Gioco d’azzardo: la spesa in Italia aumenta sempre più

La spesa per il gioco d’azzardo nel nostro paese aumenta sempre più: da 19, 5 miliardi del 2001 si è passati a 69, 9 miliardi nel 2011 (erano 61,4 nel 2010). Ma a fronte di questo incremento i ricavi dello Stato diminuiscono. In particolare perché i giochi ad altissima diffusione, come quelli online, hanno una […]

La spesa per il gioco d’azzardo nel nostro paese aumenta sempre più: da 19, 5 miliardi del 2001 si è passati a 69, 9 miliardi nel 2011 (erano 61,4 nel 2010). Ma a fronte di questo incremento i ricavi dello Stato diminuiscono. In particolare perché i giochi ad altissima diffusione, come quelli online, hanno una tassazione bassissima, anche se il loro introito si fa sempre più ingente. Lo ha sottolineato Maurizio Fiasco, sociologo ed esperto della Consulta nazionale antiusura, intervenendo questa mattina a Roma al convegno di Legautonomie “Il gioco d’azzardo nei territori urbani: riflessi sulle competenze amministrative”.

“Mentre in un periodo di crisi gli altri paesi hanno ridotto del 4% la spesa lorda per il gioco da noi è raddoppiata, e la tendenza è a un ulteriore aumento. Ma i ricavi sono decrescenti, lo vediamo anche nel 2001 rispetto all’anno precedente – sottolinea Fiasco – . Questo si spiega con il passaggio da giochi ad alta remuneratività ma a bassa frequenza, come il lotto e il totocalcio, a giochi ad altissima diffusione, anche h24 come i giochi online, e bassa remuneratività”. In particolare questo tipo di giochi pur a fronte di un “ricavo che solo per quest’anno si aggira sui 30 miliardi di euro, hanno una tassazione che oscilla tra lo 0,6 % e lo 0,1%”. Sono cioè “giochi a tasse zero” che non producono introiti per lo Stato. Questo sistema produce bassi ricavi anche per gli stessi gestori dei giochi, che se non hanno capitale sociale a sufficienza sono costretti a chiedere prestiti e farsi rifinanziare il debito con i derivati. “ Dal ricavato del biscazziere si passa alla speculazione finanziaria – continua Fiasco – A novembre una parte dei fondi della Bce, tramite il decreto Salva Italia sono serviti anche a finanziare il gioco. In pratica gli italiani con le loro tasse stanno finanziando il gioco”.

In questa partita, però, gli enti locali sono fuori. “I comuni su questo argomento che tira in ballo il federalismo fiscale, le autonomie e la tenuta delle città, devono sviluppare una vertenza che vada oltre il ridicolo vademecum stilato tra l’Anci e i gestori dello slot machine – continua ancora Fiasco -. Si può autorizzare solo ciò che si è in grado di regolare e rendere compatibile con i beni pubblici”. Sulla possibilità che si arrivi a una normativa che regolamenti il settore, il sociologo si dice però scettico: “abbandoniamo l’illusione che in questa legislatura si possa fare una legge sul gioco d’azzardo e sul gioco patologico” ma auspica che si possa intervenire almeno su alcuni aspetti, “basta un decreto del ministero della Salute per riconoscere le ludopatie perché l’Italia aderisce all’Oms – aggiunge – bisogna insistere sul fatto che il gioco d’azzardo patologico è una condotta simile all’alcolismo e come tale va riconosciuta”. (ec)

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