Happy Thanksgiving Day 2012 a tutti gli Americani in Italia e nel mondo per essere grati a Dio

“Nessuna mente umana ha congegnato né alcuna mano mortale ha elaborato queste grandi cose. Esse sono i doni generosi dell’Altissimo Dio, il quale, mentre ci tratta con ira per i nostri peccati, si è nondimeno ricordato della sua misericordia”(Abraham Lincoln, 1863). Happy Thanksgiving Day 2012. Auguriamo agli Americani in Italia e nel mondo, a tutti […]

“Nessuna mente umana ha congegnato né alcuna mano mortale ha elaborato queste grandi cose. Esse sono i doni generosi dell’Altissimo Dio, il quale, mentre ci tratta con ira per i nostri peccati, si è nondimeno ricordato della sua misericordia”(Abraham Lincoln, 1863). Happy Thanksgiving Day 2012. Auguriamo agli Americani in Italia e nel mondo, a tutti gli Indignati di ieri, oggi e domani, una felice Festa del Ringraziamento, nelle loro famiglie e in buona compagnia, sempre in grazia di Dio. A New York il Giorno del Ringraziamento non è solo celebrato il quarto Giovedì del mese di Novembre, ma anche la sera precedente, il Venerdì e per l’intero fine settimana. La Festa del Ringraziamento prende il via a New York, Mercoledì 21 Novembre 2012, con la preparazione dei carri e dei palloni allegorici per la 86ma Parata di Macy. È uno spettacolo da non perdere. Il gonfiaggio dei palloni allegorici inizia alle ore 15 ai piedi del Museo Americano di Storia Naturale e termina intorno alle ore 22. La vigilia del Giorno del Ringraziamento i bar e le discoteche di New York organizzano speciali feste. Giovedì mattina è la volta della Parata del Ringraziamento (Macy’s) che propone musica dal vivo, esibizioni dei cast degli spettacoli di Broadway, carri allegorici e naturalmente i giganteschi palloni del Giorno del Ringraziamento che raffigurano famosi personaggi dei cartoni animati come Shrek, Kermit la rana e Garfield. La parata di Macy, tenuta per la prima volta nel 1924, è diventato un evento di 3 ore trasmesso in diretta sulla CBS. La parata parte da Manhattan Giovedì 22 Novembre alle ore 9 sulla 77esima Strada e da Central Park West, e termina di fronte a Macy’s in Herald Square sulla 34esima Strada e Broadway intorno a mezzogiorno. Le persone cominciano ad arrivare già alle 6 del mattino. Più ci si avvicina a Herald Square, lungo il percorso, più la parata durerà come informa il sito web ufficiale della Parata di Macy’s per il Giorno del Ringraziamento per scoprire l’itinerario completo. Decidere di mettersi in fila molto presto, significa vestirsi adeguatamente per il freddo, “armati” di thermos con tè o cioccolata calda. Il “Venerdì Nero” significa sconti in tutti i negozi della Grande Mela che offrono merce a prezzi modici già dalle 4 del mattino. Se si vuole evitare del tutto la folla, ci sono anche molti negozi on-line di vendita al dettaglio che fanno sconti. Questo fenomeno è chiamato “Cyber Venerdì” e in Italia lo potremo capire facilmente grazie al fatto che le connessioni Wi-Fi e 3G, già critiche, soffriranno non poco! Il Black Friday, Venerdì 23 Novembre, è la giornata proclamata da Apple Inc. come il tempo dello shopping speciale:“Prepara la lista dei regali. I prezzi promozionali sono validi solo il Black Friday e solo presso gli Apple Store e sull’Apple Online Store”. L’annuncio dell’azienda di Cupertino invita semplicemente i visitatori a dare un’occhiata, nella giornata-evento, ai negozi della Apple per studiare la guida ai regali di Natale. Solidali ai newyorkesi colpiti dall’uragano Sandy, iniziano le celebrazioni natalizie nella Grande Mela invasa da milioni di turisti per la grande Parata. Il fascino di New York e della provincia americana, è irresistibile quando si festeggia il Giorno del Ringraziamento con una cena dal menu rigorosamente tutto a stelle e strisce, tra fiere, parate e tacchini. I poveri sono al centro della festa. Sono quasi 20mila i cittadini americani residenti in Italia che festeggiano il tradizionale Thanksgiving Day portando in tavola un tacchino Made in Italy. Lo ricorda la Coldiretti in riferimento alla Giornata del Ringraziamento che i cittadini americani celebrano in patria ed all’estero. In Italia la festa coinvolge basi militari, ambasciata, consolati, lavoratori e studenti ma anche turisti che non vogliono rinunciare al patriottico rito. “L’allevamento nazionale di tacchini è tale da rendere l’Italia autosufficiente e da soddisfare – sostiene la Coldiretti – anche le esigenze quantitative e qualitative degli amici ospiti stranieri. L’Italia è del tutto autosufficiente per la carne di tacchino con un consumo medio di 4,14 chilogrammi a testa all’anno ed una produzione nazionale che raggiunge i 293 milioni di chili dei quali 59 milioni di chili vengono esportati mentre le importazioni dall’estero sono appena di 15 milioni di chili”. L’evento newyorkese è l’anticipazione della Festa del Natale. Gli Americani si ritrovano tutti a tavola con il tradizionale tacchino arrosto ripieno contornato