A quattro anni dal conseguimento del titolo universitario 3 laureati su 10 non risultano occupati. È quanto rivela il report su ‘Laureati e lavoro’ diffuso dall’Istat, che descrive anche i titoli piu’ richiesti (soprattutto quelli di area sanitaria) e la situazione disastrosa in cui versano i laureati del Sud, piu’ disoccupati degli altri e ancora costretti a migrare per lavorare, come nel dopoguerra.
OCCUPAZIONE IN CALO – Secondo i dati dell’Istituto di statistica nel 2011, a circa quattro anni dal conseguimento del titolo, il 69,3% di quanti sono in possesso di una laurea di durata triennale svolge un’attivita’ lavorativa, il 16,8% e’ alla ricerca di occupazione, mentre il residuo 13,8%, pur non lavorando, non cerca lavoro. Spesso perche’ impegnato ancora nella sua formazione. O perche’ non trova e si e’ scotraggiato. Tra i laureati dei corsi a ciclo unico e specialistici biennali, con piu’ anni di studio alle spalle, la quota di occupati e’ un po’ piu’ alta e si attesta sul 74,5%, mentre in cerca di lavoro e’ il 12,9% e gli ‘inattivi’ (coloro che non lavorano e non cercano lavoro) rappresentano il 12,6% del totale. Senza distinzione di titolo, il 2011 risultava al lavoro il 71,5% dei laureati che hanno conseguito il titolo nel 2007, mentre e’ in cerca di lavoro il 15,2%. Rispetto all’edizione precedente dell’indagine (sui laureati del 2004), si riduce la quota degli occupati (era il 73,2% nel 2007) e cresce quella delle persone in cerca di lavoro (13,5%). Lo svantaggio femminile nell’accesso al lavoro e’ evidente sia tra i laureati triennali sia per quelli in corsi a ciclo unico o specialistici biennali, con un differenziale nei tassi di disoccupazione di circa 8 punti. Le donne risultano avere un lavoro a tempo indeterminato meno frequentemente degli uomini (quasi 48% per le lauree triennali e circa 43% per quelle a ciclo unico o specialistiche biennali contro il circa 51% maschile in ambo le tipologie).
AREA SANITARIA OK, LETTERARIA KO – Vanno bene le lauree di area sanitaria, male quelle di area letteraria e biologica. Tra le lauree triennali i migliori esiti occupazionali si riscontrano per i corsi afferenti alle classi delle professioni sanitarie infermieristiche e ostetriche (circa il 95% di occupati). Tra le lauree specialistiche biennali, livelli di occupazione superiori al 90%, abbinati a quote di lavoro continuativo iniziato dopo il titolo maggiori del 70%, si registrano per i corsi di ingegneria meccanica, gestionale ed elettronica e per quelli di architettura e ingegneria edile e delle scienze economico-aziendali. Vanno male i laureati nei corsi afferenti alle classi triennali di scienze biologiche, scienze della terra, lettere e filosofia (con tassi di disoccupazione superiori al 40%). Le difficolta’ dei corsi dei gruppi geo-biologico e letterario si riscontrano anche per i laureati del biennio specialistico.
SUD (ANCORA) ARRANCA – Particolari criticita’ si evidenziano per i laureati che al momento dell’intervista vivono abitualmente nel Mezzogiorno: a quattro anni dalla laurea la percentuale di persone in cerca di occupazione e’ superiore al 27% tra i triennali. Inoltre, circa il 30% dei laureati che prima di iscriversi all’universita’ risiedevano nel Mezzogiorno e nel 2011 lavorano, vive nel Centro-Nord. Insomma per trovare occupazione bisogna emigrare oggi come ieri. Evidente la differenza con il Nord dove coloro che gia’ vi risiedevano prima dell’iscrizione all’universita’ e che nel 2011 lavora in altri contesti territoriali non arrivano al 5%.
LA SODDISFAZIONE CHE MANCA – In merito alla soddisfazione per il lavoro svolto, gli elementi piu’ appaganti sono il grado di autonomia sul lavoro e le mansioni svolte: la quota dei “molto o abbastanza soddisfatti” su questi aspetti supera l’85% per tutte le tipologie di corsi di laurea. La possibilita’ di carriera e il trattamento economico sono, invece, gli elementi meno gratificanti, con quote di soddisfazione intorno al 60%. Il livello di soddisfazione femminile e’ sempre piu’ contenuto rispetto a quello dichiarato dagli uomini.
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