Sullo scenario politico italiano è apparsa sabato scorso una nuova “formazione”: Verso la Terza Repubblica. I quotidiani di tutta Italia hanno pubblicato pagine e pagine di commenti, ipotizzando significati e obiettivi di quelli che molti commentatori politici hanno definito il “Partito di Riccardi e Montezemolo”. Dietrologia, faziosità e fantasia si sono sbizzarrite a fornire soluzioni per condannare o approvare la nuova iniziativa politica. Da nessuna parte è arrivata quella che io ritengo sia la giusta interpretazione di quello che Montezemolo e Riccardi hanno presentato come un “Manifesto” a cui aderire. Adesione che non necessariamente significa annullamento della propria identità, anzi tutt’altro! Dando uno sguardo a 360 gradi alla situazione attuale, il panorama internazionale, in ragione di quanto accaduto negli ultimi anni, mostra un’Italia che ha perso attendibilità e credibilità sotto tutti i punti di vista. Dalla “diplomazia” alla “potenzialità economica e sociale, l’Italia non esiste più!
Oltre che in campo economico, in primis in ambito Unione Europea, l’Italia è diventata un riferimento negativo a rischio fallimento a livello mondiale (Mitt Romney ne è un esempio, ma il pensiero di Obama non è molto differente!), ed è sulla scena internazionale che stiamo scomparendo. A Doha, dove la settimana scorsa è stata data una seria (e speriamo risolutiva) svolta al futuro della Siria, il fronte decisionale occidentale era rappresentato da USA, Inghilterra, Francia e Germania. E l’Italia e la sua adorabile politica di apertura verso la nazione sorella in Mediterranea?: Assente! In Palestina? Nell’intero mondo nord africano in completo rinnovamento post-rivoluzioni? L’Italia si è solo manifestata con promesse mai mantenute o con parole di sostegno no-cost e senza seguito alcuno. I nostri Marinai, ancora sequestrati in India, ne sono un’ennesima riprova. Certo, si tratta di un fallimento della nostra diplomazia, ma dietro questo fallimento c’è soprattutto il declino a livello internazionale del peso politico e della fama che la nostra nazione si era guadagnata nel corso nei secoli.
Non vorrei drammatizzare, ma credo proprio che se ancora oggi qualcuno all’estero continua ad avere fiducia nell’Italia, lo si deve solo ed esclusivamente a quella pletora di imprenditori che si sono fatti carico della splendida tradizione del “Made in Italy” e, soprattutto, di un nome; un paladino della nostra “dignità istituzionale” e della credibilità della cultura italiana: Mario Monti. Sul fronte interno, quel tentativo di “primarie”, messo in atto dalla sinistra non ha fatto altro che confermare la nullità del progetto politico e la completa assenza di motivi innovativi per ridare credibilità internazionale al nostro sistema. Se questa è la sinistra, possiamo ben immaginare che cosa potrà fare la destra di Alfano o addirittura i separatisti della Lega, o, ancora meglio, il pensiero politico dei grillini basato su effetti distruttivi improntati alla divisione e alla cancellazione dei valori di fondo prioritari della nostra società. Quello che emerge dal “conflitto interno”, che ahimè continua a perdurare, è sicuramente l’assoluta mancanza di una figura di spicco (Renzi mi perdonerà, ma anche lui scompare di fronte alla vastità del problema) che possa degnamente sostituire il Presidente Monti. E poi che dire sulla continuità dell’azione di Governo? Stiamo appena uscendo dalla crisi finanziaria. Grazie all’azione dell’attuale Governo stiamo tornando su parametri economici accettabili, ma siamo solo all’inizio del nostro percorso e, visto che anche il 2012 sarà all’insegna di una recessione ancora persistente, tanto e tanto ancora c’è da fare.
Ecco, quindi, che io interpreto l’iniziativa della Terza Repubblica come un accorato grido di allarme e un appello al buon senso e all’unità d’intenti. Montezemolo non ha mai chiesto a nessuno di cambiare casacca: “Non mi candido e non chiedo nulla per me” e ancora “ all’indomani delle prossime elezioni dovremo contribuire in maniera determinante alla nascita di un Governo Costituente di Ricostruzione Nazionale”, “un esecutivo di ampio respiro, credibile e competente, che garantisca il mantenimento degli impegni internazionali, rilanci l’economia e inizi il percorso fondativo della terza Repubblica, con persone di ogni area politica”. E Riccardi, ancora più incisivo: “Oltre la crisi economica c’è una crisi politica grave. Dagli anni passati viene un pesante lascito di sfiducia nella democrazia. Non si crede più in un futuro comune da costruire attraverso la politica. Bisogna però recuperare presto la speranza che sia possibile” e le prossime elezioni ne sono un traguardo. Il Governo Monti “ha mostrato che è possibile tracciare una rotta per la rinascita. Lo ha già fatto partendo da una situazione davvero drammatica”. “Non possiamo interrompere questo cammino, che è già un passaggio verso la Terza Repubblica”.
Quello che il Manifesto di “Verso la Terza repubblica” chiede a tutti gli italiani di qualsiasi colore o ideologia o credo appartengano, dunque, è solo di dare continuità all’azione di risanamento adottata dal Governo Monti. Ma, ancor di più, chiede a tutti i partiti politici di aderire all’apertura di una “fase Costituente” che possa degnamente ridisegnare il complesso etico-giuridico e sociale del quadro istituzionale. Una Costituzione rivisitata e aperta a ogni comprensione del singolo cittadino, all’insegna di uno spirito liberale, laico e cristiano che è all’origine della nostra tradizione di vita, nel rispetto delle libertà dei singoli e della sovranità popolare, del nuovo quadro Europeo, delle autonomie imposte dal neo-federalismo e delle conseguenti aspirazioni e riforme economiche, fiscali e sociali. Una nuova Costituzione in cui anche la Giustizia ritrovi la sua autonoma dignità cambiando approccio sistemico e di responsabilità. Non credo che a nessuno sia mai venuto in mente di chiedere a Alfano, Bersani, Alemanno, Vendola e chicchessia, di cambiare orientamento politico. No, l’iniziativa di Riccardi-Montezemolo va ben oltre, è un “rifondare l’Italia”, ognuno con le sue idee e la sua attiva partecipazione alla ricostruzione di questo meraviglioso Paese, sotto la guida dell’unico uomo che a oggi (nel bene e nel male) può e deve essere considerato l’uomo che sta salvando l’Italia dal tracollo.
Fabio GHIA
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