Fondata all’inizio del IV secolo a.C. sopra un promontorio della Sicilia orientale, l’antica Tauromenion fu abitata da popolazioni sicule, come testimoniano le tombe della necropoli protostorica di Cocolonazzo, scavate in un costone di roccia calcarea. La fondazione di una colonia da parte dei Greci risale al 358 a.C. per dare asilo agli abitanti di Naxos, sfuggiti al massacro di Dionisio II, tiranno di Siracusa. Presto Taormina divenne una fiorente città con splendide architetture, sviluppandosi a meraviglia su quel tratto di costiera di rara bellezza. Dopo la morte di Gerone, nel 215 a.C., passò sotto la dominazione di Roma come città federata. Capitale della Sicilia bizantina, conquistata e distrutta nel 902 dai Saraceni di Ibrahim ibn Ahmed e conquistata nel 1079 da Ruggero d’Altavilla, Taormina fu città prospera di commerci e ricca di belle arti. Nel 1282 aderì ai Vespri Siciliani, parteggiando per gli Aragonesi, seguendo poi le sorti dell’isola nei secoli seguenti. Aderì alla rivoluzione siciliana nel 1848, ma l’anno seguente fu riconquistata per conto dei napoletani dal gen. Carlo Filangieri, principe di Satriano, nella restaurazione borbonica del Regno delle due Sicilie. Durante il secondo conflitto mondiale Taormina subì gravi danneggiamenti dalle incursioni aeree.
Oggi Taormina è una delle perle turistiche ed archeologiche della Sicilia. Nel corso cittadino è stato individuato il decumano dell’antica città, mentre il cardo è la via che porta al Teatro greco, simbolo della città. La cavea dell’antico teatro è intagliata nel fianco della collina, divisa in nove settori. L’impianto attuale risale al rifacimento del II secolo d.C., ma il teatro esisteva già da epoca ellenistica. L’imponente scena è realizzata con tre grandi porte fiancheggiate da nicchie semicircolari e quadrangolari, con davanti colonne corinzie. Molto legato al teatro fu lo svevo Federico II, splendor mundi, che l’aveva trasformato nella sede di rappresentanza per ricevere gli emissari. Una strada collegava direttamente il teatro all’agorà, trasformata in foro al tempo dell’imperatore Augusto. Nel centro storico di Taormina permangono i resti delle Terme pubbliche risalenti ai primi due secoli d.C., che attualmente consistono in tre grandi ambienti preceduti dai praefurnia e da ambienti minori, quindi gli archi di un ninfeo noto come Naumachia, in realtà un enorme serbatoio d’acqua associato alla monumentale terrazza, infine un piccolo odeion. All’interno del parco di S. Pancrazio è stato riportato alla luce un complesso edilizio del I secolo d.C., una grande domus strutturata su diversi livelli e articolata intorno al peristilio con colonne e capitelli dorici. Sul sito della chiesa di S. Pancrazio sorgeva un tempio ellenistico dedicato a Iside e Serapide.
Luogo incantevole ed ameno, preziosi i suoi retaggi storici ed archeologici, negli ultimi due secoli Taormina ha richiamato figure importanti della cultura europea, che da ogni angolo del vecchio continente vi hanno soggiornato. Da Edoardo VII, re d’Inghilterra, a Johann Wolfgang Goethe che la citò nel suo Viaggio in Italia, da Richard Wagner a Friedrich Nietzche che lì scrisse Così parlò Zarathustra, dal fotografo Wilhelm von Gloeden al pittore Otto Geleng, dallo zar Nicola I di Russia al kaiser Guglielmo II di Germania, da Gustav Klimt a Sigmund Freud, da Edmondo De Amicis a Gabriele d’Annunzio e David Herbert Lawrence, per citare solo i nomi più noti. Nel secondo dopoguerra Taormina s’ingrandì, senza tuttavia menomare le sue bellezze naturali, ampliando il richiamo verso un turismo ricco ed intellettuale, specie da ottobre a giugno, che portava nella cittadina artisti e scrittori di grande valore, tra i quali Roger Peyrefitte, André Gide, Salvatore Quasimodo e Truman Capote, personaggi illustri e famosi come Soraya, Albert Einstein, Ava Gardner, Richard Burton, Liz Taylor, Romy Schneider e Greta Garbo, i reali di Svezia e Danimarca, ma anche il presidente della Finlandia, Urho Kekkonen e il grande politico tedesco Willy Bandt.
