“Io stesso sono un religioso, ma la religione non può, da sola, fornire una risposta a tutti i nostri problemi”(Tenzin Gyatso, XIV Dalai Lama). Sono le parole del leader spirituale della sesta confessione al mondo, il Buddhismo, dove i giovanissimi religiosi affollano i conventi invece di farli sconsacrare per trasformarli, nella migliore delle ipotesi, in musei e set cinematografici come accade in Occidente e nell’Italia pagana del relativismo etico. La nota ufficiale dell’Istituto Studi del Buddhismo Ghe Pel Ling, relativa al mancato conferimento della cittadinanza onoraria al Dalai Lama, parla di una lapalissiama “sconfitta per la città di Milano”. E, crediamo umilmente, per l’Italia palaziale che colleziona l’ennesima magra figura istituzionale internazionale, accanto a tutte le altre “perle” morali, culturali, giuridiche e politiche, frutto nel nostro Ordinamento, non delle costituzionali limitazioni di sovranità, bensì della palese “sottomissione” ad usi, pratiche ed influenze straniere che, volenti o nolenti, negli ultimi duemila anni caratterizzano la Storia dei Comuni nel Belpaese. Altro che libertà! Altro che Politica! Altro che Giustizia! “Esprimiamo una profonda amarezza e delusione a seguito della notizia del mancato conferimento della Cittadinanza Onoraria a Sua Santità il Dalai Lama, che sarà a Milano dal 26 giugno prossimo. Non comprendiamo – prosegue la nota – le ragioni di questa decisione perché S.S. il Dalai Lama è stato invitato a Milano in quanto Maestro e Guida spirituale della comunità buddhista. Ricordiamo inoltre che è stato insignito del premio Nobel per la pace nel 1989 e della Medaglia d’oro del Congresso degli Stati Uniti d’America nel 2007. Altrettanto non comprendiamo questo accanirsi da parte dei rappresentanti del Governo cinese verso il Dalai Lama che, non solo non è più il capo del Governo tibetano, ma che ha sempre avuto un atteggiamento di dialogo e apertura nei confronti della Cina”. Il Dalai Lama in questi giorni è in Italia (dopo aver visitato le popolazioni colpite dai terremoti dell’Emilia Romagna e i fedeli di altre regioni del Belpaese, presiederà un ciclo di conferenze a Milano) per animare “La via della felicità interiore”, l’incontro mondiale con gli Italiani. L’ascolto interessa tutti, anche noi cattolici, perché “lo Spirito soffia dove vuole, ne puoi udire la voce, ma non sai né da dove viene né dove va”(Giovanni 3,8). Cercando di non fare troppa confusione, è logico partecipare all’evento perché i valori universali si condividono nella comunione e nel dialogo, senza lasciarsi tentare da illogiche fobie e tentazioni di sincretismo religioso e relativismo culturale. Tenzin Gyatso, ospite di Milano il 27-28 giugno 2012 al Mediolanum Forum (http://www.facebook.com/dalailamamilano2012), è il leader spirituale del popolo tibetano, nonché la massima autorità teocratica della scuola Gelug del Buddhismo tibetano. È un monaco buddhista tibetano. Dalla metà del ‘600 fino all’invasione cinese del 1949, il Dalai Lama è stato il sovrano del Tibet. L’attuale XIV Dalai Lama è Tenzin Gyatso, una voce tra le più ascoltate del pacifismo mondiale. Un personaggio molto colto, che ha saputo guadagnare rispetto e considerazione in tutto il mondo. Nato nel 1935 e residente in esilio in India dal 1959 in seguito all’occupazione cinese del Tibet (1949-1951), Tenzin Gyatso ha ricevuto il Premio Nobel per la pace nel 1989 per la resistenza non-violenta contro la Cina. Negli ultimi anni sono stati moltissimi i libri pubblicati dal Dalai Lama e molti sono stati tradotti in Italiano. Il titolo di Dalai Lama nasce da una combinazione della parola mongola “Dalai” che significa “Oceano” e della parola “Lama”, equivalente tibetano del termine sanscrito “guru”, ossia “Maestro spirituale”. Dalai Lama è quindi traducibile con l’elegante espressione “Oceano di Saggezza”. Questo titolo fu attribuito nel 1578 da Altan Khan, il sovrano dell’Impero mongolo, al monaco buddhista tibetano Sonam Gyatso, signore religioso della corrente dei Gelug e Khenpo del monastero di Drepung a Lhasa, il più grande del Tibet. Sonam Gyatso, considerato un “tulku”, ossia un Lama reincarnato, riconobbe il titolo di Dalai Lama alle sue precedenti incarnazioni, Gendum Gyatso e Gendun Drup, divenendo in tal modo il terzo leader spirituale del Tibet. Successivamente, con il sostegno dei principi mongoli, il Quinto Dalai Lama divenne anche il sovrano del Tibet che avrebbe assunto le caratteristiche di una teocrazia lamaista. La sua residenza divenne il Palazzo del Potala, nuovo simbolo del potere temporale e spirituale della nazione tibetana insieme al Palazzo d’Estate, il “Norbulingka” di Lhasa. Il Dalai Lama è venerato come manifestazione del Buddha della Compassione. I tibetani si rivolgono al Dalai Lama chiamandolo “Kyabgon”, il Salvatore, e “Kundun”, la Presenza. Quando un Dalai Lama muore, il Panchen Lama, il Reting Rinpoce ed altri insigni monaci qualificati avviano le indagini per scoprire la sua reincarnazione servendosi degli oracoli, interpretando i presagi e i sogni (cf. film “Il Piccolo Buddha” del regista Bernardo Bertolucci, 1993). Una volta che la reincarnazione del Dalai Lama viene identificata, solitamente quando è ancora un bambino molto piccolo, viene consacrato novizio e intronizzato ufficialmente, dando inizio al suo percorso di studi. Ma fino alla sua maggiore età il potere esecutivo era esercitato da un Reggente. Per tradizione, i Dalai Lama esercitano una profonda influenza anche in Mongolia, dove la religione più diffusa è il Buddhismo tibetano. L’attuale Dalai Lama, Tenzin Gyatso, nato a Taktser nell’Amdo, a causa dell’occupazione politica e militare da parte della Cina comunista, risiede a Dharamsala, nello Stato di Himachal Pradesh, nel nord dell’India. L’allora Primo ministro indiano Jawaharlal Nehru si prodigò per garantire la sopravvivenza della civiltà tibetana e del Buddhismo, messi in pericolo nello stesso Tibet a causa di una forte campagna repressiva voluta dalle autorità cinesi per fare del Paese delle Nevi un avamposto culturale, politico e militare cinese. Non mancano certamente alcune lodevoli eccezioni di questi ultimi anni, come il finanziamento cinese dei restauri di alcuni antichi monasteri colpiti dalla guerra. Capo del Governo tibetano in esilio fino all’11 marzo 2011, data in cui ha ufficialmente presentato le dimissioni in favore di un successore eletto dal Parlamento esule, dopo aver peraltro promosso una riforma per ridisegnare i propri poteri politici, Tenzin Gyatso oggi è “solo” la massima autorità religiosa: oltre ad insegnare il Buddhismo in tutto il mondo, guadagnandosi stima e rispetto nel mondo, sostiene energicamente i rifugiati tibetani nella costruzione dei templi e nella salvaguardia della loro cultura in Istituti e Fondazioni. Alla luce di questi ultimi fatti, se fosse dipeso dall’Italia, e non dall’India, certamente il Popolo tibetano avrebbe registrato una sorte ben diversa! Malgrado la figura del Dalai Lama sia secolare e rappresenti un caposaldo per tutta la cultura tibetana, pare che la Cina abbia deciso di arrogarsi non solo il diritto di nominare in futuro le nuove “reincarnazioni” di questa importante carica religiosa, prerogativa che spetta invece ai soli Lama tibetani, ma di influenzare direttamente la Politica di un libero Stato (sovrano?) indipendente come l’Italia. Le diplomazie di Italia e Cina dovrebbero fare subito chiarezza perché le “regole” della civile convivenza internazionale doverosamente lo impongono. Il primo passo del gambero da parte cinese fu compiuto nel 1995 quando rapirono la supposta reincarnazione del decimo Panchen Lama, seconda autorità lamaista del libero Tibet, sottoposta solo a quella del Dalai Lama. Il Panchen Lama e il Dalai Lama sono legati da un antico vincolo nella ricerca delle reciproche reincarnazioni. Il potenziale undicesimo Panchen Lama fu identificato dall’attuale Dalai Lama nella persona di Gedhun Choekyi, ma dal 1995 non si avrebbero più notizie di lui e della sua famiglia, che ufficialmente sarebbero posti sotto la “tutela protettiva” di Pechino. Nel settembre 2007, la Cina ha affermato che tutti gli alti monaci tibetani dovranno essere nominati dal governo di Pechino e che, in futuro, questi dovranno eleggere il 15º Dalai Lama sotto la supervisione del loro Panchen Lama, Jizun Losang Qamba Lhunzhub Qoigyijabu Baisangbu. Naturalmente le elezioni in quel caso sarebbero del tutto illegittime poiché, come non si possono imporre Imam e Vescovi alle altre religioni, così la decisione di nominare Lama e monaci spetta ai tibetani. I cinesi possono usare la