L’AIDS in Italia si trasmette prevalentemente per via eterosessuale, anche se in questi ultimi mesi c’è una ripresa del numero di infezioni nei soggetti giovani e omosessuali. I numeri della malattia sono ormai stabili: si calcolano circa 1.500 nuove infezioni ogni anno, con una stima di circa 150 mila infetti totali di cui però solo solo il 60% sa di essere infetto.
«La diagnosi si fa attorno ai 38 anni per gli uomini e 37 anni per le donne – spiega il Prof. Massimo Andreoni, docente a Tor Vergata e prossimo presidente eletto SIMIT – calcolando che l’infezione è avvenuta, in media, alcuni anni prima di quando si scopre la sieropositività, l’età media del contagio è 32-33 anni. Per quanto riguarda il sesso dei soggetti infetti, il 75% sono maschi e il 25% sono femmine.»
«Nelle grandi città – continua il Professore – c’è una maggiore prevalenza di positività rispetto ai piccoli centri. La diagnosi di malattia viene fatta più tardivamente nel Sud dell’Italia e nelle Isole, a dimostrazione che al Nord e al Centro esiste una maggiore attenzione alla malattia, soprattutto per quanto riguarda l’effettuazione del test.»
Gli specialisti concordano che il rischio del contagio per via orale è inesistente: con la saliva non si trasmette il virus. Nel rapporto orale se non ci sono lesioni all’interno della bocca o sul membro maschile e quindi non c’è contaminazione di sangue, il rischio di trasmissione dell’infezione è assente. Ma, ovviamente, la sicurezza non è totale: meglio prevenire comunque con l’uso del preservativo anche nel rapporto orale.
Due importanti consigli degli infettivologi SIMIT: 1) usare sempre il profilattico perché seppur esiste una terapia efficace la cura, è molto impegnativa e deve essere fatta per tutta la vita; 2) se avete il dubbio fate il test che è gratuito presso la maggior parte delle strutture ospedaliere.
Recentemente, durante l’XI Congresso Nazionale Simit, svoltosi tra Chieti e Pescara, si è discusso anche di una importante scoperta: si sono verificati casi, in seguito ad un trapianto di midollo osseo, in cui si è assistito ad una remissione totale della malattia. Le cellule che vengono trapiantate vanno a sostituire le cellule dell’organismo ricevente: in questo modo quelle infette, o che trasportano il virus, vengono a morire.
«Potrebbe essere la cura, lontana o dalle strategie utilizzate finora – sottolinea il Prof. Massimo Andreoni – In Italia ci sono 1500 nuovi casi annui di AIDS. E aumenta sempre di più il numero di pazienti, dato che l’incidenza della mortalità è calata notevolmente: si parla di 150mila persone malate, di cui solo il 60% sa di esserlo. E’ opportuno ricordare che, oltre alle ripercussioni sul malato, un paziente con infezione HIV costa allo Stato diverse migliaia di euro al mese, per cui sarebbe opportuna una battaglia a favore dell’informazione e della prevenzione».
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