I processi di deindustrializzazione del Paese dovrebbero accentuare le strategie di sviluppo di agricoltura e turismo, settori non delocalizzabili, tra i pochi che possono favorire nuova occupazione. Questo in sintesi è emerso dal convegno promosso dalla Provincia di Chieti lo scorso 12 ottobre nella suggestiva sala convegni del MUMI di Francavilla, in occasione della presentazione della fase attuativa di un progetto avviato con un finanziamento del Fondo per lo sviluppo ex art. 1 della Legge n. 236/1993, gestito dal Ministero del Lavoro. Il convegno è stata l’occasione per un confronto allargato sul tema: “Quando il turismo mette in moto l’occupazione”, partendo ovviamente dall’attività turistiche e di produzione dei prodotti tipici, avviate a seguito dell’incentivi statali a sostegno del programma di sviluppo dell’Area Chietino-Ortonese, che comprende 28 comuni, indicati nel sito www.chietitourism.com. Essendo stata presentata l’Area come “sistema turistico locale”, l’incontro non poteva sfuggire al ruolo fondamentale che gioca l’integrazione pubblico-privato nello sviluppo del territorio.
Gli amministratori locali presenti al dibattito, aperto dal sindaco di Francavilla Antonio Luciani, hanno tutti richiamato le difficili situazioni finanziarie con cui si confrontano quotidianamente i rispettivi enti. Questa situazione, afferma Enrico Di Giuseppantonio, presidente della Provincia di Chieti non permette interventi diretti a promuovere la conoscenza della risorsa turismo che richiederebbe una maggiore visibilità sul mercato nazionale e internazionale. Sostiene che la stessa “Costa dei trabocchi”, che pure si va affermando, meriterebbe di essere più conosciuta. L’assessore regionale al turismo, Mauro Di Dalmazio, dopo aver condiviso le preoccupazioni espresse da Riccardo Padovano a nome dei balneatori abruzzesi per il protrarsi dello stato di incertezza sulle concessioni demaniali dovute alla direttiva Bolkestein, ha ricordato che l’Italia continua a perdere terreno nella classifica dei principali paesi turistici, nonostante le sue immense risorse, mentre il Governo nazionale non riesce ad assicurare le risorse necessarie al rilancio del settore. Le difficoltà finanziarie hanno condizionato la stessa Regione, e non solo per il turismo. Al tempo stesso, Di Dalmazio rivendica interventi diretti a snellire le procedure burocratiche per l’avvio di attività ricettive, azioni promozionali innovative utilizzando le opportunità offerte dal web e il coinvolgimento di province e parchi nella promozione regionale. Con soddisfazione ha fatto cenno alla capacità di recupero dei flussi turistici ante-sisma.
Un discorso più ampio ha riguardato l’esigenza di lavorare molto sul prodotto, in quanto le risorse turistiche non sono automaticamente spendibili sul mercato. Un processo che deve vedere protagonisti soprattutto gli operatori turistici. Ad una sollecitazione della moderatrice, la giornalista Paola Toro, su come favorire l’integrazione dei servizi sul territorio, l’assessore ha replicato richiamandosi alla filosofia dei sistemi turistici locali (introdotti da una legge del 2001), che ha trovato attuazione solo in aree turisticamente più avanzate. Per questi motivi ritiene che sia preferibile favorire modelli più semplificati, per i quali sarebbe imminente l’emanazione di un bando con circa 3,5 milioni di euro. Verrebbero confermati alcuni principi fondamentali propri dei sistemi turistici locali, a partire dalla omogeneità dei singoli territori, che dovrebbero comunque avere una prospettiva permanente di sviluppo e non un’operatività limitata a singoli progetti/finanziamenti. Intanto il STL “Chietino-ortonese” costituirebbe un sistema di fatto non riconosciuto dalla Regione, come il STL “Gran Sasso d’Italia”, avviato da anni attraverso la non facile aggregazione di 124 operatori e di 24 comuni. Ma la stessa “Costa dei Trabocchi”, a cui spesso si è fatto riferimento, sarebbe da annoverare tra i sistemi turistici di fatto, se non altro per la precisa identificazione territoriale che accompagna la comunicazione e promozione del tratto di costa a su di Pescara, prescindendo anche dalla stessa realizzazione dell’omonimo parco nazionale.
