“Oh! che ddore di purchette belle, calle, sapurite, chi n’assagge nu pizzette ci si lecche labbre e dite: tra li cibbe chiù squisite la purchette è prifirite…”(Lamberto De Carolis, Inno alla porchetta). È il trionfo del camplese Andrea Foco che si laurea Miglior Porchettaio alla 41ma Sagra della Porchetta Italica di Campli con voti 8,314 su 10, sulla base della media totale dei voti ponderati espressi dalle quattro Giurie ufficiali, consacrando la supremazia di Campli all’Olimpiade dei Migliori Maestri Porchettai d’Italia (Campli, 17-20 Agosto 2012). Secondo classificato Fulvio Pallotta di Teramo con voti 8,189 su 10; terzo classificato Emidio Falasca de “La Prelibata” con voti 7,877 su 10. Un ex aequo per gli altri sette porchettai partecipanti che sono stati omaggiati dalla Pro Loco Città di Campli con una Targa ricordo. La premiazione in piazza Vittorio Emanuele II (quando ormai tutte le porchette erano andate a ruba con migliaia di persone che, grazie ai bus navetta, cercavano di entrare nella città Farnese gremita all’inverosimile) si è aperta alle ore 23:30 con un minuto di silenzio chiesto dal Sindaco Gabriele Giovannini e dal Presidente della Pro Loco Città di Campli, Francesco D’Isidoro, in memoria, in onore e in omaggio del compianto Professore Nicola Biagio Natali, giudice onorario della Sagra, scomparso Domenica 19 Agosto 2012. Istituzione della Sagra della Porchetta Italica di Campli, della Scienza e dei Valori autenticamente Abruzzesi, il Prof. Nicola Biagio Natali è stato per decenni un esempio, per i giovani, di grande umanità e di immensa onestà e passione intellettuali. Il Presidente della Pro Loco Città di Campli, Francesco D’Isidoro, nell’esprimere un ricordo dovuto e doloroso ha dichiarato che “lo storico Presidente della Giuria Nicola Biagio Natali è volato in cielo improvvisamente. Solo venerdì scorso era su questo palco a presentare l’Evento insieme a noi. Palco che lo doveva vedere protagonista in questo momento, perché era lui da anni a leggere il Verbale che annunciava i maestri porchettai vincitori. Noi della Pro Loco Città di Campli non dimenticheremo mai il modo di colorire il tavolo dei giurati con la sua vastissima cultura e le indubbie competenze eno-gastronomiche. Rimarrà nei nostri cuori l’amore che sapeva trasmettere per la storia e l’arte camplese e la sua ineguagliabile valorizzazione dell’italianità. Da questa edizione – ha dichiarato D’Isidoro – ci seguirai da lassù ma ti assicuriamo che ogni Sagra della Porchetta Italica sarà un’occasione per consolidare il tuo ricordo. Grazie Preside per quanto ci hai saputo donare”. Da quest’anno si rinnovano il Regolamento della Giuria della Sagra camplese, un Grande Evento anticipato di una settimana rispetto alle scorse edizioni, la modalità di giudizio per la gara del “miglior maestro porchettaio dell’anno” e il sistema di selezione per poter partecipare alla Giuria popolare, una “compagine composta – secondo il nuovo Regolamento della Pro Loco “Città di Campli” – da 24 giurati residenti nel Comune di Campli, scelti a sorte tra i vari candidati, cui spetta il compito di designare la migliore porchetta della Sagra”, ai quali si sono aggiunti altri cinque componenti: il Sindaco di Campli Gabriele Giovannini, il Maresciallo dei Carabinieri Marino Capponi, il Consigliere comunale Italia Calabrese, il Vice-Sindaco Maurizio Di Stefano e Serafino Di Domenicantonio. Nel computo totale dei voti validi le tre Giurie tecniche hanno inciso per il 50% e la Giuria popolare camplese per il restante 50%. I quattro Presidenti delle Giurie (Nicolino Farina per i giornalisti; il Sindaco Gabriele Giovannini per la popolare; l’Avv. Lucio Del Paggio per i cuochi; Alfonso Di Fonzo per gli enologi) hanno raccolto le schede consegnate ad ogni singolo giurato durante le quattro serate di “assaggio” presso i ristoranti Tunnel, Pozzo dei Farnese e Refettorio della Misericordia di Campli, unitamente ai numeri attribuiti da uno a dieci alle diverse porchette concorrenti, custoditi gelosamente in buste sigillate nella sede della Pro Loco fino alla serata della premiazione. Nel computo definitivo non ci si è limitati alla somma dei singoli voti validi. Si è preferito “pesarli” alla terza cifra decimale per rappresentare, secondo il nuovo Regolamento, la maggiore rilevanza della Giuria popolare camplese. La Giuria degli enologi, composta da 8 votanti, ha fatto registrare 7 schede valide e una nulla; la Giuria dei giornalisti di 10 votanti, ha avuto 8 schede valide e due nulle; la Giuria dei cuochi su 10 votanti ha espresso solo 8 voti validi; la Giuria popolare su 29 votanti ha avuto solo due schede nulle. Ottenuta la media totale (in decimi) dei voti espressi delle Giurie tecniche su ogni singola porchetta concorrente, la si è sommata direttamente al voto medio espresso dalla Giuria popolare su ogni singola porchetta concorrente, dividendo per due la somma così ottenuta per ricavare la media totale. Solo alla fine si è associato al risultato definitivo il nominativo del maestro porchettaio partecipante. Il vincitore della 41ma Sagra della Porchetta Italica di Campli, Andrea Foco, premiato Lunedì 20 Agosto 2012, alle ore 23:30, nel corso della solenne cerimonia in piazza Vittorio Emanuele II, è stato omaggiato della Coppa della Vittoria e dello stemma del Museo Archeologico Nazionale di Campli (Cavallo con esotiche fiere), dal Museo gentilmente offerto. Grazie al professor Glauco Angeletti, Direttore del Museo e Ispettore archeologico della provincia di Teramo, tra i giurati della Sagra, che Sabato 18 Agosto ha omaggiato i giornalisti di una speciale Notte al Museo, una visita al cuore della cultura Pretuziana: un viaggio nel tempo alla scoperta degli antichi Popoli Italici di Campovalano, depositari di uno scrigno di tesori, moltissimi dei quali ancora sommersi, di incommensurabile valore. La Giuria popolare ha valutato le diverse porchette durante il pranzo della Domenica tenuto presso “Il Refettorio della Misericordia”. Quest’anno il vincitore Andrea Foco è stato scelto, per il 50%, da tre Giurie tecniche, composte da enologi, giornalisti e cuochi esperti “che – spiega Francesco D’Isidoro, Presidente della Pro Loco “Città di Campli” – hanno giudicato le porchette nelle serate di Venerdì 17 Agosto, Sabato 18 Agosto e Lunedì 20 Agosto 2012” in diversi ristoranti di Campli per fugare ogni apotropaica