La demenza è tabù. Un malato su cinque nasconde la diagnosi, anche ai propri familiari. Lo rivela l’ultimo rapporto sull’Alzheimer curato dall’Organizzazione mondiale della sanità e diffuso a Milano da “Alzheimer Italia”. Il 40% dei malati intervistati ha detto di non sentirsi accettato per colpa della malattia. “Ciò che vogliono i malati – commenta Nicole Batsch curatrice del rapporto – è essere trattati come persone normali guardando alle loro abilità residue e non alle loro incapacità”. Al contrario, ciò che rileva l’Oms è che la malattia è “uno stigma”, un marchio che esclude chi ne soffre dalla vita sociale. Sei malati su dieci fra coloro che si sentono emarginati dicono di essere evitati anche da amici e parenti. Anche la relazione con le persone più intime, quindi, è messa a dura prova dalla demenza. Secondo il rapporto, un familiare su cinque percepisce sensazioni negative nei suoi confronti, mentre il 28% ritiene di essere trattato in modo diverso o addirittura escluso.
Come uscire da quest’isolamento? La risposta della metà dei 2.500 malati e familiari intervistati è che servono maggiore educazione e consapevolezza. Per questo, tra le dieci raccomandazioni per governi e società che chiudono il volume, l’Oms mette ai primi tre posti “educare il pubblico”, “ridurre l’isolamento delle persone affette da demenza” e “dare voce alle persone con demenza”. Tra gli altri punti, l’Organizzazione mondiale della sanità chiede maggiore coinvolgimento delle persone con demenza nelle comunità locali, più sostegno ed educazione di parenti e volontari, il miglioramento della qualità dell’assistenza e della formazione dei medici di base, lo stimolo dei governi a istituire piani nazionali per l’Alzheimer e un miglioramento qualitativo della ricerca.
Lorenzo Bagnoli
Redattore Sociale
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