da verdure miste e tanta allegria. Ovunque viene distribuita la sacrosanta porzione! Oggi, la corsa sfrenata agli acquisti di Natale inizia prima del Thanksgiving Day ma la povertà incombe non solo in Europa e in Italia con l’aumento delle tasse. Anche per le strade di New York e in tutti gli States, dopo la conferma del Presidente Barack Hussein Obama per il secondo mandato, non è raro incontrare persone sole, senza famiglia, nullatenenti e nullafacenti, con il cartoccio di tacchino in mano. La First Lady Michelle Obama, direttamente dalla White House, nella sua newsletter annuale indirizzata ai cittadini americani ed ai media mondiali, nell’augurare una felice Festa del Ringraziamento a tutti i connazionali ed ai militari all’estero, ricorda i problemi da risolvere per sconfiggere la povertà. A cominciare dalla prima ed unica superpotenza democratica sulla Terra. In primis, la necessità di offrire un tacchino a 50 milioni di americani poveri. Un’emergenza assoluta come il taglio delle tasse e l’assistenza sanitaria pubblica. Obiettivi politici irrinunciabili anche in Italia. La tradizione americana vuole che alla vigilia di ogni Thanksgiving Day, il Presidente degli Stati Uniti conceda la “grazia” a una coppia di tacchini fortunati. A partire dal 2003 i cittadini americani sono invitati a scegliere il nome dei tacchini votando sul sito della Casa Bianca. Furono così battezzati Stars e Stripes (Stelle e Strisce), negli anni successivi Biscuit e Gravy (2004), Marshmallow e Yam (2005), Flyer e Fryer (2006), May e Flower (2007), Pumpkin e Pecan (2008), Courage (2009), Apple e Cider (2010), Peace e Liberty (2011). Dopo la cerimonia ufficiale nel Giardino delle Rose, i pennuti vengono posti nei giardini della residenza “George Washington” a Mount Vernon, in alternativa alla fattoria Willmar in Minnesota da cui provengono. Nei mesi passati, nella fattoria in Minnesota, un gruppo di giovani allevatori ha seguito in modo particolare la crescita di 35 esemplari tra cui scegliere quelli destinati alla cerimonia della “grazia”. A Mount Vernon i tacchini restano esposti al pubblico, coprotagonisti degli eventi speciali previsti per il periodo natalizio e per la festa del 6 Gennaio. Dai tempi del presidente Harry Truman è sempre stato così. Il tacchino in questione, a cui viene dato un nome speciale per il suo nobile e squisito destino, è così ufficialmente investito della grande responsabilità di moltiplicarsi quando basta per sfamare tutti coloro che oggi non possono partecipare alla festa. Questo Thanksgiving Day, secondo i dati del dipartimento dell’Agricoltura americano, è segnato dall’evidenza che ben 49 milioni di persone si sono sfamati a fatica negli Usa. Per un terzo di questi, le risorse economiche sono state talmente scarse da costringerli a saltare un pasto al giorno o a ridurre le porzioni. I restanti due terzi hanno dovuto accontentarsi di alimenti economici e dannosi per la salute, senza considerare il triste fenomeno dell’obesità tra i bambini. Negli Usa si certa di contrastare la povertà con i “Food Stamps” e le mense per i poveri. Rispetto agli anni precedenti gli Americani sull’orlo della fame sono oltre 13 milioni in più, un record assoluto. Pare che la distribuzione di Food Stamps abbia raggiunto un dato storico, con oltre 36 milioni di persone a beneficiarne. L’allarme resta naturalmente alto per i bambini: una grossa fetta di questi poveri non raggiunge i 12 anni. Da qui nasce l’impegno di un gruppo “no profit” di associazioni americane che, grazie alla First Lady, hanno avviato una campagna per espandere il programma nutrizionale federale. Se il Presidente Barack Hussein Obama, dopo la grande riforma del sistema sanitario nazionale, si è posto l’obiettivo di ridurre drasticamente la fame giovanile entro il 2015, l’augurio nostro è che possa farlo grazie alla collaborazione dei Repubblicani nel Congresso. Un po’ d’America con il suo irresistibile vento di pace, efficienza e libertà fa sempre bene anche qui in Europa e in Italia, alle persone ed alle imprese, perché senza l’ottimismo e il taglio delle tasse non c’è futuro. Quali sono le origini del Thanksgiving Day? È una festa tradizionale americana che si celebra sempre il quarto Giovedì di Novembre negli Stati Uniti e in Canada il secondo Lunedì di Ottobre. Le origini del Thanksgiving sono antiche. Venne festeggiato per la prima volta in Canada nel 1578 quando l’esploratore inglese Martin Frobisher arrivò nel nuovo continente e ordinò una cerimonia per ringraziare Dio della protezione data al suo gruppo durante la lunga e pericolosa traversata oceanica. Tuttavia, gran parte dei moderni nord-americani associano la tradizione della Festa del Ringraziamento ai Padri Fondatori degli Stati Uniti d’America. Nel 1621, un anno dopo l’arrivo nel Nuovo Mondo a bordo della celebre nave Mayflower e nel seguente inverno rigido in cui molti di loro perirono a causa di tremende malattie, gli abitanti delle colonie celebrarono