sospensione del giudizio causata dall’eccessiva “chiasso” di massa delle precedenti edizioni. Dieci i maestri porchettai partecipanti alla Sagra della Porchetta Italica di Campli: Falasca Emidio (Vincitore della passata edizione, terzo classificato nel 2012), Di Angelo Salvatore (voti 7,548); Foco Andrea (il vincitore del 2012); Nicolino Mercurii (voti 7,150); Bosica Daniele (voti 7,602); Bosica Renato (voti 6,744); Bosica Luciano (voti 7,166); Pallotta Fulvio (secondo classificato nel 2012) e Di Stefano Lucio (voti 7,387). La Giuria tecnica dei giornalisti si è riunita Sabato 18 Agosto 2012 al ristorante Tunnel di Campli, alle ore 19. Alla degustazione delle dieci porchette concorrenti, sono stati abbinati i vini delle cantine: Velenosi di Ascoli Piceno (Passerina Brut,“vitigno autoctono dall’ampio patrimonio aromatico, spumantizzato con metodo charmat, con perlage fine e persistente con morbide nuance agrumate fresche e sapide, cremoso e satinato, con profumi inebrianti e coinvolgenti”) e Cioti Filiberto di Campli (Pathernus Montepulciano d’Abruzzo 2007 DOCG Colline Teramane; Indigena IGP Colli Aprutini 2011; Alarius Montepulciano Cerasuolo d’Abruzzo 2011 e il vino cotto “Lu Bambinell” Cioti Pathernus). I grandi numeri della Sagra camplese sono semplicemente impressionanti: 13 panini vengono farciti con un solo chilogrammo di porchetta; 45 Kg è il peso medio di ogni porchetta; tre euro è il costo del panino e 18 euro il costo di un Kg di porchetta; circa 100mila sono le presenze alla Sagra di Campli e circa 200 sono le porchette servite ai visitatori nel lungo week-end di Ferragosto (con il primo Lunedì dedicato interamente alla Sagra) nella città medievale Farnese che vanta la presenza di un Museo statale di arte sacra. Quest’anno lo stand della Pro Loco “Città di Campli” con la T-Shirt della Sagra e la Birra Artigianale scelta direttamente dal Festival delle Birre Artigianali di Castellalto. Grasso che cola nel maiale arrostito e speziato alla camplese. Su Facebook il concorso fotografico della Pro Loco “Città di Campli”. Sponsor ufficiale della Sagra è Globo. Ogni anno decine di migliaia di visitatori invadono pacificamente il borgo medievale della città farnese nelle quattro giornate di Sagra. Nel 2011, secondo gli organizzatori, furono vendute oltre duecento porchette e circa 100mila panini, con una presenza giornaliera di oltre 20mila persone, favorita dalle corse dei bus navetta gratuiti. Sono i grandi numeri della Porchetta Italica di Campli che è soprattutto Cultura. Il grande Progetto camplese per l’allevamento del tradizionale maiale nero italico, il nuovo protagonista, con la sua porchetta camplese, del Salone del Gusto di Torino e della Sagra di Campli. La grande tradizione camplese dal XII Secolo Avanti Cristo. Il marchio della Porchetta Italica è stato registrato dalla Pro-Loco “Città di Campli”. Lo storico Nicolino Farina rivela le ragioni del Giudizio sulla porchetta italica:“Gli Statuti di Campli hanno una caratteristica particolare: sono gli unici ad avere norme molto specifiche e dettagliate sulla porchetta giudicata dal Camerlengo per stabilirne il valore per la vendita”. I Camplesi furono i primi a vendere la loro porchetta al di là dei propri confini. “La porchetta camplese – spiega Nicolino Farina – non è il solito maialino arrostito insieme alla testa, a differenza delle altre porchette decapitate in giro per l’Italia; grassotta e lunga per conservare la tradizione, la porchetta camplese è preparata con speciali erbe selvatiche aromatiche in acqua salata, durante il processo della sbollentatura, un segreto tutto camplese, che lega i mattoncini della pelle suina”. Grazie alla Pro Loco “Città di Campli” si mantiene viva una tradizione millenaria ancora oggi strettamente legata all’economia locale. Maestri porchettai si diventa. È un’arte che i giovani devono riscoprire e valorizzare. “I porchettai camplesi – sottolinea Nicolino Farina – sono tuttora dei capiscuola e la porchetta camplese si differenzia e si distingue da quella preparata in Umbria, nelle Marche, nel Lazio, in Toscana e in Sardegna, per un diverso concetto di aromatizzazione”. La Porchetta Italica di Campli unica ed inimitabile, con il grasso che cola via durante la cottura nel forno a legna, è molto più di un semplice porcellino arrostito. È un toccasana per le coronarie, assicurano gli esperti. Organizzano la Pro Loco “Città di Campli” e il Comune di Campli. La Città di Campli offre importanti eventi culturali: il Museo Nazionale Archeologico e il Santuario della Scala Santa per ritemprare lo spirito. Divin porcello, vini, formaggi, tartufi, miele, olio d’oliva e tante altre leccornie camplesi fanno da cornice, con le radici ben salde nella storia e nella tradizione popolare, alla più importante kermesse enogastronomica e culturale abruzzese della Città di Campli. È l’Olimpiade dei migliori Maestri Porchettai d’Italia. Da venerdì 17 a lunedì 20 Agosto 2012, oltre 100mila persone hanno potuto gustare la prelibata pietanza all’insegna del buongusto, della simpatia e dell’ottimismo, lungo il centro storico Farnese che di sera si carica di atmosfere fantastiche grazie ai giuochi di luce e ombre tessute dalle vie e dalle architetture artistiche di raro pregio storico-culturale. Alcune delle quali in attesa dei sacrosanti restauri per i gravi danni subiti nei terremoti del 6-7-9 aprile 2009 che hanno distrutto la città di L’Aquila e danneggiato Campli. Amata dalla gente d’Abruzzo, dai turisti che villeggiano lungo la costa adriatica, provenienti da tutt’Italia e dall’estero, la Sagra della Porchetta Italica vuole dare un “morso” alla crisi mondiale che investe direttamente il rispetto della persona e, quindi, l’economia, l’etica e la politica globali. “La porchetta è un cibo artigianale di strada – rivela lo storico Nicolino Farina – ma gustare quella camplese nelle antiche piazze e vie della città Farnese, tra i banchi delle specialità alimentari locali, accompagnata con un bicchiere di vino rosso come il Montepulciano d’Abruzzo o rosato come il Cerasuolo d’Abruzzo, diventa un’occasione unica”. Tra un panino e l’altro si può visitare la cripta della Cattedrale di Campli. Il successo di pubblico e di critica inarrestabili, la crescita d’interessi, sono il passaporto mondiale della Sagra della Porchetta Italica camplese. Quest’anno a Campli è stato