Usa 2012: l’Europa attende il verdetto di un Paese diviso

Sono stimati tra il 3 e il 6 per cento gli elettori indecisi che saranno determinanti per la scelta del prossimo inquilino della Casa Bianca, nelle elezioni che si svolgeranno domani negli Usa. Una ‘forchetta’ relativamente piccola che testimonia – secondo l’Istituto per gli studi di politica internazionale – “un’America divisa, come poche altre volte […]

Sono stimati tra il 3 e il 6 per cento gli elettori indecisi che saranno determinanti per la scelta del prossimo inquilino della Casa Bianca, nelle elezioni che si svolgeranno domani negli Usa. Una ‘forchetta’ relativamente piccola che testimonia – secondo l’Istituto per gli studi di politica internazionale – “un’America divisa, come poche altre volte in passato”. Un Paese che potrebbe risultare spaccato a metà e che con questa divisione, prosegue l’Ispi, “potrà quindi attraversare ‘una fase di “introversione politica’ data da diversi fattori, dalle difficoltà economiche, alle trasformazioni sociali, al relativo declino internazionale”.

“Quello tra Obama e Romney – scrive Giampiero Gramaglia per l’Istituto di Affari Internazionali – è un voto così serrato che può davvero succedere di tutto: quello che s’è già visto, e che cioè un candidato perda le elezioni, ma vada ugualmente alla Casa Bianca, perché ha la maggioranza dei Grandi Elettori, che è quello che conta; e pure quello che non s’è mai visto, e che cioè i due rivali si dividano a metà il collegio dei 568 Grandi Elettori, 269 voti a testa”.

L’Europa – così come gli altri attori internazionali – guarda con attenzione a quello che succederà domani negli Stati Uniti. “Obama è il politico americano più popolare di sempre in Europa – sostiene Mark Leonard, direttore del think tank europeo European Council on Foreign Relations – ma la sua popolarità, in parte, deriva dal fatto che ha chiesto poco all’Europa e ha concentrato la sua attenzione sulle grandi sfide del potere americano in Afghanistan e Asia. Se Romney fosse eletto, potrebbe chiedere di più all’Europa e anche scontrarsi con gli europei sulla Russia, sul Medio Oriente e sull’Iran. Gli storici potrebbero guardare al primo mandato di Obama come ad una separazione, con Romney che poi provoca un divorzio”.

“Che sia Obama II o Romney I – aggiunge Hans Kundnani, direttore editoriale dell’Ecfr – gli Usa sembrano essere ora in una fase introversa e forse addirittura isolazionista del loro ciclo di politica estera – qualcosa tipo dopo il Vietnam negli anni ‘70. Ma anche i presidenti americani che si insediano concentrandosi sull’economia e sulla ‘nation bulding at home’ sono spesso costretti dagli eventi ad impegnarsi con il mondo. Chiunque vinca, la domanda chiave per l’Europa sarà come rispondere al riequilibrio americano verso l’Asia”.

Bat/Agenparl

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