“Oh! che ddore di purchette belle, calle, sapurite…tra li cibbe chiù squisite la purchette è prifirite…”(Lamberto De Carolis, Inno alla porchetta). Al via la 41ma Sagra della Porchetta Italica di Campli dal 17 al 20 Agosto 2012. Divin porcello, vini, formaggi, tartufi, miele, olio d’oliva e tante altre leccornie camplesi fanno da cornice, con le radici ben salde nella storia e nella tradizione popolare, alla più importante kermesse enogastronomica e culturale abruzzese della Città di Campli. È l’Olimpiade dei migliori Maestri Porchettai d’Italia. Da venerdì 17 a lunedì 20 Agosto 2012, decine di migliaia di persone possono gustare la prelibata pietanza all’insegna del buongusto, della simpatia e dell’ottimismo. Per dare un “morso” alla crisi valoriale mondiale che investe direttamente il rispetto della persona e, quindi, l’economia globale. A Campli si rinnova il Regolamento della Giuria. Per la quarantunesima edizione della Sagra della Porchetta Italica, la Pro Loco “Città di Campli” ha deciso di modificare la modalità di giudizio per la gara del “miglior maestro porchettaio dell’anno”. Quest’anno per la prima volta verranno giudicate le porchette per tutta la durata della manifestazione, da venerdì a lunedì. Si prevede la partecipazione di oltre dieci maestri porchettai. Scopriremo il vincitore solo lunedì sera 20 Agosto nel corso della solenne premiazione in piazza Vittorio Emanuele II. “Verranno formate tre giurie tecniche legate al mondo della gastronomia – rivela Francesco D’Isidoro, Presidente della Pro Loco “Città di Campli” – che giudicheranno le porchette nelle serate di venerdì 17 Agosto, sabato 18 Agosto e lunedì 20 Agosto 2012”. Si rivoluziona il sistema di selezione per poter partecipare alla Giuria popolare, una “compagine composta – secondo il nuovo Regolamento della Pro Loco “Città di Campli” – da 24 giurati residenti nel Comune di Campli, cui spetterà il compito di designare la migliore porchetta della 41ma Sagra”. La Giuria popolare è così composta otto giurati di età compresa tra 20 e 35 anni; otto giurati di età compresa tra 35 e 50 anni; otto giurati di età superiore ai 50 anni. Il modulo di iscrizione, reperibile presso la sede della Pro Loco, a Campli, in Piazza Vittorio Emanuele 16, tutti i giorni feriali dalle ore 18 alle 19:30, doveva essere compilato e riconsegnato, corredato da un documento di riconoscimento, entro il 12 Agosto 2012. In previsione di un volume considerevole di richieste di partecipazione, superiori ai numeri dei giurati richiesti, la Pro Loco Città di Campli ha annunciato un sorteggio pubblico, alle ore 21 di lunedì 13 Agosto, presso la sede della Pro Loco. La giuria popolare, formata secondo le modalità indicate, valuterà le diverse porchette durante il pranzo di Domenica 19 Agosto 2012 che si terrà presso “Il Refettorio della Misericordia” alle ore 13. I giurati potranno valutare le diverse porchette con una valutazione da 6 a 10 utilizzando anche i mezzi voti. “Per la valutazione finale – spiega il Presidente D’Isidoro – verrà sommata la media aritmetica delle giurie tecniche con la media aritmetica della giuria popolare. Le somme verranno arrotondate alla terza cifra decimale”. Quest’anno farà la sua discesa in campo lo stand Pro Loco con la T-Shirt della Sagra. La birra artigianale è stata scelta direttamente dal Festival delle Birre Artigianali di Castellalto. Su Facebook tutti possono partecipare al concorso fotografico della Pro Loco “Città di Campli”. Gli organizzatori invitano a scattare “una foto del vostro morso al “panino con la porchetta” che state mangiando, ovunque voi siate, al mare, in montagna e in qualsiasi parte del mondo. Create il vostro slogan. Nella foto, in gruppo o singoli come preferite, sia ben visibile il tipo di morso con cui addentate il panino e postatela sulla pagina Facebook della Pro Loco (http://www.facebook.com/prolococittadicampli)”. La Pro Loco sceglierà le foto più divertenti, simpatiche, espressive, per creare un album speciale e ricordare la 41ma Sagra. Sponsor ufficiale della Sagra è Globo calzature. La Sagra della Porchetta Italica di Campli è la prima sagra nata in Abruzzo, nel 1964, fra le prime in Italia. Oggi i porchettai camplesi, tutti allievi dei maestri della tradizione, approntano la porchetta con i sistemi d’antico insegnamento dei loro