rinnovato il Regolamento della Giuria: per la prima volta sono state giudicate le porchette per tutta la durata della manifestazione. Il punteggio delle tre Giurie tecniche su ogni singola porchetta partecipante alla Sagra, è stato sommato a quello della Giuria popolare per valutare un campione scientificamente significativo sull’intera produzione di porchette di ogni maestro porchettaio concorrente. La gara utile a stabilire la migliore Porchetta Italica ha, infatti, l’intento di mantenere alta la qualità del prodotto venduto nella Sagra e durante l’anno a Campli. La Giuria popolare era composta da: Jacopo Stucchi, Vincenzo Chiodi, Alfredo Luzio, Matteo Morelli, Armando Di Francesco, Elena Di Sabatino, Davide Castagnoli e Alessandro Costantini (20-35 anni); Luigi Di Quinzio, Roberto Vittorio, Mino Di Filippo, Pietro Quaresimale, Fabrizio Di Sabatino, Ottaviano Del Paggio, Pietro Sciarretta e Roberto Cardelli (35-50 anni); Nemo Farinelli, Francesco Salomone, Elio Santori, Antonio Di Antonio, Antonio Chiodi, Stefano Natali, Rocco Castagnoli e Franco Di Grazia (50 in su). Tutti i giurati (tecnici e popolari) hanno potuto valutare le diverse porchette con una valutazione da 6 a 10 utilizzando anche i mezzi voti. “Per la valutazione finale – spiega il Presidente D’Isidoro – è stata sommata la media aritmetica delle Giurie tecniche con la media aritmetica della Giuria popolare. Le somme sono state arrotondate alla terza cifra decimale”. Nell’estate 2012 ha fatto la sua discesa in campo lo stand Pro Loco con la T-Shirt della Sagra. La birra artigianale è stata scelta direttamente dal Festival delle Birre Artigianali di Castellalto. Su Facebook tutti possono partecipare al concorso fotografico della Pro Loco “Città di Campli”. Gli organizzatori invitano a scattare “una foto del vostro morso al “panino con la porchetta” che state mangiando, ovunque voi siate, al mare, in montagna e in qualsiasi parte del mondo. Per create il vostro slogan. Nella foto, in gruppo o singoli come preferite (sempre di maggiorenni!), sia ben visibile il tipo di morso con cui addentate il panino. Postatela sulla pagina Facebook della Pro Loco (http://www.facebook.com/prolococittadicampli)”. La Pro Loco “Città di Campli” sceglierà le foto più divertenti, simpatiche, espressive, per creare un album speciale e ricordare la Sagra e la vostro visita a Campli. Sponsor ufficiale della Sagra è Globo calzature. La Sagra della Porchetta Italica di Campli è la prima Sagra nata in Abruzzo, nel 1964, fra le prime in Italia. Oggi i porchettai camplesi, tutti allievi dei maestri della tradizione, approntano la porchetta con i sistemi d’antico insegnamento dei loro padri. Com’è tradizione, ogni anno, il loro prodotto viene giudicato da una Giuria di degustatori (Camerlengo) che valuta la qualità delle carni, la cottura e, particolare non secondario, la consistenza della crosta che “deve risultare fragrante e gustosa al palato”. “C’vù la croste?” – è la tradizionale domanda rivolta dal maestro porchettaio all’affezionato cliente. La “croste” della porchetta camplese non è la solita meno nobile “cucchie” da gettare via. Ma, preparata con maestria sulla base di antichi saperi, è un condensato di aromi da gustare insieme alla carne magra della porchetta italica camplese che si differenzia e si distingue da quella preparata in Umbria, nelle Marche, nel Lazio, in Toscana e in Sardegna per gli aromi, i tempi e i modi di cottura. Nei giorni della Sagra, questi aromi si spandono magicamente tra le vie di tutto il borgo medievale Farnese dove vengono cotte e servite centinaia di porchette. Il maiale, rigorosamente “imporchettato” si gusta nei ristoranti e negli stand appositamente allestiti. È festa. La gioia e i profumi si diffondono da Campli alle vicine contrade. “Mangia la carne magra di un animale grasso” – suggerisce il Professor Francesco Gramenzi. L’idea della Sagra camplese fu di Fernando Aurini, giornalista, intellettuale e storico della cultura materiale aprutina. Il grande e inaspettato successo della prima edizione si ripete puntualmente ogni anno, quando migliaia di persone arrivano nella cittadina Farnese per gustare la ghiotta e inimitabile pietanza. Grazie alla Pro Loco “Città di Campli” si mantiene viva una tradizione millenaria ancora oggi strettamente legata all’economia locale dell’allevamento dei suini. I maestri porchettai camplesi da secoli girano l’Abruzzo, le Marche, l’Umbria e il Lazio, e fanno scuola. Ogni giorno capita di trovarne uno che vende il suo profumato prodotto all’angolo di qualche piazza, durante i tradizionali mercati contadini, e lungo le principali vie di comunicazione (anche su Internet; peccato che dagli elaboratori elettronici portatili non si possano sentire e gustare i profumi della porchetta). Un morso alla porchetta camplese, senza esagerare, equivale all’abbattimento di una piccola considerevole fetta del debito pubblico italiano per la risoluzione della gravissima crisi economico-finanziaria mondiale. Naturalmente, era attesa da anni la disponibilità forte, necessaria e sentita di una Giuria tecnica e di una Giuria popolare qualificate della Sagra della Porchetta Italica di Campli. Il giurato, dopo aver prestato il solenne “Giuramento” mazziniano (“Invoco su di me l’ira degli uomini e l’ignominia dello spergiuro se tradissi in tutto o in parte il mio giuramento”) del Buon Gastronomo (anche la ritualità vuole la sua parte), come insegna il Professor Nicola Biagio Natali, deve essere in grado a tavola, perché autenticamente motivato, di completare il proprio giudizio su tutte le porchette in gara, sempre “secondo il responso delle papille gustative” e in piena libertà di giudizio. Dei progressi, rispetto allo scorso anno, sono stati decisamente compiuti sul piano scientifico. Pare, tuttavia, alla luce della gravissima crisi economica, che a Campli non rivivremo più le classiche, suggestive, faraoniche, forse un po’ barocche, “abbuffate” di gran gala in compagnia dei politici di turno che, nel bel mezzo della degustazione di massa, tra lo sconcerto generale dei Giurati fedelissimi, abbandonavano il campo (la nave del giudizio insindacabile, come l’italica Patria) prima del tempo! Sempre in segno di rispetto e omaggio al Popolo camplese ed alla Porchetta italica, autentico monumento del gusto e della qualità della vita semplice e originale di una volta, ben