“La spending review appena varata presenta lacune gravissime all’interno del documento in considerazione dei pronostici drammatici sull’intero sistema economico del Paese”, è quanto afferma la Federcontribuenti.
“Lo scopo del decreto legge doveva essere quello di ridefinire i sistemi di gestione della spesa pubblica da parte dello Stato, quindi l’abbattimento degli sprechi. Le province dimezzate saranno in realtà assorbite – prosegue la nota di Federcontribuenti – dalle città metropolitane alle quali andranno: il patrimonio e le risorse umane e strumentali della provincia soppressa e le risorse finanziarie. Inutile il taglio di dipendenti e dirigenti pubblici: bastava imporre un tetto sugli stipendi e il taglio dei privilegi: le auto blu non vanno dimezzate ma eliminate. Sono un antipatico simbolo di potere e privilegio che stride con il senso stesso di democrazia. In Italia ci sono circa 150mila dipendenti pubblici. Persone scelte in base alla fedeltà nei confronti del politicante di turno; creano bacino elettorale, falsano le elezioni, producono clientelismo. Costituiscono un lubrificante straordinario per gli ingranaggi della corruzione: ex concussione e dell’abuso d’ufficio. Vanno ridotti del 50% e ogni regione deve assumerne un numero proporzionale al proprio fabbisogno. L’atteso taglio dei parlamentari di tutti i livelli? E lo scandalo delle pensioni d’oro? Chiedere a chi le recepisce di abolirle è fantozziano. I caccia F-35, ignorati dalla spending review, che costeranno ai contribuenti ben 15 miliardi di euro? Nessun taglio alla sanità pubblica, intaccato invece il diritto del cittadino ad usufruire degli ospedali pubblici. Andavano eliminati i fondi dati alle strutture private, salvati dai tagli. Nessun intervento sul business legato ai colossi farmaceutici, una filiera diabolica che pilota e impoverisce il senso stesso della ricerca scientifica: dimenticandoci tutti gli scandali e le inchieste sulle finte ricette mediche. Nel documento assente ogni riferimento alla ripresa economica: nessuna iniezione di liquidità; sblocco del credit crunch delle banche nei confronti delle Pmi; defiscalizzazione per le nostre imprese, per arginare la delocalizzazione ed attrarre gli investimenti dall’estero.
Moratoria di due anni sulla riscossione dei tributi, nei casi di chiara e dimostrabile difficoltà di pagamento per famiglie e piccole imprese. Fondi di garanzia per facilitare l’accesso al credito, al fine di fornire ossigeno vitale alle imprese. Nessuno ha menzionato l’abolizione del CNEL, Consiglio Nazionale Economia e Lavoro: un ente con 64 costose poltrone e senza nessuna utilità.
Oppure dei palazzi tra ambasciate e rappresentanza dislocate a Bruxelles: 21 sedi regionali in 15 edifici diversi dove troviamo l’Anci e l’Upi, per curare gli interessi di comuni e province. La spesa tocca i 20 milioni di euro all’anno tra affitti, costi di gestione degli immobili e costo del personale. Solo la Sicilia, ma vale per tutte le altre regioni, nel 2009 ha speso 2,6 milioni di euro per un appartamento di 650 metri quadri in Rue Belliard al civico 12. Questi sarebbero stati i punti politici e le aree di intervento della Federcontribuenti – conclude la nota – conscia del fatto che l’economia reale è fatta di persone, di consumatori, di famiglie, di piccole imprese che formano il tessuto sociale, economico e produttivo della nostra Nazione, che hanno fatto grande il nostro Paese e che ora vengono abbandonati al loro destino, senza ammortizzatori, senza garanzie, senza stabilità”.
Spending review: nessun rilancio tra dimenticanze ed illusioni
“La spending review appena varata presenta lacune gravissime all’interno del documento in considerazione dei pronostici drammatici sull’intero sistema economico del Paese”, è quanto afferma la Federcontribuenti. “Lo scopo del decreto legge doveva essere quello di ridefinire i sistemi di gestione della spesa pubblica da parte dello Stato, quindi l’abbattimento degli sprechi. Le province dimezzate saranno in […]
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