loro forza politica, economica e finanziaria per farlo, ma le loro decisioni sarebbero comunque senza valore per i tibetani i quali non riconoscerebbero giammai una carica da loro non eletta. Da allora gli incidenti e gli scontri in Tibet sono all’ordine del giorno. Ma il pensiero del Dalai Lama è noto al riguardo. Nel libro “La Felicità al di là della ragione”, il Dalai Lama lancia un messaggio rivoluzionario: per superare gli scontri fra religioni, le polemiche tra atei e credenti, il razzismo e l’intolleranza in nome della fede, l’unica soluzione è andare al di là della religione. Unendo la profonda conoscenza degli altri credi alle più recenti scoperte della scienza, il Dalai Lama giunge a una conclusione tanto semplice quanto illuminante: “non possiamo cambiare il mondo limitandoci alla preghiera; oggi è necessario affidarsi a un diverso sistema etico che, trascendendo ogni credo, affondi le radici nella compassione, nella tolleranza e nel rispetto reciproco. Le problematiche che dobbiamo affrontare sono molto più complesse del contrasto fra ateismo e religiosità”. Senza fare troppa confusion tra cattolicessimo e buddhismo, la nuova via suggerita dal Dalai Lama è quella di congiungere la compassione (il principio spirituale da cui nascono gli altri valori interiori) alla ragione per dare origine a un sistema di etica laica pubblica e privata che, indipendentemente dalla fede o dalla sua assenza, informi le azioni di tutti, dalle persone comuni a chi ha compiti di responsabilità e di governo, perchè “solo apprezzando la nostra comune umanità potremo vivere in armonia e trovare la felicità”. Nel libro “L’arte della Felicità in un Mondo in Crisi”, il Dalai Lama è consapevole che viviamo in un mondo inquieto, scosso da profonde crisi, non solo economiche, in cui sembrano prevalere le primordiali pulsioni distruttive che generano da sempre guerre, conflitti, odi, divisioni; in un mondo in cui la logica dominante è quella che arma l’uno contro l’altro individui, collettività e nazioni, spesso in nome di presunte superiorità culturali, religiose o, addirittura, razziali. Il Dalai Lama s’interroga: “è ancora possibile, in una realtà così segnata dalla violenza e dal dolore, parlare della felicità come di un obiettivo alla portata di tutti?”. Dopo aver esaminato in precedenti volumi la cosiddetta “rivoluzione della felicità” e il suo rapporto con il mondo del lavoro, il Dalai Lama e lo psichiatra americano Howard C. Cutler affrontano una nuova e ambiziosa sfida, a partire da un assunto semplice e fondamentale: poiché la natura dell’uomo è essenzialmente buona, se egli coltiverà le sue doti innate potrà realizzare se stesso e, quindi, essere felice. Secondo la concezione buddhista, la felicità è un’arte e, come tale, richiede pratica ed esercizio, al pari di qualsiasi altra competenza e abilità umana. “Allenando la mente a individuare le cause dell’ansia e dell’insoddisfazione, abituandoci a riconoscere, nell’incontro con gli altri, le affinità piuttosto che le differenze, alimentando emozioni positive quali la compassione e l’empatia anziché la paura e la diffidenza, troveremo la strada maestra per raggiungere una maggiore felicità”. Nel libro “Come un Fulmine che Squarcia la Notte”, il Dalai Lama afferma che “il disarmo esterno passa per il disarmo interiore; l’unico vero garante della pace si trova in se stessi”. È questo il cuore del messaggio portato dal Dalai Lama alla Giornata internazionale della Pace a Parigi, nell’agosto 1991, alla quale parteciparono esponenti di tutte le religioni. Commentando davanti a migliaia di persone uno dei più bei poemi della letteratura buddhista, “Il cammino verso il Risveglio di Shantideva”, grande santo vissuto nell’India del IX secolo, per una settimana il Dalai Lama parlò di temi come la pace interiore e la via della compassione: le sue parole sapienti sono raccolte in un volume che spiega a chiunque come sviluppare il potenziale d’amore che tutti possediamo e mostra, sulla base della nostra esperienza quotidiana, come diventare persone di cuore e come dare un senso alla nostra esistenza. Nel libro “Come Vivere Felici in un Mondo Imperfetto”, in tempi difficili come quelli attuali, le parole universali del Dalai Lama rappresentano un potente stimolo per affrontare la nostra esistenza con consapevolezza e profondità, e allo stesso tempo per imparare ad apprezzare la bellezza della nostra vita. Suddivisa in 25 capitoli, l’antologia realizzata da Alan Jacobs, raccoglie gli scritti più significativi di quello che è ritenuto uno dei maggiori maestri spirituali viventi, il cui sorriso e insegnamento hanno marcato profondamente gli ultimi 60 anni. Con un linguaggio di facile comprensione, ma anche di grande respiro, il Dalai Lama suggerisce un percorso di conoscenza e insieme di compassione, che riguarda la dimensione spirituale ma anche tematiche fondamentali come la pace, la salvaguardia dell’ambiente, l’autodeterminazione del Tibet. Gli insegnamenti e le pratiche illustrate nel libro sono oggi ritenute indispensabili per dare senso alle nostre esperienze e ritrovare le ragioni per una felicità sobria ma autentica in un mondo ogni giorno più caotico e imperfetto. Nel libro “Un Mondo in Armonia”, si analizza il ruolo della scienza e della tecnologia (perfettamente distinte) che consentono un grande controllo sulla Natura. “Ma il potere senza saggezza è pericoloso”. Povertà, malattie, fame, devastazioni ambientali: il nostro mondo non conosce armonia. Eppure gli strumenti per ricrearla sono dentro di noi: compassione, gentilezza, ascolto. È il messaggio del libro, frutto dell’incontro tra il Dalai Lama e sette personalità impegnate nella cura della sofferenza a ogni livello. Perché serve una saggezza antica per guarire gli squilibri della modernità. La prefazione è di Daniel Goleman. Il libro “Il mio Tibet Libero” raccoglie gli interventi più significativi del Dalai Lama sulla lotta per la libertà in corso nel suo Paese, permettendo di ripercorrere le tappe che nel tempo ne hanno segnato la visione. In questi testi il Dalai Lama propone una profonda meditazione sulla relazione tra buddhismo e democrazia, combinando il concetto della responsabilità politica dell’individuo con uno stile di vita spirituale. Il Dalai Lama gioca un ruolo decisivo nel conflitto non-violento con la Cina. Dal suo punto di vista l’unica soluzione possibile è una coesistenza pacifica e fiduciosa, che non può essere raggiunta con la violenza. Il libro raccoglie i testi dei discorsi più significativi del Dalai Lama sul conflitto nel Tibet, permettendo di ripercorrere le tappe che nel tempo ne hanno segnato la visione politica. È un compendio importante in un momento in cui su questi temi si giocano fondamentali partite sul piano delle relazioni internazionali, sia economiche sia politiche, tra tutti i Paesi del mondo. È un ritorno alle fonti, grazie alle quali il lettore può farsi un’idea chiara, senza interpretazioni “politiche” finalizzate spesso a fin troppo facili strumentalizzazioni, delle posizioni del Dalai Lama sui difficili rapporti cino-tibetani e, più in generale, sulla sua visione del mondo e dei legami tra l’Uomo e la sua Terra. Nel libro “La Via del Comando” Il Dalai Lama conversa a lungo con Laurens van den Muyzenberg, consulente di management, per comprendere che tipo di leadership dovrebbero esercitare gli imprenditori a capo di multinazionali o di aziende grandi e piccolo. Persone che sono in grado di influire in modo significativo sugli sviluppi futuri della nostra società. “I veri leader possiedono la capacità di guardare un tema da punti di vista diversi e, partendo da tale visione allargata, di prendere le decisioni più adeguate. La vera leadership riconosce l’inevitabilità del cambiamento, la necessità della consapevolezza di una responsabilità universale e l’importanza di una compenetrazione fra sistema economico e valori morali”. Nell’attuale mondo globalizzato, in cui la corsa al profitto, il capitalismo esasperato e la finanza spregiudicata si confrontano drammaticamente con problemi come la sostenibilità ambientale, la povertà e la crisi di valori che affligge la società occidentale, è necessaria una leadership ben diversa da quella insegnata nelle scuole di management. Attraverso racconti esemplari e citazioni, il Dalai Lama invita a adottare l’ottica buddhista che utilizza un quadro olistico della realtà e applica concetti quali “giusta vision”, “giusta condotta” e “giusta via”. Van den Muyzenberg offre esempi concreti di leadership, più o meno consapevole. Nel libro “Perchè si può Cambiare il Mondo”, ci si può sedere