”Piena fiducia negli organi della giustizia sportiva”. Giancarlo Abete sceglie la tradizionale cerimonia di apertura della nuova stagione, a Coverciano in concomitanza col primo raduno arbitrale, per ribadire un concetto da sempre caro e piu’ che mai adesso, dopo gli attacchi della dirigenza della Juve e del suo allenatore Antonio Conte.
Ne’ durante il discorso, lungamente applaudito, fatto in Aula Magna alla presenza dei vertici calcistici e arbitrali, dei presidenti degli allenatori e dei calciatori e di tutta la squadra dei fischietti, ne’ dopo davanti a telecamere e taccuini il presidente federale – confermando di ”condividere appieno la posizione espressa ieri dal presidente del Coni Petrucci” – ha mai nomininato Conte o la Juve; ma fin da subito sono apparsi chiari i destinatari del suo deciso intervento anche se poi nel messaggio ha voluto coinvolgere tutto l’ambiente ”perche’ di presidenti che fanno della protesta il loro modus operandi non ne abbiamo bisogno”. Cosi’ come, dice, ”non abbiamo bisogno di chi alimenta tensioni e faziosita’, di chi vorrebbe una giustizia a proprio uso e consumo, di chi parla nella logica di non conoscere il sistema delle regole correndo cosi’ il rischio di dire cose che non stanno ne’ in cielo ne’ in terra”
Abete prima annuncia che proporra’ la conferma per il prossimo quadriennio di Stefano Palazzi alla Procura federale, Gerardo Mastrandrea alla presidenza della Corte federale e Sergio Artico alla guida della Disciplinare, poi insiste sul concetto del rispetto che non deve mai venire meno: ”L’auspicio e’ che la nuova stagione porti risultati positivi e soprattutto un maggior senso di responsabilita’. Il calcio non e’ proprieta’ privata. La sofferenza per certe decisioni puo’ essere comprensibile ma poi le sentenze vanno rispettate cosi’ come gli organi di giustizia sportiva che sono chiamati a un compito improbo che e’ di dare dei giudizi e hanno doti professionali idonee per farlo. Oltretutto non c’e’ accanimento verso nessun tesserato ne’ motivo perche’ ci sia. Un giudice puo’ giudicare bene o male ma non si puo’ demonizzarlo, va sempre salvaguardato il rispetto del ruoli e riconosciuta la funzione della giustizia che non e’ appiattita su interessi personali”.
”Se Conte rischia il deferimento? Ci sono gli organi preposti per deciderlo”, risponde Abete che poi poi osserva: ”Trovo risibile ritenere che si possa operare a livello di giustizia sportiva a valle della conclusione dei processi penali. Non solo e’ tecnicamente impossibile ma saremmo fuori dal mondo escludendoci da Uefa e Fifa. Fra l’altro questa richiesta viene da persone che coprono ruoli importanti e decisivi all’interno del sistema paese e sono in grado di risolvere i problemi dei cittadini cercando di evitare che i processi sia penali che civili durino decenni”. ”Il sistema operante al nostro interno da’ ampie garanzie di rispetto e per condicio: ci teniamo – ha detto Abete – a preservare i grandi investitori ma sempre nel rispetto dei ruoli”. Non vuol sentir parlare di giudici tifosi come ha detto Conte: ”La maggioranza di chi sta dentro il mondo del calcio ha una passione sportiva e forse anche una propria passione calcistica. Ma nel momento in cui si assume una funzione questa prescinde dalle proprie sensibilita’ di tifoso ed e’ dovere far emergere soltanto la propria professionalita”. A chi gli chiede se e’ comunque una giustizia sportiva da riformare risponde: ”E’ una cosa su cui riflettere, ci puo’ essere qualche modifica ma non una rivoluzione anche perche’ tutto e’ all’interno del Coni ed e’ stato recente oggetto di studio da parte di giuristi”. Infine Abete annuncia che a livello internazionale il calcio sta lavorando per debellare il male delle scommesse puntando a trovare un sistema che tuteli e preservi i club.
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