il successo del loro primo raccolto organizzando una festa, alla quale invitarono anche i Nativi Americani. Le proclamazioni (National Thanksgiving Proclamations) annunciano i ringraziamenti alla provvidenza di Dio negli eventi della nazione, come fu spiegato dal Presidente George Washington nella sua Proclamation del 1789:“for the many signal favors of Almighty God…in the lives of the people”. Durante la Guerra Civile il Presidente Abraham Lincoln (il kolossal “Lincoln” di Steven Spielberg, 150 minuti, per la fotografia di Janusz Kaminski, è nelle sale americane; in Europa agli inizi del 2013) proclamò il Giorno del Ringraziamento Giornata Nazionale del Ringraziamento e di lode religiosa. Lincoln, eletto il 6 Novembre 1860, fu il primo repubblicano a conquistare la carica presidenziale americana ed a battersi strenuamente per l’Unione degli States. “L’anno che si avvia alla fine – dichiara il Presidente Lincoln nella National Thanksgiving Proclamation del 1863 – è stato ricolmo della benedizione di campi fruttuosi e di cieli salubri. A queste munificenze, di cui godiamo così costantemente da essere portati a dimenticare la loro fonte, se ne sono aggiunte altre di natura così straordinaria da non poter che penetrare e addolcire anche i cuori abitualmente insensibili alla Provvidenza sempre vigile di Dio Onnipotente. In mezzo a una Guerra civile di ineguagliata portata e severità, che talvolta è sembrato invitare e provocare l’aggressione degli Stati stranieri, è stata preservata la pace con tutte le nazioni, è stato mantenuto l’ordine, sono state rispettate e obbedite le leggi ed è prevalsa l’armonia ovunque tranne che nel teatro del conflitto militare; mentre quel teatro si è grandemente ristretto con l’avanzare degli eserciti e delle marine dell’Unione. La necessaria deviazione della ricchezza e delle forze dai campi dell’industria pacifica alla difesa nazionale non hanno arrestato l’aratro, le navette o le navi; l’ascia ha allargato i confini dei nostri insediamenti e le miniere, di ferro come di carbone e dei metalli preziosi, hanno prodotto ancora più abbondantemente di prima. La popolazione è aumentata costantemente, nonostante le spoliazioni sul campo, l’assedio e il campo di battaglia; e al Paese, che gioisce nella consapevolezza di un aumento di forza e vigore, è permesso aspettarsi che continuino gli anni di grande aumento della libertà. Nessuna mente umana ha congegnato né alcuna mano mortale ha elaborato queste grandi cose. Esse sono i doni generosi dell’Altissimo Dio, il quale, mentre ci tratta con ira per i nostri peccati, si è nondimeno ricordato della sua misericordia. Mi è sembrato giusto e appropriato che essi fossero riconosciuti con solennità, riverenza e gratitudine, con un sol cuore e una sola voce, dall’intero Popolo americano. Invito pertanto i miei concittadini in ogni parte degli Stati Uniti, e anche coloro che si trovano in mare e che soggiornano in terre straniere, di designare e osservare l’ultimo giovedì di novembre prossimo, come giornata di ringraziamento e Lode al nostro Padre benefico che abita i Cieli”. Nessuno dei presidenti in carica dai tempi di Lincoln ha più omesso di emettere il Proclama annuale di Ringraziamento. Dietro la decisione del Presidente di riprendere la tradizione dei proclami ufficiali interrotta dopo Madison, ci fu la scrittrice Sarah Josepha Hale, una delle donne più importanti, benché poco riconosciuta, della storia americana, la quale influenzò il presidente a proclamare ufficialmente un giorno di ringraziamento, convinta che osservarlo avrebbe unito il Paese e lo avrebbe riappacificato, durante il periodo difficile della Guerra di Secessione. Nel 1941, infine, il Congresso degli Stati Uniti la proclamò festa legale. Il Giorno del Ringraziamento coinvolge tutti i cittadini americani nel mondo e in patria, che si riuniscono in famiglia per ringraziare della benedizione provvidenziale ricevuta da Dio. È una tradizione iniziata all’epoca dei primi coloni europei che arrivarono in America in cerca di libertà. Oggi il Thanksgiving è in molti stati degli Usa spesso abbinato a quattro o cinque giorni di ferie in un lungo weekend, con la chiusura di scuole, attività commerciali e professionali. Si torna a casa direttamente dai college e dalle università (oggi in tempi di crisi economica, anche prima!) per partecipare alla festa. La vera chicca sono i tradizionali pranzi del Ringraziamento, veri e propri eventi sociali e familiari, ove sono serviti piatti e pietanze a profusione. A maggiore ragione oggi, in nome della tradizione e in piena crisi economica mondiale, si può capire lo sforzo compiuto da ogni famiglia americana: si viaggia in auto, in treno e in aereo per raggiungere i parenti lontani e ritrovarsi a celebrare insieme una giornata speciale. La partecipazione coinvolge grandi e piccini. Regna sovrano sua maestà il Tacchino ripieno, quale piatto principale (per la cui preparazione e cottura sono necessarie