Primo consiglio dei ministri dopo la pausa estiva, con il cuore un po’ piu’ lieve per il mancato attacco speculativo di agosto e per l’analisi di Moody’s, che ci dice che la ripresa è alle porte, se continueremo a fare i nostri compiti ed il nostro dovere.
Si tratta di reperire subito 6 miliardi per non far alzare l’IVA e poi varare una spendig review due con vendita di beni pubblici ed altri interventi sul risparmio.
Ieri Bersani da Repubblica ha mandato a dire all’esecutivo che sente in giro “molte preoccupazioni sul dopo Montii” e che è importante chiarire subito che il “prossimo futuro deve partire dal presupposto che non vengano abolite le elezioni, magari su suggerimento di Moody’s.
Se in Italia passasse l’idea che la politica non è in grado di tirarci fuori dalla crisi, noi ci porremmo automaticamente al margine delle democrazie del mondo”. Finite le brevi ferie d’agosto, Pierluigi Bersani torna in campo e detta a Monti le condizioni dell’autunno. Il leader del Pd considera quella del governo tecnico una “parentesi non ripetibile”.
Bersani, come molti del Pdl, fiuta il rischio che i cittadini si affezionino all’idea che solo i tecnici possono governare bene e teme, naturalmente, questa deriva.
D’altronde le vicende greche non possono che acuire la sensazione che dalla politica, piu’ intenta a non perdere voti che a risolvere problemi, non viene quasi mai nulla di buono o di risolutivo.
Il primo ministro greco Antonis Samaras è a Berlino per colloqui con il cancelliere tedesco e questi, con Hollande, non fa sconti: la Grecia deve continuare ad applicare le misure di austerità richieste della troika e rimanere nell’eurozona.
Il sondaggio “Politbarometer” della seconda rete televisiva pubblica Zdf. E Bild chiede al premier Samaras di firmare in pubblico un documento che rassicuri i Tedeschi e, a fronte della richiesta di piu’ tempo per la Grecia, formulata anche ieri da Obama, Molto meno di un terzo dei tedeschi (29%) è disposto a dare ai Greci il respiro di due anni chiesto dal premier ellenico.
Nel giro di due mesi, poi, è cresciuta in misura considerevole l’ostilità dei Tedeschi sugli aiuti alla Grecia, poiché nel giugno scorso il 36% era favorevole a concederli ed il 55% era contrario. Adesso meno di un tedesco su tre (31%) vuole mantenere Atene nell’euro, con il 61% che invece vuole Atene fuori dalla moneta unica.
E, pare, Le misure preventive del governo tedesco in caso di uscita della Grecia dall’euro sarebbero piu’ concrete di quanto si pensi. Il Financial Times Deutschland scrive di avere appreso da fonti del ministero delle Finanze che un gruppo di lavoro guidato dal sottosegretario Thomas Steffen (Cdu) sta esaminando le conseguenze per la Germania di un’eventuale uscita della Grecia dall’euro. Dal ministero e’ arrivata al giornale la spiegazione che “i colleghi stanno calcolando le conseguenze finanziarie ed esaminando come si possa evitare un effetto domino sugli altri Paesi dell’Eurozona”.
Intanto, in Italia, al Consiglio primo dopo l’estate, si apre formalmente la ‘fase due’ del governo con la presentazione delle misure per la crescita e il rilancio, su cui l’esecutivo intende concentrare la sua azione nella seconda parte della legislatura.
Quello di oggi è stato definito un consiglio omnibus, una sorta di seminario a porte chiuse in cui ciascun ministro portera’, sul tavolo di palazzo Chigi, un dossier da cui partire per provare a far ripartire l’economia italiana.
Fonti ministeriali ribadiscono comunque che tutti gli argomenti saranno illustrati e valutati, anche sul piano della sostenibilita’ economica, ma che il Cdm non approvera’ alcun provvedimento concreto.
E’ probabile invece che sara’ esaminata e approvata fuori sacco la proroga fiscale ai comuni colpiti dal terremoto.
Quanto ai temi sul tappeto, la Fornero ha annunciato che portera’ la sua proposta di taglio del cuneo fiscale e contributivo; Fabrizio Barca ha gia’ anticipato che parlera’ dei lavori di riqualificazione degli edifici scolastici; mentre il ministro dell’Ambiente Corrado Clini portera’ una ‘strategia in 5 punti per lo sviluppo sostenibile dell’Italia’: dalla ‘decarbonizzazione’ dell’economia italiana, alla messa in sicurezza del territorio, dal recupero e la valorizzazione delle aree industriali dismesse in zone urbane soggette a bonifica, fino alla la gestione integrata dei rifiuti e la gestione integrata delle risorse idriche.
Aeroporti, citta’, energia, agenda digitale, infrastrutture e imprese saranno, invece, i punti di competenza di Corrado Passera che configurano una sorta di secondo ‘pacchetto sviluppo’ , mentre Severino, Patroni Griffi e Balduzzi relazioneranno sulla giustizia, la pubblica amministrazione e la sanita’.
