Spending review: ridurre buoni pasto è freno ai consumi

«Ridurre di due euro l’importo del buono pasto per i dipendenti pubblici nel momento in cui l’indice di fiducia dei consumatori è al minimo storico, come testimoniato dagli ultimi dati Istat, significa contrarre ulteriormente i consumi e penalizzare le famiglie. Oltretutto si tratta proprio di risorse destinate esclusivamente all’alimentazione». Il presidente Fipe-Confcommercio, Lino Stoppani, si […]

«Ridurre di due euro l’importo del buono pasto per i dipendenti pubblici nel momento in cui l’indice di fiducia dei consumatori è al minimo storico, come testimoniato dagli ultimi dati Istat, significa contrarre ulteriormente i consumi e penalizzare le famiglie. Oltretutto si tratta proprio di risorse destinate esclusivamente all’alimentazione».
Il presidente Fipe-Confcommercio, Lino Stoppani, si associa preoccupato alla schiera di quanti protestano contro la riduzione da 7 a 5,29 euro del valore dei buoni pasto per la pubblica amministrazione contenuta nella bozza di spending review.
«Il buono pasto – sostiene Stoppani – è la garanzia del pasto quotidiano del lavoratore. Dovremmo migliorare questo strumento anziché depotenziarlo. Buona cosa sarebbe prevedere misure che facciano rientrare la spendibilità del ticket nei pubblici esercizi nella misura di uno al giorno, evitando passaggi di mano da parte dei lavoratori e soprattutto utilizzi per spese diverse da quelle alimentari di immediato consumo. Se infatti il buono pasto tornasse ad essere utilizzato nella rete di pubblici esercizi si metterebbe fine una volta per tutte alle storture e agli utilizzi impropri che creano anche danni alle casse dello Stato».

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