oltre 10 ore) tanto che spesso il Thanksgiving è chiamato anche Turkey’s Day. Ripieno di purea di patate dolci, salsa di mirtillo rosso americano, accompagnato da una casseruola di fagiolini verdi, granturco, rape, torta di pecan (crostata americana di noci) e torta di zucca. Tra le tantissime leccornie della serata spiccano le pietanze: apple sauce (salse di mele), cranberry sauce (salsa di mirtilli e barbabietole) e corn (mais). Piatti comunemente associati al pranzo, benché sia molto probabile che molti di questi ingredienti gastronomici non fossero neanche presi in considerazione durante il primo pranzo storico risalente al 1621. Spesso gli ospiti portano piatti preparati a casa per contribuire al pasto comunitario. La maggior parte dei piatti della versione tradizionale del Thanksgiving americano è a base di cibo dei nativi del Nuovo Mondo, seguendo la tradizione dei Padri Pellegrini che ricevettero questi ingredienti dai Nativi Americani. In tutti i casi la tradizione classica attribuita al primo Thanksgiving comporta miti introdotti in un periodo successivo. L’uso del tacchino negli Stati Uniti precede la nazionalizzazione della festività in America da parte del Presidente Lincoln. Alexander Hamilton proclamò che nessun “citizen of the United States should refrain from turkey on Thanksgiving Day”. Ma il tacchino era impopolare fin dopo l’Ottocento. Nel 1857 il tacchino divenne parte integrante del tradizionale pasto del Thanksgiving nel New England. I primi coloni della Plymouth Colony in Massachusetts erano particolarmente grati a Squanto, il Nativo Americano e schiavo degli inglesi, che aveva insegnato loro come cacciare le anguille e coltivare il grano, e li servì quale interprete. Senza l’aiuto di Squanto i coloni avrebbero anche non potuto sopravvivere nel Nuovo Mondo. I coloni di Plymouth, i Pellegrini, subito dedicarono una festa appena terminato il primo raccolto nel 1621. Eseguirono una celebrazione autunnale con cibo, festeggiamenti e preghiere a Dio. Il Governatore di Plymouth invitò Grand Sachem Massasoit ed i Wampanoag perché si unissero ai festeggiamenti. Rimangono testimonianze scritte della festa nei diari di Plymouth. I coloni nutrirono i Nativi e li intrattennero per tre giorni, dopodiché i Nativi Americani ritornarono nella foresta, uccisero cinque cervi e li donarono al Governatore in regalo. Le feste del “Pilgrims Thanksgiving” furono un successo anche grazie alla generosità dei Nativi, oltre che allo stimolo d’interesse che ne suscitavano. Dal testo del Governatore William Bradford della Plymouth Bay Colony (of Plimoth Plantation) si apprende che dopo l’arrivo in Nord America gli inglesi continuarono a coltivare, come da tradizione agricola in Inghilterra, in una produzione comune mettendo ogni prodotto del raccolto in un unico calmiere e ripartendolo nella comunità. I primi tre raccolti del 1621, 1622 e 1623 furono scarsi. Nonostante il loro credo religioso, i Pilgrims cominciarono a rubare l’uno dall’altro, per non rischiare di morire di fame. Bradford abolì l’usanza del “farming in common” ed assegnò ad ogni famiglia un appezzamento di terra in proprietà. Motivati dalla “invisible hand” del capitalismo di Adam Smith e da interessi privati, i Pellegrini cominciarono ad ottenere ottimi raccolti (oltre 100 anni prima che Smith scrivesse le sue teorie!). I coloni che avevano richiesto di smettere di lavorare a causa la loro età, ottennero il permesso di cominciare ad effettuare commerci con surplus del raccolto in cambio di pellicce ed altri prodotti. Grazie agli incentivi organizzati, i Pilgrims ebbero successo nei raccolti dal 1623 fino al 1647, la fine della storia coloniale sotto il governo di Bradford. Numerose celebrazioni si svolgono per tutto il mese di Novembre in  Massachusetts. A Wilmington si tiene il Castleberry Fair Arts and Craft Festival, una vera tradizione per il fine settimana della Festa del Ringraziamento con più di 250 espositori che propongono oggetti d’arte ed artigianato, specialità culinarie e musica dal vivo. A Plymouth si svolgono parate, concerti ed eventi gastronomici: si possono gustate assaggi di chowder, zuppe, dolci per terminare con la classica cena a base di tacchino alla Plimoth Plantation. A Martha’s Vineyard la tappa è d’obbligo per l’Annual Thanksgiving Day Artisans Festival, il più grande Holiday Art Show con più di 85 artisti isolani. Qui si possono trovare ghirlande e ornamenti natalizi per iniziare il periodo dell’Avvento e un’ampia scelta di idee regalo dai migliori artisti ed artigiani. Altro luogo della tradizione è l’Old Sturbridge Village, un villaggio storico che organizza una tipica cena del Ringraziamento in New England di inizio Ottocento. A Boston e dintorni si trovano ottimi ristoranti per godere di un indimenticabile Thanksgiving Dinner: al Fireplace di Brookline, il menù prevede tutti i piatti tipici del New England con interessanti varianti. Oltre al tacchino ripieno tradizionale, viene