vengano i cambiamenti pur nella conservazione dei valori e della qualità che il Grande Evento camplese (il termine “Sagra” non rende giustizia alla Porchetta Italica, al giudizio del Camerlengo, alla produzione ed alla vendita del prodotto) intende esprimere, valorizzare e diffondere in Italia e nel mondo. Il Divin Porcello ha colpito ancora nel segno. La Sagra della Porchetta Italica è soprattutto Cultura. È un evento sociale ed eno-gastronomico originale “che – fa notare lo storico Nicolino Farina – fin dal 1964 intende valorizzare e celebrare la porchetta dell’antico popolo italico, autentico monumento del gusto consacrato dal successo conseguito al Vinitaly ed al Salone del Gusto di Torino”. Il successo popolare della Sagra premia la tenacia degli Abruzzesi. I tesori di Campli sono naturalmente molti altri: Centro Storico, Santuario della Scala Santa, Chiesa cattedrale e il Museo archeologico statale con i suoi preziosi reperti italici della necropoli di 6mila tombe e dell’antico abitato Pretuziano di Campovalano. Il Progetto camplese per la valorizzazione, l’allevamento e la riproduzione del tradizionale porcello nero italico, il Re nero delle nostre vallate, è molto interessante. È già stato il grande protagonista, con la sua porchetta “made in Campli”, del Salone del Gusto a Torino. Il tentativo o esperimento che dir si voglia, è davvero importante, come rivela Nicolino Farina. Grazie all’abilità dei maestri porchettai camplesi, tutto è possibile. “Abbiamo cercato e trovato un allevatore camplese dell’antico maiale abruzzese nero – rivela Nicolino Farina – che è riuscito con uno stratagemma particolare a valorizzarlo nel suo allevamento di 200 suini neri allevati allo stato brado: questi maiali sono piuttosto particolari anche per la loro forma strana. Naturalmente cercheremo di valorizzare l’iniziativa. Abbiamo già fatto una prova riuscita piuttosto bene”. Arrostire questi porci di antica razza e farne la porchetta, è una sfida gastronomica affascinante. “A Campli abbiamo sperimentato un incrocio speciale tra le due razze, producendo già una buona porchetta. Ora saranno altri maestri porchettai camplesi a produrre porchette con il solo maiale nero che è stato il protagonista al Salone del gusto di Torino”. Emergono altri particolari suggestivi. “L’allevatore in questione è già un famoso produttore di alimenti biologici”. La sperimentazione è già legata a un’altra grande iniziativa che coinvolgerà l’Accademia aprutina e un’associazione a carattere sociale con ragazzi diversamente abili, in particolare per l’allevamento di questo suino tipico italico. “È il maiale autoctono più antico che conosciamo” – conferma Farina. “Sappiamo che il maiale comune deriva dal cinghiale – ricorda Farina – ma qui siamo di fronte a una razza tipica nostrana, abruzzese, dunque italica, per una signora porchetta”. A Torino (ma anche a Campli) abbiamo per la prima volta in assoluto la bontà della porchetta italica camplese prodotta con il Re nero. “Oltre alla porchetta tipica che tutti conoscono, questa è già un’alternativa gastronomica camplese. Come abbiamo ragione di credere, pensiamo di farla gareggiare direttamente con le altre porchette alla Sagra della Porchetta Italica di Campli”. Nella città Farnese è festa ogni Domenica dell’anno, per la Fiera settimanale con annessa porchetta da gustare in piazza. A settembre si festeggia l’Immacolata Concezione, Patrona della Città di Campli, nella Cattedrale di Santa Maria in Platea, come assicura don Antonio Mazzitti fin dal 1964, ossia dal primo anno in cui volle gestire personalmente la festa. A Campli si onorano il cinquantesimo anno di apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II (11 ottobre 1962) e il sessantesimo anniversario della vocazione del dotto sacerdote Don Antonio Mazzitti, con la Mostra d’Arte Sacra Contemporanea “Creati per creare” allestita presso la Sala Museale dell’ex “Centro Marziale”. Aperta da sabato 23 giugno fino al 2 settembre 2012, la Mostra è curata da Giuseppe Bacci e Alessandra Morelli e realizzata dalla Fondazione Staurós Italiana Onlus, con il Patrocinio del Comune e Pro Loco di Campli, in cui sono esposte opere della Collezione del Museo Staurós d’Arte sacra contemporanea del Santuario di San Gabriele a Isola del Gran Sasso. Da anni la Fondazione Staurós Italiana Onlus promuove iniziative di dialogo con il mondo delle arti figurative, in particolare, le rassegne delle Biennali d’arte sacra ed il Museo Staurós (la cui Collezione annovera oltre mille opere), che raccoglie l’esperienza di un trentennio nel campo dell’alleanza auspicata dal Concilio Ecumenico Vaticano II tra Chiesa ed arte. Nell’Anno Domini 2012, le opere della Collezione Staurós escono dal proprio spazio espositivo del Museo Staurós, per emigrare al Palazzo Ex Centro Marziale, per diffondere i lavori di numerosi artisti nazionali ed internazionali, selezionati nel loro significativo richiamo al colloquio, auspicato dal Vaticano II, tra Chiesa contemporanea e mondo dell’arte, rispetto, soprattutto, a temi universalistici quali l’Amore di Dio Padre per tutti i suoi figli, l’esperienza universale del dolore e la speranza di una comune Rigenerazione. Scriveva Papa Paolo VI nella sua Lettera agli artisti: “Oggi come ieri, la Chiesa ha bisogno di voi e si volge verso di voi. Essa vi dice con la nostra voce: lasciate che non si rompa un’alleanza tra le più feconde! Non chiudete il nostro spirito al soffio dello Spirito Santo! Questo mondo in cui viviamo ha bisogno di bellezza per non oscurarsi nella disperazione. La bellezza, come la verità, è ciò che metta la gioia nel cuore degli uomini, è il frutto prezioso che resiste all’usura del tempo, che unisce le generazioni e le congiunge all’ammirazione. E ciò grazie alle vostra mani…”. La Mostra ospita opere degli artisti: Paolo Annibali, Manlio Bacosi, Floriano Bodini, Aldo Borgonzoni, Remo Brindisi, Pedro Cano, Pietro Cascella, Tommaso Cascella, Angelo Casciello, Piero Casentini, Bruno Ceccobelli, Sandro Cherchi, Giuliano Collina, Claudio D’Angelo, Elio Di Blasio, Pasquale Di Fabio, Antonio Di Fabrizio, Stefano Di Stasio, Bruno Donzelli, Marcello Ercole, Angelo Fabbri, Stefania Fabrizi, Gigino Falconi, Luca Farina, Giuseppe Fiducia, Giannetto Fieschi, Giosetta Fioroni, Omar Galliani, Cesare Gaspari, Vito Antonio Genovese, Alessandra Giovannoni, Giuliano