Le tradizioni popolari, come i proverbi sono, oltre alla saggezza dei popoli, le espressioni più autentiche del costume locale e nei piccoli paesini di montagna come Cabbia, pressoché disabitata per buona parte dell’anno, rappresentano quel patrimonio di valori tramandatosi di generazione in generazione che, auguriamoci non veda mai il tramonto poiché significherebbe perdere una parte di noi stessi. In questo meraviglioso mondo di tradizioni remote, persistono seppure con notevole difficoltà, ricordi di stentata, laboriosa e sacrificata vita trascorsa che, resistendo alla memoria dei tempi, genera emozioni. Di ciò ne sono convinti i nostri figli, forti dello sprint degli anni verdi, maestri d’amore, di vita, d’attaccamento al paese e alle proprie tradizioni, che volentieri rinunciano a qualche giorno di vacanza per occuparsi dell’organizzazione delle varie feste paesane sebbene le stesse comportano problemi e difficoltà. Una qualsiasi festosa ricorrenza è impegnativa ma tutti siamo perfettamente convinti che continuare in questa bella usanza, fiore all’occhiello di unità e solidarietà, coesione e fratellanza del popolo cabbiese, significa perseverare quel patrimonio di valori volti a far conoscere e valorizzare il nostro territorio. In altre parole significa sostenere quella sinergia, il sentire comune che non è mai venuto meno in ogni nostro compaesano; come dire quando continua a suonare la speranza… balla la vita, nessuno si sente mai solo e Cabbia vive nei pensieri dei suoi figli lontani. Quest’anno, coadiuvati ed istradati dagli adulti ovviamente, due giovani del paese cui va il plauso della nostra Comunità, hanno organizzato – con coraggio e voglia di fare – la festa di S. Anatolia, che ricorreva il 10 luglio ma si festeggia la domenica successiva per permettere alla gente di partecipare. Il primo festoso evento estivo ha visto una folta adesione di pubblico, come non si era mai verificato e, cosa importante, soprattutto giovani. Il motivo di una simile presenza poteva essere attribuito al fatto che gli organizzatori erano loro coetanei, alla bella serata con una lieve brezza montana dopo il caldo torrido dei giorni precedenti; di fatto i ragazzi c’erano ed alle melodiose note della splendida orchestrina teramana “ Ritmo della notte” con la bella voce di Ida Minnucci, una vera artista che riusciva ad incantare anche le sirene, hanno ballato in piazza animando, di fatto, la serata. Tutto iniziò, come da programma, alle 20.45 con una cena in piazza a base di una squisita pasta all’amatriciana, fagioli con salsicce, bevande dolce caffè ed un gustoso fragolino che non guasta mai. Alle 22.30 lo spettacolo pirotecnico, le sue effervescenze luminose colorarono il cielo di Cabbia con i suoi raggi variopinti che captarono l’attenzione e la simpatia dei tanti presenti tanto che un’ovazione ne salutò la conclusione. Oltre la mezzanotte giusto quattro gocce decretarono la fine dello spettacolo che diversamente si sarebbe protratto fino alle ore piccole. A quel punto, ma questo è il bello di Cabbia, procedemmo tutti insieme ad una pulizia a fondo del paese onde evitare che il vento e gli animali domestici, nella notte, spargessero i rifiuti dappertutto. Puntualmente alle 08.00 di domenica 15 luglio, il grazioso borgo montano fu svegliato dall’armonia festosa del suono a distesa delle campane che diffusero armonia in tutta la vallata; a seguire l’arrivo della banda “Alta Valle dell’Aterno”, che come da antica costumanza, in ricordo dei nostri Caduti, all’ingresso in Paese suona il Piave al cospetto del Monumento; poi gradita colazione in piazza per tutti con caffè, cappuccini, cornetti e thè. Più tardi la processione per le vie del paese con la statua della Santa, gli spari effettuati in un punto alto da cui potevano essere ammirati, poi il rientro in chiesa e la celebrazione eucaristica. Sono stati due bellissimi giorni all’insegna della condivisione, della fede, della voglia di fare in cui la grande famiglia Cabbiese ha dimostrato, ancora una volta se ce ne fosse stato bisogno, che le tradizioni sono importanti e vanno mantenute poiché in esse sono insite i nostri modi di essere e di fare che ci rendono gente altruista e generosa. Auguriamoci che altri giovani seguano l’esempio dei loro coetanei e continuino il cammino nel sentiero di rispetto, amicizia e solidarietà ove ognuno di noi ritrova se stesso ed il montano borgo vive anche nei pensieri dei suoi figli lontani. Insomma una presenza positiva, qualificata e propositiva quella giovanile, una musica che vorremmo sempre sentire poiché mette in pace con se stessi… con il Paese…con il mondo! Un grazie di cuore a quanti, a vario titolo, hanno collaborato alla buona riuscita della festa,in particolare a Paolo Durantini ed Ennio Feliciani, cuochi ufficiali in tutte le circostanze in cui è richiesta la loro opera, che fin dal primo mattino si sono cimentati ai fornelli.
Nando Giammarini
Lascia un commento