“Le macchine stanno guadagnando terreno su di noi; giorno dopo giorno diventiamo sempre più servili nei loro confronti”(Samuel Butler, 1863). “Touchdown! Siamo di nuovo su Marte” – conferma entusiasta Allen Chen dal quartier generale della Nasa-JPL, nell’ovazione generale degli scienziati, tra urla, applausi, benedizioni e scariche liberatorie di adrenalina accumulata da sette anni. È il trionfo di Curiosity e della missilistica americana. Perché la nostra curiosità, giustamente premiata, non ha limiti nel segno dello spirito di Star Trek “per andare arditamente là dove nessun uomo è mai giunto prima”. Nel giorno in cui si commemora il sessantasettesimo anniversario del bombardamento nucleare della città giapponese di Hiroshima (6 agosto 1945), dopo otto mesi e mezzo di volo interplanetario, il super rover nucleare Curiosity (Mars Science Laboratory, www.nasa.gov) della Nasa-JPL, un Suv computerizzato di una tonnellata, armato di una pletora di videocamere 3D Full Hd e di esperimenti scientifici, dopo aver percorso 352 milioni di miglia nel gelido spazio siderale, ha attraversato indenne l’atmosfera del pianeta rosso “ammartando” dolcemente all’interno del cratere Gale dove oggi la temperatura è di meno 133 gradi Celsius. Il cuore di Curiosity batte di fuoco nucleare grazie al plutonio in grado di erogare per anni energia e calore al rover. Gli ecologisti, gli ambientalisti e i democratici europei prendano atto delle decisioni assunte dal presidente Obama e si mettano il cuore in pace perché il plutonio continuerà ad alimentare le missioni spaziali automatiche della Nasa anche nel prossimo futuro. Né i pannelli solari né le pale a vento avrebbero potuto assicurare la sopravvivenza di Curiosity. Grazie alla libertà della ricerca e dell’impresa scientifica e tecnologica “made in Usa” (ce la sogniamo in Italia) frutto della collaborazione mondiale degli scienziati e degli ingegneri spaziali, ci attendono settimane, mesi ed anni di affascinanti scoperte. È il “Sol 1” per Curiosity secondo il computo del tempo marziano. La sonda nucleare Curiosity è atterrata su Marte alle ore 22:32 del 5 agosto (tempo della West Coast americana), all’una e 32 minuti (sulla East Coast) del 6 agosto 2012, ai piedi della montagna centrale che svetta sul cratere Gale fino alla quota di 5 chilometri. Alle tre del pomeriggio su Marte si consuma l’ennesima “invasione” dei terrestri. Ma non è facile raggiungere il pianeta rosso. Più della metà delle sonde e dei rover spediti dalla Terra su Marte hanno fatto una brutta fine, bruciando nell’atmosfera, finendo fuori rotta, impattando al suolo. Delle 39 missioni finora spedite soltanto 15 hanno avuto successo e 24 sono miseramente fallite. Alcune si sono letteralmente perse nello spazio cosmico. Ne sanno qualcosa i Russi. Curiosity, la più complessa impresa scientifica pubblica degli ultimi sette anni, ce l’ha fatta (http://www.jpl.nasa.gov/). Dopo “sette minuti di autentico terrore”(le ultime 390 miglia percorse prima dell’atterraggio) vissuti al cardiopalma dai tecnici della Nasa-JPL nelle fasi finali dell’ingresso orbitale e della discesa automatica, il Mars Science Laboratory ha lanciato l’OK dalla superficie marziana del cratere Gale scavato da un asteoride tre miliardi di anni fa. Le prime foto indicano il pieno successo della missione e l’inizio di un’avventura meravigliosa che consentirà di esplorare il Gale Crater (155 Km di diametro) in lungo, in largo, in profondità e in quota, alla scoperta della vita e dei preziosi minerali marziani, un giorno utili alla razza umana per la conquista del pianeta rosso e degli altri mondi. Il chip con centinaia di migliaia di nomi, contenuto in Curiosity, garantirà l’immortalità a quei terrestri che hanno creduto alla missione costata 2,5 miliardi di dollari. Un trionfo tecnologico e finanziario americano che non ha precedenti nella storia dell’esplorazione spaziale. Pensate, tutto ebbe inizio nel 1942 a Chicago grazie al fisico italiano Enrico Fermi, premio Nobel, l’inventore del primo reattore a fissione nucleare “Pile-1”, la prima centrale elettronucleare della Storia, concepito per erogare energia di pace sulla Terra e nello spazio. Il settantesimo anniversario del 2 dicembre 1942 si avvicina e non può che essere celebrato nel modo migliore, facendo capire alle persone le ragioni del fuoco nucleare di pace: la salvezza della razza umana sulla Terra e un giorno, entro e non oltre il prossimo secolo, sugli altri mondi.