proposto anche quello con focaccia di mais, salsiccia e pancetta affumicata del New Hampshire oppure con mele, salvia e cipolle caramellate. L’Eastern Standard di Boston serve una cena di tre portate al prezzo di 50 dollari con una varietà di stuzzichini che andranno dalla zuppa a base di zucca arrosto fino alle ostriche al forno; come piatti principali non mancheranno il tacchino ed un gustoso tortino di aragosta; come dolci, torta di noci pecan e torta di mele. Il Restaurant Dante di Cambridge, oltre al tradizionale tacchino, offre un menù composto da tre portate. Le proposte comprendono zuppa di porcini e castagne con mostarda di pere, come portata principale: tacchino, anatra, manzo oppure un’opzione vegetariana con ripieno di castagne, purea di patate, patate dolci fritte, cavolini di Bruxelles allo sciroppo d’acero e gravy vegetariano. E varie torte ripiene con mele, zucca, cioccolato, noci e ricotta. L’Upstairs on the Square di Cambridge prepara un menù particolarmente adatto ai vegetariani. Consiste di quattro portate: zuppa di zucca arrosto seguita da fette di arancio e pompelmo con avocado su crema di lattuga e zucca al forno. Come dessert biscotti al cioccolato con mousse di zucca. Per gli amanti della carne: tacchino arrosto, carne alla griglia, salmone dell’Atlantico e costoletta di maiale alla salvia”. Ma la Festa del Ringraziamento non è solo una tradizione americana. Custodi di un territorio amato e servito, i Cristiani di tutto il mondo rendono omaggio ai frutti della Terra nel loro particolare Giorno del Ringraziamento cattolico, una festa (la seconda domenica di Novembre) che nella Chiesa Cattolica Apostolica Romana invita ogni anno le comunità cristiane a rinnovare a Dio, Signore del cielo e della terra, sentimenti di vera gratitudine per la ricchezza dei doni del creato, con un sincero esame di coscienza. “Tra le questioni essenziali – afferma Papa Benedetto XVI – come non pensare ai milioni di persone, specialmente alle donne e ai bambini, che mancano di acqua, di cibo, di un tetto? Lo scandalo della fame che tende ad aggravarsi, è inaccettabile in un mondo che dispone dei beni, delle conoscenze e dei mezzi per porvi fine. Esso ci spinge a cambiare i nostri modi di vita, ci richiama l’urgenza di eliminare le cause strutturali delle disfunzioni dell’economia mondiale e di correggere i modelli di crescita che sembrano incapaci di garantire il rispetto dell’ambiente e uno sviluppo umano integrale per oggi e soprattutto per domani”. Alla luce della più grave crisi economica mondiale a memoria d’uomo e dei cambiamenti climatici planetari, queste parole si elevano a supremo monito per la nostra sopravvivenza. “Nel rapporto tra l’Eucaristia e il Cosmo – ricorda Papa Benedetto XVI nell’esortazione apostolica Sacramentum caritatis – scopriamo l’unità del disegno di Dio e siamo portati a cogliere la profonda relazione tra la creazione e la ‘nuova creazione’, inaugurata nella risurrezione di Cristo, nuovo Adamo. Ad essa noi partecipiamo già ora in forza del Battesimo (Col 2,12s) e così alla nostra vita cristiana, nutrita dall’Eucaristia, si apre la prospettiva del mondo nuovo, del nuovo cielo e della nuova terra, dove la nuova Gerusalemme scende dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo (Ap 21,2). Nella responsabilità che deve accompagnare la nostra attività, con speranza e profonda riconoscenza, possiamo continuare il nostro cammino contemplando fin d’ora la nuova creazione, i cieli nuovi e la terra nuova, accompagnati dalle parole profetiche dell’Apocalisse:“Non avranno più fame, né avranno più sete, né li colpirà il sole, né arsura di sorta, perché l’Agnello che sta in mezzo al trono sarà il loro pastore e li guiderà alle fonti delle acque della vita. E Dio tergerà ogni lacrima dai loro occhi”(Ap 7,16–17)”. Il mondo agricolo italiano, insieme alla Chiesa, ringrazia Dio per i frutti della Terra con feste provinciali e regionali del Ringraziamento e sante messe speciali. L’appuntamento è accolto a braccia aperte da chi lavora la terra in molte regioni italiane (da tanti giovani), a dimostrazione del fatto che l’economia reale con i suoi valori autentici aborre la crisi scatenata dalla finanza mondiale. Nel messaggio per la 62ma Giornata del Ringraziamento (Domenica 11 Novembre 2012) i Vescovi italiani, vicini agli agricoltori, hanno elevato a “Dio, Padre provvidente, un inno vivissimo di lode per i frutti della terra e del lavoro dell’uomo. Non è forse la fede nella gioia di un raccolto abbondante, solo intravisto, a guidare le sue mani nella necessaria potatura, dolorosa ma vitale? E quando il corpo si piega per la fatica, che cosa lo sorregge e ne asciuga il sudore se non questa visione di fede, che allarga gli orizzonti e apre il cuore?”