Istat: varati nuovi indicatori di benessere

Negli ultimi anni il dibattito sulla capacità del prodotto interno lordo (Pil) di fornire un’immagine corretta della realtà è stato vivacissimo. Il Pil, infatti, in quanto misura quantitativa della produzione realizzata dal sistema economico, non offre una visione complessiva del progresso di una società. Per fare questo deve essere integrato con altri indicatori dei fenomeni che […]

Negli ultimi anni il dibattito sulla capacità del prodotto interno lordo (Pil) di fornire un’immagine corretta della realtà è stato vivacissimo. Il Pil, infatti, in quanto misura quantitativa della produzione realizzata dal sistema economico, non offre una visione complessiva del progresso di una società. Per fare questo deve essere integrato con altri indicatori dei fenomeni che influenzano la condizione dei cittadini, quali la salute, la sicurezza, il benessere soggettivo, le condizioni lavorative, il benessere economico, la disuguaglianza, lo stato dell’ambiente, ecc. Tuttavia, il concetto di benessere cambia secondo tempi, luoghi e culture. La sua misurazione richiede, quindi, non soltanto indicatori affidabili e tempestivi, ma anche la definizione di un quadro concettuale e il coinvolgimento di tutti i settori della società, così da assicurare la legittimazione democratica necessaria per un suo utilizzo condiviso da parte di tutta la società. Per affrontare questa sfida il Cnel e l’Istat hanno costituito nel dicembre 2010 un “Comitato di indirizzo sulla misura del progresso della società italiana”, composto da rappresentanze delle parti sociali e della società civile: non solo, quindi, organizzazioni sindacali e associazioni di categoria, ma anche associazioni di volontariato, associazionismo femminile, associazioni ambientaliste ecc., che per la prima volta hanno lavorato insieme per l’individuazione del set di indicatori fondamentali per misurare il benessere. L’obiettivo del Comitato, in analogia a quanto sta avvenendo in altri paesi, è stato quello di sviluppare un approccio multidimensionale e condiviso basato sul concetto di “benessere equo e sostenibile” (Bes), ovvero un nuovo modo per leggere la realtà affiancando alle misure economiche una serie di indicatori non economici fondamentale anche nella progettazione delle politiche pubbliche. Per realizzare questo obiettivo l’Istat ha svolto il ruolo di coordinamento scientifico dell’iniziativa, avvalendosi di una Commissione scientifica di esperti, mentre il Cnel ha rappresentato il punto di riferimento fondamentale per la sintesi delle diverse istanze della società.

Partendo dalle indicazioni fornite dai cittadini e dai risultati delle esperienze internazionali già realizzate, il Comitato Cnel-Istat ha condotto, nel corso del 2011, un intenso dibattito che ha permesso di sviluppare una definizione del benessere della società italiana, articolata in 12 domini. I domini sono: 1) Ambiente; 2) Salute; 3) Benessere economico; 4) Istruzione e formazione; 5) Lavoro e conciliazione dei tempi di vita; 6) Relazioni sociali. Questo risultato è stato il frutto di diverse azioni. Per aprire al dibattito la scelta dei domini, l’Istat ha condotto un’indagine sull’importanza delle varie dimensioni del benessere per i cittadini; Cnel e Istat hanno poi costruito un sito (www.misuredelbenessere.it) per offrire strumenti d’informazione sul progetto e consentire a cittadini, istituzioni, centri di ricerca, associazioni, imprese di contribuire a definire “che cosa conta davvero per l’Italia”. Sul sito è stato pubblicato un questionario che ha permesso di esprimere ad oltre 2.000 persone di esprimere la propria opinione sul set di dimensioni del benessere; parallelamente, un blog ha raccolto contributi e approfondimenti dei rappresentanti della società civile sulla questione delle misure del benessere. La Commissione scientifica costituita presso l’Istat ha avuto il compito di selezionare, per ciascun dominio, un set di indicatori rappresentativi del benessere legato a quella specifica dimensione e tenere conto anche delle differenze di genere, di generazione, sociali e territoriali. 7) Sicurezza 8) Benessere soggettivo 9) Paesaggio e patrimonio culturale 10) Ricerca e innovazione 11) Qualità dei servizi 12) Politica e istituzioni.

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