Il mediterraneo è bellissimo ed assassino, un mare splendido e difficile da attraversare. Lo dicono Omero e Shakespeare, ma anche Dylan Dog ed i racconti di chi quel mare ha cercato di passarlo, inseguendo il miraggio di una vita migliore
E non sono riusciti ad attraversarlo, quel mare bellissimo ed assassino, i 54 profughi morti per disidratazione, con una lenta, terribile agonia, con il sole che brucia le carni e spacca le labbra, provocando indicibili pene.
Hanno anche provato, disperati, a bere acqua di mare, ma l’amaro insopportabile del sale, ha solo aumentato il dolore e aggravate le pene di una fine durata 15 giorni.
La loro terribile vicenda è stata resa nota dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) e secondo quanto riferito dall’unico superstite, un cittadino eritreo, si erano tutti imbarcati dalle coste libiche, per raggiungere l’Italia.
In base alla sua testimonianza, che gli operatori dell’Unhcr hanno raccolto all’ospedale di Zarzis in Tunisia, dove il superstite è ricoverato, non c’era acqua a bordo e la morte per disidratazione è avvenuta, lentamente, già dai primi giorni di deriva.
Dopo un giorno di navigazione, infatti, il gommone sarebbe dovuta giungere in prossimità della costa italiana, ma i forti venti l’avrebbero spinto indietro.
Nel giro di pochi giorni, poi, ha iniziato a sgonfiarsi e, di conseguenza, a rallentare.
L’uomo è stato soccorso da pescatori tunisini mentre era aggrappato ai resti dell’imbarcazione e ad una tanica e secondo quanto ha detto, circa la metà dei deceduti, era di nazionalità eritrea.
Alexander Aleinkioff, vice commissario dell’agenzia Onu per i rifugiati, ha lanciato un appello a tutti i naviganti del Mediterraneo, raccomandando loro di prestare “la massima attenzione a possibili casi di migranti e rifugiati in difficoltà che necessitano di essere soccorsi”.
In un articolo del lontano 2006, su Repubblica, si legge che l’Italia, con la Spagna è da tempo “il paese sviluppato con la maggiore intensità di immigrazione”.
Il volto del traffico di clandestini, sulle cosiddette carrette del mare, come anche sulle strade dei confini di terra da cui, secondo le statistiche ufficiali, transita almeno il 60% dell’immigrazione illegale, è un traffico su cui lucrano incravattati manager o commercianti fino allo scafista o al camionista, e per il quale – come in ogni vicenda delinquenziale – oltre a pagare anche con la vita lo stesso migrante, pagano, sempre e solo, gli ultimi della catena.
Dall’inizio dell’anno ad oggi, riferisce sempre l’Unhcr, circa 1.300 persone sono giunte via mare in Italia dalla Libia.
E, in questo preciso momento, un’imbarcazione con 50 fra eritrei e somali è tuttora in mare aperto, dopo che ieri i passeggeri hanno rifiutato il soccorso delle Forze armate maltesi.
Nel solo anno corrente sono giunte a Malta circa mille persone, in 14 sbarchi. Anche altre due imbarcazioni sono state intercettate dai maltesi, ma hanno continuato il loro viaggio verso l’Italia.
In tutto l’Unhcr stima che quest’anno siano circa 170 le persone morte o disperse in mare nel tentativo di giungere in Europa.
Lo scorso 19 giugno, nello stretto di Otranto, è naufragata un piccola imbarcazione con 11 persone a bordo, tutti di diversa nazionalità e partiti sempre dalla Libia, quattro, morti nel naufragi e sette dispersi in mare.
Come ebbe modo, in quella occasione, di dire il leader del PCR Paolo Ferrero, occorre che il governo metta mano ad un problema che la Bossi-Fini ha solo acuito, facendo pagare ai migranti, sino alla perdita della vita, il prezzo delle politiche securitarie e discriminatorie che paiono trionfare in Europa.
Di fatto, sparita la Lega, sembrano spariti anche i migranti, che invece continuano a morire a decine in mare e in altri luoghi, nel miraggio di paesi accoglienti e migliori.
E’ ora che qualcuno si faccia carico di queste tragedie e che trovi una soluzione per evitare che vi siano altri morti. Dal 1988 ad oggi sono morte lungo le frontiere dell’Europa almeno 18.286 persone.
Speriamo che il bilancio non debba ulteriormente peggiorare.
Carlo Di Stanislao
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