padri. Com’è tradizione, ogni anno, il loro prodotto viene giudicato da una Giuria di degustatori che valuta la qualità delle carni, la cottura e, particolare non secondario, la consistenza della crosta che “deve risultare fragrante e gustosa al palato”. “C’vù la croste?” – è la tradizionale domanda rivolta dal maestro porchettaio all’affezionato cliente. La “croste” della porchetta camplese non è la solita meno nobile “cucchie” da gettare via. Ma un condensato di aromi da gustare insieme alla carne magra della porchetta italica camplese che si differenzia e si distingue da quella preparata in Umbria, nelle Marche, nel Lazio, in Toscana e in Sardegna per gli aromi, i tempi e i modi di cottura. Nei giorni della Sagra, questi aromi si spandono magicamente tra le vie di tutto il borgo medievale farnese dove vengono cotte centinaia di porchette. Il maiale, rigorosamente “imporchettato” si gusta nei ristoranti e negli stand appositamente allestiti. È festa. La gioia e i profumi si diffondono da Campli alle vicine contrade. “Mangia la carne magra di un animale grasso”(Prof. Francesco Gramenzi). L’idea della Sagra camplese fu di Fernando Aurini, giornalista, intellettuale e storico della cultura materiale. Il grande e inaspettato successo della prima edizione si ripete puntualmente ogni anno, quando migliaia di persone arrivano nella cittadina farnese per gustare la ghiotta e inimitabile pietanza locale. Grazie alla Pro Loco “Città di Campli” si mantiene viva una tradizione millenaria ancora oggi strettamente legata all’economia locale dell’allevamento dei suini. I maestri porchettai camplesi girano l’Abruzzo, le Marche, l’Umbria e il Lazio, e fanno scuola da secoli. Ogni giorno capita di trovarne uno che vende il suo profumato prodotto all’angolo di qualche piazza, durante i tradizionali mercati contadini, e lungo le principali strade. Un morso alla porchetta camplese, senza esagerare eccessivamente, equivale all’abbattimento di una piccola considerevole fetta della gravissima crisi economico-finanziaria mondiale. Naturalmente, era attesa da anni la disponibilità forte, necessaria e sentita di una Giuria tecnica e popolare qualificata della Sagra della Porchetta Italica di Campli. Il giurato, dopo aver prestato il solenne “Giuramento” mazziniano (“Invoco su di me l’ira degli uomini e l’ignominia dello spergiuro se tradissi in tutto o in parte il mio giuramento”) del Buon Gastronomo (anche la ritualità vuole la sua parte), deve essere effettivamente in grado, perché autenticamente motivato, a tavola di completare il proprio giudizio su tutte le porchette in gara, sempre “secondo il responso delle papille gustative”, in piena libertà di giudizio. Dei progressi, rispetto allo scorso anno, sono stati decisamente compiuti: pare che non rivivremo più le classiche “abbuffate” dei politici di turno che, nel bel mezzo della degustazione, tra lo sconcerto generale dei giurati fedeli, abbandonano il campo (la nave del giudizio insindacabile, come l’italica Patria) prima del tempo! Sempre in segno di rispetto e omaggio al Popolo camplese ed alla Porchetta italica, autentico monumento del gusto e della qualità della vita semplice e originale di una volta, ben vengano i cambiamenti pur nella conservazione dei valori che la Sagra intende esprimere. Il Divin Porcello ha colpito ancora nel segno. La Sagra della Porchetta Italica è soprattutto Cultura. È un evento sociale ed eno-gastronomico originale “che – fa notare lo storico Nicolino Farina – fin dal 1964 intende valorizzare e celebrare la porchetta dell’antico popolo italico, autentico monumento del gusto consacrato dal successo conseguito al Vinitaly ed al Salone del Gusto di Torino”. Il successo popolare della Sagra premia la tenacia degli Abruzzesi. I tesori di Campli sono naturalmente molti altri: Centro Storico, Santuario della Scala Santa, Chiesa cattedrale e il Museo archeologico statale con i suoi preziosi reperti italici della necropoli di 5mila tombe di Campovalano. Il Progetto camplese per la valorizzazione, l’allevamento e la riproduzione del tradizionale porcello nero italico, il Re nero delle nostre vallate, è molto interessante. È già stato il grande protagonista, con la sua porchetta “made in Campli”, del Salone del Gusto a Torino. Il tentativo o esperimento che dir si voglia, è davvero