Niente tema su Eugenio Montale, i giovani e la crisi o l’Olocausto, ma prove orali scaglionate anche il primo giorno d’esame. Che sarà poi l’ultimo. È la maturità nelle terre scosse dell’Emilia-Romagna. Dopo alcune notti in cui gli studenti anti-sciacallaggio hanno vigilato sulla propria scuola come è successo al liceo “Fanti” di Carpi, il recupero insieme ai Vigili del fuoco di libri e ai tecnici della Protezione civile di zaini e registri abbandonati in aula durante il terremoto, giorni passati a studiare nelle tendopoli o in camper e scrutini all’aperto, partono gli esami di maturità anche per i 1.732 ragazzi che in Emilia-Romagna affrontano la prova di Stato solo orale nelle zone colpite dal sisma (di cui 1.206 nel modenese). Tra sedi alternative o di fortuna e colloqui unici, come deciso dal ministero dell’Istruzione, in alcuni istituti superiori si comincia oggi, come ad esempio al “Fanti”, al liceo scientifico “Morandi” di Finale Emilia e all’Ipsia “Taddia” di Cento (Ferrara), mentre per tutti gli altri istituti inagibili l’appuntamento è a partire da lunedì 25 giugno. Altra eccezione il professionale di Crevalcore (Bologna), dove gli studenti del “Malpighi” hanno iniziato a discutere le materie nella sala della biblioteca comunale già da 2 giorni.
Una maturità diversa rispetto al resto d’Italia non solo per le condizioni in cui viene vissuta, ma anche perché il primo e unico giorno d’esame non è lo stesso per tutti, né per gli studenti che frequentano il medesimo istituto (13 quelli che in Emilia-Romagna hanno ottenuto la deroga ministeriale a causa del sisma) né per gli stessi compagni di classe. Un calendario imposto dall’esigenza di dover far sostenere solo colloqui orali, e che quindi ha suddiviso i maturandi a gruppi di 5-6 a mattina. “Saranno esami pluridisciplinari e sostitutivi degli scritti, quindi qualche domanda avrà a che fare sia con l’italiano sia con la seconda prova tecnica, per cui il punteggio finale sarà sempre in centesimi”, spiega Giorgio Siena, dirigente scolastico del liceo classico e linguistico “Pico” e degli istituti “Luosi” e “Cattaneo” di Mirandola. “Chi puntava molto sulle prove scritte non sarà certo avvantaggiato. Ma i ragazzi hanno vissuto questa scelta con rassegnazione, l’hanno presa come uno stato di necessità – commenta il dirigente scolastico – Alcuni studenti, soprattutto quelli stranieri che abitavano nelle case ora distrutte del centro storico, stanno vivendo nelle tendopoli, altri presso parenti”. E per far girare le informazioni, le scuole hanno usato molto più del solito il proprio sito Internet mentre i professori si sono dati da fare con Facebook, sms e telefonate.
Pur tra le difficoltà causate dal terremoto, in fatto di sedi d’esame ai maturandi è andata decisamente meglio rispetto ai loro 2.530 “colleghi” alle prese con la licenza media, orale anche quella: niente palloni da tennis, bocciodromi, gazebo o tensostruture, ma scuole materne, secondarie di primo grado e succursali. Solo al liceo “Carducci” di Bondeno (Ferrara) si discuterà la prova orale sotto un tendone (quello in via Gardenghi). Più sfortunati, invece, gli insegnanti: la segreteria didattica dell’istituto “Calvi” di Finale Emilia, ad esempio, finora ha lavorato nel container del parcheggio adiacente la scuola, mentre i professori del liceo “Morandi” hanno sistemato scrivanie, sedie e computer sotto la tettoia del cortile. Intanto Stefano Vasari, vicedirettore dell’Ufficio scolastico regionale dell’Emilia-Romagna, ha scritto una lettera ai professori e ai ragazzi colpiti dal sisma che si apprestano a sostenere gli esami di stato: ha invitato gli insegnanti e i dirigenti ad “ascoltare gli allievi e a condividere con loro le ansie e le angustie, ma senza cercare facili scorciatoie”, e ha rassicurato gli studenti che i docenti saranno “attenti a comprendere il clima” particolarmente difficile del momento. “Ma non abbiamo mai pensato di concedere un ‘aiutino’ perché l’esame è una cosa seria e non si può tirare a campare”. (mt)
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