L’integrazione, l’amicizia, la solidarietà sono sentimenti che non dovrebbero mai venir meno nei confronti di qualsiasi essere umano, specialmente se parliamo delle categorie socialmente più deboli: gli anziani ed i bambini. Integrare, essere solidali per dare risposte ai bisogni della gente, soprattutto a coloro che versano in ingiuste condizioni di povertà e di disagio. Penso a tutti quei ragazzi, poco più che bambini i quali – per un tozzo di pane è il caso di dirlo,in tutta la crudezza del termine – si vedono negata una parte dell’età più bella della vita:l’infanzia e l’adolescenza. Costoro, in maggior parte romeni ma anche somali, etiopi e di altri continenti, lasciano i loro paesi e si avventurano in altri alla ricerca di un lavoro. Domenica mattina riscendendo con mio figlio da una passeggiata in montagna, a Cabbia, ho incontrato un ragazzo biondo dagli occhi azzurri- il cui viso nascondeva un’adolescenza che sta passando senza essere vissuta – intento a pascolare un gregge. Mi è venuto subito in mente il romanzo di Corrado Alvaro: “ Gente in Aspromonte” in cui racconta la dura vita dei pastori in quella terra di sacrifici e di lavoro.Al mio ciao ha risposto con il saluto di una mano, probabilmente non parla neanche la nostra lingua, e ciò mi ha stretto il cuore. Ho pensato e riflettuto a lungo sul significato e sulle condizioni di questi poveri Cristi che, lontani dalla loro terra, dai propri affetti, vivono una vita di stenti e sacrifici spesso in condizioni antigeniche paurose; al limite dell’umana sopportabilità. Negli occhi limpidi di quel fanciullo ho visto gli occhi dei nostri tanti giovani che, figli del benessere e del consumismo sfrenato, con tutte le comodità che ne derivano, vivono le loro esistenze dense di gioia e serenità. Uno stridente contrasto tra condizioni sociali dei ragazzi Da queste considerazioni e con il cuore gonfio di tristezza è scaturita questa poesia, molto sentita e sofferta.
Il pastore ragazzino
Ti ho visto giovinetto spaesato
sui monti austeri di Cabbia
domenica mattina ti ho incontrato
un sorriso bonario un ciao e via
tra mille speranze il tuo paese hai lasciato
per approdare in questa terra pia
che ti accetta ti stima e ti apprezza
con affetto amore e tenerezza.
Ti accoglie con il suo sguardo pieno di dolcezza
come persona, un essere vivente
è una mamma che ti culla e ti accarezza
con animo sincero e compiacente
esalta la tua innocente purezza
sei una stella solitaria e rilucente
è pronta a stringerti al suo grembo ameno
come un figlio ti alimenta con il proprio seno.
Cerca di rendere il tuo soggiorno sereno
anche sé sarà duro e faticoso
il suo sostegno non verrà mai meno
affinchè il futuro sia meno tedioso
in questo paese rispettoso e arcano
la tua permanenza, un lume radioso
nella stagione brutta e in quella bella
ti farà compagnia il belato di un’agnella.
Dura esperienza dell’età novella
quella di un pastore ragazzino
cui tanta solitudine mozza la favella
anche se sostenuto dal Divino
simili ricordi nessuno mai cancella
dalla mente di quel giovincello, un bambino
che tra lampi e tuoni nella notte scura
si fa coraggio con la sua paura.
Dall’alto ammiri la vicina pianura
ti si accendono subito mille raggiere
sembra che il cielo si misura
con le tue poche vissute primavere
mentre ti avvii tremante alla ventura
guidato dal bisogno e dal dovere
in cuor tuo pensi al magico giorno
in cui a casa tua, felice, farai ritorno.
Nando Giammarini
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