Sono 800 mila i controlli straordinari effettuati dal 2009 al 2012, altri 450 mila in programma ora dal 2013 al 2015: l’obiettivo è contrastare le false invalidità per recuperare la spesa che deriva da pensioni che non spettano. Ma quanto costa l’attività ispettiva straordinaria dell’Inps, unita ai costi giudiziari dei contenziosi che produce? E quale rientro di spesa effettivamente deriva dalle revoche delle pensioni “immeritate”? E, ancora, come trovare un campione di altre 450 mila persone titolari di pensioni, che non rientrino nella categorie esonerate per legge dai controlli? Sono queste alcune delle domande che tornano oggi, dopo l’approvazione all’unanimità, in Commissione Bilancio, dell’emendamento alla legge di stabilità che assegna all’Inps l’incarico di svolgere, nel prossimo triennio, 150 mila controlli straordinari l’anno. Molto critico Carlo Giacobini, direttore di Handylex, che giusto un anno fa aveva pubblicato su Welfare Oggi, insieme al direttore Cristiano Gori, un’inchiesta sulla questione, in cui di fatto smontava l’impalcatura stessa dell’operazione, mostrandone tra l’altro il ridotto rientro di spesa rispetto ai costi sostenuti.
Il campione dei “sospetti”. Il primo dubbio che solleva Giacobini, in una riflessione a caldo su Facebook, riguarda il campione di persone sospette, da cui per legge vanno escluse le persone con patologie stabilizzate o ingravescenti. “Logica vorrebbe – riflette Giacobini – che venissero esclusi anche quelli che sono già stati controllati in precedenza. E sarebbe altrettanto logico escludere dal controllo chi ha ottenuto il verbale dopo il 2007, cioè da quando le verifiche sono diventate una competenza del rigorosissimo Inps. Buon senso vorrebbe che venissero espunti dai sospetti anche gli ultraottentenni che generalmente sono affetti da gravi malattie degenerative, tanto evidenti quanto incontestabili. E gli ultraottantenni rappresentano da soli il 50% dell’universo”. Ora, però, gli invalidi civili sono complessivamente 2 milioni e 200 mila, di cui 800 mila già ispezionati: “Rimane quindi il dubbio inquietante – osserva Giacobini – di come Inps costruirà il nuovo campione di 450 mila persone senza violare la legge (ma questo non sembra mai rappresentare una remora per l’Istituto), ma soprattutto per risultare agli occhi dei suoi mandanti politici, come efficace e rigoroso”. Una soluzione, per la verità, Giacobini riesce a immaginarla: l’Inps sottoporrà a verifica straordinaria i cosiddetti “rivedibili”, cioè colori i quali hanno un verbale valido due o tre anni e, di conseguenza, sarebbero comunque sottoposti nuovamente a visita, nel corso della quale spesso viene ridotta dalla Commissione la percentuale precedentemente riconosciuta. “Un trucco abbastanza squallido – commenta Giacobini – perché spacciato da sensibilità nei confronti del cittadino”. Un trucco al quale, tuttavia, Inps è ricorsa, “nelle ultime due edizioni di ‘Dagli all’invalido’: ha concentrato i controlli sulle posizioni comunque rivedibili. In tal modo ha evitato rogne eccessive con le persone escluse per legge dai controlli, ma sopratutto ha potuto spacciare una normale revisione come una revoca ad un falso invalido”.
Il risparmio e la spesa. C’è poi la questione, fondamentale, dei costi e dei ricavi dell’operazione. “Il risparmio annuo, in termini di revoche, è attorno ai 150 milioni di euro” riferisce Giacobini, precisando però che “revoche non significa ‘falsi invalidi’. Le revoche derivano anche, ad esempio, dalla riduzione della percentuale di invalidità da 100 al 95%”. Per quanto riguarda la spesa, il dato riferito da Giacobini è “fresco fresco, consultabile nella relazione ispettiva della Corte dei Conti (6 novembre 2012). Nel 2010 la spesa per pagare medici esterni è stata di 9 milioni di euro. Nel 2011 questa spesa è aumentata del 300% = 27 milioni di euro. In un’azienda privata – commenta – il Consiglio di amministrazione sarebbe stato preso a calci”.
Ritardi da 37 milioni d’interessi. C’è poi la questione dell’efficienza dell’Istituto nel rispettare le procedure: secondo la Corte dei Conti, “dalla data della domanda alla concessione delle provvidenze trascorrono in media 278 giorni per l’invalidità civile, 325 giorni per la cecità civile e 344 giorni per la sordità, con picchi che arrivano anche al doppio”. Poiché per legge il tempo non dovrebbe superare i 120 giorni, “Inps, per i suoi ritardi, ci costringe a sborsare gli interessi legali sulle provvidenze erogate in ritardo. Nel 2011, l’istituto ha dovuto pagare la bazzeccola di 37 milioni di interessi per i suoi ritardi di pagamento; il 63% riguarda le pensioni degli invalidi civili”.
Quasi 350 mila contenziosi in un anno. Ma le spese non si esauriscono con i ritardi e la retribuzione dei medici: una parte consistente è rappresentata dai contenzioni in giudizio: “un quinto delle cause civili dibattute in Italia – riferisce Giacobini – vede l’Inps come controparte. Nel 2011 sono stati definiti 349.595 giudizi: Inps ha avuto sentenza favorevole in 144.402 casi”. E le causa, naturalmente, costano: “calcolate un costo prudenziale di 10 mila euro a causa (che qualcuno paga) e avrete la dimensione del giro di affari”.
Lascia un commento