importante, come rivela Nicolino Farina. Grazie all’abilità dei maestri porchettai camplesi, tutto è possibile. “Abbiamo cercato e trovato un allevatore camplese dell’antico maiale abruzzese nero – rivela Nicolino Farina – che è riuscito con uno stratagemma particolare a valorizzarlo nel suo allevamento di 200 suini neri allevati allo stato brado: questi maiali sono piuttosto particolari anche per la loro forma strana”. Cosa intende fare la Pro-Loco “Città di Campli”? “Naturalmente cercheremo di valorizzare l’iniziativa. Abbiamo già fatto una prova riuscita piuttosto bene”. Arrostire questi porci di antica razza e farne la porchetta, è una sfida gastronomica affascinante. “A Campli abbiamo sperimentato un incrocio speciale tra le due razze, producendo già una buona porchetta. Ora saranno altri maestri porchettai camplesi a produrre porchette con il solo maiale nero che è stato il protagonista al Salone del gusto di Torino”. Emergono altri particolari suggestivi. “L’allevatore in questione è già un famoso produttore di alimenti biologici”. La sperimentazione è già legata a un’altra grande iniziativa che coinvolgerà l’Accademia aprutina e un’associazione a carattere sociale con ragazzi diversamente abili, in particolare per l’allevamento di questo suino tipico italico. “È il maiale autoctono più antico che conosciamo” – conferma Farina. “Sappiamo che il maiale comune deriva dal cinghiale – ricorda Farina – ma qui siamo di fronte a una razza tipica nostrana, abruzzese, dunque italica, per una signora porchetta”. A Torino (ma anche a Campli) abbiamo per la prima volta in assoluto la bontà della porchetta italica camplese prodotta con il Re nero. “Oltre alla porchetta tipica che tutti conoscono, questa è già un’alternativa gastronomica camplese. Come abbiamo ragione di credere, pensiamo di farla gareggiare direttamente con le altre porchette alla Sagra della Porchetta Italica di Campli”. Nella città farnese è festa ogni Domenica dell’anno, per la Fiera settimanale con annessa porchetta da gustare in piazza. A settembre si festeggia l’Immacolata Concezione, Patrona della Città di Campli, nella Cattedrale di Santa Maria in Platea, come assicura don Antonio Mazzitti fin dal 1964, ossia dal primo anno in cui volle gestire personalmente la festa. Compie 41 anni la Sagra della Porchetta Italica di Campli e per la gradita occasione la Pro-Loco “Città di Campli”, con il patrocinio del Comune di Campli, ha allestito un evento gastronomico e culturale all’insegna della qualità, dell’innovazione e del buongusto. La kermesse vive per una Sagra da sempre “tricolore” decisamente “benedetta” per la promozione delle tipicità locali in Abruzzo e nelle regioni vicine. Per l’affermazione del made in Italy nel mondo. “Scoprire il perché del primato sulla Porchetta di Campli – scrive lo storico Nicolino Farina nel suo libro “Porchetta Italica di Campli” – di come questo cibo prelibato sia vanto e l’orgoglio della ricca gastronomia dei camplesi, è stato un lungo viaggio nella storia e nelle civiltà dal Risorgimento al Rinascimento, dal Medioevo ai Romani, dagli Italici della necropoli di Campovalano dell’Età del ferro agli Italici del villaggio di Coccioli dell’Età del bronzo”. Il Presidente della Pro-Loco Francesco D’Isidoro, insieme al Direttivo, ha le idee chiare in proposito. A cominciare dalla promozione multimediale dell’evento: giovani avvenenti signorine abruzzesi indossano la t-shirt ufficiale della 41° Sagra della Porchetta Italica di Campli fin dallo scorso luglio 2012 (“Sagra delle Sagre” in Alba Adriatica), per comunicare la speranza in un futuro migliore, prospero per tutti, e la fiducia dei giovani camplesi nel loro territorio, nelle sue straordinarie ricchezze che sono il nostro vero “petrolio” capace di estinguere ogni debito. Grazie a quella cultura materiale (reale) capace di creare lavoro e sviluppo, di attrarre investimenti e milioni di turisti da tutto il mondo (in primis dall’Oriente), in grado di renderci tutti “ricchi” come accade nei paesi arabi con l’oro nero fonte di colossali finanziamenti che erigono i principeschi grattacieli stratosferici in aperta sfida alla gravità. In Abruzzo le ricchezze non mancano anche se i “pesi” dell’inefficienza politico-burocratica trans-partitica remano in direzione opposta. Le prerogative ci sono tutte per una 41esima edizione della Porchetta Italica di Campli nel segno del grande successo.
