Lo scorso 28 giugno Benedetto XVI ha autorizzato la Congregazione per le Cause dei Santi a promulgare il decreto per il martirio di don Pino Puglisi, ucciso il 15 settembre di 19 anni fa in odium fidei, che consente di procedere alla sua beatificazione. Un percorso iniziato nel 1999 quando il cardinale Salvatore De Giorgi aprì la causa di beatificazione proclamando padre Puglisi ‘servo di Dio’. Con il volume “Pino se lo aspettava. Il racconto della vita e della morte di padre Puglisi“, il giovane scrittore siciliano Marco Corvaia ne fa un ritratto non come prete né come oppositore alla mafia siciliana, ma prima di tutto come uomo. Il libro partecipa alla III edizione del Premio Letterario “Torre dell’Orologio” di Siculiana: non vuole essere una cronaca, ma il ricordo di un uomo che con la sua morte ha lasciato un vuoto e di cui si sente semplicemente la mancanza. L’intervista all’autore.
Raccogliere ricordi e testimonianza di Pippo De Pasquale personalmente sotto quali aspetti le ha fatto conoscere la figura di Puglisi?
Il racconto mi ha permesso di addentrarmi nei luoghi intimi, e pressoché sconosciuti ai più, dell’uomo Puglisi, che era ciò che maggiormente mi interessava. Nel mio libro ritraggo una figura che va oltre l’abito che indossava, o la lotta che aveva intrapreso. Che persona è un uomo che sa che a causa del proprio lavoro verrà ucciso e decide di perseverare, di non farsi fermare dalla concreta paura della propria morte per mano di mafia? Forse guardarlo mangiare nella sua cucina immersa di libri, sapere che preferiva indossare umili abiti civili, e che non trovava neppure il tempo per ripararsi le scarpe (nonostante sapesse farlo) tanto era il suo impegno quotidiano, può aiutarci a capirlo.
E i palermitani del quartiere come vengono ritratti nei confronti dell’azione di Puglisi?
Ci sono due diverse tipologie di palermitani all’interno di quest’opera: quelli che sono riusciti a odiarlo, che lo hanno ammazzato sotto casa il giorno del suo compleanno, che hanno creato una cloaca di infamie per distruggerne il ricordo, la figura, che chiudono le finestre quando vedono passare il corteo commemorativo; e quelli che si sono riversati per strada al suo funerale, migliaia, quelli che in lui riconoscevano un esempio di onestà, che apprezzavano ciò che stava facendo per Brancaccio , quelli che ne avvertono ancora oggi la mancanza.
Ci sono stati dei momenti in cui “Pino se lo aspettava” in maniera particolare?
Conoscere il momento esatto in cui padre Puglisi comprese il destino che lo attendeva… una tale presa di coscienza è l’evento esemplare della mia ricerca narrativa, fino a questo testo relegata a personaggi di fantasia, ed è stata mia intenzione avvicinarmi il più possibile a questa risposta. Non possiamo sapere per certo quando tutto gli fu chiaro, ma possiamo immaginare che le percosse che subì, le minacce di morte che ricevette, gli atti intimidatori più violenti subiti dai suoi collaboratori, contribuirono in maniera decisiva a fargli comprendere che se non avesse interrotto il suo operato lo avrebbero fermato “loro”, in maniera irreparabile.
Secondo lei, come è stato visto e raccontato finora Padre Pino Puglisi?
Sono stati scritti diversi libri, interviste, biografie, saggi, poesie e racconti, sono stati realizzati un’opera teatrale, un film, una fiction tv, un film d’animazione. Credo che ogni autore abbia apportato qualcosa di significativo nel processo di conservazione della memoria di quest’uomo che possiamo definire un eroe. Far conoscere a più persone possibile la sua storia è un intento di grande importanza, ma anche di grande responsabilità. Nei casi in cui la Storia viene manomessa, e ce ne sono, si commette un errore, che io ho deciso di evitare. La verità non è mai banale. E un buon narratore sa raccontare una storia senza comprometterla.
E lei come lo narrerebbe cinematograficamente?
Mi occupo di narrativa, di poesia, realizzo cortometraggi, video arte, ho avuto un’esperienza teatrale e mi diletto con la fotografia e la musica. Sono diversi modi per esprimersi, per comunicare, per raccontare una storia, ma non ho mai il dubbio su quale sarà il mezzo che userò per la storia che ho in testa, è un processo naturale di coscienza artistica. Ho raccontato questa storia attraverso questo racconto perché ero convinto che fosse la formula migliore. Ho scritto una storia vera che si è svolta in due ore, la si legge in due ore, e due ore è la durata standard di un film; cambierebbe la tecnica narrativa, parte del linguaggio, ma una trasposizione sarebbe piuttosto semplice. Di solito si è delusi dalle versioni filmiche dei libri, e una delle ragioni più diffuse è dovuta alla sottrazione, l’eliminazione di tutto il materiale che per necessità commerciali non può far parte del film. Ma nel caso di un libro di sessanta pagine questo rischio non si corre, basterebbe mantenerne la sincerità.
Giovanni Zambito
L’AUTORE
Marco Corvaia è nato e vive a Palermo, si è diplomato alla S.N.C.I di Firenze al Corso di regia cinematografica e ha scritto e diretto diversi cortometraggi. Ha pubblicato racconti brevi in antologie con Navarra Editore e Giulio Perrone Editore, e con il racconto Mafia di sale ha vinto il primo premio del concorso Arpeggi indetto dall’ARPA Sicilia. Ha pubblicato poesie con Giulio Perrone Editore, Aletti Editore, Albus Edizioni, Prospektiva e altri. Collabora con Navarra Editore e Officine Trinacria. È docente di scrittura creativa ai corsi regionali di “Attore Creativo” dell’ARRCA Srl.
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