. I Vescovi della Commissione Episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace, hanno evidenziato che proprio il lavoro dei campi si fa metafora efficace della fede, e che coloro che “sono immersi nella bellezza e nell’operosità del lavoro rurale” possono cogliere in modo speciale quella “mano creatrice e provvidenziale di Dio che nutre i suoi figli”. Infatti “guai – è il monito dei presuli italiani – se dimenticassimo la relazione d’amore e di alleanza che Dio ha intrecciato con noi, e che diventa vivissima davanti ai frutti della terra”. La Chiesa italiana ha sottolineato la valenza educativa della Giornata del Ringraziamento, in particolare per i giovani, molti dei quali negli ultimi anni riscoprono il valore del lavoro nei campi: “nel ritorno alla terra possono aprirsi nuove prospettive per loro e insieme un modo nuovo di costruire il futuro di tutti noi”. Nel messaggio dei presuli trova spazio uno speciale ringraziamento per le Cooperative agricole che gestiscono terreni abbandonati, talvolta sottratti alla malavita organizzata:“la bellezza di una terra riscattata che da deserto diventa giardino, parla da sé: non solo cambia il paesaggio, ma soprattutto rincuora l’animo di tutti. Una terra coltivata è una terra amata”. È evidente l’esortazione a riconoscere l’importanza dell’economia rurale, come occasione di valorizzazione e rilancio delle risorse e delle tipicità dei diversi territori. “Ringraziare è sempre un gesto alto e bello, che nobilita chi lo compie. Per noi è un atto doveroso, soprattutto al termine di un anno agricolo segnato dalle conseguenze di una grave crisi economica e finanziaria, ma anche gravido di quella speranza che sgorga dal primato che riconosciamo a Dio solo”. È evocativa l’espressione sviluppata da Papa Benedetto XVI in suo viaggio in Germania:“Solo con Dio c’è futuro”. Dunque “anche nelle nostre campagne! Solo con Dio, infatti, c’è il gusto del lavoro. Solo con lui il sudore della fronte è asciugato da mani solidali. Dio entra così nelle nostre fatiche, si fa compagno di strada di ogni nostro passo, verso mete di luminosa speranza. Nelle nostre terre, in ogni angolo d’Italia, ne sono segno perenne le tante le pievi di campagna: sono chiese semplici, belle, a misura d’uomo. Per secoli sono state compagne di viaggio nelle mille vicende, segnate dalla fatica e dalla speranza, del nostro vivere sociale. Queste pievi, amate e curate, testimoniano che Dio è lo sposo fedele delle nostre terre. Ci dicono con eloquenza che noi apparteniamo a lui, che con Dio possiamo davvero aspirare a un futuro di benessere e di forza. Vere catechesi di bellezza, ci ricordano che Dio va messo al primo posto, perché solo allora ogni altra realtà sta al suo giusto posto. Quando, invece, non c’è Dio nella vita delle nostre campagne, anche il pane non solo non ci sazia, ma anzi si trasforma in pietra, pesante e rude. Quando viviamo nell’egoismo, nella chiusura del cuore e delle mani, nel latifondo e nei respingimenti, nell’inquinamento delle terre, nella speculazione sul grano, nel lavoro nero degli immigrati, il nostro pane diventa pietra e serve a innalzare muri tetri e invalicabili. Al contrario, se con la forza del Vangelo e la chiarezza della dottrina sociale della Chiesa sapremo porre Dio al vertice di ogni nostra fatica, allora ogni lavoro diverrà pane che sazia, le nostre mani si apriranno all’accoglienza fraterna e gli immigrati saranno accolti e rispettati nella loro dignità di persone. Così il grano biondeggerà sulle nostre colline, per farsi pane condiviso, offerto al cielo da comunità ospitali e vivaci, fedelmente vicine alla gente dei campi e delle montagne. Se la terra sarà amata come dono gratuito di Dio Padre, sarà anche custodita da imprenditori agricoli intelligenti e attivi, capaci di speranza, pronti a investire, per “intraprendere” anche con notevoli rischi economici. Vorremmo, in particolare, esprimere la nostra ammirazione e benedire l’opera di quei giovani imprenditori che hanno scelto di ritornare alla terra, nel lavoro agricolo. Essi sono cresciuti più del sei per cento in tutta Italia, indice di un riscoperto amore alla terra, scelta per vocazione e non per costrizione. È consolante constatare che proprio nell’agricoltura le nuove leve stanno ritrovando dignità e forza”. Non basta, però, ammirare chi investe nella terra. Bisogna abbassare le tasse e difendere la produzione agricola biologica italiana. “Questi giovani vanno aiutati e accompagnati, a cominciare da un chiaro impegno educativo, nella linea degli Orientamenti pastorali per il decennio Educare alla vita buona del vangelo. È un impegno che parte dalla scuola, dove si apprende la stima per ogni arte e ogni impiego. Tutti i lavori hanno pari dignità, perché è l’uomo a dare dignità al lavoro e non il lavoro a rendere grande l’uomo: il lavoro, infatti, è fatto per l’uomo! In quest’azione di sostegno e promozione, è decisivo il ruolo degli istituti di credito: pensiamo, in particolare, alla nobile tradizione delle casse rurali, oggi banche di credito cooperativo, nate all’interno delle comunità ecclesiali e che tanto hanno giovato a trasformare le campagne, costituendone un