Si svolgerà oggi pomeriggio alla Camera il Forum sulla legge di riforma dell’assistenza psichiatrica, a cui prenderanno parte, insieme al relatore della proposta Carlo Ciccioli, il Sottosegretario alla Salute Adelfio Elio Cardinale, medici e rappresentanti delle istituzioni e del mondo associativo. Un tema caldo, quello dell’assistenza psichiatrica, che divide gli schieramenti politici ma anche le organizzazioni e le figure professionali che si occupano di salute mentale. La proposta di legge “Disposizioni in materia di assistenza psichiatrica”, firmata da Carlo Ciccioli, da un lato infatti risponde alla condivisa esigenza di riformare una legge che risale ormai a oltre 30 anni fa (legge 180/1897, nota come legge Basaglia) , ma che ha avuto il merito di chiudere i manicomi, rivoluzionando la cultura della salute mentale; dall’altro, la proposta contiene, secondo alcuni, dei “punti oscuri”.
Interventi sanitari obbligatori. A far discutere è innanzitutto l’articolo 4, dedicato agli “interventi sanitari obbligatori e necessari”: precisamente, intervento sanitario obbligatorio, accertamento obbligatorio e trattamento sanitario necessario (questa la nuova definizione), da attivare “quando la garanzia della tutela della salute è ritenuta prevalente sul diritto alla libertà individuale del cittadino”. Un passaggio, questo, che non piace ad alcune delle associazioni impegnate nell’assistenza psichiatrica. Come l’Unasam (Unione nazionale delle associazioni per la Salute mentale), che ha espresso le proprie preoccupazioni in una lettera indirizzata alla Commissione Affari Sociali, a Ignazio Marino e ad altri rappresentanti delle istituzioni interessate alla materia. “La proposta di Legge, contestata con cognizione di causa dalla stragrande maggioranza delle Organizzazioni che hanno partecipato alle audizioni in Commissione Affari Sociali e dalla maggioranza delle associazioni dei familiari e degli utenti dei servizi di salute mentale, ripropone sistemi di internamento attraverso l’istituzione del ‘trattamento sanitario obbligatorio prolungato senza consenso’ della durata di sei mesi rinnovabile. […] – si legge nella lettera – Le pratiche coercitive, lesive della libertà e della dignità delle persone che vivono l’esperienza della sofferenza mentale, dimostrano tutto il loro fallimento con il peggioramento delle condizioni di vita e di salute di chi le subisce”.
Trattamento sanitario obbligatorio extra ospedaliero. Un altro punto assai criticato è l’articolo 5 che, in sintesi, prolunga fino a 12 mesi il periodo di “trattamento necessario extraospedaliero prolungato, senza consenso del paziente”. Il trattamento necessario extraospedaliero prolungato, si legge nel testo della proposta, “è finalizzato a vincolare il paziente al rispetto di alcuni principi terapeutici, quali l’accettazione delle cure e la permanenza nelle comunità accreditate o nelle residenze protette, per prevenire le ricadute derivanti dalla mancata adesione ai programmi terapeutico-riabilitativi”. Molto critica, anche in questo caso, la posizione dell’Unasam: “L’approvazione della proposta di legge – commenta l’associazione – è un atto di gravità inaudita che non fa onore ai parlamentari che l’hanno approvata e che rischia di riportare il nostro Paese indietro di 35 anni, riproponendo metodi e luoghi di internamento indegni di un Paese che ha scelto la civiltà e il progresso sancendo il definitivo superamento dei manicomi e di tutto ciò che essi rappresentavano”.
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