di fronte al Dalai Lama e conversare con lui a quattr’occhi. Di cosa parlereste? Probabilmente di tutti quegli argomenti di discussione quotidiana che riempiono ogni giorno le pagine dei giornali e le nostre stesse vite, alla vigilia della Grande Rivoluzione Politica Italiana del 2013. È quello che ha fatto Fabien Ouaki, importante uomo d’affari francese, le cui conversazioni con il Dalai Lama sono registrate in questo libro, che copre un’ampia schiera di questioni politiche, sociali, personali e spirituali, dai mezzi di comunicazione alla scuola, dal sesso al matrimonio, dal disarmo alla compassione. Il libro “Non Sprecare Questa Vita”, nasce da un’intensa riflessione del quattordicesimo Dalai Lama tibetano sulla vita, in forma di folgoranti aforismi. Insegnamenti di apparente semplicità che, come lampi di luce, illuminano la mente immergendola nella meditazione sui concetti più profondi. È un invito a non sprecare la propria vita, ma ad approfittarne, affrontando ogni giorno con consapevolezza e offrendo compassione, gentilezza, amore e rispetto a ogni essere vivente. Nella sua “Autobiografia Spirituale”, Tenzin Gyatso estende la sua coscienza per sette secoli di storia. Collocandosi in una linea di reincarnazione che risale al 1391, la sua esistenza costituisce un ponte tra passato e futuro, ed assume una dimensione universale che ha valore per l’intera umanità. Questa autobiografia spirituale rappresenta un evento che consente non solo di conoscere una personalità d’eccezione nella sua ricchezza e complessità, ma anche di diventare più consapevoli della nostra condizione attuale, per migliorarla e preservare così l’avvenire delle generazioni più giovani. Nel cinquantesimo anniversario dell’esilio seguito all’invasione cinese del Tibet, il Dalai Lama licenzia la sua “Autobiografia Spirituale”, con la quale invoca una profonda rivoluzione etica e invita ciascuno ad assumersi la sua parte di responsabilità per difendere l’avvenire delle generazioni future. Con la stessa naturalezza con cui riferisce i suoi ricordi d’infanzia, il Dalai Lama narra gli aneddoti e le gesta delle sue vite anteriori, riflette anche sulla sua successione, parla della sua carica di capo spirituale (allora anche politica) e di portavoce del Tibet e commenta l’impatto che tale ruolo ha sulla scena internazionale. Il libro “Trasformarsi per trasformare il mondo”, è l’insegnamento che il Dalai Lama intende trasmetterci attraverso la propria esperienza di uomo, di religioso, di capo spirituale. Il Dalai Lama parla di sé stesso, rievoca le figure dei predecessori, si sofferma sulle difficoltà della condizione di esiliato, sul suo ruolo pubblico e sull’impatto che ha in ambito internazionale. Senza mai dimenticare i tre principali impegni della sua missione: come essere umano riafferma l’importanza di sviluppare le qualità del cuore per il bene di tutti; come monaco buddhista esorta al dialogo con le altre religioni, con i non credenti e con gli scienziati; come Dalai Lama, in prima linea per la causa tibetana, promuove una politica di bontà e lancia al mondo un appello alla consapevolezza, all’altruismo ed alla solidarietà. Nell’era della civiltà planetaria e della storia globale, è un testo che contiene lezioni di vita, scritto da una personalità d’eccezione che si dona con spirito e verità, per festeggiare il trionfo della pace. Nel libro “Il Nostro Bisogno d’Amore”, il Dalai Lama viene celebrato da persone di ogni paese, etnia (l’unica razza è quella umana sulla Terra, fino a prova contraria!), cultura e religione per le sue profonde intuizioni sulla natura umana, sulle ragioni della sofferenza, sulla via per trovare la felicità. Il suo viso, il suo messaggio universale di compassione, altruismo e pace, lo fanno ammirare da milioni di uomini e donne. In questo libro sulla meditazione, il Dalai Lama mostra come la scienza occidentale si possa perfettamente coniugare con il pensiero buddhista. Ma soprattutto invita a cercare una propria strada personale di apprendimento e crescita, ricordando che “la meta è il viaggio” e facendo appello perché ognuno assuma maggiore responsabilità nelle proprie relazioni in modo da vivere in armonia con sé stessi, con gli altri, con la Terra e l’Universo anche in questo mondo frammentato. Nel libro “Lettera alle Donne”, il messaggio di speranza per il nuovo millennio è affidato alle donne. “Lasciamo che i valori femminili sboccino nella nostra società affinché cambino la mentalità delle persone. È indispensabile per costruire una pace duratura e per il futuro dell’umanità” – afferma il Dalai Lama. “La prossima sarà l’era della donna!”. Con questa profezia il Dalai Lama rassicura e sollecita alla rinascita un universo femminile da tempo in crisi e disperso, alle prese con le troppe richieste e pressioni del quotidiano. L’eterna tensione tra figli e lavoro, le difficoltà della coppia, il tempo che manca: dov’è lo spazio per ascoltarsi, per realizzarsi, per ricercare il proprio equilibrio e la felicità? Sensibile alle inquietudini del mondo occidentale, il Dalai Lama offre parole di speranza: solo salvando sé stesse le donne potranno salvare il mondo. La loro sensibilità le porta infatti a cercare l’armonia con il prossimo ed a considerare la felicità degli altri come parte integrante della propria: una lezione di altruismo e apertura che si iscrive perfettamente nei valori millenari del buddismo. E questa sensibilità, coltivata e accresciuta, è l’unica e forse l’ultima speranza per costruire una società di pace e raggiungere l’autentica serenità. In questo libro è raccolto per la prima volta il messaggio del Dalai Lama alle donne. Attraverso discorsi e interviste in cui ha espresso la sua posizione sul ruolo femminile nelle sfide della contemporaneità, si affrontano grandi problemi morali come l’aborto, l’eutanasia, la famiglia e l’amore. Nel libro “Conosci Te Stesso” il Dalai Lama illustra come allontanarsi da una percezione distorta del corpo e della mente, e liberarsi così dall’errore e dalla sofferenza, per giungere a considerare il mondo in una prospettiva più realistica e fondata sull’amore. “Ognuno di noi possiede potenzialmente gli strumenti per ottenere la felicità e vivere un’esistenza significativa, e il modo per conquistare tale obiettivo è la conoscenza di sé: ignorare la nostra vera natura equivale a farsi del male, a restare imprigionati in una concezione fuorviante ed esagerata del nostro io, degli altri, degli eventi esterni e delle cose materiali. Anche i sensi possono ingannarci, stimolando in noi passioni e azioni negative che seguiteranno a tormentarci in futuro”. Attingendo al pensiero buddhista e proponendo una serie di esercizi graduali, il Dalai Lama aiuta il lettore a sviluppare la capacità di distinguere fra come appariamo a noi stessi e come siamo davvero. Per abbandonare idee e presupposti illusori. La riflessione sulla falsa apparenza apre la via alla scoperta della vera realtà ed alla comprensione di cosa significhi esistere senza fraintendimenti, stato profondo dell’essere che accresce l’amore rivelando l’inutilità delle emozioni distruttive e del dolore. La conoscenza di sé diventa dunque la chiave dello sviluppo personale e di una relazione positiva con il mondo e i nostri simili. Tramite la concentrazione meditativa, il Dalai Lama insegna a mettere l’intuizione al servizio dell’amore e l’amore al servizio dell’intuizione raggiungendo lo stadio supremo dell’Illuminazione, tesa alla compassione ed al bene altrui. Vivacizzato da aneddoti e racconti di esperienze realmente vissute dal Dalai Lama, “Conosci te stesso” compie il percorso spirituale che porta all’acquisizione della consapevolezza di sé. Il libro “Felicità e Meditazione” è l’altra guida pratica a un antico sistema di meditazione tibetano per raggiungere la serenità interiore. Conosciuto fin dall’XI Secolo, sviluppatosi grazie all’apporto di numerosi maestri tibetani, il “Lamrim” è un prezioso cammino di crescita spirituale che il Dalai Lama ha interpretato e reso accessibile a tutti grazie a un approccio chiaro e sistematico. Tramite le particolari tecniche illustrate in queste pagine, si può addestrare la mente alla contemplazione per eliminare molti falsi punti di vista che sono all’origine dell’instabilità emotiva, creando i presupposti per un’autentica e duratura felicità. Il libro “Immagini di una Vita” è la vita quotidiana di un infaticabile pellegrino della pace in un percorso di immagini attraverso le quali il Dalai Lama traccia un ritratto intimo in prima persona, rievoca il suo passato e racconta la sua quotidianità, le sue idee, gli incontri e le sofferenze del popolo tibetano. Oltre 200 fotografie testimoniano l’infanzia e gli anni di formazione a Lhasa fino al 1959, l’esilio in India e la sua instancabile attività per la diffusione dei messaggi di saggezza e di non-violenza del buddismo per il riconoscimento dell’Autonomia del Tibet. “Il Dalai Lama – scrive Matthieu Ricard – è diventato senza dubbio una delle grandi icone morali del nostro tempo. Il suo messaggio di tolleranza, di incoraggiamento al dialogo, di “non violenza attiva” e di incitamento a divenire esseri umani migliori attraverso lo studio e la preghiera può aiutarci a costruire una società più altruista. Spetta a ciascuno di noi mettere in pratica questo messaggio”. Perchè come ha scritto Ghandi “dobbiamo essere il cambiamento che vogliamo vedere nel mondo. Nessun altro può fare questo percorso per noi, ma vale la pena di vivere l’avventura!”