La complessa procedura di “ammartaggio” del rover nucleare Curiosity è stata inventata appositamente per garantire la massima precisione possibile nella scelta del sito. La telemetria e i parametri orbitali, tenuti sono attenta osservazione dai tecnici del Jet Propulsion Laboratory della Nasa, indicavano da giorni la corretta corsa finale della sonda per il tuffo nell’atmosfera marziana lontana 154 milioni di miglia dalla Terra. Poi, 13.8 minuti dopo l’ultimo segnale lanciato nello spazio dal Mars Science Laboratory (tanto impiega la luce a coprire l’odierna distanza Terra-Marte) il rover confermava, attraverso l’orbiter americano Odyssey, l’avvenuto “touchdown”. La gioia degli scienziati è salita alle stelle. Un’impresa incredibile fino a poche ore prima, perché centrare il cratere Gale era come fare canestro sulla Terra lanciando una palla da centinaia di chilometri di distanza dal campo di giuoco! Il 6 agosto 2012 è davvero un gran giorno non soltanto per l’America e il popolo Usa, ma anche per il mondo intero desideroso di vincere la sfida della globalizzazione e della più grande crisi economica dal secondo dopoguerra. Per la collaborazione internazionale di scienziati, è l’ennesimo successo. Il rover Curiosity è stato costruito negli Usa. La medaglia d’oro è più che meritata. I complimenti del presidente Barack Hussein Obama la confermano. Ma non possiamo dimenticare gli scienziati e i tecnici delle altre nazioni partecipanti. Le prime immagini in bianco e nero trasmesse dalle Hazard Avoidance Cameras (Hazcams) di Curiosity, due ore dopo l’atterraggio, sono un messaggio chiaro e potente alle nazioni della Terra. L’elaborazione successiva ce le renderanno nei loro colori naturali marziani grazie al lavoro di tutti. La Google Mars Map sta già facendo il “miracolo” di trasmetterle sugli Ipad e i tablet del nostro mondo. All’orizzonte, verso nord-ovest, si osserva l’estrema falesia del cratere Gale. I ciottoli gelati di ghiaia ricoprono l’intera superficie del campo inquadrato. Scienziati come John Grotzinger, project manager del Mars Science Laboratory al California Institute of Technology di Pasadena (Usa) si chiedono giustamente da dove provenga tutta quella ghiaia. Ma questa è solo una delle tantissime questioni aperte che Curiosity dovrà investigare direttamente, subito prima della conquista umana, pubblica e privata, del pianeta rosso. Siamo appena agli inizi. Le altre videocamere del rover possono fornire immagini a colori ad altissima risoluzione. La sonda nucleare Curiosity è atterrata su Marte alle ore 22:32 del 5 agosto (tempo della West Coast americana), all’una e 32 minuti (sulla East Coast) del 6 agosto 2012, ai piedi della montagna centrale che svetta sul cratere Gale fino alla quota di 5 chilometri. Nei primi due anni della sua missione primaria Curiosity esplorerà la regione accertando, o meno, se le condizioni teoriche adatte alla vita microbica, inclusa la presenza degli elementi chimici primari, furono e/o sono disponibili su queste lontane terre. La missione è pubblica, sotto la diretta responsabilità del JPL per il Science Mission Directorate della Nasa in Washington. Il rover è stato ideato, progettato, sviluppato e costruito al JPL del Caltech. La specialità del cratere Gale è di aver conservate intatte le caratteristiche geologiche e le condizioni ambientali primitive di Marte. Qualunque cosa contenga è lì da tre miliardi di anni. Una sorta di congelatore naturale marziano pieno di tesori conservati, almeno fino all’arrivo dell’uomo con Curiosity, pronti per l’osservazione diretta. Per capire l’evoluzione del pianeta rosso e i possibili cambiamenti climatici ambientali, indotti o meno dall’uomo, non c’era sito migliore, tra i 50 preliminari, per l’atterraggio di Curiosity. Chiaramente i filosofi della scienza e i teologi potranno sbizzarrirsi nell’analisi della missione Nasa, facendo le pulci all’attività di Curiosity e degli scienziati nell’interpretazione dei dati raccolti. L’inquinamento prodotto dall’uomo su Marte è evidente. Abbiamo speditò lassù un bel cumulo di rifiuti hi-tech da quando spediamo rover sul pianeta