Il divin porcello, i vini, i formaggi, la birra, i tartufi, il miele, l’olio d’oliva extravergine, la gassosa di Campli e le tante altre leccornie camplesi fanno da cornice, con le radici ben salde nella storia e nella tradizione popolare, alla più importante kermesse enogastronomica e culturale abruzzese. Alla quale sono invitati a partecipare i fratelli Aquilani ospiti delle nostre terre dopo il disastroso terremoto di L’Aquila del 6 aprile 2009 (Mw=6.3). La Città di Campli è da sempre accogliente, vigorosa, forte e gentile come la gente d’Abruzzo. Decisamente interessante è il libro di Nicolino Farina “Porchetta Italica di Campli”, un excursus storico-letterario sul porco, presentato in occasione del quarantennale, con un ricordo di Lamberto De Carolis autore dell’Inno alla porchetta in occasione della 7° Sagra camplese, domenica 30 agosto 1970. E il Dvd fotografico con commento musicale delle ultime cinque edizioni della Sagra (dal 2005 al 2010) immortalate dagli scatti di Nicolino Farina, per rendersi effettivamente conto delle potenzialità di un Evento culturale regionale di portata internazionale, allestito nella cornice medievale della capitale farnese. Lo scorso anno per l’elezione del Miglior Porchettaio 2011 tra i dieci Maestri partecipanti selezionati ufficialmente: Mercurii Luciano (Colledara), Di Angelo Salvatore (Molviano di Campli), Pallotta Fulvio (Teramo), Bosica Renato (Teramo), Cappuccelli Maria (Campli), Fagioli Massimo (La Traversa di Campli), Bosica Daniele (Castellalto), Di Stefano Lucio (Colledara), Foco Andrea (Campli), Falasca Emidio (Teramo). Nel 2011 fu il trionfo assoluto di Teramo (assenti alla Premiazione i rappresentanti istituzionali del capoluogo aprutino, parlamentari compresi: quest’anno è prevista la partecipazione del senatore Claudio Micheloni) alla 40ma Sagra della Porchetta Italica di Campli. Emidio Falasca & Fratelli si laurearono “migliori maestri porchettai” del 2011 con 602 voti. Nella suggestiva cornice di piazza Vittorio Emanuele II, gremita all’inverosimile, la Città farnese consacrò il vincitore con un’ovazione generale nel 150mo anniversario dell’Unità d’Italia. La Commissione preposta all’effettuazione del conteggio relativo, attribuito dagli 85 giurati assaggiatori delle nove porchette concorrenti al Premio (per problemi tecnici un maestro porchettaio non riuscì a partecipare) si era riunita Domenica 21 agosto 2011 presso la sede della Pro-Loco Città di Campli. Alla presenza del Presidente della Pro-Loco, Francesco D’Isidoro, del Presidente della Giuria popolare, l’agronomo prof. Nicola Biagio Natali e dei membri della Commissione, i signori: Camillo Gramenzi, Serafino Chiodi, Giuseppe Ruggeri, Pierluigi Tenerelli, Francesco D’Isidoro e, con le funzioni di segretario, l’ing. Alfonso Di Fonzo. La Giuria di esperti, presieduta dal prof. Nicola Biagio Natali, si era precedentemente riunita nel ristorante Parco dei Piceni di Campovalano di Campli, maestosa struttura incastonata tra i Monti della Laga. Le nove porchette concorrenti furono valutate (“era ammessa la presenza dei preparatori delle porchette o di loro delegati, infatti erano presenti allo spoglio delle schede i sigg. Ciunci Donato e Ruggeri Fabrizio in rappresentanza della ditta Bosica Renato” – si legge nel Verbale ufficiale) con l’attribuzione ad ogni singola porchetta dei voti, dai 6/10 ai 10/10, e la possibilità di esprimere il mezzo voto. Votanti: 85. Schede valide 75. Schede nulle: 5 (cinque). Schede non riconsegnate: 5 (cinque). Dopo aver effettuato l’abbinamento dei numeri da 1 a 9 attribuiti ai singoli concorrenti, anonimi al momento della votazione di ogni singola porchetta in gara, presso il ristorante Parco dei Piceni di Campovalano di Campli, si ebbe il seguente risultato: la Ditta “La Prelibata” dei Fratelli Falasca di Teramo conquistò punti 602; secondo classificato Angelo Di Salvatore di Molviano di Campli (569,5); terzi classificati Andrea Foco di Campli e Renato Bosica di Teramo (554); quinto classificato “Mercurii Luciano” snc di Nicolino Mercurii di Colledara (553,5); sesta classificata la sig.ra Maria Cappuccelli di Campli (550); settimo classificato Lucio Di Stefano di Colledara (548,5); ottavo classificato Fulvio Pallotta di