. Con le tre opere raccolte nel volume “La Via della Liberazione” il Dalai Lama illustra al lettore occidentale il pensiero buddhista. Nel libro sono esposti e commentati gli insegnamenti fondamentali del buddhismo tibetano; con la mente e il cuore vengono trattati gli esercizi spirituali per risvegliare la propria mente e prepararla all’Illuminazione. “Non leggete questo libro solo per ottenere nuove informazioni, ma usatelo per trasformare la vostra mente”. Dal momento che per vivere un’esistenza piena e felice è necessario il raggiungimento di uno stato di pace totale, il lettore affronta il cammino per eliminare la sofferenza provocata dal continuo ciclo di morti e rinascite. Un libro che si propone come una guida accessibile non solo a chi segue già i precetti del buddhismo, ma a chiunque intenda accostarvisi con l’aiuto degli insegnamenti del suo maggiore rappresentante. Nel 1962, quando il libro “La Mia Terra la Mia Gente” venne pubblicato per la prima volta, Tenzin Gyatso era sconosciuto ai più. Di lì a poco, grazie a quest’opera, il mondo avrebbe imparato ad apprezzare il suo straordinario carisma ed a prendere a cuore la causa del Tibet libero. Oggi il Dalai Lama è diventato un simbolo universale della lotta non-violenta per i diritti e la libertà del suo popolo. Ripercorrendo la sua avventura di bambino predestinato, scelto all’età di due anni per diventare il leader spirituale e politico della sua terra, “Kundun” ovvero “La Presenza” per i tibetani, il Dalai Lama racconta la storia, i miti e le tradizioni del Paese delle Nevi. Non è un libro politico né di insegnamenti buddhisti, ma è la vicenda personale e intima di un uomo illuminato, le cui parole trasmettono semplicità e profonda saggezza. Questa edizione dell’autobiografia del Dalai Lama è arricchita da un’appendice in cui si ripercorre la storia del mezzo secolo di esilio in India. Nel cinquantesimo anniversario da quel marzo 1959, quando il Dalai Lama, seguito da decine di migliaia di profughi, fu costretto a fuggire dal suo Paese assediato dalle truppe cinesi per entrare in un esilio che dura ancora oggi, la sua eccezionale autobiografia diventa il più attuale, efficace ed accorato appello al mondo perché il Tibet viva libero. Il libro “Emozioni Distruttive” raccoglie le meditazioni dei monaci buddhisti che riescono a raggiungere uno “stato di serena felicità, una condizione che tutti possono sperimentare”. Come? Per rispondere a questa domanda un gruppo di psicologi, filosofi e neuro-scienziati occidentali guidati da Daniel Goleman – l’esperto della cosiddetta Intelligenza emotiva, che ha rivoluzionato con le sue teorie la moderna psicologia – ha incontrato il Dalai Lama. Dal loro dialogo è scaturita una sola risposta: liberarsi dai “veleni della mente” (rabbia, desiderio, illusione) è la chiave della felicità. Il Dalai Lama spiega come trasformare le emozioni negative in sentimenti positivi, e Goleman mostra, con rigorosi metodi scientifici, come la pratica della meditazione possa rimuovere le cause delle nostre peggiori pulsioni. Insieme i due autori invitano a gettare uno sguardo colmo di speranza sul lato più oscuro della nostra mente per renderlo limpido e luminoso. Che cosa occorre per essere felici? Il denaro? Il successo? L’amore? La stima degli altri? Sono interrogativi che da sempre l’uomo si pone senza sapersi dare una risposta. Nel libro “L’Arte della Felicità” il Dalai Lama, rivolgendosi a tutti, indipendentemente dalle condizioni o dalle storie personali, dalla religione o dalla cultura, spiega come per raggiungere la felicità siano necessari una disciplina e un metodo interiori che ci aiutino a combattere gli stati mentali negativi (la rabbia, l’odio, l’avidità) ed a coltivare gli stati mentali positivi (la gentilezza, la generosità, la tolleranza verso gli altri). “L’Arte della Felicità” non attinge a credenze religiose o verità assolute, ma è la conquista e l’esercizio di una pratica quotidiana, difficile ma possibile: conoscere sé stessi, capire le ragioni degli altri, aprirsi al diverso e guardare le cose in modo nuovo. Per riscoprire la suprema qualità umana: la compassione. Insegnandoci a trasformare le avversità in occasioni per conquistare una stabile e profonda serenità interiore, il Dalai Lama rivela così come sconfiggere l’ansia, l’insicurezza, la collera e lo sconforto, per vivere meglio con sè stessi e con gli altri. Per ottenere la felicità e raggiungere l’appagamento personale è essenziale saper dare e ricevere amore. Ma fino a che punto comprendiamo la straordinaria forza trasformatrice di questo sentimento? Siamo davvero in grado di coltivarne e di apprezzarne i doni inestimabili? Nel libro “La Via dell’amore” il Dalai Lama insegna come tradurre l’energia che ognuno di noi dedica a sé stesso in una forma di compassione rivolta agli altri. Riprendendo esercizi e tecniche messi a punto nei monasteri tibetani più di mille anni fa, guida il lettore lungo un cammino che porta a sviluppare il potenziale umano, trasformando l’eccessiva e controproducente concentrazione su di noi in un sano interesse per gli altri. Così, passo dopo passo, s’impara a superare la generale abitudine a inquadrare le persone in categorie rigide per creare e mantenere invece un atteggiamento positivo verso tutti coloro che ci circondano, allargandone sempre di più la cerchia. Riflettere sulla gentilezza e sull’amore ricevuti soprattutto durante l’infanzia (quando maggiore è la nostra dipendenza dall’attenzione e dalle cure altrui) spingerà poi a ricambiare chi ci ha fatto del bene, aiutandolo a raggiungere i suoi obiettivi. In tal modo si riuscirà ad apprezzare l’altruismo disinteressato, il dare con generosità senza tornaconto personale, perché nel momento in cui si cerca di realizzare il benessere degli altri si stimola la compassione, che è l’aspetto più vero e pieno dell’amore. “Le persone stupide ed egoiste pensano sempre a sé, e la conseguenza è immancabilmente negativa” – afferma il Dalai Lama. “Le persone sagge, invece, pensano agli altri, aiutandoli il più possibile, e la conseguenza è la felicità. L’amore e la compassione sono benefici sia per te sia per gli altri. Se sei gentile con gli altri, la tua mente e il tuo cuore si apriranno alla pace”. È un libro che avvicina il cuore e la mente all’esperienza di un amore illimitato, trasformando tutte le relazioni di cui è fatta la nostra esistenza, e che guida ancora una volta verso la saggezza e l’Illuminazione. Nel volume “Lezioni Italiane” sono raccolte tutte le lezioni tenute nel 2007 dal Dalai Lama durante il suo soggiorno a Milano. Per il Dalai Lama ogni confronto con altre persone, con modi di pensare e culture diverse è un’occasione preziosa di arricchimento reciproco. Con questa disposizione d’animo, nel dicembre 2007 il leader spirituale buddhista ha visitato il nostro Paese, su invito dell’Istituto Studi di buddhismo tibetano Ghe Pel Ling. Durante il soggiorno il premio Nobel potè dialogare, oltre che con la comunità buddhista italiana, con rappresentanti del cattolicesimo, dell’islam e dell’ebraismo sul tema della pace (nel mondo e in ciascuno di noi, cioè la pace interiore che ne è la sorgente) delineando la concezione buddhista e rispondendo alle domande dei numerosi partecipanti. Il libro raccoglie quanto il Dalai Lama disse su valori universali come il rispetto, la tolleranza, la compassione e l’amore, nonché sulla necessità di sviluppare le qualità interiori dell’essere umano per creare l’armonia al livello più ampio, nazionale e sovranazionale. Un fine supremo a cui tendono non solo le religioni, ma che dalle religioni promanano come un’urgente necessità anche per il mondo laico. Nel libro “Oltre i Dogmi” il Dalai Lama risponde, con