rosso. Chissà, qualche batterio terrestre potrebbe essere sopravvissuto al volo interplanetario, inquinando così un ambiente alieno che si considera sterile per un sacco di ragionevoli motivi, non ultimi i micidiali raggi ultravioletti che colpiscono la superfiche di Marte. Il celebre astrofisico italiano Vincenzo Cerulli, scopritore dall’Osservatorio Astronomico di Teramo (Collurania) dell’Ipotesi Ottica delle Macchie di Marte che avrebbe dovuto porre fine all’eterna querelle sui canali marziani alieni vagheggiata dai suoi illustri colleghi del XIX-XX Secolo, Ipotesi totalmente ignorata dalle ultime pubblicazioni scientifiche (e didattiche) sul pianeta rosso, avrebbe di che ribattere inforcando le ottiche del famoso telescopio Cooke. Dopo decenni di studi dedicati alla geologia e all’idrologia di Marte, i planetologi vogliono cercare prove del fatto che in passato il pianeta rosso avesse condizioni adatte alla vita. Il rover Curiosity esplorerà il cratere Gale alla ricerca di composti organici per risolvere il dibattito decennale sul fatto che questi elementi possano o meno sopravvivere sulla superficie marziana. Il rover ha già stabilito numerosi primati: è stata la più grande sonda a entrare in un’atmosfera planetaria nel Sistema Solare; è stata la prima a usare una “gru volante” simile a un elicottero per far planare un carico; è il più sofisticato Laboratorio chimico automatizzato inviato dalla Terra su un altro pianeta. Centrare un’area su Marte larga 4×12 miglia, non è stato semplice. Nulla del genere era stato finora tentato. I sette minuti di discesa della sonda non potevano essere controllati direttamente dalla Terra, per cui ci si è serviti dell’orbiter Mars Odyssey della Nasa per far dialogare le due navicelle, acquisendo poi i dati inviati da quest’ultima a Terra ed acquisite grazie alle potenti antenne radio dislocate negli Usa e in Australia. Quel che resta della sonda che ha trasportato Curiosity attraverso lo spazio, è oggi disseminato nei dintorni del sito d’atterraggio. Al lancio, era più grande di quella che trasportava gli astronauti della missione Apollo. Per cui la modalità con cui il rover Curiosity è atterrato, è stata concettualmente rilevante. La sequenza finale è stata senza precedenti. Il rover si è separato dai suoi sistemi di propulsione interplanetaria e di alimentazione. La capsula ha espulso blocchi di tungsteno per spostare il suo centro di massa e disporsi su una traiettoria pilotabile. È entrata nell’alta atmosfera marziana alla velocità ipersonica di circa 6 Km al secondo. Lo scudo termico in 24 secondi ha assorbito l’enorme energia termica della decelerazione risultante (3.800 gradi Fahrenheit) per poi consentire alla sonda di volare orizzontalmente perdendo il 90 per cento della velocità iniziale, mentre i razzi di spinta laterali guidati dal computer la indirizzavano, a 10-15 G, verso il cratere Gale imprimendole tutte le correzioni di rotta necessarie. Alla quota di 10 Km la sonda ha aperto un grande paracadute lungo 50 metri e con un diametro di 21.5 metri. La frenata ha decellerato ulteriormente la navicella ipersonica. A queste velocità può accadere di tutto: le variabili atmosferiche marziane sono tante e la fisica di come si gonfia e/o oscilla un paracadute è molto difficile da prevedere. Una volta aperto, la sonda si è separata dallo scudo termico, attivando il sofisticato sistema radar altimetrico per la rilevazione del suolo. A duemila metri di quota la navicella viaggiava a 100 metri al secondo, prossima alla velocità finale, la più bassa possibile per penetrare nell’atmosfera di Marte, ma ancora troppo elevata per atterrare. Curiosity, allora, si è sganciato dalla sezione della sonda-paracadute, rimanendo legato a un modulo di discesa che ne controllava l’atterraggio grazie agli otto razzi direzionali (due per ogni angolo) alimentati da idrazina. Sedici secondi prima del touchdown, a circa 20 metri di altezza dalla superficie di Marte, il rover nucleare Curiosity, finora impacchettato, è stato calato con tre cavi grazie a una configurazione nota come “gru volante” (sky crane) per poi essere adagiato