Al varo misure economiche finanziare ancora una volta inconciliabili con le urgenti esigenze del mondo dei lavoratori. Il viceministro allo Sviluppo, Ciaccia, ha annunciato la possibile esenzione dall’Iva sulle nuove infrastrutture. Le infrastrutture, le grandi opere, sono accessibili solo alle grandi multinazionali o comunque a società con un certo volume di affari. Queste società o grandi aziende con sede legale spesso fuori Italia e a cui andranno i nostri sacrifici godranno in questo modo di un ulteriore, straordinario beneficio. Tant’è che la Confindustria plaude all’idea. Riteniamo, la Confindustria un vero e proprio social network dove, troppe persone figurano in più di un consiglio d’amministrazione, a volte anche in sei diversi cda e parliamo di società quotate in borsa con evidentissimi problemi di conflitto d’interessi, oppure società con debiti di miliardi di euro che continuano tranquillamente a rilasciare dividendi ai propri azionisti.
Alcuni sono consiglieri contemporaneamente nella società azionista e in quella partecipata. Altri in società in concorrenza tra loro. Nella Borsa il conflitto di interessi è la regola dove chiunque può contattare un altro consigliere con soli quattro passaggi di persone.
L’esenzione Iva andrebbe concesso alla media e piccola imprenditoria, vero motore economico della nazione, una esenzione che potrebbe evitare ulteriori fallimenti, licenziamenti, disoccupazione e ridare respiro anche ai consumi: fermi da mesi.
Non otterranno nessun pareggio di bilancio o risanamento dei conti costringendo milioni di italiani a pagare più tasse: semplicemente perchè non potranno pagarle. Il carico fiscale incide sul reddito circa il 70%. Non bisogna solo conteggiare le detrazioni, ma anche tutte quelle imposte dirette o indirette che paghiamo quotidianamente: come le accise sui carburanti. Il potere di acquisto dimezzato ha ostruito i canali del consumo assorbendo quella poca liquidità monetaria fino a farla definitivamente sparire. Il crollo dei consumi, l’aumento del debito pro capite e di quello privato, i redditi fermi e il caro vita galoppante unito all’eccessivo carico fiscale sono la causa del crollo dell’economia nazionale.
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