Teramo (524,5); nono classificato Daniele Bosica di Castellalto (514,5). Dal quarto al nono classificato fu attribuito l’ex-equo con un attestato di partecipazione. Fu il trionfo di un maestro porchettaio aprutino, Emidio Falasca, con una sublime porchetta, autentica delizia del palato, del cuore e della mente, fedelmente realizzata secondo le precise regole della Scuola di Campli. E con un distacco ancora più marcato sul secondo classificato, rispetto all’edizione 2010 della Sagra. L’assegnazione dei premi ai primi tre classificati si svose nella suggestiva piazza Vittorio Emanuele II a Campli, festante come nelle migliori occasioni. Alla degustazione delle nove porchette concorrenti dell’Olimpiade Italica della Porchetta Camplese, furono abbinati i vini delle cantine: Velenosi di Ascoli Piceno, Cioti di Campli e, la grande sorpresa dell’edizione 2011, il birrificio S. Giovanni di Roseto degli Abruzzi con la birra artigianale “A modo mio”. Porchette naturalmente accompagnate dai magnifici vini: Pathernus (Cioti 2009); Indigena Colli Aprutini (Cioti 2010); Cerasuolo Alarius (Cioti 2010); Passerina Brut (Velenosi 2010) delle vicine Marche, uno spumantino emozionante; Indigena IGP (Cioti 2010). Il bilancio della 40ma edizione della Sagra fu decisamente positivo. Grande fu la partecipazione del pubblico che ogni anno decreta il successo della Porchetta Italica di Campli organizzata dalla Pro-Loco Città di Campli con il patrocinio del Comune di Campli. “Sono state registrate circa 20mila presenze giornaliere con, più o meno, cinquanta porchette vendute a sera” – fanno sapere gli organizzatori. “Con ben 400 panini a porchetta, nelle quattro giornate della sagra sono state vendute oltre duecento porchette e circa 100mila panini: la presenza giornaliera di oltre 20mila persone circa è determinata attraverso le corse dei bus navetta che hanno fatto servizio dalle ore 19:30 all’1:30”. Numeri considerevoli. La Sagra della Porchetta Italica di Campli è sicuramente una delle più amate in Abruzzo e nell’Italia centrale. Tutto lascia ben sperare per il futuro. Il Presidente della Pro-Loco e lo staff organizzativo esprimono nei fatti la loro viva soddisfazione per il successo della manifestazione, ringraziando tutti. Gli 80mila visitatori delle quattro giornate di Sagra, lanciano un messaggio preciso. Sono questi i grandi numeri della Porchetta Italica che celebra a Campli l’arte suprema gastronomica italiana, i suoi vini, le sue energie più vitali in Italia e nel mondo. Un Grande Evento Culturale nazionale reso possibile grazie agli ospiti (abruzzesi, laziali, umbri e marchigiani), al Comune di Campli, alla Pro Loco Città di Campli, ai Vigili Urbani, ai Carabinieri, alla Protezione Civile, alla Croce Rossa, ai volontari del Soccorso Farnese di Campli. La Sagra ambisce alla porchetta “in cerca d’Autore”, per incoronare il Re della specialità. Nella Domenica dei giurati popolari della Sagra, alle 11:30, una delegazione di giornalisti ed esperti viene accompagnata da guide dell’Ufficio turistico del Comune in uno speciale tour per conoscere i tesori di Campli: Centro storico, Santuario della Scala Santa, Chiesa Cattedrale di Santa Maria in Platea e Museo Archeologico Statale con i suoi preziosissimi reperti italici della necropoli (5mila tombe) di Campovalano. La Città di Campli offre soprattutto importanti eventi culturali: il Museo Nazionale Archeologico aperto fino alle ore 24 (sopra i 65 anni e sotto i 18 anni si entra gratis); presso il Palazzo Farnese è allestita una mostra d’arte (ingresso gratuito). Si può nel frattempo degustare la porchetta disponibile in dieci differenti siti sparsi nel Centro Storico ed uno al bivio di Campli in località “la Traversa”. Il Santuario della Scala Santa, luogo di culto che molti fedeli ricercano per ritemprare lo spirito, rimane aperto durante la manifestazione. I parcheggi organizzati presso il palazzetto dello sport di Piane Nocella e il campo di calcio di Contrada Cappuccini, sono collegati al Centro Storico di Campli con bus-navetta gratuiti (alcuni provenienti dalla fascia costiera). Un servizio di auto-navette per diversamente abili, è disponibile su richiesta telefonica. La Croce Rossa locale rende attivo da Campli il servizio del 118. Alla Sagra sono invitate le Autorità civili, militari e religiose locali, per