Senza dubbio la terra resta una questione scottante in Africa. In Sierra Leone, dove le donne sono state emarginate dalle questioni riguardanti la terra, le lotte per i diritti alla terra sono ora iniziate seriamente. Poco dopo la morte di suo padre, la famiglia del marito di Sia Bona ha preso in mano la gestione delle risaie e della piantagione di palme da olio di suo padre, e allontanato da casa lei e sua madre. “Provenivo da una famiglia ricca, ora sono povera”, ha detto l’insegnante di 45 anni proveniente dal paese di Koidu nella Sierra Leone orientale.
Come molte nazioni africane, la Sierra Leone ha un duplice sistema di godimento delle terre, con aspetti dell’era coloniale e possesso consuetudinario che variano in proporzione, a seconda dell’area. Questo crea confusione relativamente al diritto sulla terra delle donne, dice Catherine Gatundu, coordinatrice dei diritti alle risorse naturali della Ong ActionAid International.
L’Atto per la Trasmissione del Patrimonio del 2007 impedisce a una donna di ereditare la proprietà del marito dopo la sua morte. Esso riconosce il matrimonio secondo consuetudine, i diritti alla poligamia, ed impone sanzioni nel caso di sfratto di un consorte o un bambino dalla casa coniugale.
L’eredità dovrebbe essere condivisa dai familiari sopravvissuti, con il 35% destinato al coniuge, 35% ai bambini, 15% ai genitori e 15% in linea con le leggi del diritto consuetudinario. Ma l’atto riconosce solo il diritto dell’individuo alla terra, non quello di una famiglia, e la maggior parte delle donne in Sierra Leone vive sotto strutture di proprietà della terra tradizionali che non riconoscono il diritto della donna a possedere.
Mentre la legge ufficiale governa la capitale Freetown e i dintorni, la legge consuetudinaria – controllata dai capi delle famiglie dominanti noti come capi supremi – governa le provincie. I capi supremi, che sono i “custodi della terra”, la assegnano agli individui, generalmente uomini, o alle famiglie, e molti gruppi etnici non permettono alle donne di ereditare terre e proprietà.
Mentre il governo cerca di riformare le politiche per la terra in vista delle elezioni presidenziali di novembre, gli attivisti per i diritti di genere spingono affinché il diritto alla terra delle donne diventi una realtà, e definiscono lo stato attuale come “discriminatorio”.
“Il sistema di possesso della terra nelle aree rurali colpisce per la maggior parte le donne – ha affermato Gladys Brima, fondatore della Società delle Donne per la Giustizia e la Pace, un’organizzazione locale non profit -. Le donne usano la terrà di più. Ma quando si tratta della proprietà, le donne non la possiedono”.
Secondo la Dichiarazione sull’Impegno per il Clima del 2011 del Dipartimento di Stato degli Usa, l’agricoltura risponde di più della metà delle entrate della Sierra Leone, l’80% della forza lavoro agricola del paese è costituito da donne, e le donne in agricoltura incidono direttamente sul 40% del reddito nazionale.
In Sierra Leone, più del 20% delle famiglie sono gestite da donne, e in più di un terzo dei casi ciò è dovuto alla morte del marito, secondo uno studio sulla sicurezza alimentare del 2011 del Programma Mondiale per l’Alimentazione. Il conflitto in Sierra Leone è esploso in parte a causa della distribuzione altamente iniqua delle risorse naturali, inclusa la terra. Durante la guerra, terminata nel 2002, due terzi della popolazione è stata allontanata, e quelli che sono tornati a casa hanno spesso trovato le proprie terre distrutte o occupate.
Musa Tamba Sam, membro del Parlamento per il remoto distretto di Kailahun ai confini con la Liberia, crede che l’Atto di Trasmissione della Proprietà del 2007 sia un passo verso la direzione giusta. “E’ successo perché le donne erano emarginate. La cultura considerava la donna come una proprietà, e lei era fra le cose che venivano condivise dalla famiglia”. La situazione della maggior parte delle donne di campagna è cambiata di poco, quasi per niente. “Non è ancora possibile in realtà per una donna delle zone rurali essere una proprietaria terriera”, ha detto Sam. L’Atto è spesso ignorato dai capi supremi, o non riconosciuto dal familiari che cercano di avvantaggiarsi della legge consuetudinaria, ed in molte aree ed occasioni è scavalcato dalle leggi tradizionali per la terra comune.
Gatundu di Actionaid ha osservato che la pratica tende a seguire la legge consuetudinaria piuttosto che quella statale anche nei paesi che hanno incluso il diritto alla terra per le donne nella costituzione nazionale. Dopo aver perso la terra, molte donne e le loro famiglie sono costrette alla fame, i bambini devono lasciare la scuola, e le famiglie sono costrette a vivere sulla strada.
In maniera separata all’Atto, il governo sta anche lavorando a riformare la legge sulla terra esistente, che dirigerà tutta la futura legislazione. Molti attivisti per i diritti delle donne sono delusi da tale legislazione, dicendo che fa poco per proteggere i diritti alla terra delle donne e che le donne non sono state consultate.
La costituzione della Sierra Leone del 1991 afferma che tutte le persone sono uguali di fronte alla legge, “a meno che la legge consuetudinaria non dichiari diversamente.” Nel 2007 la Commissione nazionale per la Revisione della Costituzione ha suggerito che tale sezione venisse abolita, ma le riforme costituzionali non sono ancora arrivate. “Non importa quanto siano buone le politiche sulla terra, se tale clausola non viene rimossa, non cambierà niente”, ha detto Brima.
Brima afferma che questo è il momento giusto per aprire un dibattito nazionale sulla proprietà terriera e spera che i politici inizieranno a vedere le donne come una parte importante dell’elettorato in vista delle elezioni generali a fine anno. Ha osservato che “questa potrebbe essere una vittoria facile per i politici che cercano di conquistare il voto femminile.”
Traduzione di Sara Marilungo
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