dolcemente sulla superficie, con le ruote larghe 40 centimetri e le sospensioni totalmente dispiegate, alla velocità di 75 centimetri al secondo, meno di tre Km all’ora. Ha atteso due secondi per confermare di trovarsi su un terreno solido, prima di attivare diverse cariche esplosive per tagliare i cavi e il “cordone ombelicale” (dati) con il modulo di servizio. Lo stadio per la discesa alimentata, è volato via per schiantarsi a circa 450 metri di distanza da Curiosity. Altra spazzatura terrestre su Marte! Entro i prossimi due mesi il Laboratorio a bordo avrà analizzato i primi campioni di suolo e di roccia. Entro i prossimi due anni Curiosity inizierà l’ascesa del Monte Sharp alla ricerca dei più piccoli segni di vita presente o passata e dei composti del carbonio, i mattoni fondamentali della vita così come la conosciamo sulla Terra. Ma prima che quest’affascinante avventura abbia inizio, gli ingegneri della Nasa dovranno testare molto attentamente, entro le prossime settimane, tutti i sistemi di Curiosity. La dotazione di strumenti è progettata per esaminare rocce, suolo ed atmosfera alla ricerca di indizi sul passato e sul presente degli ambienti abitabili. I sensori di Curiosity svolgono questo compito misurando la composizione chimica e mineralogica con diverse metodiche complementari. Le videocamere a colori registrano immagini in alta definizione dei paesaggi e della struttura di rocce e del suolo, alla ricerca di acqua. Una delle videocamere di bordo, montata sulla pancia del rover e puntata verso il basso, ha prodotto una ripresa delle fasi finali della discesa e dell’atterraggio su Marte. La stazione meteorologica misura le variabili ambientali elaborando rapporti giornalieri e realizzando la prima registrazione continua del meteo marziano che ogni giorno guiderà le operazioni del rover. Lo strumento “CheMin” proietta un fascio di raggi X attraverso le polveri fini per creare uno schema di diffrazione che consente di identificare minerali di ogni tipo. Gli spettroscopi montati sui lander precedenti erano più obsoleti perché consentivano di studiare solo minerali contenenti ferro. Lo spettrometro “APXS”(Alpha Particle X-ray Spectrometer) di Curiosity è in grado di determinare in situ la chimica di rocce e suolo. Il sensore di radiazioni monitora i raggi cosmici e la radiazione solare. Il braccio robotico, allungandosi fino a due metri, porta 30 Kg di attrezzature per effettuare perforazioni in profondità e polverizzare le rocce. Una serie di setacci speciali separa la polvere per gli strumenti del Laboratorio a bordo. Il potente laser “LIBS”, contenuto nella testa del rover, perfora le rocce e il suolo fino a sette metri di distanza, analizzandone la composizione chimica. Lo spettrometro per neutroni, sotto il rover, è concepito per andare alla ricerca di acqua nelle rocce e nei suoli marziani. La batteria nucleare è gelosamente custodita nel vano poppiero della sonda. A prua troviamo il Laboratorio con gli strumenti “SAM”(Sample Analysis at Mars) per effettuare analisi chimiche, cuocere la polvere in piccoli forni mediante combustione o solventi chimici per indurre il rilascio di gas. Che saranno poi analizzati dal gascromatografo/spettrometro di massa e dall’analizzatore di gas, alla ricerca di carbonio organico, come fecero i lander gemelli Viking della metà degli anni Settanta del XX Secolo, accendendo qualche speranza. Spetterà agli scienziati, non alla macchina, stabilire se eventuali composti organici scoperti da Curiosity siano di origine biologica o meno. “La Viking rimane finora l’unica missione governativa della Storia votata alla ricerca di vita extraterrestre che abbia avuto successo” – sostiene il professor Paul Davies nel suo libro “Uno strano silenzio – Siamo soli nell’Universo?”