una libertà e un’ampiezza di vedute che sorprendono, alle tante domande dei suoi interlocutori, sulla bioetica e la scienza, la sovrappopolazione, i problemi del Terzo mondo, dell’identità sessuale delle persone, dell’ambiente e dello sviluppo economico, l’integralismo religioso, le relazioni tra Occidente e Oriente, i difficili rapporti tra il Tibet e la Cina, di cui abbiamo avuto (in diretta) una palese testimonianza giuridica, politica, economica, diplomatica e culturale in questi giorni. Qualche anno fa, il Dalai Lama ha soggiornato in Francia per una serie di incontri itineranti con autorità del mondo religioso, scientifico e culturale. Lo straordinario successo delle sue conferenze, riunite in questo volume assieme ai dibattiti che le hanno accompagnate, ben riflette il crescente interesse del mondo nei confronti di una personalità dal carisma fuori dal comune. Che si esprima come monaco buddhista, come ex capo di Stato in esilio, come instancabile difensore degli inalienabili Diritti Umani, o come dotto umanista disponibile al dialogo con gli scienziati, Tenzin Gyatso, un uomo davvero “oltre i dogmi”, non abbandona mai un’apertura di spirito fondata sul rispetto, sull’amore per il prossimo e su una spiritualità profondamente vissuta. Il Dalai Lama non si accontenta di una linea di condotta fissata una volta per tutte, ma si confronta con gli specialisti, analizza con loro i dati specifici, per poi proporre la soluzione più umana possibile. Sebbene sia profondamente radicata nella tradizione buddhista, la sua parola riguarda tutti, indipendentemente dal credo religioso, e invita ciascuno ad assumersi la propria parte di “responsabilità universale” sulla Terra. Nel libro “L’Abbraccio del Mondo” il Dalai Lama offre tramite parole ponderate la possibilità di una crescita spirituale in grado di unire le risposte “quantitative” della scienza e quelle “qualitative” della religione e della filosofia. L’uomo si trova oggi di fronte a un bivio nel suo cammino verso la verità: scienza o religione? Temi che nel Cattolicesimo, “unica e vera Religione sulla Terra” secondo il magistero petrino, appassionano i Romani Pontefici. La scienza, con la sua logica inesorabile, attraverso esperimenti e verifiche concrete, ci offre un’indagine del mondo molto convincente, ma che non lenisce le inquietudini interiori. La religione, invece, è più in linea con i principi etici, è sempre attenta ai bisogni interiori dell’individuo, ai sentimenti, alle emozioni, alla sua coscienza, ma non offre risposte che siano sicure e verificabili. Il volume “Yoga Tantra” completa la serie dedicata alla traduzione della “Grande esposizione del mantra segreto” di Tsong-ka-pa, il grande yogin e studioso vissuto in Tibet tra gli ultimi decenni del XIV e gli inizi del XV secolo. Quest’opera monumentale della letteratura buddhista tibetana presenta le quattro classi del Tantra, individuando nella pratica dello yoga della divinità l’elemento che distingue questo veicolo da quello dei sutra. Pur basando la sua analisi sulle opere dei “tre esperti” dello Yoga Tantra (Buddhaguhya, Sàkyamitra e Anandagarbha), Tsong-ka-pa usa i trattati dei grandi maestri indiani soltanto come materiale a sostegno della sua argomentazione. Non la tradizione, ma la logica e il ragionamento costituiscono infatti l’autorità ultima a cui si affida lo studioso per formulare un’esposizione del sistema tantrico insieme elegante e coerente. Questo terzo volume conclude la trattazione delle classi del Tantra con l’esposizione dei metodi per sviluppare il dimorare nella calma e l’intuizione speciale, nonché i poteri “magici”. Le imprese quali volare, camminare sull’acqua o ritrovare tesori sepolti sono ricercate dai meditanti come strumenti per accumulare meriti e avvicinarsi all’Illuminazione, sia accrescendo le proprie capacità sia operando per il bene degli altri. Nel libro “Le Chiavi della Meditazione Quotidiana”, il Dalai Lama espone l’apporto dell’indagine condotta dal buddhismo su come funziona la nostra mente. Ricerca che sfocia nell’uso della meditazione quotidiana. “Oggi la scienza occidentale ha accumulato una gran conoscenza tecnologica – sostiene il Dalai Lama – ma pare ancora molto limitata riguardo alla comprensione della coscienza: e in assenza di tale approfondita conoscenza, persino l’utilità di un’eccellente padronanza della materia può rivelarsi discutibile. Lo scopo principale dell’acquisizione della conoscenza essendo il bene dell’umanità, ritengo importantissimo equilibrare la conoscenza della coscienza, conseguibile attraverso l’esperienza interiore, e la conoscenza della realtà materiale. Se ci avviciniamo alla ricerca scientifica da un lato soltanto, senza tener conto della coscienza interiore, automaticamente trascureremo l’esperienza del nostro sentire; per esempio, le potenti armi distruttive sono davvero una gran conquista da un punto di vista puramente tecnologico, ma rispetto al bene dell’umanità il loro valore è discutibile. Credo che l’indagine o lo studio della coscienza non vada considerato appannaggio soltanto delle religioni, ma che sia importante per la conoscenza tecnica, per la conoscenza umana. In questo senso, la filosofia orientale, e soprattutto la filosofia buddhista, ha qualcosa da offrire al mondo moderno”. Il libro “La Mente Illuminata”, limpido e perfettamente accessibile, “è una strada sicura verso la Perfetta Felicità”. Qualche anno fa, il Dalai Lama, durante un ritiro buddhista nel sud della Francia, impartì l’insegnamento “Il sentiero verso l’Illuminazione”. Per diversi giorni, diecimila persone assistettero a quell’evento epocale, di cui questo volume è il rendiconto. In termini semplici e chiari viene indicata la via che unisce lo studio e la pratica, dagli stadi iniziali fino alla “Grande Perfezione”. Nella prima sezione vengono esposti i principi chiave del buddhismo, mostrando come la mente possa trasformarsi per superare la sofferenza attraverso l’amore, la compassione e la comprensione della natura della realtà; la seconda affronta il tema di come ricevere e attuare gli insegnamenti a partire dalle parole di un classico della tradizione Nyingma, il maestro Longchen Rapjam. Il libro “Consigli per la Vita” cristallizza l’ammonimento del Dalai Lama, pacato ma fermo nella sostanza. In realtà, l’uomo moderno dovrebbe semplicemente prendere atto che, benché i beni materiali siano estremamente utili, certamente non possono risolvere tutti i problemi. Il fatto che la nostra società materialista sia mentalmente irrequieta e frustrata dimostra che, dopo tutto, siamo solo esseri umani e, in quanto tali, molto diversi dagli oggetti inanimati. Per cui dovremmo rivalutare le nostre capacità interiori e i valori spirituali. Quale migliore occasione per riflettere su questi importantissimi temi se non quella di attingere alla sapienza del Dalai Lama, da una serie di lezioni universali di vita fornite dal capo spirituale (non più politico) del buddhismo tibetano. Il volume “Salvare il Domani” nasce da una lunga conversazione con la filosofa e teologa Felizitas von Schònborn. Il Dalai Lama offre il suo illuminante punto di vista sul rapporto tra religione, filosofia e politica nel mondo contemporaneo. Con la sua consueta umiltà e modestia, la sua candida allegria, la sua straordinaria capacità di comprendere le avversità dei destini altrui, Tenzin Gyatso parla di ecologia, di libertà religiosa, di democrazia, della crisi spirituale della società del benessere, e di felicità. Quali norme etiche sono valide in un mondo che ha perso i suoi punti di riferimento? Come rispondere alla violenza ed al fanatismo? La compassione e la saggezza possono salvare il futuro delle nostre società così disorientate ed aiutare ciascuno di noi nelle scelte della propria vita? Unendo il coraggio del religioso, la profondità del filosofo e la benevolenza dell’uomo di pace, il Dalai Lama risponde a tali questioni di estrema importanza, indicando la strada per costruire un mondo migliore. Ogni volta che il Dalai Lama parla di perdono, ama raccontare la storia di un monaco di Lhasa che conobbe prima dell’occupazione cinese del Tibet. È il tema del libro “La Saggezza del Perdono”. Il Dalai Lama ricorda che “Lopon-la fu incarcerato e torturato dai cinesi. Rimase prigioniero per diciotto anni. Poi, finalmente libero, venne in India. Gli chiesi se avesse mai avuto paura e mi disse: Sì, c’era una cosa di cui avevo paura. Avevo paura di perdere la compassione verso i cinesi”. In un mondo dove l’ansia e l’egoismo sembrano essere dominanti, il leader del buddhismo tibetano invita a riscoprire “la saggezza del