Il Vasto Film Festival con quattro donne e la cinefilia aquilana

Quattro grandi donne del nostro cinema al centro della XVII edizione del Vasto Film Festival, di scena dal 17 al 23 agosto a Palazzo d’Avalos. Stefania Sandrelli, Valeria Golino, Valeria Solarino e Valentina Lodovini, madrine ed ospiti di una edizione il cui tema, “La Rinascita” è tutto racchiuso  nell’originale immagine: una bagnante in dolce attesa, […]

Quattro grandi donne del nostro cinema al centro della XVII edizione del Vasto Film Festival, di scena dal 17 al 23 agosto a Palazzo d’Avalos. Stefania Sandrelli, Valeria Golino, Valeria Solarino e Valentina Lodovini, madrine ed ospiti di una edizione il cui tema, “La Rinascita” è tutto racchiuso  nell’originale immagine: una bagnante in dolce attesa, che eclissa col suo ventre materno un’alba di speranza che il mondo tutto attende.

Le quattro splendide protagoniste sono attese sul palco all’interno di Palazzo d’Avalos, il 18 agosto Valentina Lodovini, il 19 Valeria Solarino, il 20 Stefania Sandrelli e il 21 Valeria Golino; mente tutte  le proiezioni avverranno nel cortile dello storico palazzo medioevale che si proietta su piazza Lucio Valerio Pudente, all’Arena delle Grazie, dove il 14 agosto, come anticipo del festival, sarà presentato il musical “La vera storia della Bella e la Bestia” a cura della Associazione Culturale “La favola bella”  e alla Loggia Ambling, uno degli angoli più suggestivi delle “lame” vastesi,  delimitate da piazza del Popolo e dalla chiesa di S. Antonio, che, un tempo, comprendevano gli orti, i giardini, i vigenti decimali della chiesa di San Pietro e di Santa Maria in Valle, posti allora a livello della città (lama, infatti, in toscano, significa pianura). Lo splendido loggiato, fu edificato dal barone Guglielmo Amblingh, figlio di Giovan Guglielmo di Barbara Svibrug, nato a Graz in Stiria (Austria) nel 1679 e giunto a Vasta nel 1707,  insieme alla moglie Anna Maria Bruswin, al seguito del marchese del Vasto Don Cesare d’Avalos, profugo a Vienna dal 1702.
Per i suoi meriti fu creato barone di S. Ancino (feudo rustico presso Casalbordino), comandante in capo delle truppe baronali di casa d’Avalos nel 1723 e Vice Conte di Monteodorisio, ossia governatore di quel feudo dei d’Avalos tanto grande da comprendere tredici comuni.

Tornando al Festiva, le quattro attrici italiane ospiti del Festival, riceveranno il Premio della “Bagnante di Vasto”, ispirato alla statua in bronzo, opera dello scultore Aldo D’Adamo di Ortona, che si trova su uno scoglio nel mare di fronte alla città, ivi collocata l 1979 e che, secondo un recente allarme lanciato dall’ex sindaco Nicola Notaro, che abita in una villetta posta a cospetto del monumento, soffrirebbe di corrosione, con il comune che si è già impegnato a realizzare interventi idonei e immediati.

In 20 agosto, al Festival, in occasione della giornata dedicata a Stefania Sandrelli, sarà proiettato il film (a cura della Cineteca de L’Aquila e dell’?Istituto Cinematografico Lanterna Magica), “Alfredo Alfredo”, ultima opera di Pietro Germi, da lui scritta e diretta, uscita nel 1972, girato interamente ad Ascoli Piceno e seconda prova italiana di Dustin Hoffman, che aveva da noi già girato, nel 1966, Un dollaro per 7 vigliacchi, di Giorgio Gentili, film d’azione di modesta qualità, uscito nel 1968, un anno dopo il grande successo de “Il Laureato”.

Il film di Germi, con la Sandrelli e Carla Gravina, viene subito dopo i successi  di Piccolo Grande Uomo (Little Big Man), di Arthur Penn (1970);  Cane di paglia (Straw Dogs), di Sam Peckinpah (1971) e Chi è Harry Kellerman e perché parla male di me? (Who Is Harry Kellerman and Why Is He Saying Those Terrible Things About Me?), di Ulu Grosbard ( sempre del ‘71) ed è storia di un rapporto di coppia tra un uomo timido, taciturno, e una donna ossessiva, possessiva, pazza.

