso altre pubbliche amministrazioni e alla crescita del finanziamento privato”. Per arrivare a questi risultati, il governo prevede tre fasi, nella prima delle quali, da attuare entro il 31 dicembre 2013, è prevista la fine del commissariamento e l’avvento un ordinamento democratico provvisorio (con un nuovo statuto votato in assemblea straordinaria). Nella seconda fase, che parte con il 2014, si prevede la costituzione di una “nuova associazione privata di interesse pubblico” (sarà formalmente un’associazione di promozione sociale) alla quale saranno trasferiti tutti i compiti svolti prevalentemente da volontari (soccorso, attività umanitarie e di protezione civile, sociali, formative, ecc.). L’associazione potrà, come ogni altro soggetto privato, stipulare convenzioni e accedere ai fondi per il volontariato, per la protezione civile e la cooperazione internazionale, come pure al “cinque per mille”.
Parallelamente a questi passi, l’Ente Croce Rossa cambierà denominazione e manterrà solamente “funzioni di supporto tecnico-logistico dell’attività dell’associazione”, operando come intestatario di beni e personale, a disposizione temporaneamente e a titolo gratuito per l’associazione. E’ durante questa fase che il nuovo ente sarà chiamato a ripianare i debiti e a ricollocare il personale in eccedenza, ad eccezione di quello assunto con contratti di diritto privato dall’associazione. Il ripiano dell’indebitamento sarà realizzato “dismettendo beni non necessari, accantonandone altri per il ripiano di possibili debiti connessi a procedure giurisdizionali in corso, trasferendo all’associazione i beni modali funzionali all’associazione, mettendo a reddito altri beni, rinunciando a donazioni non funzionali alla Croce Rossa”. La terza e ultima fase, infine, prenderà il via a partire dal gennaio 2017: l’ente viene soppresso e messo in liquidazione, mentre all’associazione sono trasferite tutte le funzioni attualmente esercitate dalla Cri “ente pubblico”. Il decreto prevede che la liquidazione si prolungherà poi per il tempo necessario per il trattamento di personale ancora eccedente. L’intero processo di riordino, come detto, non comporterà “nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica”.
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