Il grande scrittore neorealista – drammaturgo, sceneggiatore, attore, poeta, regista, intellettuale di Casarsa, l’uomo di grande versatilità culturale, per molti aspetti unico e straordinario, uno dei più discussi intellettuali del 900 – fu assassinato nella notte tra il 1° e il 2 novembre 1975, ironia della sorte nella ricorrenza dei defunti, all’Idroscalo di Ostia tra le baracche; quella misera condizione di vita contro cui si era sempre battuto. Amici ed avversari gli riconoscono il grande merito per aver fatto spalancare gli occhi a più generazioni in un’epoca dilaniata da conflitti sociali e contraddizioni di fondo da un’ immoralità politica istituzionale e clericale. Si disse subito che la fine atroce di Pasolini aveva privato la cultura italiana di un alto ingegno critico ed il movimento democratico di un valoroso militante animato da grande passione civile. Credo di non esagerare, di rimanere in quel contesto di verità a lui tanto cara, se scrivo che la notizia della sua morte ha colpito, in modo impattante, la mente di tanta gente arrivando a suscitare riflessioni che mirano direttamente al cuore dei temi cui egli aveva da sempre dedicato, con convinzione e coraggio, la sua travagliata opera di artista e di studioso. Ad onor del vero dobbiamo riconoscere che era un uomo profondamente introdotto nelle tensioni del mondo contemporaneo, strenuo difensore ed accanito sostenitore degli umili, dei poveri, di quel sottoproletariato dall’ingiustizia e dai valori negativi di un sistema aberrante che avevano fatto di lui il bersaglio di campagne indegne e vergognosi linciaggi. Vicino al movimento operaio, al Partito Comunista, cui guardava con fiducia e simpatia; egli è stato sempre e da una parte sola: quella degli oppressi. Il suo impegno e la sua ansia si sono placati quando la vita si è fermata, la bocca gli si è riempita di terra e negli occhi si è smarrito l’ultimo sguardo su un paesaggio dolorosamente suo. Dobbiamo rimanere fedeli al senso completo dell’ insegnamento pasoliniano, alla travolgente forza delle sue opere senza indulgenza agli accomodamenti del sistema dell’epoca. Anche letterari. Le sue contraddizioni e le relative incertezze si dissolveranno con il suo timido sorriso infantile lasciandoci una pagina poetica e civile talmente alta da farci sentire degni della nostra storia e del nostro percorso umano e civile. L’immagine più bella e più vera di Pasolini è quella di un’ Italia unita, di un popolo innocente, percosso affamato di storia e di giustizia . In questo contesto, assolutamente veritiero, sia culturalmente che storicamente, identifichiamo le virtù delle lotte civili più valide di questi ultimi anni; egli ha ben messo in evidenza il rapporto che lega Paese e Istituzioni, natura e storia, cultura e culture, storia e dolore riqualificando in senso umano la nostra letteratura. Alla luce di tutto ciò credo che nessuno oggi, a differenza di 37 dalla sua orribile scomparsa, possa aggiungere qualcosa a Pasolini: la sua completezza e la sua coerenza stanno nello strazio stesso del suo corpo; la generazione che ha perso di più con la prematura scomparsa del poeta di Casarsa è sempre quella giovanile. La storia della sua breve vita è costellata da problemi e sofferenze, ingiustizie e povertà. Figlio di un ufficiale della fanteria mal si rapportava con suo padre uomo arrogante e di carattere violento mentre ben si capiva e si relazionava con sua madre una donna minuta, buona e generosa che in nome di suo figlio, come tutte le mamme del mondo, arrivava ad annullare se stessa accettando i lavori più umili anche come donna di servizio. Parliamo di un Pasolini che si esprimeva in un’epoca in cui il falso moralismo portava a vedere il diverso quindi l’omosessuale, la ragazza madre, la prostituta – poco importava se per scelta, per ricatto o per necessità – erano considerati un vero e proprio scandalo. Quindi leggere Pasolini arricchisce non soltanto noi stessi la nostra capacità e la voglia di capire, di sapere rivolgendoci agli altri senza egoismi , pregiudizi, discriminazioni; in altre parole una risposta ai tanti quesiti che ci pone la storia dell’umanità. In ultima analisi non possiamo e non dobbiamo assolutamente permettere che un uomo mite e generoso,- perche questo era l’intellettuale di Casarsa – passi dalla parte dei colpevoli: la sua unica colpa era quella di essere dichiaratamente omosessuale. Ai giorni nostri grandi intellettuali ed esponenti politici, da Niki Vendola al neo eletto presidente della Regione Sicilia, Rosario Crocetta, sono omosessuali dichiarati e svolgono il loro compito con saggezza, onestà e coerenza al servizio dei loro territori e dell’intero Paese. Quindi mai più discriminazioni, mai più paura del diverso, mai più caccia alle streghe per non uccidere di nuovo l’autore di “Ragazzi di vita” e “Delle Ceneri di Gramsci”. Questo mi sembra il modo migliore per ricordare lo scrittore a 37 anni dalla sua scomparsa. Domani, due novembre, alle 10.30 – presso il Giardino Letterario a lui dedicato ubicato in Via dell’Idroscalo progettato dall’artista Mario Rosati,inserito all’intermo del centro Habitat Mediterraneo LIPU ( Lega Italiana Protezione Uccelli ) di Ostia – alla presenza di cittadini ed autorità locali si terra una cerimonia di commemorazione dell’artista che sarà conclusa con la liberazione di un rapace curato dal centro recupero fauna selvatica LIPU di Roma
Nando Giammarini
Pie Paolo Pasolini non è stato assassinato in quanto omosessuale, ma in quanto intellettuale che “sapeva” cose fondamentali su alcune storie criminali del nostro paese, in questo senso lui era un vero combattente per la libertà e per la verità
mi è rimasta impressa la frase che Alberto Moravia pronunciò in occasione della commemorazione funebre: «Abbiamo perso prima di tutto un poeta, e di poeti ne nascono tre o quattro soltanto dentro un secolo». Che condivido in pieno.