In quei primi anni, dopo la fine del secondo conflitto mondiale, quando in America era già nato l’Academy Award, il massimo premio della settima arte meglio noto come Oscar, il Sindacato Nazionale dei Giornalisti Cinematografici Italiani nel 1946 dava vita a Taormina al Nastro d’Argento, il più antico riconoscimento del cinema in Europa, il secondo nel mondo. Lo scopo era quello di “promuovere il continuo miglioramento artistico, tecnico e industriale della cinematografia italiana e rendere omaggio alle sue rilevanti acquisizioni”. Da diversi anni, al pari del meccanismo d’aggiudicazione degli Oscar, i vincitori emergono dal voto dei soci del sindacato, sulla base di cinquine di candidati individuati da una commissione composta da redattori delle principali testate giornalistiche e televisive. Il Nastro d’Argento è considerato il più affidabile e prestigioso tra i premi italiani dedicati al cinema, unitamente al David di Donatello, quest’ultimo nato a metà degli anni Cinquanta per iniziativa dell’Accademia del Cinema italiano.
Cosicché ogni anno, con diverse manifestazioni culturali e un Film festival, Taormina eccelle sopra tutto per l’evento clou dell’anno, l’assegnazione dei Nastri d’Argento ai migliori professionisti del cinema che si sono distinti nella stagione. Il riconoscimento premia il cinema italiano nei suoi diversi ruoli – creativo, interpretativo, tecnico e produttivo – cui s’aggiungono diversi premi speciali. E’ davvero un evento che offre la possibilità per uno sguardo valutativo a tutto campo al mondo professionale della settima arte nel corso dell’anno, capace d’esprimere puntualmente la percezione dello stato di salute e di vitalità del cinema italiano. Splendente come sempre, dunque, nella straordinaria cornice del Teatro greco, la cerimonia di consegna dei Nastri d’Argento 2012, svoltasi il 30 giugno scorso e presentata dall’attrice Stefania Rocca. Una vista magnifica, a sera. L’emiciclo colmo di pubblico e di fronte, in giù, il profilo blu profondo del Mediterraneo. Visibilmente soddisfatto il sindaco di Taormina, Mauro Passalacqua, per un evento che di anno in anno accresce il suo appeal e l’interesse culturale. Questi i vincitori dei Nastri d’Argento 2012:
Regista del miglior film: Paolo SORRENTINO per This must be the place
Regista esordiente: Francesco BRUNI per Scialla!
Produttore: Domenico PROCACCI (Fandango) per Diaz
Commedia: Posti in piedi in Paradiso di Carlo VERDONE
Soggetto: Ferzan OZPETEK e Federica PONTREMOLI per Magnifica presenza
Sceneggiatura: Marco Tullio GIORDANA, Stefano RULLI, Sandro PETRAGLIA per Romanzo di una strage
Attore protagonista: Pierfrancesco FAVINO per A.C.A.B. e Romanzo di una strage
Attrice protagonista: Micaela RAMAZZOTTI per Posti in piedi in Paradiso e Il cuore grande delle ragazze
Attore non protagonista: Marco GIALLINI per Posti i piedi in Paradiso e A.C.A.B.
Attrice non protagonista: Michela CESCON per Romanzo di una strage
Fotografia: Luca BIGAZZI per This must be the place
Scenografia: Stefania CELLA per This must be the place
Costumi: Alessandro LAI per Magnifica presenza
Montaggio: Benni ATRIA per Diaz
Sonoro in presa diretta: Remo UGOLINELLI e Alessandro PALMERINI per Diaz
Colonna sonora: Franco PIERSANTI per Terraferma e Il primo uomo
Canzone originale: Love is requited di Andrea Guerra e Michele von Buren, interpretata da ELISA – Un giorno questo dolore ti sarà utile
Miglior film europeo: THE ARTIST di Michel Hazanavicius
Miglior film extraeuropeo: DRIVE di Nicolas Winding Refn
Nastro dell’anno: CESARE DEVE MORIRE di Paolo e Vittorio TAVIANI
Nastro europeo Bulgari: Matteo GARRONE
Premi Speciali
Nastro d’Oro 2012: Dante FERRETTI e Francesca LO SCHIAVO per HUGO CABRET
Nastro speciale 2012 per la commedia: Carlo e Enrico VANZINA
Premio LANCIA – Nastri d’Argento 2012 per l’eleganza e lo stile innovativo nella qualità a Giuseppe FIORELLO
Premio PERSOL – Nastri d’Argento 2012 Personaggio dell’anno a Pierfrancesco FAVINO
Premio Fondazione Lene THUN – Nastri d’Argento 2012 al film italiano che maggiormente abbia valorizzato un tema sociale: POSTI IN PIEDI IN PARADISO
