Ilva: continua la mobilitazione, sciopero di quattro ore in tutto il gruppo

Continua la mobilitazione all’Ilva di Taranto: oggi sciopera l’area a caldo; domani 24 ore di stop e manifestazione. ”Fim, Fiom, Uilm nazionali – si legge nel comunicato unitario – ritengono necessario ricercare tutte le soluzioni utili al mantenimento dell’attività industriale, salvaguardando sia l’ambiente che la salute, e in ragione di ciò chiedono che Ilva espliciti […]

Continua la mobilitazione all’Ilva di Taranto: oggi sciopera l’area a caldo; domani 24 ore di stop e manifestazione.
”Fim, Fiom, Uilm nazionali – si legge nel comunicato unitario – ritengono necessario ricercare tutte le soluzioni utili al mantenimento dell’attività industriale, salvaguardando sia l’ambiente che la salute, e in ragione di ciò chiedono che Ilva espliciti impegni, investimenti ed azioni che vadano in tale direzione. Fim, Fiom e Uilm ritengono che il recente protocollo di intesa, in cui si stanziano 330 milioni di euro per la bonifica e riqualificazione dell’area, sia un primo passo importante verso un miglioramento delle condizioni ambientali nell’area tarantina e che esso possa essere un passaggio importante per la ripresa delle attività, convinti che si possa far coesistere un’attività industriale con il rispetto dell’ambiente e della sicurezza dei lavoratori e dei cittadini”.
Per Fim, Fiom, Uilm, è ”inaccettabile socialmente ed insostenibile per l’intero sistema industriale la prospettiva di una chiusura dello stabilimento di Taranto, con la perdita di 50.000 posti di lavoro tra diretti e indiretti: non possiamo accettare che oggi i lavoratori dell’Ilva paghino responsabilità storiche non loro e che continuino ad essere sottoposti ad un ricatto inaccettabile tra lavoro e salute”.
Stasera una fiaccolata. In mattinata il ministro Clini riferisce alla Camera.

In un articolo di Lidia Giannotti si legge che ‘L’inerzia dei vari governi e in generale delle istituzioni è stata di proporzioni quasi inverosimili. Persino alcune vicende normative lo testimoniano; in qualche caso si è addirittura lasciato che le leggi peggiorassero – per i controlli speciali sul benzo(a)pirene nelle città di oltre 150.000 abitanti, ad esempio, azzerati dall’art. 9 del d.lgs. 155/2010 – ignorando l’allarme e le proteste dei pediatri e dei chimici.

Di volta in volta, si è lasciato che i cittadini si difendessero come meglio potevano, in solitudine.

Si è fatto in modo che i molti processi penali per inquinamento (a partire dal 1982) e le sentenze di condanna (a carico dell’Italsider prima e poi della società della famiglia Riva) non destassero clamore, infischiandosene del perpetrarsi dell’inquinamento, di nuovi reati e dell’evidenza di effetti sempre più devastanti per la popolazione.

Oggi che c’è più attenzione, si prova a far passare l’idea – folle – che la malattia dipenda dalla fotografia che ne è stata fatta e dal chirurgo (le associazioni che si sono adoperate in questi anni e i magistrati, intervenuti a tutela della legalità e della salute di tutti).

Ma alcune dichiarazioni e reazioni, che evitano accuratamente di parlare della città e delle vittime – quasi come al cospetto di una fanciulla offerta in sacrificio e riemersa all’improvviso dal mare – sono di ottusa e grottesca cecità.

Come proprio molti politici amano ripetere, sono dichiarazioni che offendono una seconda volta i morti e gli ammalati, i sempre più bambini con tumori infantili (il picco aumenterà a lungo e si fermerà solo dopo il 2020), le donne la cui vita ha significato passare da un capezzale all’altro, gli operatori economici le cui attività sono state spazzate via, i cervelli in fuga da un territorio il cui destino è sempre stato deciso altrove. Sono dichiarazioni che rispecchiano un’irresponsabilità dimostrata per anni e che non prospettano niente di buono per nessuno.

Sarebbe meglio, piuttosto, portare rispetto a chi ha sofferto e mettersi a lavorare sul serio, per il presente e il futuro di questi duecento mila cittadini.

Così facendo, si eviterebbe di prendere in giro anche il resto degli italiani, minacciato quasi ovunque ormai da rischi ambientali e sanitari atroci e spesso evitabilissimi, a condizione di adottare comportamenti sani e innanzitutto leciti – si ricorda che chi non esprime solidarietà alle vittime a volte solidarizza con chi è accusato di aver addomesticato i controllori – e di effettuare investimenti in tecnologie moderne che salvaguardino la persona. Tutto questo può avvenire solo in un contesto di politiche serie, trasparenti e lungimiranti”.

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