perdono” e l’importanza cruciale dell’unico sentimento in grado di combattere la rabbia e l’odio. I nemici-avversari possono essere i nostri più preziosi maestri e offrirci la possibilità di coltivare qualità celesti come la compassione e l’altruismo, fondamenti della vera felicità e di un’autentica crescita individuale e sociale, e colonne portanti della stessa pratica spirituale del Dalai Lama. Le sue parole aiutano a riflettere sui grandi temi del buddhismo alla luce degli avvenimenti a noi contemporanei, offrendoci l’eccezionale ritratto pubblico e privato di una personalità straordinaria e di un uomo dall’incrollabile fede nell’amore tra gli esseri umani. Nel libro “L’Arte della Felicità sul Lavoro”, il Dalai Lama insegna a conoscere sé stessi per controllare le emozioni distruttive e per sconfiggere l’egoismo personale al fine di aprirsi agli altri attraverso l’esercizio quotidiano alla compassione: ecco i precetti che il buddhismo indica come gli ingredienti fondamentali per un’esistenza più felice. Ma questa è veramente una via percorribile per noi occidentali, costantemente indirizzati a modelli di vita tutti incentrati sulla competizione e sul successo? Come possiamo conciliare il percorso suggerito dalla saggezza orientale per raggiungere la felicità interiore con la complessità delle sfide che la società ogni giorno propone ai giovani? Il lavoro orienta, nel bene e nel male, le esistenze di tutti noi, impegna gran parte delle nostre energie, definisce in qualche misura le nostre identità. E, quando manca, toglie ogni speranza di vita. Come fare, dunque, per vivere al meglio un aspetto così importante della nostra vita? A queste domande il Dalai Lama dà risposte realistiche, accompagnate da esempi concreti, facendo di questo libro uno strumento inestimabile di forza e di serenità per tutti. Nel volume “La Pratica della Saggezza” il Dalai Lama commenta un classico del buddhismo indiano, un testo in versi antichissimo, in particolare il nono capitolo intitolato “Saggezza”. Attraverso la sua illuminante interpretazione, ricca di consigli, suggerimenti pratici, esempi che sanno parlare direttamente al cuore del lettore, è possibile arrivare a una saggezza quotidiana matura e concreta, che risponde positivamente alla domanda: è possibile, per gli uomini dei nostri tempi, spesso così superficiali e dispersivi, sviluppare la saggezza, viverla nell’esistenza quotidiana, e raggiungere così un’autentica serenità, un duraturo benessere interiore e, soprattutto, una “compassionevole” armonia con tutte le creature dell’Universo? Il libro “Nuove Immagini dell’Universo” nasce da una serie di dialoghi del Dalai Lama con cinque prestigiosi scienziati e un grande storico. È un’approfondita indagine sui nuovi orizzonti aperti dagli studi più avanzati di cosmologia e di fisica. Che posto ha il pensiero in un mondo governato da leggi? E come la conoscenza della natura può aiutare la meditazione sui grandi temi della vita, della morte, del dolore e della felicità? È un confronto tra spregiudicatezza scientifica e profonda spiritualità che rispetta i diritti della scienza come quelli dell’esperienza religiosa senza che l’una pretenda mai di annettersi le province dell’altra. “Verso il Nirvana” è un libro che parla delle molte strade che conducono alla realizzazione di sé, del bisogno di superare le emozioni negative per sviluppare la consapevolezza. Un uomo comune, con responsabilità lavorative e familiari, può raggiungere il Nirvana o l’Illuminazione? Un manager e un amministratore delegato indaffarati possono coltivare la spiritualità? Le emozioni negative sono tutte uguali o ne esistono di tipi diversi? Come possiamo rimanere sereni di fronte alle ingiustizie umane ed alle devastazioni ambientali? Il Dalai Lama risponde a queste e ad altre domande interpretando la saggezza del Buddha e adattandola al mondo contemporaneo. Saggio, compassionevole e pragmatico, guida il lettore sul sentiero che conduce alla “liberazione” e offre importanti consigli su tematiche quotidiane: come liberarci dalle afflizioni sentimentali e dai piccoli risentimenti, come trasformare l’ansia e la depressione in felicità. Nel volume “Trasformare la Mente”, il Dalai Lama esamina la natura della mente umana e sottolinea che esiste la possibilità di trasformarla in profondità per vivere un’esistenza più consapevole e piena. Nel suo stile tipicamente amichevole, semplice e strutturato, attraverso una serie di conversazioni che coprono un arco di nove anni, il Dalai Lama parla della sofferenza, della felicità, dell’amore e della verità, offrendo consigli di saggezza pratica su un arco di argomenti che spaziano dalla tolleranza religiosa all’economia mondiale: ricordando il ruolo fondamentale della compassione e della non-violenza in nome della nostra innata bontà, le sue parole richiamano costantemente al senso di responsabilità per le nostre azioni e i loro risultati. Ma soprattutto insegnano a vivere ed a morire bene, infondendo conforto per tutte le situazioni della vita ed aprendo uno spiraglio di speranza per il futuro. Tutti gli esseri umani hanno lo stesso desiderio: vivere una vita piena e felice e rifuggire la sofferenza. Un’aspirazione mai appagata, che diventa fonte di perenne insoddisfazione interiore. Nel libro “La Strada che Porta al Vero” il Dalai Lama spiega che la possibilità di essere felici è dentro ciascuno di noi, basta saperla coltivare, e insegna a non sopravvalutare l’esteriorità e i beni materiali, a controllare le emozioni, a sviluppare la consapevolezza di noi stessi e l’amore per il prossimo. Attraverso pratiche ed esercizi quotidiani eseguibili da chiunque, guida il lettore alla via che conduce alla calma mentale, in cui dolore, rabbia, paura, odio lasciano il posto a indulgenza e compassione. Il cuore si apre così a una percezione più vera di noi stessi e della realtà che ci circonda, a un atteggiamento più disponibile e comprensivo verso gli altri, per accedere a una felicità vera e duratura. Nel libro “L’Arte della Compassione” il Dalai Lama ama ripetere che lui è un uomo qualunque. In realtà, le sue parole e il suo insegnamento sono molto distanti dai miti contemporanei. Come ignorare il fatto che la competitività esasperata, la rabbia, l’invidia e l’intolleranza sono alla base di molti rapporti umani, da quelli familiari a quelli religiosi, economici e politici? Svolgendo con parole pacate ed argute un ragionamento inoppugnabile, il Dalai Lama dimostra invece che questi atteggiamenti sono distruttivi per gli altri ma soprattutto per noi stessi, e dunque dobbiamo addestrare la mente a un approccio completamente diverso: l’amore e la compassione, cioè il desiderio di aiutare gli altri, nostri inseparabili e necessari compagni di viaggio lungo il cammino esistenziale. Se infatti impariamo a riconoscere questa totale interdipendenza, diventerà chiaro che ogni nostra azione e pensiero dovrà rivolgersi verso il bene comune. Certo, non è un compito facile, piuttosto un’arte da imparare fin da piccoli. L’arte di costruire insieme un mondo migliore. Il volume “I Consigli del Cuore” espone i tradizionali ammonimenti tibetani che i grandi maestri offrono a chi si reca a consultarli. Un’usanza che il Dalai Lama ha voluto riprendere, offrendo una serie di brevi riflessioni destinate ad accompagnare il lettore nel corso di tutta la vita, indipendentemente dalle sue credenze religiose. Rivolgendosi con compassione a ogni uomo e ad ogni donna secondo la sua età, il suo stato d’animo, la sua particolare situazione e il suo ruolo nella società, il Dalai Lama illustra un pensiero di grande profondità, sintetizzando in parole semplici le scelte fondamentali nella vita di ciascuno. Il messaggio di questo uomo colto, infaticabile pellegrino della pace nel mondo, diventa così una piccola guida spirituale per assorbirne la serenità e la saggezza, per trovare a ogni domanda una risposta luminosa e consolatrice. “Illumina la tua Mente” è il libro-resoconto del seminario e delle lezioni che il Dalai Lama ha tenuto in occasione del suo soggiorno a Londra nel maggio 1999 sul tema della disciplina interiore che conduce all’amore e alla felicità. Rifacendosi agli “Otto versi sulla trasformazione della mente”, uno dei più importanti testi spirituali buddhisti, il Dalai Lama insegna l’adozione di un atteggiamento equilibrato, l’acquisizione di modi positivi di pensare e la compassione. Nel volume “La Via della Tranquillità”, Tenzin Gyatso offre riflessioni e suggerimenti per realizzare la saggezza antica e sempre attuale del buddhismo tibetano. In un linguaggio semplice e accessibile il