elemento di garanzia e di sviluppo sociale, economico e culturale (cfr Frutto della terra e del nostro lavoro, n. 17). È anche evidente che, in una crisi tanto dura, non dovranno certo essere le campagne a pagare il prezzo più alto. Per questo va rilanciata la cooperazione, perla di autentica crescita in tante terre d’Italia. Dio, Padre provvidente, ci doni stagioni ricche di frutti e terre benedette, perché non manchi mai il pane fragrante sulle nostre mense e il pane del cielo nelle nostre chiese”. A dimostrazione del fatto che la Chiesa Cattolica vuole che i giovani italiani riscoprano il valore del lavoro dei campi, in primis nelle sue campagne. Il Sommo Pontefice Benedetto XVI ha ricordato che nel contesto dell’Anno della fede, il tema della 62ma Giornata del Ringraziamento – Confida nel Signore e fa’ il bene: abiterai la terra (Sal 37,3) – “richiama la necessità di uno stile di vita radicato nella fede, per riconoscere con animo grato la mano creatrice e provvidente di Dio che nutre i suoi figli”. Il Santo Padre ha rivolto “un saluto e un augurio a tutti gli agricoltori”, ha ribadito “l’unità inscindibile tra fede e carità” ed ha sottolineato come “nessun gesto di bontà è privo di senso davanti a Dio, nessuna misericordia resta senza frutto. La Vergine Maria è esempio perfetto di chi offre tutto se stesso confidando in Dio; con questa fede ella disse all’Angelo il suo ‘Eccomi’ e accolse la volontà del Signore. Gesù ci invita ad avere uno sguardo buono e giusto sulle persone e sugli avvenimenti. Spesso, noi ci lasciamo impressionare e condizionare dalle apparenze e dagli slogan che snaturano le cose. Cerchiamo di guardare oltre ciò che sembra per vedere la scintilla di bontà che può rendere più chiaro il nostro giudizio. Così il nostro rapporto con Dio sarà più vero e le nostre scelte saranno più libere. L’umiltà ci insegna che noi valiamo quello che siamo di fronte a Dio”. Il tema della gratitudine dell’uomo verso Dio, è spiegato molto bene nel Catechismo Chiesa Cattolica. “In quanto creature, queste realtà sensibili possono diventare il luogo in cui si manifesta l’azione di Dio che santifica gli uomini, e l’azione degli uomini che rendono a Dio il loro culto. Ugualmente avviene per i segni e i simboli della vita sociale degli uomini: lavare e ungere, spezzare il pane e condividere il calice possono esprimere la presenza santificante di Dio e la gratitudine dell’uomo verso il suo Creatore”(1148). “Nell’Antica Alleanza il pane e il vino sono offerti in sacrificio tra le primizie della terra, in segno di riconoscenza al Creatore. Ma ricevono anche un nuovo significato nel contesto dell’Esodo: i pani azzimi, che Israele mangia ogni anno a Pasqua, commemorano la fretta della partenza liberatrice dall’Egitto; il ricordo della manna del deserto richiamerà sempre a Israele che egli vive del pane della Parola di Dio. Il pane quotidiano, infine, è il frutto della Terra promessa, pegno della fedeltà di Dio alle sue promesse. Il “calice della benedizione”(1 Cor 10,16), al termine della cena pasquale degli Ebrei, aggiunge alla gioia festiva del vino una dimensione escatologica, quella dell’attesa messianica della restaurazione di Gerusalemme. Gesù ha istituito la sua Eucarestia conferendo un significato nuovo e definitivo alla benedizione del pane e del calice”(1334). “L’Eucaristia è un sacrificio di ringraziamento al Padre, una benedizione con la quale la Chiesa esprime la propria riconoscenza a Dio per tutti i suoi benefici, per tutto ciò che ha operato mediante la creazione, la redenzione e la santificazione. Eucaristia significa prima di tutto: “azione di grazie”(1360). “Poiché Cristo stesso è presente nel Sacramento dell’altare, bisogna onorarlo con un culto di adorazione. La visita al Santissimo Sacramento “è prova di gratitudine, segno di amore e debito di riconoscenza a Cristo Signore”(1418). “I comandamenti propriamente detti vengono in secondo luogo; essi esprimono le implicanze dell’appartenenza a Dio stabilita attraverso l’Alleanza. L’esistenza morale è risposta all’iniziativa d’amore del Signore. È riconoscenza, omaggio a Dio e culto d’azione di grazie. È cooperazione al piano che Dio persegue nella storia”(2062). “Adorare Dio è riconoscere, nel rispetto e nella sottomissione assoluta, il “nulla della creatura”, la quale non esiste che da Dio. Adorare Dio – come fa Maria nel “Magnificat” – è lodarlo, esaltarlo e umiliare se stessi, confessando con gratitudine che Egli ha fatto grandi cose e che Santo è il Suo nome. L’adorazione del Dio unico libera l’uomo dal ripiegamento su se stesso, dalla schiavitù del peccato e dall’idolatria del mondo”(2097). “È giusto offrire sacrifici a Dio in segno di adorazione e di riconoscenza, di implorazione e di comunione: “Ogni azione compiuta per aderire a Dio rimanendo con lui in comunione, e poter così essere nella gioia, è un vero sacrificio”(Sant’Agostino, De civitate Dei 10,6)”(2099). La Festa del Ringraziamento per il raccolto