Era stato proprio Mario Monti, prima delle vacanze di agosto, a chiedere a ogni collega “un appunto”, su cui, durante questo Cdm, il ministro dell’Economia Vittorio Grilli valuterà la compatibilità economica sul versante dei costi.
Una via preferenziale, ovviamente, sarà destinata a progetti “a costo zero” o in grado di autofinanziarsi.
Ma verrà vagliata anche l’effettiva possibilità di realizzare progetti in tempi stretti, la loro fattibilità giuridica (specie sul versante europeo) e soprattutto politica, considerando i sempre più complicati equilibri parlamentari. Su ogni proposta si aprirà un dibattito; poi toccherà (non necessariamente oggi) a Mario Monti comporre il puzzle.
Particolarmente lunga e articolata la lista delle proposte del ministro dello Sviluppo. Un fondo unico per le start-up, un piano per creare economie di scala nelle aziende del trasporto locale, la ristrutturazione del sistema energetico e degli aeroporti, il finanziamento della banda ultralarga per i collegamenti a Internet, la defiscalizzazione dell’Iva alle grandi infrastrutture, uno sportello unico per le aziende straniere che vogliono investire in Italia. E poi le semplificazioni: c’è da ridurre all’osso le procedure per l’iscrizione al registro delle imprese e le comunicazioni burocratiche in materia di tutela del lavoro. In alcuni casi si tratta di progetti già avviati – è il caso del “Piano città” da due miliardi, pronto a partire -, altri attendono di essere finanziati con le (poche) risorse a disposizione. Passera conta di vedere approvate parte di queste misure entro la fine di settembre, insieme alla cosiddetta “legge di stabilità”, ma, come detto, molto dipenderà dalla disponibilità del Tesoro e del collega Grilli, sempre attento a non far uscire i conti dai vincoli imposti con l’Europa. Alcuni progetti puntano a risparmiare e dipendono anche dalla disponibilità degli enti locali: è il caso della ristrutturazione delle aziende di trasporto locale e del sistema aeroportuale.
Quanto alla Foriero, la sua agenda economica a budget minimo Fornero comincia a prendere forma. “Non sarà uno schema di lavoro costruito su un macrointervento, significherebbe fare nulla perché soldi non ce ne sono”, fanno sapere dal suo entourage.
Rilanciare la crescita per la quota di competenza del ministro torinese sarà piuttosto una semina diffusa, fatta giocoforza di piccoli interventi. Ad esempio si punterà a correggere i disallineamenti domanda-offerta territoriali, incentivando spostamenti di manodopera da dove c’è surplus a dove c’è carenza. Un altro fronte sarà il progetto di “apprendistato duale” contro la disoccupazione in collaborazione con la Germania, che dovrebbe partire ad ottobre da Napoli.
Quanto alla sanità il ministro Renato Balduzzi illustrerà le linee di un decreto che vorrebbe presentare al Consiglio dei ministri del 31. Tra le proposte, l’obbligo per i medici di famiglia di associarsi per garantire studi aperti 24 ore su 24, 7 giorni su 7; norme per contrastare gli accertamenti inutili richiesti dai medici per tutelarsi dalle cause, che costano miliardi. Ancora, i medici ospedalieri potranno fare libera professione fuori da spazi pubblici solo se questi non sono disponibili, lavorando in rete con le Asl, e obbligando i pazienti a pagamenti «tracciabili» (no contanti) per combattere le parcelle in nero. Saranno infine rese meno discrezionali le nomine di manager Asl e primari.
Poi, per quanto riguarda le famiglie, il ministro per la Cooperazione Andrea Riccardi, indicherà quattro punti per contrastare il calo demografico sostenendo le famiglie numerose, conciliando famiglia e lavoro; mutui agevolati per le giovani coppie e sgravi per i prodotti per l’infanzia. Per i giovani, ci si impegnerà sull’occupazione spingendo la nascita di nuove imprese e, in tema di integrazione, si punterà a far emergere il lavoro nero. Infine, il rilancio della cooperazione internazionale, intesa anche come opportunità economica.
Si parlerà poi di ulteriori tagli, necessari perché, come scrive La Stampa, è come se la mole del debito pubblico (il secondo nel mondo) pendesse costantemente sopra la scrivania di Quintino Sella, pronta a ricordare a chi la occupa che se c’è una strada per far ripartire la crescita, è liberarsi di quel fardello.
Dopo aver sfiorato il 100% in rapporto al Pil alla fine degli anni novanta oggi, complice la crisi, siamo risaliti al 123%. Onorare quel debito ci costa più di settanta miliardi di euro l’anno, due terzi del costo dell’intera sanità pubblico, sicché l’agenda di Vittorio Grilli si intitola dismissioni. E il ministro dell’Economia ha promesso cessioni di asset per circa 15-20 miliardi di euro l’anno, con gran parte di queste risorse che dovranno arrivare dalla vendita di immobili di Comuni e Regioni.
Certo, per ora, solo una serie di proposte ed una valutazione sulla fattibilità, ma molto piu’ di quanto, maggioranza e opposizione, abbiano fatto negli ultimi 15 anni per il Paese.
Carlo Di Stanislao
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