Terremoti

Nuova scossa di magnitudo 5,8 stamani alle 9 in Emilia, con altre due, sempre superiori a 5 gradi Richter ed epicentro nei pressi di Modena, attorno alle 13. La prima delle tre, la più forte, ha causato dieci le vittime: tre a San Felice, nel crollo della azienda Meta, due a Mirandola, una a Concordia: […]

Nuova scossa di magnitudo 5,8 stamani alle 9 in Emilia, con altre due, sempre superiori a 5 gradi Richter ed epicentro nei pressi di Modena, attorno alle 13.

La prima delle tre, la più forte, ha causato dieci le vittime: tre a San Felice, nel crollo della azienda Meta, due a Mirandola, una a Concordia: (un anziano colpito in strada da un cornicione che si è staccato dal tetto di un palazzo) e una a Finale.

Fra le vittime anche due donne a Cavezzo ed una sepolta dalle macerie del Mobilificio Malavasi.

Morto anche il parroco di Rovereto di Novi, mentre un altro prete, a Carpi, è rimasto gravemente ferito nel crollo di una parte del duomo.

La Protezione Civile del Friuli Venezia Giulia ha reso noto che la forte scossa di stamani è stata avvertita in tutto il Nord, in alcune regioni centrali e persino in Austria.

Ad Aosta alcuni piani del palazzo regionale sono stati evacuati a scopo precauzionale e nella zona di Pordenone studenti e professori hanno abbandonato le lezioni e sono scesi in strada.

Le scuole sono state evacuate, seppure momentaneamente e per precauzione, anche in altre zone, nell’area fra Padova e Bologna.

A Venezia il terremoto ha provocato la caduta di una statua che ha sfiorato una donna ai Giardini Papadopoli, dove diverse statue sono pericolanti mentre distacchi di intonaco si sono registrati alla Basilica di Sant’Antonio a Padova, con momenti di panico per i fedeli in visita, ma nessun ferito.

Nuovi crolli si sono registrati a Mirandola, Finale Emilia e San Felice sul Panaro, con moltissime persone corse fuori da case e uffici e scese per le vie del centro storico di Bologna, subito dopo che è stata avvertita la prima scossa, durata circa 30 secondi.

Paura anche a Reggio Emilia, con studenti usciti dalle scuole e il sindaco Graziano Delrio che ha suggerito di lasciarli fuori, almeno fino a quando la situazione non sarà più tranquilla.

Moltissime le chiamate ai vigili del fuoco. La zona più colpita è quella di Reggiolo e Luzzara, nella bassa sul confine con Modena, che già aveva subito danni nella prima scossa di alcuni giorni fa.

Il sismologo dell’ Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) Alessandro Amato, ha detto al Messaggero che potrebbe essere la rottura di una nuova faglia all’origine del sisma di oggi, avvenuto sul margine occidentale dell’arco di circa 40 chilometri, attivatosi nel terremoto del 20 maggio scorso.

Ma, come al solito, gli esperti mostrano tutti i limiti della scienza nel prevedere con certezza l’andamento di tali eventi.

E difficilmente prevedibili sono anche gli effetti di un altro terremoto, certo di altro genere, senza morti e sena gente in strada, ma non meno pernicioso nei suoi possibili esiti.

Ci riferiamo a quello che agita il Vaticano: certo un terremoto meno luttuoso di quelli con vittime reali, un sisma fatto di malcostume, crepe e limiti del potere, sia temporale che spirituale; ma moralmente molto, molto distruttivo.

Da ieri, pare, il maggiordomo del Papa, Paolo Gabriele, dopo quattro giorni di detenzione, ha potuto vedere la moglie e i suoi legali ai quali, dopo un lungo colloquio, ha manifestato tutta l’intenzione di collaborare.

Il reato contestato, secondo il codice di diritto canonico, è la detenzione illecita di documenti segreti, tutti provenienti dall’appartamento di Benedetto XVI.

Un crimine indubbiamente grave, che però potrebbe ulteriormente peggiorare la sua posizione nel caso si rifiutasse di spiegare ai magistrati a chi erano dirette quelle carte, se c’è qualcuno che lo ha incoraggiato a raccogliere quel materiale tanto scottante e a farsi un piccolo archivio personale.

Certamente, quella che è partita con la pubblicazione del libro di Gianluigi Nazzi, già autore di “Vaticano Spa”, Sua Santità, con rivelazioni sul caso Boffo, sulle lettere inviate dal presidente Ior Ettore Gotti Tedeschi (ora licenziato in tronco) a Benedetto XVI, riguardanti il crac dell’ospedale San Raffaele e molto altro; è divenuta, in breve, la più grave inchiesta che sia mai stata fatta al di là del Tevere, almeno in tempi recenti. E quello cui assistiamo sembrerebbe essere solo all’inizio, poiché, all’orizzonte, vi sarebbero nuovi arresti e nuove perquisizioni.

Il network televisivo Rome Reports – che gravita attorno all’Opus Dei – e che solitamente è bene informato su quello che accade nei sacri palazzi, ieri pomeriggio, via Twitter, annunciava, a breve, altri colpi di scena.

Benedetto XVI punta alla trasparenza e raccomanda accuratezza nelle indagini.

Si aggiorna continuamente e desidera con tutto il cuore che sia fatta al più presto giustizia, vuole che la verità salti fuori per mettere fine ad una storia inquietante che sta gettando discredito sull’immagine del Vaticano.

Forse è per questo che padre Lombardi ha rivolto un accorato appello ai giornalisti. “Cercate di mantenere un po’ di sangue freddo” e coltivate “senso di equilibrio” nel descrivere i fatti, “per non dar luogo a speculazioni”.