Giuliani, Corrado Grifa, Fabrizio Lavagna, Carlo Lorenzetti, Nino Luca, Enrico Manfrini, Franco Marrocco, Umberto Mastroianni, Steve McCurry, Marino Melarangelo, Francesco Messina, Marcello Mondazzi, Mario Nanni, Achille Pace, Mimmo Paladino, Nello Palloni, Luca Patella, Vito Pancella, Michele Peri, Italo Picini, Carlo Previtali, Pino Procopio, Oliviero Rainaldi, Ruggero Savinio, Jacopo Scassellati, Alberto Sughi, Oleg Supereco, Marco Tirelli, Tito, Ernesto Treccani, Francesco Trovato, Wladimiro Tulli, Barbara Tutino, Sergio Vacchi, Valentino Vago. Per il secondo anno consecutivo si è ricreata la magica atmosfera delle fiaccole nella passeggiata alla Scala Santa (aperta fino alla Mezzanotte) e lungo la via si sono potute ammirare le esibizioni degli artisti itineranti. Durante la Sagra della Porchetta Italica AD 2012, infatti, a Campli c’è stata anche molta musica, tra spettacoli, canti e balli folcloristici: la Cermignano Folk Band, l’Orchestra “I Media Sound”, il Coro di Sant’Antonio, l’Orchestra “Musica a colori”, il Gruppo Folk “Balcollo Ma non mollo”, l’Orchestra “Dai Che si Balla”, i “Terranima” Gruppo di pizzica e tarante salentine. Presso Palazzo Farnese di Campli il 28 Giugno 2012 è stata allestita la Mostra “La vie en rose: un’artista dallo stile rosa” della pittrice Giosetta Fioroni. L’evento è stato organizzato dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Campli in collaborazione con la Galleria d’arte “La Riva” di Giulianova e con il trimestrale di arte e cultura “L’Urlo”. La Mostra, a ingresso libero, rimarrà aperta fino al 2 Settembre 2012. La Pro Loco “Città di Campli”, con il patrocinio del Comune di Campli, ha allestito un evento gastronomico e culturale all’insegna della qualità, dell’innovazione e del buongusto. La kermesse vive per una Sagra da sempre “tricolore” decisamente “benedetta” per la promozione delle tipicità locali in Abruzzo e nelle regioni vicine. Per l’affermazione del made in Italy artigianale nel mondo. “Scoprire il perché del primato sulla Porchetta di Campli – scrive lo storico Nicolino Farina nel suo libro “Porchetta Italica di Campli” – di come questo cibo prelibato sia vanto e l’orgoglio della ricca gastronomia dei camplesi, è stato un lungo viaggio nella storia e nelle civiltà dal Risorgimento al Rinascimento, dal Medioevo ai Romani, dagli Italici della necropoli di Campovalano dell’Età del ferro agli Italici del villaggio di Coccioli dell’Età del bronzo”. Il Presidente della Pro-Loco Francesco D’Isidoro, insieme al Direttivo, ha le idee chiare in proposito. A cominciare dalla promozione multimediale del Grande Evento: giovani avvenenti signorine camplesi indossano la t-shirt ufficiale della Sagra della Porchetta Italica fin dallo scorso Luglio 2012 (in occasione della “Sagra delle Sagre” in Alba Adriatica) per comunicare la speranza in un futuro migliore, prospero per tutti, e la fiducia dei giovani camplesi nel loro territorio, nelle sue straordinarie ricchezze che sono il nostro vero “petrolio” capace di estinguere ogni debito. Grazie a quella cultura materiale (reale) capace di creare lavoro e sviluppo, di attrarre investimenti e milioni di turisti da tutto il mondo (in primis dall’Oriente), in grado di renderci tutti “ricchi” come accade nei paesi arabi con l’oro nero fonte di colossali finanziamenti. Capaci di far erigere, in pieno deserto e sui mari, i principeschi grattacieli stratosferici in aperta sfida alla gravità. In Abruzzo le ricchezze non mancano anche se i “pesi” dell’inefficienza politico-burocratica trans-partitica sembrano remare in direzione opposta. Ma le prerogative ci sono tutte per una 42esima edizione della Porchetta Italica di Campli AD 2013 nel segno del grande successo, magari unificando la qualità della location per la degustazione delle porchette concorrenti da parte delle diverse Giurie. La Città di Campli è da sempre accogliente, vigorosa, forte e gentile come la gente d’Abruzzo. Decisamente interessante è il libro di Nicolino Farina “Porchetta Italica di Campli”, un excursus storico-letterario sul porco, presentato in occasione del quarantennale, con un ricordo di Lamberto De Carolis autore dell’Inno alla porchetta in occasione della 7° Sagra camplese, domenica 30 agosto 1970. E il Dvd fotografico con commento musicale delle ultime cinque edizioni della Sagra (dal 2005 al 2010) immortalate dagli scatti di Nicolino Farina, per rendersi effettivamente conto delle potenzialità di un Grande Evento culturale regionale di portata internazionale, allestito nella cornice medievale della capitale Farnese. Lo scorso anno nell’elezione del Miglior Porchettaio 2011 tra i dieci Maestri partecipanti selezionati ufficialmente: Mercurii Luciano (Colledara), Di Angelo Salvatore (Molviano di Campli), Pallotta Fulvio (Teramo), Bosica Renato (Teramo), Cappuccelli Maria (Campli), Fagioli Massimo (La Traversa di Campli), Bosica Daniele (Castellalto), Di Stefano Lucio (Colledara), Foco Andrea (Campli), Falasca Emidio (Teramo), fu il trionfo assoluto di Torricella (assenti alla Premiazione i rappresentanti istituzionali del capoluogo aprutino, parlamentari compresi). Emidio Falasca & Fratelli si laurearono “migliori maestri porchettai” del 2011 con 602 voti. Nella suggestiva cornice di piazza Vittorio Emanuele II, gremita all’inverosimile, la Città farnese consacrò il vincitore con un’ovazione generale nel 150mo anniversario dell’Unità d’Italia. La Commissione preposta all’effettuazione del conteggio relativo, attribuito dagli 85 giurati assaggiatori delle nove porchette concorrenti al Premio (per problemi tecnici un maestro porchettaio non riuscì a partecipare) si era riunita Domenica 21 agosto 2011 presso la sede della Pro-Loco Città di Campli. Alla presenza del Presidente della Pro-Loco, Francesco D’Isidoro, del Presidente della Giuria popolare, l’agronomo prof. Nicola Biagio Natali e dei membri della Commissione, i signori: Camillo Gramenzi, Serafino Chiodi, Giuseppe Ruggeri, Pierluigi Tenerelli, Francesco D’Isidoro e, con le funzioni di segretario, l’ing. Alfonso Di Fonzo. La Giuria di esperti, presieduta dal prof. Nicola Biagio Natali, si era precedentemente riunita nel ristorante Parco dei Piceni di Campovalano di Campli, maestosa struttura incastonata tra i Monti della Laga. Le nove porchette concorrenti furono valutate (“era ammessa la presenza dei preparatori delle porchette o di