Inizia stasera, presentata da Dario Argento, su Rai Movie, la serie “100 Pallottole d’Argento“,rassegna di horror, fantasy e thriller, in onda, ogni martedì e giovedì alle 23.15.
Ma i brividi veri ci vengono stamani nel leggere le dichiarazioni di Monti che si sente frustrato per la nuova instabilità dello spread e non esclude, per l’Italia e in futuro, di ricorrere al “salva-stati”.
Ieri da Helsinki, dove è andato per convincere i recalcitranti finlandesi ad entrare in gioco, Mario Monti si è detto certo che se lo spread restasse alto a lungo, in Italia rischieremmo di avere un governo euro-scettico spiegando che: “L’elevato livello dello spread non porta necessariamente a buone politiche e alle riforme economiche, ma all’esatto opposto. Perché – ha aggiunto il presidente del Consiglio – posso assicurare che se lo spread dovesse rimanere a questo livello per qualche tempo si vedrà al potere in Italia un governo non europeista, non orientato all’euro e non favorevole alla disciplina di bilancio”.
Poi si è ricordato dello scopo del suo viaggio ed ha corretto, all’indirizzo dei freddi e ricchi finlandesi, che più munizioni si daranno allo scudo anti-spread, meno probabilità ci saranno di doverlo usare.
E’ andato nella ‘rigorista’ Finlandia per illustrare le riforme fatte e i sacrifici sostenuti per mettere ordine nei conti pubblici. Ma anche per perorare la causa di un efficace meccanismo anti-spread per i Paesi virtuosi.
Ma ha dovuto per forza riconoscere che il risultato è incoraggiante, ma non risolutivo.
Il premier Jyrki Katainen – al suo fianco nella conferenza stampa congiunta al termine della bilaterale – ha ribadito che i governi in difficoltà devono proseguire negli sforzi di risanamento, ma riconosciuto anche che serve una “soluzione europea” per dare più tempo a quei governi che, come l’Italia, non sono premiati dai mercati.
Ciò non significa che Helsinki sia pronta a sostenere massicci acquisti di titoli da parte del Fondo salva-stati, anche se previsto nello statuto dell’Esm votato dalla stessa Finlandia.
Ed i nostri brividi aumentano dopo che la Banca Centrale Tedesca ha opposto un ennesimo no al fondo salva stati e la dose è stata rincarata dal ministro della economia Philipp Roesler, leader dei liberali, alleati sempre più euroscettici del cancelliere Angela Merkel.
Molto chiare le parole del numero uno della Bundesbank, Jens Weidmann, il quale ha detto che malgrado la Bce sia “vista come la sola istituzione capace di fare qualcosa”, è sbagliato strumentalizzare il suo ruolo e chiederle di caricarsi sulle spalle i problemi dei governi. “I politici sopravvalutano le sue capacità e si aspettano troppo”, ha dichiarato alla rivista interna della Bundesbank.
Affermazioni, scrive il Sole 24 Ore, fatte a fine giugno e pubblicate la settimana scorsa, ma tradotte in inglese e pubblicizzate su internet solo ieri, con tempistica non casuale.
Weidmann – ex consigliere economico di Merkel – ha ricordato a quali patti la Germania accettò di abbandonare il marco in favore dell’euro: la Bce si sarebbe occupata di tenere lontano lo spettro dell’inflazione, mentre “ogni Stato membro sarebbe rimasto responsabile della propria politica di bilancio”. Una ripartizione di ruoli che non dovrebbe cambiare nemmeno di fronte alla crisi dei debiti sovrani: la Bce deve “rispettare e non oltrepassare il proprio mandato”, ha insistito.
Una settimana fa, Draghi aveva invece argomentato che contrastare livelli anomali di spread rientra nei compiti dell’Eurotower, non perché sia suo dovere aiutare i governi, ma perché tali turbolenze alterano il funzionamento delle politiche monetarie che servono a mantenere la stabilità dei prezzi.
Per questo, gran parte degli analisti si attende che oggi a Francoforte, nella riunione della Banca Centrale, i 23 membri del Consiglio direttivo della Bce decidano di riattivare gli acquisti di bond, che già l’estate scorsa avevano calmato la speculazione contro l’Italia.
Si può decidere a maggioranza, aggirando un eventuale no tedesco, ma Weidmann ha fatto capire che comunque si farà sentire.
“Siamo la più grande e più importante banca centrale nell’Eurosystem (il network di banche centrali dell’eurozona) e abbiamo una voce in capitolo maggiore di molti altri”, ha ringhiato.
Qualche forma di intervento anti-spread era stata implicitamente benedetta da Merkel venerdì scorso, quando dichiarò insieme al Presidente francese Francois Hollande di essere anche lei pronta a “fare di tutto” per la moneta unica.
Ma adesso la portata di questo “tutto” pare molto ridimensionata.