(Codice Edizioni, 2012). L’unica. Disinformazione scientifica permettendo. Perché “i media tendono a presentare tutte le esplorazioni marziane come parte della ricerca di forme di vita”. Oggi, dopo più di 30 anni, si cambia di nuovo registro e si fa sul serio come ai tempi delle Viking, a onore della Nasa? Come ci ricorda il prof. Davies, l’esperimento LR (Labelled Release), ossia “con rilascio di marcatori”, fu coronato da un grande successo presto dimenticato dai media. Lo “spettrometro di massa della Viking non trovò alcuna traccia di materiale organico, al contrario l’esperimento LR diede un risultato fortemente positivo”. Per rivelare l’assorbimento di carbonio nel laboratorio di bordo alle polveri marziane fu aggiunta una sostanza (brodo) per vedere se c’era qualcosa che innescasse un processo metabolico. Se, insomma, il brodo veniva consumato da microbi, ci sarebbe stata emissione di gas carbonici come l’anidride carbonica o il metano. Per osservare questi gas sulle Viking gli atomi di carbonio presenti nel brodo comprendevano, come marcatore (label) un isotopo radioattivo, il carbonio-14. Bene, sulle Viking “il brodo era stato divorato con avidità e l’anidride carbonica radioattiva spuntò proprio come sperato su entrambe le navicelle”, con la tecnologia degli Anni Sessanta. “Quando la mistura fu scaldata a 160 gradi Celsius la forte reazione cessò, come avrebbe fatto se fosse stata causata da microbi uccisi dalle alte temperature. A prima vista sembrava proprio che l’esperimento LR avesse scoperto la vita”. Non per la Nasa. “Dato che gli altri tre esperimenti della Viking avevano dato risultati inconcludenti, la reazione globale conclusiva – scrive Paul Davies – fu che su Marte non era stata rilevata alcuna forma di vita. Questa è ad oggi la posizione ufficiale, ed è dichiarata con chiarezza sulla placca di fronte alla replica di una navicella Viking all’Air and Space Museum di Washington DC”. I risultati positivi della prova LR furono attribuiti dalla maggior parte degli scienziati a terricci molto reattivi creati dal duro ambiente marziano “e soprattutto dagli effetti della radiazione ultravioletta”. Ma “il progettista dell’esperimento LR, Gilbert Levin, contesta le conclusioni della Nasa. Continua ad affermare che su Marte sia stata trovata la vita”. Il professor Levin è un collega di Paul Davies al Beyond Center presso l’Arizona State University. Curiosity farà luce su questo mistero? I sensori SAM campioneranno direttamente l’atmosfera di Marte. Il fallimento di Curiosity non è contemplato. È un onore e un privilegio questa nuova missione della Nasa che celebra, come in ogni impresa scientifica, il lavoro di squadra al servizio della Verità. Questi scienziati stanno facendo tutto quello che è umanamente possibile per la ricerca della Verità su Marte, razionalmente ma anche emotivamente, mettendo a frutto universalmente il lavoro di migliaia di colleghi di tutto il mondo, senza nascondere nulla. Curiosity rappresenta la Terra, non soltanto gli Usa. Il Mars Science Laboratory è stata la prima navicella terrestre a tentare un ingresso pilotato nell’atmosfera di un altro mondo. Gli air-bag non avrebbero permesso di centrare l’obiettivo. La conferma del touchdown è stata altrettanto rigorosa. Il rover possiede un’unità di misura inerziale, un giroscopio e un accelerometro: è stata la combinazione dei tre segnali positivi indipendenti a convincere gli scienziati. Perché andare su Marte? Gli orbiter hanno realizzato mappe globali delle caratteristiche geografiche e della composizione del pianeta. Il Cerulli aveva ragione. E i lander hanno delineato la storia geologica marziana. I tempi sono maturi per la prima missione umana con un’astronave degna di Star Trek con hardware e software perfettamente integrati, per assumere decisioni in situ totalmente indipendenti dalla Terra. Ma prima bisogna testare il comportamento dei computer nel volo assistito automatico per le fasi più delicate dell’arrivo su Marte. Tante cose non possono andare per il verso giusto. Micro-meteoriti in orbita, “gamma bust” improvvisi, vento solare, errata rotta d’ingresso nell’atmosfera, atterraggio disastroso. Curiosity, sulla base dell’ipotesi che un tempo Marte fosse abitabile, trasporta un grande Laboratorio di analisi per capire come possa essersi trasformato il favorevole ambiente ancestrale in quella landa desertica, bucherellata di crateri da impatto cosmico e spazzata dai venti, che adesso conosciamo. Non