loro delegati, infatti erano presenti allo spoglio delle schede i sigg. Ciunci Donato e Ruggeri Fabrizio in rappresentanza della ditta Bosica Renato” – si legge nel Verbale ufficiale) con l’attribuzione ad ogni singola porchetta dei voti, dai 6/10 ai 10/10, e la possibilità di esprimere il mezzo voto. I votanti furono 85. Le schede valide 75. Le schede nulle 5 (cinque). Le schede non riconsegnate 5 (cinque). Dopo aver effettuato l’abbinamento dei numeri da 1 a 9 attribuiti ai singoli concorrenti, anonimi al momento della votazione di ogni singola porchetta in gara presso il ristorante Parco dei Piceni di Campovalano di Campli, si ebbe il seguente risultato: la Ditta “La Prelibata” dei Fratelli Falasca di Teramo conquistò punti 602; secondo classificato Angelo Di Salvatore di Molviano di Campli (569,5); terzi classificati Andrea Foco di Campli e Renato Bosica di Teramo (554); quinto classificato “Mercurii Luciano” snc di Nicolino Mercurii di Colledara (553,5); sesta classificata la sig.ra Maria Cappuccelli di Campli (550); settimo classificato Lucio Di Stefano di Colledara (548,5); ottavo classificato Fulvio Pallotta di Teramo (524,5); nono classificato Daniele Bosica di Castellalto (514,5). Dal quarto al nono classificato fu attribuito l’ex-equo con un attestato di partecipazione. Fu il trionfo di un maestro porchettaio aprutino, Emidio Falasca, con una sublime porchetta, autentica delizia del palato, del cuore e della mente, fedelmente realizzata secondo le precise regole della Scuola di Campli. E con un distacco ancora più marcato sul secondo classificato, rispetto all’edizione 2010 della Sagra. L’assegnazione dei premi ai primi tre classificati si svolse nella suggestiva piazza Vittorio Emanuele II a Campli, festante come nelle migliori occasioni. Alla degustazione delle nove porchette concorrenti dell’Olimpiade Italica della Porchetta camplese, furono abbinati i vini delle cantine: Velenosi di Ascoli Piceno, Cioti di Campli e, la grande sorpresa dell’edizione 2011, il birrificio S. Giovanni di Roseto degli Abruzzi con la birra artigianale “A modo mio”. Porchette naturalmente accompagnate dai magnifici vini: Pathernus (Cioti 2009); Indigena Colli Aprutini (Cioti 2010); Cerasuolo Alarius (Cioti 2010); Passerina Brut (Velenosi 2010) delle vicine Marche, uno spumantino emozionante; Indigena IGP (Cioti 2010). Il bilancio della 41ma Sagra della Porchetta Italica è decisamente positivo grazie alla grande partecipazione del pubblico che ogni anno decreta il successo del Grande Evento. “Sono state registrate circa 20mila presenze giornaliere con, più o meno, cinquanta porchette vendute a sera” – fanno sapere gli organizzatori. “Con ben 400 panini a porchetta, nelle quattro giornate della sagra sono state vendute oltre duecento porchette e circa 100mila panini: la presenza giornaliera di oltre 20mila persone circa è determinata attraverso le corse dei bus navetta che hanno fatto servizio dalle ore 19:30 all’1:30”. Numeri considerevoli. La Sagra della Porchetta Italica di Campli è sicuramente una delle più amate in Abruzzo e nell’Italia centrale. Tutto lascia ben sperare per il futuro. Il Presidente della Pro Loco e lo staff organizzativo esprimono nei fatti la loro viva soddisfazione per il successo della manifestazione, ringraziando tutti. Gli oltre 100mila visitatori delle quattro giornate di Sagra, lanciano un messaggio preciso. Sono questi i grandi numeri della Porchetta Italica che celebra a Campli l’arte suprema gastronomica italiana, i suoi vini, le sue energie più vitali in Italia e nel mondo. Un Grande Evento Culturale nazionale reso possibile grazie agli ospiti (abruzzesi, laziali, umbri e marchigiani), al Comune di Campli, alla Pro Loco “Città di Campli”, ai Vigili Urbani, ai Carabinieri, alla Protezione Civile, alla Croce Rossa, ai volontari del Soccorso Farnese di Campli. La Sagra ambisce alla porchetta “in cerca d’Autore”, per incoronare il Re della specialità. La Città di Campli offre tutto l’anno importanti eventi culturali: il Museo Nazionale Archeologico aperto fino alle ore 24 (sopra i 65 anni e sotto i 18 anni si entra gratis); presso il Palazzo Farnese vengono allestite mostre d’arte a ingresso gratuito. Si può degustare in piazza la porchetta ogni Domenica mattina dopo la santa messa. Il Santuario della Scala Santa, luogo di culto che molti fedeli ricercano per ritemprare lo spirito, rimane aperto durante la manifestazione. I parcheggi organizzati presso il palazzetto dello sport di Piane Nocella e il campo di calcio di Contrada Cappuccini, sono collegati al Centro Storico di Campli con bus-navetta gratuiti (alcuni provenienti dalla fascia costiera). Un servizio di auto-navette per diversamente abili, è disponibile su richiesta telefonica. La Croce Rossa locale rende attivo da Campli il servizio del 118. Alla Sagra sono invitate le Autorità civili, militari e religiose locali, per una quattro giorni da vivere intensamente all’insegna dell’alta qualità con vetrine e degustazioni di prodotti tipici abbinati ai vini ed alle birre locali. “La grande tradizione camplese ha fatto scuola – fa notare il giornalista e scrittore Nicolino Farina – ancora oggi per tutto il Teramano la nostra porchetta si distingue da tutte le altre dal fatto di non usare tra gli aromi l’essenza di finocchio selvatico”. Dunque, una signora porchetta! Da gustare in tutta serenità. Entusiasta è il Presidente della Pro Loco “Città di Campli”, Francesco D’Isidoro. “Siamo lieti di poter ospitare l’Olimpiade dei migliori maestri porchettai aprutini, apprezzati in tutto il mondo: la nostra kermesse estiva è sicuramente da annoverare tra le migliori celebrazioni delle tradizioni enogastronomiche italiane, come riconosciuto da tutti. Quest’anno abbiamo fatto sposare la Porchetta Italica di Campli con una birra artigianale locale prodotta nel nostro territorio”. A Campli la Regina assoluta è sua maestà la Porchetta in un campionato sui generis che vede contendersi, tra i maestri partecipanti, il prestigioso titolo di Miglior Porchettaio dell’anno. “La porchetta camplese – rivela lo storico Nicolino Farina – è un cibo popolare e di festa, una vera opera d’arte del palato, un monumento del gusto per l’intera umanità: a Campli la porchetta ha origini antichissime e rappresenta una cultura culinaria che da secoli e secoli si tramanda ininterrottamente attraverso le