Ambientalisti e lavoratori contro. Sfruttamento incontrollato delle risorse e sviluppo eco-sostenibile. In ogni parte d’Italia si susseguono queste contrapposizioni tra “due schieramenti” in perenne lotta. Alcuni raggiungono livelli di scontro tali da occupare le prime pagine dei media nazionali (TAV, Ilva,…) ma ce ne sono di tanti altri “meno famosi” che hanno comunque lo stesso obiettivo apparentemente contrapposto: difesa del territorio o difesa dei livelli occupazionali?
In questi ultimi giorni, il WWF Teramo ha diramato una nota in risposta al CoGeVo Abruzzo (Consorzio per la gestione pesca dei molluschi bivalvi nel Compartimento di Pescara) che ha protestato contro il divieto di accesso nell’Area Marina Protetta Torre del Cerrano per le cosiddette “turbosoffianti”, cioè le imbarcazioni per la pesca delle vongole che usano sistemi di dragaggio dei fondali palesemente incompatibili con l’ecosistema marino. Un sistema vietato in qualsiasi altra Area Marina Protetta italiana.
Tale divieto trova giustificazione nel fatto che il lavoro di dragaggio dei fondali che questi “rastrelli” effettuano lungo le coste è una delle principali cause di impoverimento della fauna ittica: con questa devastante azione di setaccio vengono infatti completamente distrutte tutte le forme di vita e viene ostacolata l’attività riproduttiva di molte specie ittiche che avviene prevalentemente sottocosta grazie alla ricchezza di luce che caratterizza i bassi fondali.
Questa tecnica di pesca distruttiva per l’habitat marino comporta inoltre problemi anche per l’intorbidimento delle acque, a causa della tanta sabbia portata in sospensione dalle pompe idrauliche (un fenomeno che i bagnanti più mattinieri constatano sulla costa abruzzese).
Viene inoltre ridotto in maniera sostanziosa il materiale di deposizione sugli arenili, per via delle tonnellate di conchiglie prelevate giornalmente e questo facilita anche l’azione erosiva delle coste.
L’azione delle turbosoffianti andrebbe quindi bandita in ogni luogo della costa italiana, lasciando invece spazio a sistemi di pesca tradizionali, meno invasivi e meno dannosi.
In ogni caso – prosegue la nota – lo spazio a disposizione del CoGeVo è di82 kmdi costa ed è ben strano che non si possa rinunciare agli appena 7 Kmdi costa dell’Area Marina Protetta di Torre del Cerrano. Tra l’altro un fondale lasciato integro favorisce la ripresa della fauna marina.
La scusa di voler sperimentare tecniche di pesca maggiormente sostenibili non regge: perché tali sperimentazioni – assolutamente difficili poi da controllare – dovrebbero essere svolte proprio all’interno dell’Area Marina Protetta, quando ci sono altri75 km di costa disponibili? – si chiede l’associazione degli ambientalisti.
La recente richiesta di verifica della procedura di istituzione dell’Area Marina Protetta chiesta dai vongolari è poi del tutto inutile. Il CoGeVo ha già fatto ricorso alla giustizia amministrativa contro l’istituzione del Parco della Torre di Cerrano, perdendo davanti al TAR Abruzzo.
Invece che combattere l’Area Marina Protetta – conclude la nota – il CoGeVo dovrebbe collaborarvi, proprio a tutela degli interessi anche degli stessi pescatori. Le risorse del mare non sono infinite e non possono essere “consumate” senza criterio. La strada è quella di pescare meno e guadagnare di più e questo è possibile valorizzando il prodotto, anche attraverso la stipula di appositi accordi (ad esempio pesca controllata nelle aree contigue all’Area Marina e marchio di qualità per un prodotto prelevato con tecniche meno invasive), come già avviene in altri parchi marini italiani. Da queste proposte si deve ripartire nella convinzione che il mare è un bene che “appartiene” a tutti e non soltanto a chi lo sfrutta.
S.R.
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