Premio BIRAGHI: Andrea OSVART & Andrea BOSCA
Menzione Speciale Premio BIRAGHI: Filippo PUCILLO e Filippo SCICCHITANO
Si è conclusa a tarda sera, tra gli applausi d’un pubblico sempre attento, la cerimonia di premiazione ricca d’emozioni e di buone promesse per il cinema italiano, a conferma che il ciclo difficile è quasi tutto alle spalle. In chiusura, ci si consenta una soddisfazione, da aquilani. Nella crudezza della tragedia che abbiamo vissuto e nei complicati anni che ci attendono per la ricostruzione della nostra città, qualche soddisfazione e una buona notizia per L’Aquila non guastano, come la presenza tra i Nastri d’Argento 2012, dell’aquilano Alessandro Palmerini, vincitore insieme a Remo Ugolinelli dell’ambito riconoscimento per il “Miglior sonoro in presa diretta” del film Diaz di Daniele Vicari. Il giovane professionista aquilano, alla consegna del Nastro d’Argento, ha dedicato il premio all’Aquila e all’Emilia, colpite dalla tragedia del terremoto. Per lo stesso film, un mese fa a Roma, i due professionisti del suono avevano vinto il Ciak d’oro 2012. Il film di Daniele Vicari, che racconta le gravi vicende accadute all’interno della scuola Diaz durante il Summit G8 di Genova, nel luglio 2001, ha vinto l’Audience Award, il premio del pubblico, al Festival del Cinema di Berlino.
L’opera, una coproduzione Italia-Francia-Romania, è stata girata in gran parte a Bucarest e per il resto in territorio italiano. Il film, ben accolto dal pubblico, viene apprezzato per il rigore e l’aderenza ai fatti. Ha scritto Giona A. Nazzaro su MicroMega: “Diaz è un film importante. Per varie ragioni. Ma soprattutto perché, di fronte a una tragedia come lo scandalo della scuola Diaz e della caserma Bolzaneto, Vicari non ha commesso l’errore solito dei registi bene intenzionati di rinunciare al cinema per amore di polemica. Diaz è un film che funziona come una micidiale macchina spettacolare. Come il più spietato ed efficace dei blockbuster hollywoodiani. Daniele Vicari non vuole predicare ai già convertiti e crogiolarsi al calduccio delle opinioni condivise. No. Con Diaz il regista ha affrontato una pagina nerissima della storia italiana recente per raccontarla come cinema. E, al di là dell’ineludibile portata politica del film, Diaz convince proprio in quanto racconto cinematografico (…)”. Numerosi già i riconoscimenti al film di Daniele Vicari, cui s’aggiungono, da Taormina, i Nastri d’Argento a Domenico Procacci (Produzione), Benni Atria (Montaggio), Remo Ugolinelli e Alessandro Palmerini (Sonoro in presa diretta).
Alessandro Palmerini è nato nel 1977 a L’Aquila. Nella città capoluogo d’Abruzzo si è formato presso l’Accademia dell’Immagine, concludendo nel 2002 il ciclo quinquennale di studi con una tesi sul suono nel cinema. Nella stessa Accademia ha poi svolto per tre anni un incarico di docenza. Nel 2008 ha vinto il primo Ciak d’oro insieme ad Alessandro Zanon per il Miglior suono in presa diretta del film La ragazza del lago di Andrea Molaioli. Nello stesso anno gli è stato conferito il Premio Aits per il film Tv Maria Montessori di Gianluca Tavarelli, sulla grande pedagogista italiana, trasmesso da Canale 5 di Mediaset. Il più recente impegno professionale del tecnico del suono aquilano è stato nelle riprese del film Io e te di Bernardo Bertolucci, maestro indiscusso del cinema mondiale tornato sul set dopo nove anni dal suo The Dreamers. Il film Io e te, tratto dal romanzo breve di Niccolò Ammanniti, è stato presentato fuori concorso al Festival del Cinema di Cannes, nello scorso mese di maggio, raccogliendo molto lusinghieri consensi di critica e di pubblico. Al grande regista emiliano sono stati tributati a Cannes ben dodici minuti di applausi. Alessandro Palmerini ha inoltre partecipato, come film maker, alle spedizioni alpinistiche abruzzesi, organizzate dal CDAA, nel 2002 sul Cho Oyu (Himalaya), con i suoi 8201 metri d’altezza sesta vetta del mondo, e nel 2007 sul Broad Peak (Karakorum), 8047 metri, altro picco dei 14 ottomila esistenti, realizzando il docufilm Mondi Sospesi.
Goffredo Palmerini
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