generazioni”. Evento culturale ed eno-gastronomico unico ed originale che fin dal 1964 intende valorizzare, giudicare, celebrare e diffondere la Porchetta Italica, consacrata dal successo conseguito al Vinitaly ed al Salone del Gusto di Torino. “Gli Statuti di Campli – sottolinea Farina – hanno una caratteristica particolare: sono gli unici ad avere norme molto specifiche e dettagliate sulla porchetta. Normative assenti in tutti gli Statuti conosciuti nel teramano e in Abruzzo. Esiste qualche piccola eccezione (Silvi) che in ogni caso, nelle forme di regolamento sulla porchetta, non raggiunge il valore e la forma così particolareggiata come nei Codici di Campli”. La “Cronaca teramana dei banditi”, scritta dal sacerdote camplese don Giuseppe Iezzi tra il 1661 e il 1683 – come leggiamo negli studi di Nicolino Farina – riporta con gran dovizia di particolari (compresa la data) la notizia di un furto subito al di là del fiume Vomano da un vasaio della rinomata scuola di Nocella e un macellaio di Campli. “È palesemente assurdo – spiega Farina – che il macellaio camplese si recasse oltre il Vomano a vendere la carne! Andava a vendere la Porchetta Italica e i due furono derubati dei loro incassi”. Una testimonianza indiscutibile. “Il maiale di Campli – afferma Farina – era un animale allevato anche per essere cotto intero, e non solo per i prelibati prosciutti e insaccati, così cari alla tradizione contadina di tutto l’Abruzzo. La porchetta era un prodotto tutelato da qualsiasi contraffazione: per la sua realizzazione non si poteva usare altra carne. La qualità dei maiali, del loro allevamento e l’antica tradizione hanno creato il successo della porchetta camplese”. L’evento Farnese rende omaggio anche al compianto professore Giammario Sgattoni (padre del logo ufficiale della manifestazione, registrato dalla Pro Loco “Città di Campli”) ed ai nostri fratelli Aquilani. Campli ha quattro chiese danneggiate dal sisma del 6 aprile 2009 (san Francesco, la Misericordia colpita pure da un fulmine sul campanile, San Paolo e San Pietro in Campovalano) ma sia la Scala Santa sia la Chiesa Cattedrale, che hanno miracolosamente resistito al terremoto, sono aperte ai fedeli, come ricorda don Antonio Mazzitti che fin dal 1964 volle gestire personalmente la festa dell’Immacolata Concezione nella Cattedrale di Santa Maria in Platea. Festa dedicata ogni anno, nel mese di settembre, alla Madre di Dio, Patrona della Città di Campli. Sicuramente da riscoprire e valorizzare, durante la Sagra della Porchetta Italica, è il Corteggio storico di Ortona che nelle scorse edizioni ha allietato cittadini e visitatori, in onore di Margherita d’Austria e del gemellaggio tra Campli e Ortona, già feudi dei Farnese e arcidiocesi unica per 219 anni. “Crediamo che Campli oltre ai suoi beni culturali – dichiara il presidente Francesco D’Isidoro – abbia saputo conservare anche una nobile tradizione gastronomica: la Porchetta Italica”. Già Margherita d’Austria ne parlava negli Statuti della Città di Campli che celebrano i maestri porchettai. In buona compagnia di altri quattro Statuti comunali in Abruzzo, dai quali si evince che i Camplesi furono i primi a vendere la loro porchetta al di là dei propri confini. “La nostra storia recente – spiega lo storico Farina – rivela che la Sagra è nata quasi per caso: correva l’anno 1964 quando l’allora sindaco Ubaldo Scevola, il direttore dell’Ente per il turismo Arturo Favazza ed il giornalista Fernando Aurini, sulla base delle scoperte archeologiche di ossa di maiale nelle 600 tombe pre-romane della vicina necropoli di Campovalano, pensarono di realizzare la prima grande Festa del prodotto più tipico della culinaria camplese: immediatamente per la porchetta di Campli si coniò l’appellativo di Italica”. Porchettai si diventa. È un’arte che i giovani camplesi devono riscoprire e valorizzare. Consolidato è il rapporto con l’Università di Teramo, grazie alla Facoltà di Agraria. Sulla scia della tradizione la Pro Loco “Città di Campli” porta avanti un discorso di fruttuosa collaborazione. A riprova dell’indiscutibile qualità delle porchette in concorso, un tempo giudicate, valorizzate e prescelte dal Camerlengo di Campli prima della libera vendita, si è voluta preservare la tradizione. Oggi vengono valutate da tre Giurie tecniche e da una Giuria popolare, di degustatori chiamati a valutare la qualità delle carni, la cottura e, particolare non secondario, la consistenza della crosta (“il segreto è nella sbollentatura” – rivela Nicolino Farina) che deve risultare fragrante e gustosa al palato. Una tradizione fissata negli Statuti medievali delle città abruzzesi di Penne, Silvi, Campli, Atri e Teramo, e nei Regolamenti municipali del 1877 che distingue i beccai-macellai dai porchettai. Tutte le porchette selezionate sono ottime ma per scegliere le prime tre più eccellenti, nel rispetto dell’antica tradizione del Camerlengo, la sola autorità deputata a dare l’assenso alla vendita della porchetta solo dopo averla assaggiata assicurandosi della qualità del prodotto, sono stati chiamati giornalisti, autorità ed esperti di enogastronomia, tra cui una delegazione di porchettai. “La Giuria popolare – rivela Farina – vuole solo dare uno stimolo in più ai selezionati maestri porchettai partecipanti alla Sagra: un modo per far perpetuare al meglio la loro raffinata arte culinaria, tutto a vantaggio della qualità del prodotto e del palato del consumatore”. A Campli, insomma, si vive ogni anno un’emozione particolare perché iniziative come questa sono il petrolio della nostra terra, da tutelare e valorizzare in tutte le sedi: auspichiamo la certificazione europea IGP perché la Porchetta Italica è una delle risorse preziose che abbiamo, insieme al turismo, ai tesori d’arte e di scienza, per moltiplicare la nostra ricchezza e per superare la crisi economica mondiale. Come gli spiedini di pecora cotti alla brace. L’Amministrazione comunale di Campli intende tutelare la qualità della Porchetta Italica nel mondo. La salvaguardia del nostro prodotto, oltre alla promozione internazionale per la certificazione di qualità IGP, è sicuramente uno degli obiettivi della Sagra camplese che, fin dalla prima edizione, caso unico in Abruzzo, ha assegnato un Premio alla migliore porchetta tramite una Giuria di esperti presieduta dal compianto Professore Nicola Biagio Natali, Istituzione