A Milano, nel 1947, due ragazzi di 26 e 28 anni, Giorgio Strehler e Paolo Grassi, inventarono un sogno: il Piccolo Teatro di Milano. A Martina Franca, nel 1975, un gruppo di appassionati musicofili, capeggiati da Alessandro Caroli, con il determinante supporto di Franco Punzi, allora Sindaco della città pugliese, e di Paolo Grassi, all’epoca sovrintendente del Teatro alla Scala, inventarono un altro sogno: il Festival della Valle d’Itria.
È proprio vero: “Se non si sogna, non si progetta. E se non si progetta, non si realizza”.
È incredibile a dirsi ma, ogni anno, nel ricordo di Paolo Grassi, i due citati sogni annullano i 1.000 km che li separano e si uniscono. Ciò avviene ogni anno, senza soluzione di continuità, al punto che Sergio Escobar è solito dire: “Il Festival della Valle d’Itria è una costola del Piccolo Teatro di Milano. E il Piccolo Teatro di Milano è una costola del Festival della Valle d’Itria”.
Il momento più significativo di tale unione si celebra in occasione della presentazione del Cartellone del Festival della Valle d’Itria, che da 38 anni avviene presso il Piccolo Teatro di Milano. Quest’anno la presentazione si è svolta il 24 maggio. Tanti soci dell’Associazione Regionale Pugliesi, appassionati del Teatro d’Opera, erano lì ad ascoltare i messaggi lanciati da Franco Punzi e Alberto Triola, rispettivamente, Presidente e Direttore artistico del Festival.
Due volti a noi ben noti, anche perché la sera del 5 maggio l’Associazione Regionale Pugliesi di Milano ha consegnato nelle loro mani il Premio 2012 “Ambasciatore di Terre di Puglia” con la seguente motivazione: “La qualità delle proposte artistiche
e l’elevato livello professionale e organizzativo fanno del Festival della Valle d’Itria una manifestazione di interesse internazionale contribuendo nei campi dell’arte, della musica e della cultura a far conoscere e apprezzare la Puglia ben oltre i confini nazionali”.
E veniamo ai messaggi: ne scegliamo tre. Il primo messaggio, indirizzato alle nostre menti, ci ha fatto inorgoglire. “Gabriele Lavia inaugurerà il Festival 2012, curando la regia della prima opera in cartellone: l’Artaserse. Grandi ritorni, inter alia, quelli di Tiziana Fabbricini, Paolo Coni, Franco Fagioli e Edgardo Rocha. Tanti i debutti quest’anno a Martina Franca, tra cui spiccano i nomi di Jessica Pratt, Sonia Prina, Maria Grazia Schiavo, Simone Alberghini, Rosa Bove e Marta Calcaterra. Sul podio Corrado Rovaris, Jordi Bernàcer, Giacomo Sagripanti e Daniel Cohen. Attesi gli spettacoli di Roberto Recchia, Rosetta Cucchi e Fabio Ceresa, come pure il violino contemporaneo di Francesco D’Orazio e due promesse importanti: Saioa Hernandez, attesa protagonista di Zaira, e Carlo Goldstein, direttore de L’Orfeo”. È di tutta evidenza che delle performance di tali artisti si parlerà in tutto il mondo.
Il secondo messaggio è arrivato dritto ai nostri cuori, facendoci emozionare. “Tempi di crisi e di paure diffuse, di necessaria prudenza e di rinunce forzose, ma per un Festival che sente l’alto richiamo del servizio pubblico alla Cultura arretrare e chiudersi in difesa è una soluzione semplicemente non percorribile. Il Festival della Valle d’Itria accetta la sfida, nella convinzione che l’unica risposta possibile, per una società smarrita, sia stringersi intorno ai propri valori. E quindi rilancia, scommettendo sulla curiosità e qualità del suo pubblico, trovando coraggio nelle proprie radici e cercando di trasformarsi con sempre maggior convinzione in un laboratorio pubblico di idee, creatività, emozioni, dibattito”.
A questo messaggio abbiamo associato in via immediata il pensiero di un grande toscano, Cesare Brandi: “Martina Franca, capitale del rococò, è unica nel suo genere, con le sue decorazioni, con i suoi fregi, che la rendono un piccolo miracolo appartato e tranquillo, il riflesso tutto di fantasia d’una cultura per sentito dire, come fosse polline venuto da lontano, portato dal vento e lì caduto. C’è un clima che rende tutto possibile, persino incontrare in piazza qualche celebre musicista, come Paisiello o Mozart”. Martina Franca, sempre più Città del Festival, che porta i protagonisti e il pubblico del Festival, grazie a programmi di musica vocale spirituale, mottetti e madrigali, a scoprire le sue chiese, i suoi chiostri e dintorni in fasce orarie inedite: il mezzogiorno domenicale (All’ora sesta), tutti i sabati alle ore 18,00 (I concerti del sorbetto) e nella suggestiva atmosfera notturna (Canta la notte).
Il terzo messaggio ha riempito di gioia le nostre anime, facendoci commuovere. “Dal 14 luglio al 2 agosto 2012, nelle meravigliose cornici di Martina Franca, Cisternino e Noci, diciannove serate proporranno diversi scenari di incontro tra civiltà, in un caleidoscopio di aspetti e dimensioni, che esemplificano il tema del 38° Festival della Valle d’Itria “Il confine con l’Altro” con il linguaggio del teatro, della musica, della lirica e dell’emozione, accostando: Contemporaneo e Barocco, Nord e Sud, Islam e Cristianesimo, Oriente e Occidente, Uomo e Donna. Ne dà testimonianza il meraviglioso manifesto del 38° Festival della Valle d’Itria, realizzato da Rafal Olbinski, che cerca di ricomporre parti del volto umano, diverse per razza e sesso”.
Questo messaggio l’abbiamo accomunato alla profezia di un grande pugliese, di un prossimo Santo, don Tonino Bello: “Il terzo millennio deve diventare il millennio dell’altro, di ogni altro, di tutti gli altri a cominciare da quelli del Sud del mondo, di ogni Sud, comprese le donne, compresi i giovani, compresi i bambini”. Sia lode e gloria al Festival della Valle d’Itria, un sogno pugliese-milanese che da 38 anni inorgoglisce, emoziona e commuove nel nome della Cultura. Anche nel terzo millennio è la Cultura che cambia il mondo, crea nuova mentalità, favorisce un nuovo stile. La Cultura rappresenta un obiettivo per realizzare il talento delle persone, dei giovani in particolare.
Francesco Lenoci
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