una quattro giorni da vivere intensamente all’insegna dell’alta qualità con vetrine e degustazioni di prodotti tipici abbinati ai vini ed alle birre locali. “La grande tradizione camplese ha fatto scuola – fa notare il giornalista e scrittore Nicolino Farina – ancora oggi per tutto il Teramano la nostra porchetta si distingue da tutte le altre dal fatto di non usare tra gli aromi l’essenza di finocchio selvatico”. Dunque, una signora porchetta! Da gustare in tutta serenità. Entusiasta è il Presidente della Pro-Loco “Città di Campli”, Francesco D’Isidoro. “Siamo lieti di poter ospitare l’Olimpiade dei migliori maestri porchettai aprutini, apprezzati in tutto il mondo: la nostra kermesse estiva – rivela D’Isidoro – è sicuramente da annoverare tra le migliori celebrazioni delle tradizioni enogastronomiche italiane, come riconosciuto da tutti. Quest’anno abbiamo fatto sposare la Porchetta Italica di Campli con una birra artigianale locale prodotta nel nostro territorio”. A Campli la Regina assoluta è sua maestà la Porchetta in un campionato sui generis che vede contendersi, tra i Maestri partecipanti, il prestigioso titolo di Miglior Porchettaio dell’anno. Si prevedono oltre 80mila presenze nel lungo week-end del dopo Ferragosto (con il primo Lunedì dedicato interamente alla Sagra della Porchetta Italica di Campli) in una città che può vantare la presenza di un museo statale di arte sacra. “La porchetta camplese – rivela lo storico Nicolino Farina – è un cibo popolare e di festa, una vera opera d’arte del palato, un monumento del gusto per l’intera umanità: a Campli la porchetta ha origini antichissime e rappresenta una cultura culinaria che da secoli e secoli si tramanda ininterrottamente attraverso le generazioni”. Evento culturale ed eno-gastronomico unico ed originale che fin dal 1964 intende valorizzare e celebrare la Porchetta Italica, consacrata dal successo conseguito al Vinitaly ed al Salone del Gusto di Torino. “Gli Statuti di Campli – sottolinea Farina – hanno una caratteristica particolare: sono gli unici ad avere norme molto specifiche e dettagliate sulla porchetta. Normative assenti in tutti gli Statuti conosciuti nel teramano e in Abruzzo. Esiste qualche piccola eccezione (Silvi) che in ogni caso, nelle forme di regolamento sulla porchetta, non raggiunge il valore e la forma così particolareggiata come nei Codici di Campli”. La “Cronaca teramana dei banditi”, scritta dal sacerdote camplese don Giuseppe Iezzi tra il 1661 e il 1683 – come leggiamo negli studi di Nicolino Farina – riporta con gran dovizia di particolari (compresa la data) la notizia di un furto subito al di là del fiume Vomano da un vasaio della rinomata scuola di Nocella e un macellaio di Campli. “E’ palesemente assurdo – spiega Farina – che il macellaio camplese si recasse oltre il Vomano a vendere la carne! Andava a vendere la Porchetta Italica e i due furono derubati dei loro incassi”. Una testimonianza indiscutibile. “Il maiale di Campli – afferma Farina – era un animale allevato anche per essere cotto intero, e non solo per i prelibati prosciutti e insaccati, così cari alla tradizione contadina di tutto l’Abruzzo. La porchetta era un prodotto tutelato da qualsiasi contraffazione: per la sua realizzazione non si poteva usare altra carne. La qualità dei maiali, del loro allevamento e l’antica tradizione hanno creato il successo della porchetta camplese”. L’evento farnese rende omaggio al compianto professore Giammario Sgattoni (padre del logo ufficiale della manifestazione, registrato dalla Pro-Loco “Città di Campli”) ed ai nostri fratelli Aquilani. Campli ha quattro chiese danneggiate dal sisma del 6 aprile 2009 (san Francesco, la Misericordia colpita pure da un fulmine sul campanile, San Paolo e San Pietro in Campovalano) ma sia la Scala Santa sia la Chiesa Cattedrale, che hanno miracolosamente resistito al terremoto, sono aperte ai fedeli, come ricorda don Antonio Mazzitti che fin dal 1964 volle gestire personalmente la festa dell’Immacolata Concezione nella Cattedrale di Santa Maria in Platea. Festa dedicata ogni anno, nel mese di settembre, alla Madre di Dio, Patrona della Città di Campli. Sicuramente da riscoprire e valorizzare, durante la Sagra della Porchetta Italica, è il Corteggio storico di Ortona che nelle scorse edizioni ha allietato cittadini