Manca ancora un mese esatto all’entrata in vigore dell’articolo 62 del Decreto Liberalizzazioni che impone il pagamento entro 30 giorni per le derrate alimentari e i pubblici esercizi manifestano preoccupazioni. Infatti, la norma studiata per riequilibrare il rapporto tra grandi centrali di acquisto e produzione si ripercuote gravemente sui pubblici esercizi, normalmente organizzati in aziende a carattere familiare o di piccole dimensioni, che in caso di ritardato pagamento rischiano sanzioni da 500 fino a 500mila euro.
In pratica, qualsiasi bar con un incasso già penalizzato dagli effetti della crisi potrebbe paradossalmente ritrovarsi a pagare multe salatissime magari anche a qualche multinazionale produttrice di alimenti confezionati o bevande, se saldasse la fattura dopo i 30 giorni.
«Si tratta – ha affermato Lino Stoppani, presidente Fipe-Confcommercio – di un’altra complicazione. E di un’altra gestione di un problema reale con delle generalizzazioni che possono ampliare le difficoltà soprattutto delle piccole e medie imprese che avrebbero gradito maggiori deroghe al corretto principio di base e la gradualità delle sanzioni, introducendo cioè un parametro quantitativo».
Per questo Fipe sta verificando la costituzionalità della norma sulla base di un ingiustificabile privilegio di una categoria rispetto ad un’altra in termini di tutela del credito.
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