potremo vivere sulla Terra per sempre. Marte è il migliore candidato più vicino. I nostri discendenti ci onoreranno. Un ambiente abitabile ha acqua, energia e carbonio, con un campo magnetico attivo e un’atmosfera respirabile. Le missioni passate si sono concentrate sull’acqua, hanno confermato che Marte aveva, e occasionalmente ha ancora, acqua liquida; hanno anche trovato tracce di gradienti geochimici che, secondo alcuni scienziati, avrebbero potuto fornire energia per il metabolismo. Tuttavia nessuno avrebbe mai trovato carbonio in una forma utile alla vita. Diversamente dai Viking, la sonda nucleare Curiosity è mobile. Il sito d’atterraggio è promettente. Inoltre l’aspetto ancora più interessante della stessa ricerca del carbonio è la scoperta della modalità di condurre questo genere di studio: neppure sulla Terra gli scienziati sono sicuri di come studiare i registri geologici profondi alla ricerca di firme biologiche ancestrali ben conservate, probabile prova di evoluzioni parallele della vita sulla Terra, indipendenti dalla superficie. Insomma, la prova regina definitiva della presenza della vita (forse anche intelligente!) in tutto l’Universo. Curiosity potrebbe accelerare gli eventi per la prima missione umana sul pianeta rosso. Anche le caratteristiche che rendono abitale molti pianeti ed ambienti (acqua, ossidanti, gradienti chimici e termici) paradossalmente sono in grado di distruggere i composti organici. Chissà quanti mondi come la Terra esistono là fuori senza la vita. Marte potrebbe essere stato uno di questi. I paleontologi ci insegnano a cercare le rare circostanze che facilitano la conservazione dei composti organici, come le condizioni geochimiche che favoriscono la mineralizzazione. Silice, fosfato, argilla, solfato e, meno comunemente, carbonato hanno la capacità di seppellire i composti organici quando precipitano. Se gli orbiter hanno realizzato mappe di alcuni di questi minerali e del cratere Gale, ora spetta a Curiosity di sciogliere la riserva. All’interno di questo antico cratere da impatto, l’erosione del vento nel corso di tre miliardi di anni, insieme con gli impatti più recenti, ha esposto materiali un tempo sepolti, antichi depositi fluviali che forniscono la prova geologica dello scorrimento dell’acqua in superficie e terreni fratturati ricchi di minerali che sulla Terra giacciono sotto gli acquiferi. La montagna centrale che si erge 5 Km sulla pianura circostante, è accessibile al rover nucleare Curiosity grazie a una serie di cammini che conducono al centro del sito di atterraggio. La sonda inizierà a spostarsi verso la cima non prima del 2013. Il monte Sharp è costituito da strati di roccia sedimentaria che i geologi possono leggere come un libro, da cima a fondo, per ricostruire la storia marziana a partire da qualche tempo dopo la formazione del cratere. Il famoso piccolo rover Opportunity ha esaminato da 15 a 20 metri di strati negli otto anni di operatività. Un tempo giudicato insufficiente per rivelare l’evoluzione del clima marziano ma sufficiente per fornire un assaggio delle potenzialità di Curiosity. Le rocce sedimentarie precipitate dall’acqua potrebbero conservare tracce di un’antica attività biologica? Curiosity scaverà letteralmente nel passato di Marte per capire il nostro futuro e per fare luce su un periodo della storia della Terra che forse è andato perduto per sempre nei nostri registri geologici. La vita è attecchita molte volte sul nostro pianeta azzurro, ricominciando quasi sempre daccapo. Potrebbe averlo fatto anche su Marte? Un tempo, eoni fa, Marte era simile alla Terra? Prima che cominciasse la sua inesorabile fine e che sulla Terra esplodesse la vita, i due mondi erano forse gemelli. Accadrà di nuovo? Non sappiamo quando ma, a Dio piacendo, la curiosità non avrà mai fine. Come la vita.
Nicola Facciolini
chi è dio? imperfetto dio ma appunto uomo altroche bla bla bla cristiano, mussulmano,buddista etc. etc.
Finalmente un articolo chiaro e interesante sulla missione di Curiosity.
Condivido, un’articolo veramente interessante. Mi auguro di leggerne altri durante la missione. Grazie.