e visitatori, in onore di Margherita d’Austria e del gemellaggio tra Campli e Ortona, già feudi dei Farnese e arcidiocesi unica per 219 anni. “Crediamo che Campli oltre ai suoi beni culturali – dichiara il presidente Francesco D’Isidoro – abbia saputo conservare anche una nobile tradizione gastronomica: la Porchetta Italica”. Già Margherita d’Austria ne parlava negli Statuti della Città di Campli che celebrano i maestri porchettai. In buona compagnia di altri quattro Statuti comunali in Abruzzo, dai quali si evince che i Camplesi furono i primi a vendere la loro porchetta al di là dei propri confini. “La nostra storia recente – spiega lo storico Farina – rivela che la Sagra è nata quasi per caso: correva l’anno 1964 quando l’allora sindaco Ubaldo Scevola, il direttore dell’Ente per il turismo Arturo Favazza ed il giornalista Fernando Aurini, sulla base delle scoperte archeologiche di ossa di maiale nelle 600 tombe pre-romane della vicina necropoli di Campovalano, pensarono di realizzare la prima grande festa del prodotto più tipico della culinaria camplese: immediatamente per la porchetta di Campli si coniò l’appellativo di Italica”. Nei locali e negli stand allestiti nel Centro storico di Campli, nella quattro giorni di festa si possono degustare ed acquistare vini, formaggi, tartufi, miele, olio d’oliva e leccornie. Grazie alla Pro-Loco si mantiene viva una tradizione millenaria ancora oggi strettamente legata all’economia locale. Porchettai si diventa. È un’arte che i giovani camplesi devono riscoprire e valorizzare. Consolidato è il rapporto con l’Università di Teramo, grazie alla Facoltà di Agraria. Sulla scia della tradizione la Pro-Loco “Città di Campli” porta avanti un discorso di fruttuosa collaborazione. A riprova dell’indiscutibile qualità delle porchette in concorso, un tempo prescelte dal Camerlengo di Campli prima della libera vendita, si è voluta preservare la tradizione. Oggi vengono giudicate da una Giuria tecnica e popolare di degustatori chiamati a valutare la qualità delle carni, la cottura e, particolare non secondario, la consistenza della crosta (“il segreto è nella sbollentatura” – rivela Nicolino Farina) che deve risultare fragrante e gustosa al palato. Una tradizione fissata negli Statuti medievali delle città abruzzesi di Penne, Silvi, Campli, Atri e Teramo, e nei Regolamenti municipali del 1877 che distingue i beccai-macellai dai porchettai. Tutte le porchette selezionate sono ottime ma per scegliere le tre eccellenti, nel rispetto dell’antica tradizione del Camerlengo, la sola autorità deputata a dare l’assenso alla vendita della porchetta solo dopo averla assaggiata assicurandosi della qualità del prodotto, sono stati chiamati giornalisti, autorità ed esperti di enogastronomia, tra cui una delegazione di porchettai. “La Giuria popolare – rivela Farina – vuole solo dare uno stimolo in più ai selezionati maestri porchettai partecipanti alla Sagra: un modo per far perpetuare al meglio la loro raffinata arte culinaria, tutto a vantaggio della qualità del prodotto e del palato del consumatore”. A Campli, insomma, si vive ogni anno un’emozione particolare perché iniziative come questa sono il petrolio della nostra terra, da tutelare e valorizzare in tutte le sedi: auspichiamo la certificazione europea Igp perché la Porchetta Italica è una delle risorse preziose che abbiamo, insieme al turismo, ai tesori d’arte e di scienza, per moltiplicare la nostra ricchezza e per superare la crisi economica mondiale. Come gli spiedini di pecora cotti alla brace. L’Amministrazione comunale di Campli intende tutelare la qualità della Porchetta Italica nel mondo. La salvaguardia del nostro prodotto, oltre alla promozione internazionale per la certificazione di qualità Igp, è sicuramente uno degli obiettivi della Sagra che, fin dalla prima edizione, caso unico in Abruzzo, ha assegnato un Premio alla migliore porchetta tramite una Giuria di esperti presieduta dal professor Nicola Biagio Natali, istituzione vivente della manifestazione. Insieme alla Pro-Loco “Città di Campli” che intende difendere la qualità della Porchetta Italica: “per noi abruzzesi è un dovere perché il prodotto è un passaporto di qualità per tutti gli italiani nel mondo che gustano il nostro panino farcito”. La Sagra di Campli intende spingere i maestri porchettai