“La montagna ha partorito un topolino”. Così apre una nota dei gruppi di minoranza al Consiglio comunale dell’Aquila (L’Aquila Città Aperta, Udc, Prospettiva 2022) denunciando che “delle tante, eclatanti proposte che l’onorevole Giovanni Lolli e il Sindaco Massimo Cialente volevano a tutti i costi nel disegno di legge sulla ricostruzione post terremoto dell’Aquila, alla fine non ci sarà quasi nulla. Ultima puntata di un percorso fantasma, iniziato mesi fa con una proposta di legge di iniziativa popolare, che fu consegnata al Presidente della Camera, Gianfranco Fini, e che non era corredata delle firme sufficienti per poter essere discussa, e che si conclude oggi con l’ennesimo nulla di fatto“.
Stamattina, in una conferenza stampa alla presenza dei consiglieri comunali Giorgio De Matteis (L’Aquila Città aperta), Piero Di Piero e Raffaele Daniele (Udc), Luigi D’Eramo (Prospettiva 2022) e Daniele Ferella (Tutti per L’Aquila), la gran parte dei gruppi di minoranza in Consiglio hanno sottolineato questi aspetti sulla scorta di quanto riportato nei verbali delle Commissioni della Camera competenti ad esaminare la proposta di legge post sisma. Di fatto, peraltro, quest’ultima è una mega ordinanza. Infatti, le norme che dovevano sancire il passo decisivo verso la ricostruzione sono contenute in un maxi emendamento del Governo alla legge di conversione sulla crescita e sono corredate da alcuni subemendamenti. Diversi di questi non sono stati accolti.
Ciò che preoccupa, è l’aspetto complessivo della legge che oggi approda alla Camera. Il Comune dell’Aquila non riesce a chiudere il proprio bilancio, mancando all’appello 30 milioni di euro. La richiesta al Governo di stanziare questi fondi ha avuto, come risposta, una dichiarazione di impegno e nulla più. Niente di formale, nessun inserimento nelle norme in questione. E’ stato invece inserito un emendamento sugli accordi di programma per accelerare la ricostruzione; lo stesso Ministro Barca, nel corso della seduta della Commissione della Camera in cui si è discusso questo aspetto, ha fatto presente che tale norma rasenta l’incostituzionalità, trattandosi di materia di competenza della Regione e non dello Stato. Per il personale, l’unico emendamento che ha avuto il via libera in commissione consentirà di inserire nell’organico del Comune la metà delle unità che hanno finora lavorato per questioni attinenti il sisma, con gravi ripercussioni sull’intero apparato della Municipalità. La ‘perla’, se vogliamo, è rappresentata dal ritorno alla figura del contributo – e non più di indennizzo – dei fondi assegnati ai cittadini per la ricostruzione. Il che vuol dire dover esperire delle procedure similari alle gare d’appalto pubbliche, che allungheranno all’inverosimile i tempi della ricostruzione stessa.
Da questi pochi esempi (gran parte delle altre proposte che saranno esaminate dall’Aula della Camera è dello stesso tenore), si comprende come dalla legge sulla ricostruzione Cialente e Lolli o non hanno ottenuto, o hanno ottenuto qualcosa che rischia di infrangersi contro la Costituzione, oppure ancora sono stati dei meri spettatori di provvedimenti che creeranno solo problemi agli Aquilani. Lo scenario che si apre è uno solo: L’Aquila resterà commissariata. Si passerà dal commissariamento di una sola persona – che terminerà tra breve – a quello dello Stato.
“Ed è singolare, oltre che preoccupante, l’atteggiamento del Sindaco Cialente che, al di là di qualche conferenza stampa di facciata, stavolta si fa sentire ben poco e non propaganda manifestazioni di protesta o altre azioni eclatanti di fronte a un pacchetto legislativo che favorisce ben poco la ricostruzione dell’Aquila”, conclude la nota.
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