Si tratta di processi non facili, che richiamano quanto avvertito 120 anni fa da un attento e appassionato osservatore della regione, Primo Levi, ferrarese, che nel suo famoso “Abruzzo forte e gentile”, annotò “Mancano i grossi capitali, ignoto è lo spirito di associazione”, fornendoci una chiave di lettura utile a comprendere alcune persistenze negative nello sviluppo delle aree interne dell’Abruzzo. Se non piace la denominazione STL, si potrà senz’altro individuarne un’altra, pur rimanendo ineludibile l’esigenza costruire una effettiva rete di servizi sul territorio con un comune orizzonte di sviluppo. L’assessore regionale alle Politiche Agricole Mauro Febbo ha rilevato l’accresciuta importanza dell’agricoltura abruzzese, con giovani che guardano con rinnovato interesse a questo settore, in cui cresce anche il segmento agroindustriale, mentre azioni del Piano di Sviluppo Rurale (PSR) in corso di attuazione hanno non pochi riflessi per il turismo regionale, in cui dovrebbe trovare spazio una più attenta valorizzazione della crescente affermazione planetaria del brand “Montepulciano d’Abruzzo” a vantaggio del turismo e dello stesso territorio. Per questi motivi esprime apprezzamento per aver organizzato un incontro aperto anche alla partecipazione degli assessori regionali al lavoro e al turismo, concludendo con un appello ad evitare dispersione di presenze partecipative in fiere internazionali da parte di enti locali, tenuto conto che stessa regione – all’estero – si coordina con il sistema paese.
Il dirigente della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Alessandro Di Loreto, sostiene come per le politiche di sviluppo sia necessario avere una maggiore conoscenza dell’economia del territorio e della sua storia. Sono questi fattori, insieme al recupero delle radici e alla tutela dell’ambiente, a favorire una diversificazione dei territori nella competitività territoriale. Piero Brandimarte, responsabile dell’Area Adriatica di Italia Lavoro, ha ribadito che “il turismo è un settore economico vero e proprio ed è quindi un’opportunità per l’occupazione”, illustrando alcune iniziative promosse dalla sua Agenzia, che pure sarebbero da coordinare con le più ampie azioni sviluppate nel settore. Paolo Primavera (Confindustria) ha sollevato la necessità di trovare un equilibrio compatibile tra turismo e industria, ammettendo anche come sia il tempo di pervenire ad un diverso approccio culturale con i parchi, come la stessa “Costa dei trabocchi”, sono da considerare come opportunità di sviluppo e non soltanto in chiave negativa, ossia come sistema di vincoli per la popolazione e le imprese. Anche il rappresentante degli industriali ha sottolineato che a suo parere occorra una politica industriale per lo sviluppo del settore, la quale richiede un maggiore coordinamento tra assessori e settori della Giunta regionale.
L’intervento del rappresentante degli industriali sembra orientarsi ad alcuni degli elementi critici emergenti dal documento dell’OCSE-Università di Groningen, a proposito della governance post-terremoto in Abruzzo, presentato dal presidente Monti a L’Aquila, lo scorso 17 marzo e rimasto praticamente ignorato da parte delle istituzioni locali. In effetti, gran parte dei discorsi ascoltati sembrano seguire l’infinito ritornello della retorica esaltazione della “dotazione fattoriale” della regione (“abbiamo” mare, monti, cultura, enograstronomia, ecc.), mentre rimangono senza risposta gli interrogativi sulla scarsa efficacia delle capacità di promuovere il territorio, da ultimo posti da Roberto Giacobbo, noto conduttore della trasmissione televisiva Voyager, che solo qualche giorno fa a L’Aquila, nell’ennesimo convegno sul turismo, ha detto che in “altre parti d’Europa, con il dieci per cento di realtà storica e il 90 per cento di leggenda, es. Stonehenge, sono in grado di attirare un milione di turisti l’anno. L’Aquila e il suo territorio hanno il 90% di storie autentiche, ma non sono in grado di valorizzarle”. Una conferma sconfortante viene dalla Perdonanza Celestiniana dello scorso anno, che avrebbe fatto registrate, secondo il rappresentante degli albergatori aquilani, solo 18 presenze alberghiere.
Rimanendo in Italia e non scomodando le più importanti destinazioni turistiche nazionali, è sufficiente richiamarsi, tra i tanti, all’esemplare valorizzazione di un paese di appena mille abitanti, Limone del Garda – di cui scrisse Goethe – che lo scorso anno ha mancato di poco il milione di presenze turistiche, ossia circa un settimo delle presenze dell’intero Abruzzo (sic !) – risultato di una formidabile organizzazione turistica, in cui le sinergie maturate a livello comunale si rafforzano sotto “l’ombrello” del sistema Garda. Come si vede, pur con la crescita dei flussi turistici degli ultimi 10-15 anni, la strada da fare è ancora tanta, con annosi ritardi che non possono essere imputabili solo al governo regionale, che pure dovrebbe essere capace di una regia complessiva del turismo abruzzese e di improntare le proprie politiche ad attente e reali prospettive di marketing agganciate alla realtà dei mercati.
Antonio Bini
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