Il 30 novembre prossimo, alla Camera dei Deputati – Sala della Regina, l’ANFE (Associazione Nazionale Famiglie Emigrati) celebra il suo 65° anniversario, fondata infatti nel 1947 ad opera di Maria Agamben Federici (L’Aquila, 1899 – L’Aquila, 1984), deputata nell’Assemblea Costituente e nella prima Legislatura repubblicana.
In vista della celebrazione del 65°, il Presidente nazionale dell’ANFE, dr. Paolo Genco, ha inviato al Presidente della Repubblica una lettera nella quale lo invita ad intervenire affinché “chiunque ricopra incarichi politici, istituzionali, comunque di rappresentanza della nostra nazione, giuri adesione e fedeltà alla Patria, alla bandiera, all’Inno Nazionale al riconoscimento dell’Unità della Nazione”. Questo all’indomani del voto che introduce l’obbligo di insegnare l’Inno nazionale nelle scuole.
Nella lettera a Napolitano, dopo aver ricordato il 65° anniversario della donazione dell’Ente, Genco scrive: “sono tanti i sentimenti che hanno pervaso i nostri emigrati: dalla nostalgia della propria terra al dolore del distacco dai propri cari, alla paura di affrontare un nuovo mondo, al timore di non farcela. Ma mai, mai, nemmeno per un solo istante, essi hanno messo in discussione l’amore per la propria terra, per la propria Nazione, per l’Italia”.
La legge approvata dal Senato – che istituisce la Giornata dell’Unità Nazionale ogni 17 marzo e che, appunto, introduce l’obbligo di insegnare l’Inno di Mameli nelle scuole, per promuovere i valori della cittadinanza e consolidare l’identità nazionale – è stata fortemente osteggiata dalla Lega Nord, soprattutto sul secondo punto. Al contrario, scrive Genco, “l’Anfe ritiene che questi siano valori imprescindibili” soprattutto per “chi ricopre ruoli istituzionali”.
Chi siede in Parlamento, continua Genco, “non può contestare i simboli della Repubblica”.
Genco conclude la lettera con un patriottico “amiamo l’Italia e il nostro Presidente”, cui, a nome dell’Anfe, invia “devoti saluti”.
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