Ha un diavolo per capello (e non trapiantato) Antonio Conte, dopo il rifiuto del patteggiamento a tre mesi e 200.000 Euro, da parte della Disciplinare riunita all’ex Ostello della gioventù del Foro Italico, a Roma, per il terzo processo sportivo, cominciato ieri mattina , con la motivazione che offerta “non è congrua”.
E sono infuriati sia l’interessato che i suoi legali, dopo che la stessa Disciplinare ha accolto la richiesta di patteggiamento di Filippo Carobbio, principale accusatore dell’allenatore della Juventus, con una condanna di quattro mesi ed accolte sono state anche le richieste di Da Costa (3 mesi e 30.000 euro), Larrondo (3 mesi e 20 giorni di qualifica e 3 mila euro), Sala (2 anni), Faggiano (4 mesi), Gervasoni (4 mesi) e Stellini (2 anni e 50 mila euro).
Tutto da rifare invece, oltre che per l’allenatore juventino, anche per Angelo Alessio, suo vice prima al Siena poi alla Juve, come pure per Passoni, Paoloni, Savorani, D’Urbano e il club Siena calcio.
Naturalmente Conte e i suoi legali hanno subito contrattaccato, come va fatto in una partita difficile e che va giocata bene, con richiesta di stralcio della sua posizione e ricusazione dei giudici.
La Disciplinare ha però dichiarato inammissibile l’istanza, anche perché la dichiarazione del pm Palazzi, non permetteva diversi punti di vista:”Questo procedimento è differente dal procedimento penale, quindi non si possono ritenere applicabili in modo automatico alcuni principi giurisprudenziali. Non sussiste nessun motivo di inopportunità perché con il patteggiamento non c’è nessuna valutazione nel merito, nessun pregiudizio in riferimento né incompatibilità nel giudicare”.
Secondo la consuetudine della giustizia sportiva, per il doppio caso di omessa denuncia Conte avrebbe dovuto andare incontro a una squalifica complessiva di 7 mesi, poi ridotti a 3, con la sanzione di 200 mila euro per mezzo dell’accordo (non vincolante per la Disciplinare) tra Palazzi e i legali del tecnico bianconero.
Ma, adesso, Conti si trova decisamente nei guai, perché, se fino a ieri era ragionevolmente convinto di tornare a guidare la squadra nei primi giorni di novembre, ora si trova costretto a rivedere i suoi piani.
Anche perché, per quanto trionfatore del campionato, difficilmente la Juve accetterà di lasciare la panchina scoperta per un tempo molto più lungo del previsto e, pertanto, sarà costretta a valutare attentamente i modi e i tempi del suo agire, sia fuori che dentro le aule del tribunale sportivo.
Nella serata, con una nota sul sito ufficiale, la rabbia della Juventus è stata comunicata senza troppi filtri: “La Juventus è oggi in silenzio stampa. Domani in mattinata verrà valutata la situazione, a fronte dei fatti odierni, che sono da considerarsi, qualunque sia l’esito di questa vicenda, un atto gravissimo nei confronti dell’onorabilità di tutti i soggetti coinvolti: professionisti, manager, tesserati e società. Ulteriori comunicazioni saranno fornite nella giornata di domani”.
Molti tifosi juventini ora protestano all’indirizzo di Conti e ne chiedono la testa ed il club è davvero su tutte le furie.
E a me viene in mente “Knockout – resa dei conti”, film in cui, invece che premere a tavoletta sul pedale dell’accelerazione, Soderbergh opta per un approccio all’action a metà tra l’indipendente e lo sperimental-patinato, dove i tempi sono dilatatissimi, le situazioni sospese, gli scontri fisici rappresentati con dinamiche quasi naturaliste, prive di filtri registici e (proprio per questo) più artificiosi di molti altri.
Anche in tutta questa melmosa vicenda c’è molta dilatata finzione, sospensione di cose non dette e scarsa chiarezza da tutte le parti.
Per ricostruire l’intricata vicenda, Conte è stato deferito il 26 luglio scorso, per doppia omessa denuncia dalla procura federale della Figc nell’ambito del filone d’inchiesta di Cremona sul calcioscommesse.