storica della manifestazione. Per noi abruzzesi è un dovere perché il prodotto è un passaporto di qualità per tutti gli italiani nel mondo che gustano il nostro panino farcito. La Sagra della Porchetta Italica di Campli intende spingere i maestri porchettai italiani ed europei (alla vigilia della fondazione degli Stati Uniti d’Europa) a migliorare e perfezionare sempre più la loro arte culinaria, a vantaggio della qualità assoluta del prodotto. La porchetta italica va gustata e servita sia con il tradizionale panino tondo (la rosetta) che veniva cotto nello stesso forno della prelibata pietanza sia sul piatto. Un primato storico assoluto di Campli. Fin dagli anni Cinquanta e Sessanta del Ventesimo Secolo, nel centro storico di Campli vi era l’uso di cuocere la porchetta, infilata in un palo di legno, nei forni a legna usati per il pane. “Tre erano i forni più importanti – ricorda Farina – quello di Meloni, Farina (Battaiule) e Alleva (Ciancianella); e tre erano i grandi maestri porchettai-macellai: Meloni Giggino, Meloni Salvatore (eredi di un’antica famiglia di porchettai) e Armando Di Carlo (continuatori ed allievo dei famosi Ricci)”. In attesa del riconoscimento ufficiale e della tracciabilità della Porchetta Italica di Campli che merita di sbarcare (in vendita diretta con il classico camioncino) nei mercati esteri, tra le “avenue” di metropoli come New York, i camplesi fanno memoria della loro Storia. Perché la Porchetta Italica di Campli unica ed inimitabile, con il grasso che cola via durante la cottura nel forno a legna, è molto più di un semplice porcellino arrostito. È un toccasana per le coronarie, assicurano gli esperti. Per capire i segreti del Divin Porcello celebrato da Boccaccio e gustato dalle popolazioni italiche fin dal XII Secolo Avanti Cristo, a Ripoli di Colonnella fin dal 5.000 a.C. ed a Coccioli di Campli fin dal 3.400 a.C., ogni anno viene stilato un programma ricco di iniziative e suggestioni letterarie. “Il nostro gruppo Pro Loco “Città di Campli” è sempre più compatto e forte che mai, naturalmente valorizziamo la cultura, per ribadire la nostra territorialità” – afferma Francesco D’Isidoro. “I porchettai camplesi – sottolinea Farina – sono tuttora dei capiscuola e la porchetta camplese si differenzia e si distingue da quella preparata in Umbria, nelle Marche, nel Lazio, in Toscana e in Sardegna per un diverso concetto di aromatizzazione”. La ricerca storica, letteraria, bibliografica, filologica ed archivistica di Nicolino Farina, invita il Lettore a intraprendere un viaggio nel tempo alle origini antiche dell’allevamento del maiale e dell’uso della porchetta nella tradizione camplese. “Tradizione che è nata – scrive Farina – grazie alle caratteristiche morfologiche del territorio, ricco di boschi, valli, montagne e colline, e mantenuta viva dal sapiente sapere dei maestri porchettai della città dei Farnese. Ricerca e intuizione che hanno fatto scoprire alcuni dei segreti della “Porchetta Italica” di Campli come il ghiaccio delle neviere di Battaglia che permetteva d’estate di refrigerare i locali dove le Porchette già “attaccate”(pronte per il forno) si lasciavano “riposare” per 24 ore, o la tecnica della lavatura del maiale (sbollentatura) con acqua bollente salata e aromatizzata con erbe selvatiche del circondario, o, ancora, l’assenza del finocchietto tra gli aromi”. I maestri porchettai camplesi ne hanno tramandato l’uso “…ma s’attacche li Camplise a la pagine di storie e te’ sempre lu primate di stu cibbe rinnumate”(Inno alla porchetta, di Lamberto De Carolis). “La porchetta – fa notare Nicolino Farina – è un cibo di strada d’irresistibile bontà ma gustare quella Italica a Campli, nelle piazze e nelle vie del suggestivo centro storico, diventa un’occasione d’Eccellenza”. Altri progetti sono poi in cantiere nella città farnese. “È in itinere la realizzazione di un Parco archeologico” – rivela il Sindaco di Campli, Gabriele Giovannini. Insomma, se avesse una colonna sonora ufficiale da poter ascoltare tra le vie del borgo medievale, la Sagra della Porchetta Italica di Campli meriterebbe le splendide sonorità del kolossal cinematografico “Il Gladiatore” del regista Ridley Scott e dei compositori Hans Zimmer e Lisa Gerrard. La tenacia degli Abruzzesi non solo non si ferma ma si perfeziona nel tempo grazie ai giovani di Campli. “Mi piacciono i maiali – ricorda il primo ministro britannico Winston Churchill (1874-1965) – i cani ci guardano dal basso. I gatti ci guardano dall’alto. I maiali ci trattano da loro pari”. Perché la realtà è davvero tragica. Desideriamo dedicare questo articolo alla memoria di Angelo Di Carlo, 54 anni, l’uomo disoccupato, originario di Roma e residente a Forlì, arso vivo a Roma di fronte al Parlamento italiano, in segno di protesta per la violazione, ai suoi danni, degli Articoli 1 e seguenti della Costituzione italiana in tema di lavoro. Dopo otto giorni di dura lotta per la vita, si è spento l’uomo che l’11 Agosto si era dato fuoco davanti a Montecitorio per protesta contro precarietà e disoccupazione. Le hanno provate tutte per salvare Angelo Di Carlo ma le ustioni provocate dell’estremo gesto (esecrabile, anti-cristiano quanto si vuole, dettato dalla disperazione) erano troppo gravi ed avevano investito circa l’85% del corpo. Un’esistenza difficile quella dell’operaio di origine romane: vedovo, afflitto da grosse difficoltà economiche a causa della perdita del lavoro ed impegnato in un contenzioso con i tre fratelli per un’eredità. L’episodio risale all’una di notte dell’11 Agosto 2012. Angelo arrivò in piazza Montecitorio, a Roma, si cosparse di liquido infiammabile e con un accendino si diede fuoco. Poi avvolto dalle fiamme si lanciò verso l’ingresso della Camera dei Deputati. Nonostante il tempestivo intervento dei carabinieri, che provarono a spegnere le fiamme con gli estintori, l’uomo si procurò ustioni di secondo e terzo grado. Nello zainetto che Angelo portò con sé prima di compiere il gesto, sono state trovate due lettere di cui una per il figlio. Un “martire” della ricerca di lavoro. Custodirne la memoria affinché simili gesti (purtroppo la strage continua in tutta Italia) non si ripetano mai più in un Paese civile, democratico, multietnico e cristiano, in uno Stato di diritto, è un dovere di tutti. Se questa è una Civiltà da salvare!
Nicola Facciolini
Foto Nicola Facciolini (C).