I dati sanciscono il rischio: e’ maggiore del 15% l’incidenza dei tumori nell’area del sito dell’Ilva di Taranto, con un picco del 30% in piu’ per quelli al polmone. L’analisi contenuta nel vasto studio ”Sentieri” riguarda 44 sui 60 siti di interesse nazionale per le bonifiche (SIN) e sara’ presenta al ministero della Salute a meta’ settembre prossimo. Il ministro Renato Balduzzi ricevera’ nei prossimi giorni pero’ nuovi dati preliminari di un altro studio sul rischio dal Centro per il controllo delle malattie (CCM). L’organismo ha infatti avviato una nuova indagine sui rischi saluti per coloro che abitano nelle piu’ strette vicinanze della zona dell’Ilva. La ricerca gia’ pubblicata, che il 18 settembre sara’ illustrata al ministero nel corso di un convegno, ha trovato in particolare per l’area di Taranto un ”eccesso di circa il 30% nella mortalità per tumore del polmone, per entrambi i generi, un eccesso compreso tra il 50% (uomini) e il 40% (donne) di decessi per malattie respiratorie acute”, e un aumento de 10% nella mortalità per le malattie dell’apparato respiratorio. Nelle conclusioni si afferma che nel periodo 1995-2002 i dati mostrano un quadro della mortalità per la popolazione residente nel sito di Taranto ”che testimonia la presenza di un ambiente di vita insalubre”. Gli incrementi di rischio sono riferibili, secondo gli autori dello studio, a esposizioni professionali a sostanze chimiche utilizzate o emesse nei processi produttivi presenti nell’area. Questi stessi inquinanti sono presenti anche nell’ambiente di vita a concentrazioni alte. Un elemento che spiega come mai i tassi di maggiore rischio di mortalita’ per tumore nella zona si registra in entrambi i sessi e non solo fra i lavoratori ma anche nei bambini. Anche con rischi prima della nascita: c’e’ un eccesso del 15% per la mortalita’ legata alle malformazioni congenite. Ma l’Italia avvelenata e’ ampia. Ad esempio, per gli incrementi di mortalità per tumore polmonare e malattie respiratorie non tumorali, a Gela e Porto Torres è stato suggerito un ruolo delle emissioni di raffinerie e poli petrolchimici, a Taranto e nel Sulcis-Iglesiente-Guspinese un ruolo delle emissioni degli stabilimenti metallurgici.
Negli eccessi di mortalità per malformazioni congenite e condizioni morbose perinatali è stato valutato possibile un ruolo dell’inquinamento ambientale a Massa Carrara, Falconara, Milazzo e Porto Torres. Intanto l’Associazione Italiana di Epidemiologia considera ”solidi e affidabili i risultati della perizia epidemiologica che ha permesso al gip di Taranto di quantificare i danni sanitari determinati, sia nel passato sia nel presente, dalle emissioni nocive degli impianti dell’Ilva”.
L’associazione auspica che la proprietà dell’Ilva, ”responsabile dei danni rilevati dalla magistratura, metta in atto in tempi brevi tutte le azioni di adeguamento e bonifica richieste, permettendo il dissequestro tempestivo degli impianti e non facendo ricadere sui lavoratori le conseguenze nefaste delle proprie scelte che già hanno danneggiato la popolazione”.
Maria Emilia Bonaccorso
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