Era nato nel 1934 nel quartiere genevose di Sampierdarena, radiocronista di razza, inviato per anni sui campi sportivi d’Italia e del mondo, col la notorietà giunta dalla trasmissione ‘Tutto il calcio minuto per minuto, a cui ha lavorato dal 1966 e di cui, dal 1992, è stato conduttore, sostituendo Massimo De Luca.
Anche un campione di oggi come Alessandro Del Piero ha ricordato su twitter quella sua indimenticabile voce, esprimendo un sentimento che è proprio di milioni di persone: “Mi ricordo quando da piccolo “vedevo” le partite alla radio grazie ad Alfredo Provenzali”.
“Scusa Ameri, scusa Ameri…” diceva via radio, raccontando da uno dei tanti campi e quell’interruzione era – ogni volta – un’emozione tanto individuale quanto collettiva. Un’emozione che milioni di italiani individualmente ricordano con affetto profondo e con tanta nostalgia.
Tra i tanti momenti sportivi che si legano ricordo di Alfredo Provenzali, la cronaca del record del mondo negli 800 stile libero di Novella Calligaris a Belgrado nel 1973.
Provenzali è morto ieri, nel giorno del suo compleanno: il 13 luglio, sotto il segno del Cancro, un segno di sensibilità lunare e di prodigalità generosa verso gli altri.
Considerava una delle sue esperienze più belle il record dell’ora di Francesco Moser a Città del Messico, di cui fu testimone e cronista, ma in realtà di fatti ne ha descritti tanti, con rigore e professionalità, tanto da vincere, un mese fa, il premio Biagio Agnes per la carriera.
Era già ammalato e non riuscì ad andare a ritirarlo, cosa di cui si è dolse molto.
Il giorno dopo la sua dipartita, il direttore di Radio Uno Antonio Preziosi, ha proposto di intitolargli la sala riunioni multimediale del Gr, pur sapendo, ha detto, che lui non avrebbe voluto.
Uomo schivo e di altri tempi, appropriato nei modi e nei toni, aveva studiato ingegneria navale prima di lanciarsi nel mondo del giornalismo e dalla ingegneria aveva conservato la razionalità organizzata di ogni cronaca, appassionata, ma sempre presente e perfetta.
Nel settembre del 2006 aveva festeggiato i quarant’anni di attività come radiocronista, con un debutto avvenuto nello stadio “di casa”, il Marassi, per una partita del suo Genoa.
Da allora Provenzali ne ha raccontati migliaia di eventi sporti, con passione, certo, ma “sempre con assoluto rigore – ha ricordato il collega Emanuele Dotto, anche lui genovese -.
Se c’è un insegnamento che Alfredo ha lasciato a tutti noi è questo: gli “scoop” possono far male a tanta gente, ogni notizia deve essere sempre verificata”. Per questo anche il collega Bruno Gentili, oggi “voce” televisiva della Nazionale, lo ha ricordato come “un maestro”.
Sì era un maestro ed un signore, del microfono e nella vita, elegante nella forma e nella sintassi, ma anche nell’assorbire i duri colpi di un mestiere fatto anche di tradimenti e cadute.
Con Ameri e Ciotti è stato un grande ed ora, con loro, lascia un vuoto in cerca di eredi.
Carlo Di Stanislao
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