“Da Torino a Palermo le istituzioni dimenticano, talvolta intenzionalmente, che anche i minori rom costituiscono una preziosa risorsa per il Paese”. È questa la denuncia dell’associazione “21 Luglio” in occasione del 23° anniversario della Giornata Universale dei Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza che si terrà domani in ricordo del 20 novembre 1989, data dell’approvazione della Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia da parte dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. “Nonostante il consenso globale sull’importanza del rispetto dei diritti dei bambini, in molte parti del pianeta i diritti dell’infanzia vengono calpestati dagli stessi organi istituzionali – spiega l’associazione -. L’Italia non è esente da tali azioni che si rendono ancora più evidenti quando le stesse riguardano i minori appartenenti alle comunità rom e sinti”.
Sono circa 20 mila i minori rom presenti negli insediamenti formali e informali del nostro Paese, spiega l’associazione, in gran parte provenienti dall’ex Yugoslavia, dalla Romania e dalla Bulgaria. Violazioni ai danni dei minori rom che in Italia si evidenziano nelle condizioni abitative. “Gli insediamenti formali italiani sono quasi sempre caratterizzati dalla lontananza dal tessuto urbano – spiega l’associazione -, da strutture abitative non adeguate e dall’isolamento sociale. Tali condizioni strutturali limitano fortemente le possibilità di inclusione sociale dei minori, le occasioni di incontro e di scambio con coetanei esterni al campo, le opportunità di crescita all’interno di percorsi sportivi e ludici, scoraggia la loro frequenza scolastica e rende difficoltoso qualsiasi spostamento al di fuori del campo. Negli insediamenti informali del nostro Paese, invece, ciò che in questi anni ha contrassegnato il vissuto dei minori rom, è stata l’esperienza dello sgombero forzato”.
Alle violazioni dei diritti dei minori rom riscontrate nelle politiche locali e nazionali, spiega l’associazione, si aggiunge anche il pregiudizio e gli stereotipi che “percepiscono i minori rom come “nomadi”, come infanzia di un popolo incapace di condurre la propria esistenza all’interno di una civile abitazione, culturalmente disposto a vivere al di sotto degli standard minimi di vivibilità e in una condizione di perenne sospensione dei diritti umani fondamentali”. Un bambino rom nato in Italia, aggiunge la 21 Luglio, “non potrà vivere l’esperienza di un alloggio stabile e adeguato; avrà quasi 20 probabilità in più di essere dichiarato adottabile; avrà un percorso scolastico segnato dall’emarginazione didattica; non avrà alcuna possibilità di conseguire un titolo accademico e poche possibilità di trovare, da grande, un lavoro regolare”. Una situazione che richiede, secondo l’associazione, una “inversione di tendenza culturale e sociale per evitare di compromettere irrimediabilmente il presente e il futuro dei bambini e dei giovani rom che costituiscono oggi una preziosa risorsa per il nostro Paese, una fonte preziosa di intelligenza su cui costruire la speranza”.
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