I fatti si riferiscono a quando l’attuale tecnico della Juventus era allenatore del Siena.
Nel mirino sono finite due partite: Novara-Siena e Albinoleffe-Siena del campionato di serie B 2010-2011.
E già nell’immediatezza della denuncia Antonio De Renzis, legale di Conte, non escluse un patteggiamento, dichiarando al TGco: “Un avvocato previdente non esclude niente a priori perché deve valutare le situazioni. Abbiamo definito il primo step ridimensionando l’ipotesi accusatoria, poi valuteremo come muoverci”.
Intanto, dopo il rigetto della Commissione Disciplinare, Palazzi ha riformulato alcune delle istanze di patteggiamento.
In particolare, ha espresso parere favorevole al patteggiamento del Siena con 6 punti 20mila euro di ammenda (più 80mila euro di ammenda in merito agli atti di Bari).
Pugno duro, invece, per chi non ha cercato la strada dell’accordo. A partire dal Grosseto, unico club a cui veniva contestata la responsabilità diretta nel procedimento odierno: retrocessione in Lega Pro e penalizzazione di 3 punti da scontare nel prossimo campionato: è questa la richiesta del Procuratore federale per il club toscano. In subordine, Palazzi, in base all’articolo 18 lettera i, chiede l’esclusione dalla Serie B e l’assegnazione al campionato inferiore. Per il presidente della società, Piero Camilli, accusato della combine di Ancona-Grosseto del 30 aprile 2010, è stata chiesta invece l’inibizione di 5 anni più preclusione.
E la resa dei conti non è finita in questa che Repubblica definisce “la giornata nera dei big italiani del calcio”.
Il difensore dell’Inter Andrea Ranocchia è indagato dalla Procura di Bari per la partita del campionato di serie B della stagione 2008-2009 tra i biancorossi, tra le cui fila militava quell’anno, e la Salernitana, giocata sul terreno dei campani. Secondo i pentiti Andrea Masiello e Vittorio Micolucci, suoi compagni di difesa all’epoca, la gara sarebbe stata pilotata. Il pm Ciro Angelillis e i carabinieri avrebbero già notificato al difensore, promessa del calcio italiano, un avviso a comparire. Nei prossimi giorni quindi potrebbe essere ascoltato dagli inquirenti baresi per difendersi dalle accuse. In quella occasione Ranocchia segnò anche un gol. La partita finì 3 a 2 per la Salernitana.
Ma il vero dramma è che ormai di pulito nel calcio resta poco o niente. Come scriveva su Repubblica mesi fa Fabrizio Bocca, il calcio ha perso la sua verginità da troppi anni per non capire che tutto quanto sta accadendo non è incredibile o eccezionale o straordinario, ma anzi è possibilissimo, vero, concreto.
La realtà di un calcio marcio e avvelenato, colluso addirittura con la criminalità comune e straniera (zingari prima e ungheresi poi), è molto più vasta di quanto si potesse pensare.
Insomma non è più il tempo di stupirsi o scandalizzarsi: questa è un’operazione ipocrita fin troppo scontata, ripetuta e soprattutto inutile.
In tutti questi anni mentre il pubblico e i media si stupivano e scandalizzavano c’erano calciatori e delinquenti che aggiustavano partite sotto il loro naso e mettevano magari 40.000 euro tra gli asciugamani per regolare i conti delle varie combine (è successo anche questo).
I pareggi o le sconfitte di comodo, su cui si è lucrato o meno, sono state infinite. Se ne è parlato perfino nelle riunioni di spogliatoio, in maniera quasi pubblica.
E dalla serie A alla serie C. Non c’è un livello uno, un livello due o un livello tre, ma un’unica e indistinta melassa di malcostume, collusione e criminalità. Anche discretamente accettata.
Insomma un business illegale diffuso sotto la finta crosta sentimentale del calcio italiano.
Cosa è stato fatto per evitarlo? Chi è stato chiamato per risolvere il problema? Quali strutture, quali uffici hanno studiato qualcosa?
Questo è il vero problema. Si è atteso che la melma salisse ormai a livello del labbro e, probabilmente, ora siamo fuori tempo massimo.
Carlo Di Stanislao
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