Nella stessa Italia in cui la ministra Fornero bacchetta i giovani dicendo che non debbono essere selettivi (o schizzinosi, a seconda delle traduzioni, perché lei, che è up to date, usa l’inglese), il figlio dell’altra ministra Cancellieri (come si legge a pagina 5 del Fatto Quotidiano), riceve, dopo ben 14 mesi di lavoro, una buonuscita di 3,2 milioni di Euro; una somma che un giovane, accettando qualsiasi lavoro, non metterebbe assieme neanche in tre intere esistenze.
E, sempre in Italia, mentre si crea una strana dialettica, con il caso Ilva ed i dati sulla mortalità per cancro fra il 2003 ed il 2009, fra salute e lavoro (come se l’uno escludesse l’altra); ci si meraviglia e si definisce choc la sentenza a sei anni, interdizione perpetua dai pubblici uffici e risarcimento per 7,8 milioni, inferta alla Commissione Grandi Rischi per i fatti de L’Aquila del 6 aprile 2009; affermando che così si da addosso alla scienza, scambiandola per divinazione e non si comprende che non la scienza, ma la superficialità di una riunione su un fatto importante, è stato oggetto di esemplare condanna.
Tuona il New York Times contro la sentenza del giudice Marco Billi che ha ritenuto i sette membri della Commissione Grandi Rischi tutti colpevoli di omicidio colposo plurimo e lesioni colpose in relazione al terremoto all’Aquila e parla,in compagnia della più parte della nostra stampa, di oscurantismo, mentre Boschi, ex presidente dell’Ingv, dichiara di sentirsi come Galilei.
Le reazioni alla sentenza ci dicono come stanno le cose su un terremoto con molte responsabilità e, ancora, scarsa coscienza, con 309 morti e la distruzione di secoli di storia, che tutti vorrebbero risolti con un nuovo auditorium, peraltro senza camerini e costruito in un luogo per lo meno dubbio.
Ha ragione Giudo Fioranti, figlio di uno delle vittime, dalla cui denuncia solitaria è scaturito lo “scandaloso” processo: “fin da quando ero bambino, ha detto, se a L’Aquila c’era una scossa di terremoto, si scappava, non c’erano santi. Poi sono arrivati il 31 marzo del 2009 e la Commissione Grandi rischi. E tutto è cambiato”.
Ma di questo, come pare dalle diffuse opinioni, nessuno è responsabile, neanche del fatto che la riunione, convocata d’urgenza, aveva già pianificato di tranquillizzare la popolazione e fu sbrigativa, risolvendosi nel breve spazio di qualche ora.
“Bisogna in qualche modo fermare l’impazzimento di un sistema che condanna a sei anni chi non ha previsto un terremoto, che non poteva essere previsto, nello stesso giorno in cui il governo denuncia non la corruzione reale ma quella percepita, che dipinge un paese fatto tutto di disonesti, distruggendo in ambedue i casi l’immagine dell’Italia nel mondo”, ha commentato il senatore Carlo Giovanardi; che ha aggiunto che: “Polveroni e caccia all’untore – sembrano i metodi sempre più usati per eccitare l’opinione pubblica e distoglierla da un confronto serio e concreto sulle politiche da seguire per uscire dalla crisi”.
“Ulteriore sentenza angosciante destinata a inibire assunzioni di responsabilità da parte di tecnici e scienziati e a determinare ingiustificati allarmismi e impraticabili proposte di ricorrente evacuazione”, gli fa eco Maurizio Sacconi, ex Ministro del Lavoro, della stessa parte politica.
Ma gli aquilani e le persone di buon senso, che ancora ci sono nel Paese, in barba alla politica schiava dell’economia e della smania di successo, sono dalla parte di Stefania Pezzopane, oggi assessore al Comune de L’Aquila, che, ospite del Punto delle 20 su Rainews, ha detto: “Ci voleva coraggio e i giudici ne hanno avuto. Finalmente un po’ di giustizia per L’Aquila” e continuato: “Oggi più che mai sento tutto il dolore per l’inganno che abbiamo subito. Queste persone erano venute all’Aquila con il proposito predeterminato di rassicurarci. Una vicenda terribile. In questa giornata storica per quello che rappresenta, sono vicina agli aquilani, traditi e umiliati ma non vinti”.
Non vinti neanche dopo le graduatorie gratuite e fuori luogo di Gabrielli, neanche quando tutti affermano che il comportamento degli aquilani è stato quella tipico dell’assistenzialismo immobile del Sud, perché, a ben vedere, a parte alcuni abusi locali su cui già si sta facendo luce, ben poco, se non promesse e da almeno due governi, gli aquilani hanno ricevuto, oltre che schiaffi pubblici e privati.
I condannati sono: Franco Barberi, presidente vicario della Commissione Grandi Rischi, Bernardo De Bernardinis, già vice capo del settore tecnico del dipartimento di Protezione Civile, Enzo Boschi presidente dell’Ingv (Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia), Giulio Selvaggi direttore del Centro nazionale terremoti, Gian Michele Calvi, direttore di Eucentre e responsabile del progetto Case, Claudio Eva ordinario di fisica all’Università di Genova e Mauro Dolce direttore dell’ufficio rischio sismico di Protezione civile. Insieme parteciparono alla riunione convocata appositamente dall’allora capo della Protezione Civile Guido Bertolaso per fare il punto della situazione e valutare le misure da mettere in atto in conseguenza dello sciame sismico che da giorni interessava la città.
Il verbale redatto subito dopo la riunione, diceva di ritenere poco probabile un forte terremoto ed i pm, dopo attenta verifica, hanno contestato: “una valutazione del rischio approssimativa, generica e inefficace in relazione alla attività della commissione e ai doveri di prevenzione e previsione del rischio”. Insieme agli esposti era stato allegato diverso materiale, soprattutto interviste audio-video in cui i rappresentanti della Commissione invitavano la popolazione a stare tranquilla ed è questo che dovrebbe essere considerato grave, riprovevole e insultante per la scienza da parte di chi oggi parla di sentenza oscurantista e medioevale.
Dopo la sentenza, si è detto “scioccato” il presidente attuale dell’Ingv, Stefano Gresta, secondo cui la sentenza “costituisce un precedente, in grado di condizionare in modo determinante il rapporto tra esperti scientifici e decisori. E, sulla stessa linea, il presidente del Consiglio dei geologi, Gianvito Graziano, che ha dichiarato: “Se la sentenza dovesse riguardare la mancata previsione del sisma, ciò significherebbe mettere sotto accusa l’intera comunità scientifica che, ad oggi, in Italia e nel mondo, non ha i mezzi per poter prevedere i terremoti”.
In realtà, ripeto, è proprio questo di cui si incolpa la Commissione, non aver detto la verità su ciò che era imprevedibile e poteva essere potenzialmente grave e, dopo una riunione pilotata e frettolosa, aver rassicurato, senza fondamento, una intera comunità, esponendola a gravissimo rischio.
Per questo gli imputati sono stati condannati, per la morte di 29 persone ed il ferimento di altre quattro e condannati in solido tra loro e con il responsabile civile (Presidenza del Consiglio dei ministri, in persona del Presidente del Consiglio dei Ministri pro tempore), per avere rassicurato gli aquilani circa l’improbabilità di una forte scossa sismica, che invece si verificò alle 3.32 del 6 aprile 2009, con le conseguenze che sono ancora davanti ai nostri occhi e serrate, nei nostri cuori.
Carlo Di Stanislao
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