E per aggiungere brividi alla tensione, leggiamo anche che i 150 miliardi di euro che i fondi hanno a disposizione potrebbero non essere sufficienti, dato che quest’anno Spagna e Italia dovrebbero piazzare circa 300 miliardi di euro in titoli di Stato.
Circola quindi l’idea di concedere una licenza bancaria al ESM, attraverso la quale potrebbe attingere alle risorse pressoché illimitate della Bce. Ma su questo punto è arrivato, secco e definitivo, lo stop di Roesler.
Si dice che in queste ore Draghi si sia incontrato in privato con Jens Weidmann, un incontro rigorosamente a due, voluto dal primo alla ricerca di una armonizzazione fra posizioni molto distanti.
Come chiosa sul Sole 24 Ore Gerardo Pelosi, questo incontro non è certamente un fatto nuovo, in quanto, i rapporti personali, per dichiarazione esplicita di entrambi, sono buoni e i contatti frequenti.
In vista delle riunioni di Consiglio, fanno parte della routine di consultazioni e scambi di vedute che Draghi compie non solo con il presidente della Buba, ma con altri governatori, certamente con tutti quelli delle principali banche centrali nazionali.
Spesso al telefono, a volte di persona, il che, nel caso di Weidmann, che lavora a una distanza di un quarto d’ora dall’Eurotower, è più semplice che con altri.
Tuttavia in questo caso, secondo diverse fonti monetarie, il presidente della Bundesbank sarebbe stato colto di sorpresa dall’intervento di Draghi a Londra.
E dato che il capo della Bce aveva fatto riferimento alla necessità di correggere il cattivo funzionamento della trasmissione della politica monetaria, frase in codice che negli ultimi due anni ha giustificato gli acquisti di titoli di Stato da parte dell’Eurotower, la Bundesbank ha tenuto a ribadire la sua contrarietà a questa misura.
I paletti fissati dalla Banca centrale tedesca, che spesso in consiglio trova il sostegno di Olanda, Finlandia e Lussemburgo, sono un limite per Draghi, ma il presidente della Bce, per nostra fortuna, non ha abdicato alla sua leadership quando ha ritenuto giusto superarli, avendo con sé una larga maggioranza del Consiglio.
Partono però i primi siluri contro di lui e non può essere un caso che proprio nell’imminenza di un Consiglio così importante, un’associazione di Bruxelles abbia presentato al Mediatore europeo, che vigila sull’integrità delle istituzioni comunitarie, una denuncia contro la partecipazione di Draghi al Group of Thirty, descritta come una lobby bancaria e quindi in conflitto di interessi con la presidenza della Bce.
Per nostra fortuna ieri, dopo una partenza disastrosa, a Piazza Affari, il listino, nervoso per gran parte della seduta e protagonista di una serie d’inversioni di rotta, ha chiuso con un più 0,27% a 13.928 punti (Ftse Mib) e lo spread è tornato sotto 460.
Ma, come capita nei “thriller” migliori, questa potrebbe essere la quiete che anticipa la tempesta.
I grandi classici del brivido sono quelli che resistono negli anni e continuano a mietere vittime – per un paio d’ore su una poltrona – da generazioni.
Molte mani emergono dalla terra. Escono dalla tomba per mangiare carne umana. Ma ora, più dei “morti viventi di Romero” i brividi ci vengono da questa continua incertezza di andamenti e di dati.
La paleontologa Kate parte con una spedizione norvegese in Antartide per indagare su una nave spaziale intrappolata nei ghiacci e si troverà di fronte a qualcosa che non ha nome… Prequel di “La cosa” di Jhon Carpenter ambientato nella stessa base norvegese che viene distrutta all’inizio del primo film, “La Cosa (The Thing) di Matthijs van Heijningen Jr., uscito a giugno e horror in assoluto di questa estate, potrebbe davvero divenire profetico, con un universo al disastro in balia di “una cosa” che ha creato (la bolla economica liberista) e che non è più in grado di gestire.
Stasera a Bologna, a cura della locale Cineteca, proiezione del film “Il Cosmonauta”, dove Susanna Nicchiarelli, al suo primo lungometraggio, descrive un percorso di crescita con autenticità e leggerezza, disegnando senza retorica o nostalgia passatista, il ritratto di un’Italia d’altri tempi, quando le ideologie c’erano ed erano ben consolidate e i giovani e i meno giovani, pur non avendo più certezze di oggi, almeno conservano la speranza.
In quel film, che ho molto amato, le delusioni di Luciana, la protagonista, che cresce e deve imparare ad accettare non soltanto la propria fragilità, ma soprattutto le debolezze e le mancanze di chi la circonda, dimostrano fino a che punto, in un modo o nell’altro, bisogna imparare a fare i conti con la sconfitta per poter davvero cominciare a crescere; mi paiono ora, di ora in ora, sempre più ammonimenti esemplari.
Carlo Di Stanislao
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