Alfredo (Dustin Hoffman) è l’elemento che passivamente si lascia trasportare dagli eventi ignorando i segni premonitori dello sfacelo, mentre Maria Rosa (una Stefania Sandrelli in forma stratosferica) è il comandante che tutto decide rendendo l’altro una pedina nello scacchiere.

Nel gioco di coppia è Maria Rosa a tenere in mano le redini facendo sentire Alfredo continuamente in colpa per le scarse attenzioni che le rivolge, a tormentarlo con continue telefonate, interminabili tranelli, quiz, indovinelli e rebus, a non dare pace all’altro inventando sempre nuovi modi per metterlo a disagio e farlo sentire in colpa. Maria Rosa preferisce Alfredo al suo unico amico Oreste (Duilio Del Prete) perché manovrabile, pieno di paure e di insicurezze. Alfredo, bloccato dalla timidezza, escogita un modo per fermare Maria Rosa (che da tempo pedina) e conoscerla, Oreste gli legge nel pensiero e utilizza il suo stratagemma (per aiutarlo?). Con la sua piatta personalità Alfredo si rende necessario per quelli che vogliono emergere. Alfredo e Maria Rosa sono la preda e il cacciatore, l’animale spaventato e il predatore da generazioni, l’uno che completa l’altro. Alfredo, sempre perso nei suoi pensieri, si sforza di ridere se gli altri lo fanno, è una pecora che fa quello che gli dice di fare il pastore, un soldato che va in guerra senza sapere contro chi va a combattere e perché, più o meno inconsapevole dei rischi che corre. La sua coscienza va e viene, troppo succube della personalità e del fascino di lei. Maria Rosa lo spiazza di continuo, lo imbarazza con i suoi chiassosissimi orgasmi, lo fa preoccupare per i suoi continui sbalzi di umore, lo confonde con le sue domande a trabocchetto. Sempre più turbato, stufo, Alfredo cadrà tra le braccia di Carolina (Carla Gravina), una sincera divoratrice di uomini, e insieme cambieranno vita: lui trova il coraggio di reagire, lei decide di sistemarsi una volta per tutte rivelandosi molto più matura e comprensiva di quanto non si direbbe. Quella di Alfredo è una rinascita che gli ridà fiducia nella vita, lo fa smettere di balbettare, anzi diventa addirittura leader nella lotta per il diritto al divorzio. Eppure questo cambiamento, per quanto possa sembrare radicale, non fa altro che rendere vani i suoi sforzi facendolo ricominciare, in fin dei conti, da capo.

La copia della Cineteca aquilana, restaurata a cura de La Lanterna Magica, conserva intatta la fotografia di Aiace Parolin e la splendida colonna sonora di Carlo Rustichelli.

Girato in Technicolor e sia in italiano che spagnolo, ebbe un enorme successo, con una nomination al Golden Globe come miglior film straniero, nel ’74, anno della morte del suo Autore.

Bravissima, come altrove, la Sandrelli, che, dai suoi esordi con Luciano Salce che, colpito dalla sua bellezza,  le offrì una parte ne Il federale (1961,  facendola così esordire sul grande schermo accanto a Ugo Tognazzi (che sarà spessissimo suo compagno di set), ha compiuto un percorso professionale che poche attrici possono vantare.

Da Divorzio all’italiana di Pietro Germi, con Marcello Mastroianni fino agli ultimi lavori con Paolo Virzì (La prima cosa bella) o con Gabriele Muccino (L’ultimo bacio).

E con un gran numero di importanti riconoscimenti, come, soprattutto,  Il Leone d’Oro alla carriera nel 2005 e il Nastro d’argento onorario nel 2006.

Nel 2009 ha esordito alla regia, con “Christine/Cristina presentato fuori concorso al Festival Internazionale del Film di Roma, con la figlia Amanda, Alessandro Haber e Alessio Boni, storia di Cristina da Pizzano, poetessa e scrittrice vissuta nella seconda metà del 1300, figura anticonformista e rivoluzionaria:, che, trasferitasi con il padre alla corte di Carlo V, resta presto vedova con tre figli e sfida le convenzioni della società dell’epoca intraprendendo un mestiere recluso alle donne.

Girato in otto settimane e dopo venti anni dal primo progetto come autrice (“Buongiorno amore”), dalla Sandrelli con u budget di 2,5 milioni di euro, il film racconto con vigore di una scrittrice eterea ed in fondo fragile, costretta a munirsi di determinazione come donna, come autrice e come madre.

Carlo Di Stanislao

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