E un altro terremoto, l’ennesimo dal 2006 in poi, sconvolge il mondo del pallone, con Antonio Conte e Christian Vieri iscritti nel registro degli indagati dalla Procura di Cremona, entrambi fermi su posizioni di estraneità ai fatti contestati.

L’ennesima vicenda legata al calcio scommesse continua a offrire colpi di scena e dopo gli interrogati di Doni e del suo amico, nonché ex preparatore atletico del Ravenna, Nicola Santoni, vengono tirati in ballo i nomi di Buffon, Cannavaro e Gattuso: tre pilastri portanti della vincente Nazionale Azzurra, guidata dall’ex CT Marcello Lippi, che tanto ci fece sognare, vincere e gioire, cinque anni fa a Berlino.

L’altro ieri il gip di Cremona, titolare dell’inchiesta “Last Best”, ha fatto arrestare Acerbi e firmato la richiesta di custodia cautelare in carcere per Stefano Mauri, capitano della Lazio; Omar Milanetto, centrocampista del Padova; Cristian Bertani, attaccante della Sampdoria; Paolo Acerbis, portiere del Vicenza; Alessandro Pellicori, ex attaccante del Torino; Marco Turati, difensore del Modena; Matteo Gritti, portiere dei romeni del Petrolul Ploiesti; Ivan Tisci, ex centrocampista e ora direttore sportivo.

Chiesto anche l’arresto del bergamasco Vittorio Gatti, autotrasportatore, amico di Filippo Carobbio e di altri calciatori e di altre cinque persone che farebbero parte della “cellula” ungherese dell’organizzazione criminale dedita al taroccamento delle partite in Italia: il capo Zoltan Kenesei ed i gregari Matyas Lazar, Laszlo Schultz, Istvan Borgulya e Laszlo Strasser.

Trema il mondo del calcio, non meno di quanto tremano le alte gerarchie vaticane, ma la nostra vicinanza e compassione, sono solo per i cittadini dell’Emilia, colpiti da un sisma concreto, drammatico e crescente, sempre più micidiale, tanto inatteso, quanto dalla strano comportamento.

E davvero, come scrivono vari giornali web regionali, ci fa uno strano effetto adesso, creandoci un misto di rabbia e amarezza, ascoltare le dichiarazioni dei soliti scienziati della ex “Commissione Grandi Rischi”( riunitasi il 31 marzo del 2009 a L’Aquila ed ora sotto inchiesta), che ancora pontificano da esperti, nel disastro in corso nel nord del Paese.

Che nessun fenomeno naturale abbia la potenza di offuscare, quanto il fenomeno sismico, la esatta percezione degli avvenimenti, ci appare dalle numerose descrizioni che in tutte le epoche furono fatte in occasione di forti terremoti, soprattutto da testimoni oculari, i quali più degli altri avrebbero diritto alla nostra fiducia, ma più degli altri si dimostrano supereccitati alla visione del grandioso fenomeno delle scosse sismiche.

Nelle moltitudini, poi, il terrore si sostituisce non solo alle attitudini osservative e al consueto coraggio, ma lo spirito di conservazione va al punto di far commettere in massa delle imprudenze che hanno a volte effetti disastrosi.

E sono in molti, ora, a dire che la prima ondata, in Emilia, è arrivata il 20 maggio, data fondamentale nel sempre richiamato calendario Maya, per l’eclissi di sole e, pertanto, per sconvolgimenti catastrofici nel nostro pianeta.

Ma invece di magie e vaticini e anche se la scienza della terra e del suolo dichiara la sua impotenza, potremmo invece ricordarci degli insegnamenti della storia, “grande maestra ma sempre senza allievi”, come diceva Bacone.

Nel 1831, Ciro Menotti aveva guidato moti insurrezionali e l’autorità politico-religiosa aveva risposto utilizzando l’esercito per la dura repressione delle istanze liberali. Alle 3 e 30 del mattino la terra tremò con un’intensità valutabile intorno al VII-VIII grado della scala Mercalli. Il 14 marzo il vescovo di Reggio Emilia Filippo Cattani rese pubblico un comunicato alle popolazioni in cui si faceva chiarezza sulle colpe, che andavano senz’altro attribuite ai rivoluzionari risorgimentali, i quali non avevano alcun timore di Dio, né di nessun altro potere costituito.

Non fosse bastato, anche il duca d’Este ribadì il concetto: il terremoto era un segno divino di condanna delle ribellioni in atto un po’ dovunque in quella che ancora era solo un’espressione geografica. Eppure, ai giorni nostri, qualcuno ancora si meraviglia quando si parla di terremoti in Pianura Padana.

Ed invece terremoti disastrosi vi erano stati l’anno prima e, nella stessa zona, si erano ripetuti nel 1732, 1806, 1810 e 1811.

Il fatto è che in Italia, in barba alle carte dell’Ingv, nessuna zona è immune da sismi ed i fatti non smetteranno di ricordarcelo.

E sebbene molti eventi naturali sono imprevedibili, altri non lo sono affatto, se solo ci fermassimo a pensare.

Ad esempio, nel caso della Pianura Padana, è “piana” solo in superficie ed in apparenza, perché in profondità dobbiamo immaginare un assetto geologico fatto di dorsali montuose che risentono di assestamenti e si acconciano fin dalla notte dei tempi.

Nel 1996 alla Ipercoop di Reggio Emilia, dallo scaffale più alto caddero al suolo, tutti insieme, decine di apparecchi televisivi nuovi di zecca, frantumandosi in mille pezzi.

Improvvisamente la terra tremò, per 55 secondi, fra Novellara e Bagnolo in Piano, nella stessa zona dei “terremoti carbonari” del 1831 e 1832.

Ma, naturalmente, a nessuno neanche quello parve un segnale.

Carlo Di Stanislao

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