Dalai Lama invita a raggiungere un equilibrio spirituale per avviare un dialogo sereno con sé stessi e con gli altri. Toccando i temi fondamentali dell’esistenza, il libro parla al cuore dell’umanità insegnandole a realizzare la pace interiore. “Una Rivoluzione per la Pace” è forse il volume più famoso tra quelli creati dal Dalai Lama. “Scrivendo questo libro – afferma Tenzin Gyatso – la mia intenzione è quella di tentare di andare oltre i confini formali della mia fede. Voglio mostrare che esistono alcuni principi etici universali che possono aiutare ognuno di noi a raggiungere la felicità a cui aspiriamo”. È un vibrante appello alla responsabilità individuale quello che il Dalai Lama affida a queste pagine: distinguendo tra religione e spiritualità, è possibile superare l’antico dilemma di credere o non credere, riportando al centro della riflessione le qualità interiori dell’Uomo, le sue infinite potenzialità addormentate, o semplicemente poco stimolate nell’attuale società ipertecnologica, fabbrica di competitività ed appagamenti effimeri limitati alla sfera materiale. Puntare decisamente sull’amore, sulla compassione, sulla capacità di empatia con i propri simili, sulla tolleranza, sul perdono, sul senso di responsabilità e di armonia, vuol dire avere a cuore il benessere dell’altro. Vuol dire riconoscere l’impatto che le proprie azioni possono avere sulla collettività e regolarsi di conseguenza per il bene comune, in altre parole agire “eticamente”. Riscoprire questa dimensione è il primo passo verso quell’auspicata Rivoluzione Spirituale, presupposto della pace interiore e fra i popoli, che rappresenta l’unica via per affrontare alla radice i grandi problemi dell’umanità, in una prospettiva nuova, moralmente impegnativa, lungimirante e vicina al pensiero non-violento di Gandhi. Sia i drammi individuali (solitudine, incomprensioni, dipendenza dalla droga e molte malattie), sia le guerre, le crisi economiche e finanziarie internazionali, le persecuzioni e i disastri ambientali, hanno tutti una matrice spirituale e possono essere risolti mediante la spiritualità, presupponendo naturalmente molteplici livelli d’intervento, non ultimo l’innegabile apporto della religione, pensata come medicina dello spirito, di cui non si può giudicare l’efficacia se non in rapporto al suo uso su un particolare soggetto in una determinata condizione. I grandi temi toccati dalla massima autorità morale del Tibet diventano materia chiara e appassionante, attualissima e ampiamente condivisibile dal lettore occidentale, che finisce per ammirare non solo la finezza del pensatore esule, ma anche la saggezza della cultura che rappresenta. Come interagiscono cervello, sistema immunitario e stati emotivi? La meditazione può produrre effetti positivi sulla salute? Quali emozioni si accompagnano a una migliore qualità della vita? In che misura le condizioni psicofisiche di un individuo traggono beneficio da una crescita dell’autostima? Sono domande alle quali cerca di rispondere il libro “Le Emozioni che Fanno Guarire”. In occasione degli incontri della terza “Mind and Life Conference” svoltasi nel 1991 a Dharamsala in India, alla presenza del Dalai Lama, illustri scienziati occidentali e maestri buddhisti cercarono di offrire un’interpretazione di questi ed altri interrogativi di carattere scientifico ed etico. Daniel Goleman raccolse alcuni degli interventi e dei dibattiti più significativi della conferenza. Nel libro “Incontro con Gesù” il Dalai Lama legge e commenta il Vangelo, delineando affinità e divergenze fra Cristianesimo e Buddhismo. Con parole di profonda saggezza, nate dalla serenità del raccoglimento meditativo, il Dalai Lama da un lato ammonisce coloro che si definiscono “buddhisti cristiani”, perché non si deve cercare di “mettere la testa di uno yak sul corpo di una pecora”; dall’altro però non dimentica come sia Buddha sia Gesù sottolineino quel seme di risveglio spirituale presente in tutti noi e traccino la via della salvezza nell’amore compassionevole verso il prossimo. In questa prospettiva è possibile un incontro costruttivo tra le due religioni, nel reciproco rispetto delle specifiche identità. E proprio questo dialogo può insegnare come gli esseri umani siano in grado di amarsi non malgrado le diversità, ma proprio perché diversi. Nel libro “Samsara” il Dalai Lama confida i suoi pensieri su temi personali e universali: dalla vita in Tibet alle preoccupazioni per il suo popolo, dal significato del buddhismo alla meditazione, dalla felicità al Samsara: il ciclo della vita che costituisce la base dell’esistenza.
Grazie al consueto inossidabile pragmatismo, il Dalai Lama parla con un linguaggio universale invitando i suoi lettori a recuperare i valori fondamentali dell’umanità, quali la giusta valutazione dell’amore e il rispetto di ogni essere vivente. Che offrono una prospettiva più ampia anche ai modelli di vita e di pensiero di noi occidentali del XXI Secolo. “Tutti muoiono, ma nessuno è morto” recita un proverbio tibetano. Ed è su questo tema che si concentra la riflessione del Dalai Lama nel libro “Lungo il Sentiero dell’Illuminazione”, una riflessione serena e confortante volta a liberare da ansie e paure per un evento che, se affrontato con la giusta preparazione e la necessaria consapevolezza, diventa più facile da accettare e cessa perfino di spaventarci. Spunto e filo conduttore di queste pagine è un componimento in diciassette strofe scritto nel XVII secolo dal primo Panchen Lama, un poema che si articola in una serie di desideri da esprimere affinché, al momento della morte, la nostra mente reagisca in modo virtuoso. Attingendo a una vasta gamma di esperienze e di tradizioni orali e scritte, il Dalai Lama analizza e commenta il significato delle strofe e descrive in modo dettagliato le fasi della morte, dello stato intermedio tra una vita e l’altra, e della rinascita. Si sofferma, in particolare, sulle otto fasi che si attraversano nel morire secondo il buddhismo: quelle che riguardano il crollo dei quattro elementi che compongono il corpo (terra, acqua, fuoco e vento) e quelle che concernono il crollo della coscienza fino al livello più recondito, la cosiddetta “mente della chiara luce”. Viene così delineata dal Dalai Lama una sorta di mappatura degli stati mentali più profondi che si manifestano nella vita quotidiana e che di solito passano inosservati. Sono gli stessi che si sperimenta quando si ci addormenta, si finisce un sogno, si sviene, si starnuta o si raggiunge l’orgasmo (nell’unione fisica di un uomo e di una donna) che non a caso viene anche definito “piccola morte”. Attraverso un’analisi lucida ed efficace, il Dalai Lama spiega come “arricchire la nostra permanenza sulla Terra, per morire senza timori o afflizioni e raggiungere la migliore delle reincarnazioni”. L’obiettivo ultimo è, come sempre, progredire lungo il sentiero dell’Illuminazione. Nel volume “Felicità Emotiva” vengono esplorate le emozioni che stanno alla base di tutte le nostre azioni, dalle più virtuose alle più malvagie: possono salvare la vita, permettendo di agire in fretta, ma possono anche rovinare per sempre. Senza emozioni non ci sarebbero empatia, compassione, eroismo, ma nemmeno crudeltà, egoismo o disprezzo. Indispensabile, quindi, imparare a conoscerle per trovare il giusto equilibrio. L’apporto del Dalai Lama è quello di uno studioso e di un praticante dell’approccio interiore, che contribuisce all’analisi sia in qualità di maestro contemplativo sia come rappresentante degli insegnamenti del buddhismo. Ekman, invece, è un esperto dello studio sperimentale dei sentimenti primari e della loro manifestazione corporea, specializzato nel riconoscerne e valutarne la traduzione espressiva. Il grande maestro buddhista e lo psicologo americano scienziato delle emozioni, ci guidano alla ricerca della giusta via per trovare la felicità emotiva, attingendo alla millenaria saggezza buddhista ed alla più avanzata scienza occidentale. È un libro facile e concreto che cerca di rispondere alle domande: quali sono le fonti di odio e compassione? Cosa rivela la scienza in merito alla meditazione di stampo orientale, e quale vantaggio trae quest’ultima dal metodo scientifico? Cosa sono le emozioni distruttive e come vanno fronteggiate? Come trovare l’equilibrio e la felicità? I due autori offrono una sintesi e un “metodo” per costruire il benessere interiore, unendo il meglio delle rispettive tradizioni in un piacevole dialogo che conserva intatta l’atmosfera dell’incontro e il carattere peculiare di questo scambio di idee. “Il Sutra del Cuore” è il nucleo dell’insegnamento