Grande avvio del Festival sul giornalismo d’inchiesta a Osimo. Tutto esaurito per il Procuratore antimafia Pietro Grasso. In anteprima il film su don Pino Puglisi, ucciso dalla mafia.
“Il giornalismo d’inchiesta fa paura, dobbiamo aiutare tutti coloro che voglio intraprendere questo tipo di giornalismo”. Lo ha sottolineato Pietro Grasso Procuratore nazionale antimafia, aprendo il Festival sul giornalismo d’Inchiesta di Osimo. “La mafia – ha aggiunto Grasso – ha paura delle parole”.
“Partecipare a questo Festival – ha detto il Procuratore Pietro Grasso – è per me una gioia. Parlare della verità e soprattutto della ricerca della verità è insita nel nostro lavoro, che ci accomuna a quello dei giornalisti. Sono diversi i modi di renderla, di ‘scriverla’ e diverse le soluzioni. Dalla mia esperienza posso dire che c’è una verità processuale, che è certamente relativa e che deriva solo da ciò che si riesce a provare. Poi c’è una verità storica, che viene cioè con il tempo, che emerge dopo anni analizzando i documenti. L’importante è non accontentarsi mai, avere cioè la possibilità di mettere sempre in discussione la verità, anche le sentenze passate in giudicato”.
Scortato da due auto blindate e da una decina di uomini, al termine del suo incontro durante il quale ha presentato il suo ultimo lavoro da scrittore “Liberi tutti: lettera a un ragazzo che non vuole morire di mafia” Grasso si è fermato con la gente che gli ha chiesto di firmare a firmare il libro. Serata bellissima, Teatro gremito in ogni ordine di posti. Con il Procuratore Grasso c’era un giornalista fra i maggiori esperti di mafia, Francesco La Licata, anche lui siciliano, inviato della Stampa di Torino. A coordinare il dibattito e a porre le domande ai due ospiti, sono stati chiamati due giovani colleghi marchigiani, entrambi formatisi alla Scuola di Urbino: Roberto Tallei, inviato di Sky Tg24 e Desy D’Addario (Tg La7).
Dal Procuratore Grasso è arrivato un messaggio molto forte: la sua esperienza professionale e la sua vita sono una testimonianza che nasce dal bisogno di credere nell’antimafia della speranza, nel consenso, nell’aiuto della collettività. Pietro Grasso è un uomo di giustizia che ha fatto della legalità il fine della sua vita. E’ siciliano (è originario di Licata, provincia di Agrigento) e da quarant’anni è in trincea nella battaglia contro la mafia. A Osimo ha raccontato, con parole coraggiose e un linguaggio colmo di saggezza, le trame, le regole segrete, i risvolti, le mille maschere di questo fenomeno criminale che, purtroppo, è ancora fortemente ramificato nella società (e non solo in quella siciliana).
“La legalità – ha detto – è la forza dei deboli, è il baluardo che possiamo opporre ai soprusi, alla sopraffazione, alla prevaricazione, alla corruzione, alla camaleontica capacità criminale della mafia e non solo. Forse è una utopia. Ma molto spesso sono proprio le utopie che fanno le storia.
Al termine della serata, al di là di ogni formalismo e delle misure di sicurezza, il Procuratore Grasso ha fatto una passeggiata nel centro di Osimo con i ragazzi dei due Circoli culturali che hanno organizzato il Festival, lo Ju-Ter Club e il +76. E’ sceso in mezzo alla gente e ha assaggiato con i ragazzi la birra agricola prodotta da alcune aziende della zona.
Successo e partecipazione anche per la seconda giornata del Festival. Curiosità e interesse per l’incontro con Alfredo Macchi, autore del libro “Rivoluzioni Spa”, un racconto preciso e documentato della “primavera araba” di cui è stato testimone. L’incontro è stato coordinato con abilità e puntualità da Selvaggia Bovani. Tantissima gente anche alla mostra fotografica dello stesso Macchi allestita nell’atrio del Palazzo comunale e nelle grotte sottostanti. Il terzo appuntamento ha avuto come protagonista il vescovo di Mazzara del Vallo, mons. Domenico Mogavero, intervistato dal direttore artistico del Festival, Gianni Rossetti che ha preso spunto dal libro intervista che mons. Mogavero ha scritto con Giacomo Galeazzi, vaticanista della Stampa, anche lui cresciuto professionalmente alla Scuola di giornalismo di Urbino.
Il Festival si è arricchito di ben due fuori programma: un incontro di Alfredo Macchi con il Circolo fotografico Avis Giacomelli e, al termine della giornata, la proiezione in anteprima di un filmato su don Pino Puglisi, in sacerdote ucciso da “Cosa nostra” nel 1993.
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