italiani ed europei (alla vigilia della fondazione degli Stati Uniti d’Europa) a migliorare e perfezionare sempre più la loro arte culinaria, a vantaggio della qualità assoluta del prodotto. La porchetta italica va gustata e servita sia con il tradizionale panino tondo (la rosetta) che veniva cotto nello stesso forno della prelibata pietanza sia sul piatto. Un primato storico assoluto di Campli. Fin dagli anni Cinquanta e Sessanta del Ventesimo Secolo, nel Centro Storico di Campli vi era l’uso di cuocere la porchetta, infilata in un palo di legno, nei forni a legna usati per il pane. “Tre erano i forni più importanti – ricorda Farina – quello di Meloni, Farina (Battaiule) e Alleva (Ciancianella); e tre erano i grandi maestri porchettai-macellai: Meloni Giggino, Meloni Salvatore, (eredi di un’antica famiglia di porchettai) e Armando Di Carlo (continuatori ed allievo dei famosi Ricci)”. In attesa del riconoscimento ufficiale e della tracciabilità della Porchetta Italica di Campli che merita di sbarcare (in vendita diretta con il classico camioncino) nei mercati esteri, tra le “avenue” di metropoli come New York, i camplesi fanno memoria della loro Storia. Perché la Porchetta Italica di Campli unica ed inimitabile, con il grasso che cola via durante la cottura nel forno a legna, è molto più di un semplice porcellino arrostito. È un toccasana per le coronarie, assicurano gli esperti. Per capire i segreti del Divin Porcello celebrato da Boccaccio e gustato dalle popolazioni italiche fin dal XII Secolo A.C., a Ripoli di Colonnella fin dal 5.000 a.C. ed a Coccioli di Campli fin dal 3.400 a.C., ogni anno viene stilato un programma ricco di iniziative e suggestioni letterarie. “Il nostro gruppo Pro-Loco è sempre più compatto e forte che mai, naturalmente valorizziamo la cultura, per ribadire la nostra territorialità” – afferma Francesco D’Isidoro. “I porchettai camplesi – sottolinea Farina – sono tuttora dei capiscuola e la porchetta camplese si differenzia e si distingue da quella preparata in Umbria, nelle Marche, nel Lazio, in Toscana e in Sardegna per un diverso concetto di aromatizzazione”. La ricerca storica, letteraria, bibliografica, filologica ed archivistica di Nicolino Farina, invita il Lettore a intraprendere un viaggio nel tempo alle origini antiche dell’allevamento del maiale e dell’uso della porchetta nella tradizione camplese. “Tradizione che è nata – scrive Farina – grazie alle caratteristiche morfologiche del territorio, ricco di boschi, valli, montagne e colline, e mantenuta viva dal sapiente sapere dei maestri porchettai della città dei Farnese. Ricerca e intuizione che hanno fatto scoprire alcuni dei segreti della “Porchetta Italica” di Campli come il ghiaccio delle neviere di Battaglia che permetteva d’estate di refrigerare i locali dove le Porchette già “attaccate”(pronte per il forno) si lasciavano “riposare” per 24 ore, o la tecnica della lavatura del maiale (sbollentatura) con acqua bollente salata e aromatizzata con erbe selvatiche del circondario, o, ancora, l’assenza del finocchietto tra gli aromi”. I maestri porchettai camplesi ne hanno tramandato l’uso “…ma s’attacche li Camplise a la pagine di storie e te’ sempre lu primate di stu cibbe rinnumate”(Inno alla porchetta, di Lamberto De Carolis). “La porchetta – fa notare Nicolino Farina – è un cibo di strada d’irresistibile bontà ma gustare quella Italica a Campli, nelle piazze e nelle vie del suggestivo centro storico, diventa un’occasione d’Eccellenza”. Altri progetti sono poi in cantiere nella città farnese. “E’ in itinere la realizzazione di un parco archeologico” – rivela il Sindaco di Campli, Gabriele Giovannini. Insomma, se avesse una colonna sonora ufficiale da poter ascoltare tra le vie del borgo medievale, la Sagra della Porchetta Italica di Campli meriterebbe le splendide sonorità del kolossal cinematografico “Il Gladiatore” del regista Ridley Scott e dei compositori Hans Zimmer e Lisa Gerrard. La tenacia degli Abruzzesi non solo non si ferma ma si perfeziona nel tempo grazie ai giovani di Campli. “Mi piacciono i maiali – ricorda il primo ministro britannico Winston Churchill (1874-1965) – i cani ci guardano dal basso. I gatti ci guardano dall’alto. I maiali ci trattano da loro pari”.
Nicola Facciolini
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