buddhista rivelato in questo libro del Dalai Lama che spiega quello che è forse il principale e più complesso testo della tradizione buddhista. Chiunque aspiri a ottenere “la Perfezione della Saggezza” ne ha meditato, studiato e recitato i versi. Tenzin Gyatso parla dell’autentica natura del nostro essere e della realtà in cui siamo immersi: trattando il fondamentale concetto di vacuità, mostra come possiamo procedere per superare le nostre incertezze e le visioni errate che oscurano la nostra mente illuminata: e parla della necessità di una più profonda armonia, sia tra le numerose scuole di pensiero di cui è ricco il buddhismo sia tra le grandi religioni e filosofie mondiali. Nel breve ma inteso libro “Il Valore della Sofferenza”, cogliendo il vero tormento di chi ignora il significato del dolore e attualizzando l’insegnamento del Buddha sul valore della sofferenza, il Dalai Lama, da un resoconto di una serie di conferenze tenute a Londra nel 1996, spiega e interpreta per l’uomo di oggi le “Quattro Sante Verità”: l’esistenza, l’origine, l’estinzione del dolore e la via da seguire per sopprimerlo. Nel rivolgersi con la sua saggezza e la sua semplicità al pubblico occidentale, il Dalai Lama usa un linguaggio che supera i confini nazionali e culturali e, proponendo la compassione come unica via praticabile per tutti coloro che sono alla ricerca della felicità, lancia un messaggio d’amore e di speranza per tutte le genti. “Qualsiasi azione positiva – afferma un celebre testo del buddhismo – può essere distrutta da un solo momento d’ira”. Ce lo ricorda il libro “L’Arte di Essere Pazienti”. Tra le tante sentenze del pensiero orientale, nessuna forse è più familiare di questa. Fenomeno endemico della nostra cultura, l’ira costituisce una delle radici indiscusse dell’infelicità, della sofferenza, della discordia e della violenza che caratterizzano il nostro mondo. Viene manifestata centinaia di volte al giorno dalla cronaca quotidiana dei media. La si ritrova nel modo in cui vengono regolate le controversie nella nostra società, nel modo in cui i leader politici si comportano nelle piazze, su Internet e nelle aule del Parlamento, nell’aumento della violenza domestica e nei maltrattamenti contro i bambini e i nascituri, nel senso di odio verso noi stessi che pervade la nostra cultura. L’antidoto contro l’ira è la pazienza, coltivata dalla quasi totalità delle religioni e degli antichi saperi, ma elevata a vera e propria arte dal buddhismo. Tenzin Gyatso svela in questo libro le principali tecniche dell’arte di essere pazienti e mostra come la pazienza non presupponga affatto passività ed arrendevolezza ma, al contrario, saldezza e risolutezza di carattere. L’opera “Om – 365 meditazioni quotidiane del Dalai Lama” è la voce del Dalai Lama, uno dei più rispettati leader spirituali contemporanei, noto in tutto il mondo per le sue doti di disarmante intelligenza, profonda comprensione e convinto pacifismo. È una raccolta di 365 meditazioni, suddivise per i mesi e per i giorni dell’anno. Un libro che accompagna attraverso i temi essenziali della vita umana con le parole di saggezza del Dalai Lama, ma anche un ricchissimo omaggio fotografico al Tibet, la Terra delle Nevi, ed alla sua millenaria cultura. La saggezza richiede la comprensione della vacuità di tutti i fenomeni, ma come raggiungerla? Che strada percorrere per eliminare l’attaccamento all’idea di un sé eterno e indipendente? E come armonizzare il proprio vivere con questa conoscenza, nello spirito del Bodhisattva, l’Essere Illuminato che aspira alla saggezza suprema? Le risposte a queste domande sono contenute nel libro “La Luce della Saggezza” sulla base in un testo sacro della millenaria tradizione del buddismo Mahayana, la Guida allo stile di vita del bodhisattva, scritto nell’VIII secolo dal saggio indiano Shantideva e venerato fino ad oggi da tutte le scuole del buddhismo tibetano, anche per la sua poesia ricca di suggestioni. Il Dalai Lama commenta il nono capitolo della Guida, quello dedicato alla saggezza trascendentale, regalando al lettore occidentale riverberi di senso e profondità. Compassione, risveglio, amore, morte, rinascita, meditazione, pace, felicità, sono gli ammaestramenti contenuti nel libro “La Vita, l’Amore e la Felicità” che riassumono il messaggio spirituale di questo grande leader religioso che si esprime attraverso un linguaggio accessibile a tutti e che avvicina gli altri grazie alla manifestazione della sua pace interiore. Tratti dalle opere e dagli interventi pubblici del Dalai Lama, questi insegnamenti colpiscono per il loro carattere moderno. I valori che li ispirano varcano i confini delle religioni, dei popoli e delle culture per abbracciare tutti ed aprirsi al più autentico ecumenismo etico, laico e religioso. In un momento come quello attuale, in cui sempre di più il mondo s’interroga sul senso della vita e sui valori che dovrebbero essere alla base dell’esistenza, il libro “Oceano di Saggezza” del Dalai Lama offre al lettore una preziosa occasione per riflettere su cosa effettivamente siano la ricerca spirituale, la tolleranza, il rispetto per l’altro, la difesa dell’ambiente, l’armonia interiore. Le sue parole rappresentano una delle migliori difese contro i perico
li del fanatismo, della violenza, dell’integralismo politico e religioso che infiammano il mondo. In maniera semplice e chiara l’Oceano di Saggezza, come viene chiamato dal popolo tibetano il Dalai Lama, parla al cuore dell’umanità e indica una via per cambiare positivamente noi stessi e il mondo in cui viviamo. Ricorrendo spesso al suo proverbiale umorismo, la guida spirituale dei Buddhisti aiuta ad essere donne e uomini migliori per comprendere fino in fondo le ragioni della speranza, della serenità e della convivenza civile. “La Libertà nell’Esilio” è l’autobiografia di un uomo d’eccezione e la testimonianza della tragedia in cui versa il suo popolo, vittima di un silenzioso genocidio iniziato con l’invasione cinese del 1949. Da allora, infatti, ai tibetani è negato il diritto all’autodeterminazione, è stata tolta la libertà religiosa e d’espressione e ogni atto contrario è punito con la morte o con disumane torture in carcere. Solo recentemente, grazie anche al cinema d’autore, questa tragica vicenda ha attirato l’attenzione dell’Occidente. Sono innumerevoli le concrete iniziative a livello internazionale promosse da numerosi gruppi di sostegno. Con la saggezza e la serenità che emanano dalla sua figura, il Dalai Lama offre un alto esempio di impegno civile e morale, ergendosi a paladino spirituale della causa del suo popolo attraverso una ferma politica di non-violenza. Nel libro “La Mia Terra sul Tetto del Mondo” il Dalai Lama riscopre la sua vita passata in Tibet. “La nostra vita scorre così, come un flusso che non si interrompe mai, senza che ci venga mai concessa la possibilità di tornare indietro; ogni istante è unico. Di conseguenza, il modo migliore di vivere davvero intensamente è di acquistarne coscienza. Che ci piaccia o meno, siamo tutti nati su questa terra e siamo di conseguenza membri di un’unica, grande famiglia. Nessuno deve necessariamente convertirsi alla religione, nè credere in un’ideologia. Tutto ciò che dobbiamo fare è sviluppare le qualità umane positive. Il senso di responsabilità universale comprende tutti gli aspetti della vita moderna. Nella nostra epoca, ogni avvenimento importante che accade in una qualunque parte del mondo finisce con avere ripercussioni a livello planetario. Nel contesto di questa nuova interdipendenza, preoccuparsi degli interessi altrui è il miglior modo per assicurare a noi stessi un futuro”. Nel libro “La Via del Buddhismo Tibetano” Tenzin Gyatso affida al celebre attore Richard Gere la prefazione del volume che “offre una chiara e penetrante panoramica della pratica buddhista tibetana, ponendo come sempre l’accento sulla pratica dell’amore, della gentilezza e della responsabilità universale. Il suo è un invito a essere consapevoli e presenti in ogni momento, costantemente vigili nel controllo dei nostri atteggiamenti, delle nostre azioni e motivazioni, a impegnarci in una seria indagine sul funzionamento della nostra mente e a cercare di apportare mutamenti positivi all’interno di noi stessi”. Il Dalai Lama è universalmente rispettato come uno dei più importanti leader spirituali. “Questo libro è per tutti noi un’ottima occasione per accostarci a un grande uomo e ai suoi insegnamenti”.Consapevoli del fatto che “nessuna stanza è veramente vuota, se la tua mente è piena”.
Nicola Facciolini
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