è negli Usa una delle più grandi dell’anno. Nel corso della storia, le diverse culture di tutto il mondo hanno festeggiato la stagione del raccolto in Autunno. Le feste del raccolto erano anche un momento per manifestare gratitudine con cerimonie legate anche alle funzioni religiose. Il complesso quadro economico-politico internazionale e la crisi ambientale globale sembrano aver sortito strani effetti alla nostra stessa agricoltura. Da un’analisi della Coldiretti emerge il “crollo nel 2012 del raccolto Made in Italy” che sarebbe “in grado di garantire scorte alimentari nazionali per soli 9 mesi, a causa di un’annata segnata dal maltempo con gelo invernale, siccità estiva e ripetuti e devastanti nubifragi autunnali”. I dati sono stati diffusi in occasione della 62ma Giornata nazionale del Ringraziamento, la tradizionale ricorrenza che dal 1951 viene festeggiata dalla Coldiretti in tutta Italia con una manifestazione promossa dalla Conferenza Episcopale Italiana (Cei) per rendere grazie per il raccolto dei campi e chiedere la benedizione sui nuovi lavori. È stata l’occasione per tracciare nel giorno di San Martino il tradizionale bilancio di un’annata agraria segnata da un andamento climatico anomalo. Non mancano certamente segnali incoraggianti sul ruolo che può svolgere l’agricoltura per la ripresa dell’Italia in termini economici ed occupazionali anche per le giovani generazioni. L’andamento climatico avverso, caratterizzato da eventi estremi durante l’anno, ha tagliato drasticamente le coltivazioni agricole nazionali ma un calo si registra anche nelle attività di allevamento per la produzione di carne e salumi, anche se la qualità è giudicata buona. Nel complesso – stima la Coldiretti – la produzione nazionale è in grado di garantire quest’anno attorno al 75 per cento del fabbisogno alimentare degli italiani. Il rischio – osserva la Coldiretti – è ora quello di un aumento delle importazioni di ingredienti di diversa qualità da spacciare come Made in Italy come il concentrato di pomodoro cinese, l’extravergine tunisino, le mozzarelle taroccate ottenute da latte in polvere, paste fuse e cagliate provenienti dall’estero. “Un pericolo che evidenzia la necessità di tenere alta la guardia e di stringere le maglie troppo larghe della legislazione a partire dall’obbligo di indicare in etichetta la provenienza della materia prima impiegata, voluto con una legge nazionale all’inizio dell’anno approvata all’unanimità dal Parlamento italiano, ma non ancora applicato” – ha dichiarato Sergio Marini, il Presidente della Coldiretti. “Per garantirsi una adeguata disponibilità di cibo nel tempo, l’Italia – sostiene Marini – deve difendere il proprio patrimonio agricolo e la propria disponibilità di terra fertile dalla cementificazione nelle città e dall’abbandono nelle aree marginali con un adeguato riconoscimento dell’attività agricola”. Se la vendemmia si è attestata sui valori minimi da quasi 40 anni con un calo del 6 per cento del vino per un totale di appena 40 milioni di ettolitri, la produzione di pomodoro da conserva è scesa del 12 per cento attorno le 4,4 milioni di tonnellate mentre per il mais necessario all’alimentazione del bestiame, il calo – precisa la Coldiretti – è stato del 13 per cento con la produzione scesa a 8,5 milioni di tonnellate. Non fanno eccezione gli agrumi, con il raccolto in flessione, né le mele (calo del 22 per cento) e le pere (meno 13 per cento). Numeri che fanno pendere verso il segno negativo la bilancia della produzione frutticola italiana, dove almeno le pesche sono rimaste sui livelli dello scorso anno. Malissimo le castagne, con il raccolto dimezzato dalla siccità e dagli attacchi del cinipide, il parassita di origine cinese che distrugge gli alberi. Male anche la produzione di miele, a causa dell’andamento climatico poco favorevole, con un meno 25 per cento. Le prime stime della Coldiretti indicano un’annata non particolarmente abbondante anche per l’olio, intorno alle 500mila tonnellate, pur se la qualità è buona. Sul fronte dei semi oleosi, le rilevazioni indicano – sostiene la Coldiretti – una diminuzione del girasole, ed anche per colza e soia si prospetta un calo rispettivamente del 24 per cento e del 14 per cento. Si registra, invece, un aumento della produzione di grano duro per la pasta del 12 per cento per un totale di 4,2 milioni tonnellate, mentre quello tenero per il pane fa registrare addirittura un incremento del 21 per cento, con un raccolto di 3,4 milioni di tonnellate. Per l’orzo, invece, la situazione è rimasta sostanzialmente stabile, con una diminuzione della produzione del 2,4 per cento dovuta alla contrazione delle rese. Leggero aumento per la segale (più 3 per cento). Produzione in leggero aumento per il latte. Sebbene i dati degli ultimi due mesi non siano ancora ufficiali, la campagna – afferma la Coldiretti – supera i 109 milioni di quintali consegnati a latterie o caseifici italiani, in aumento rispetto all’annata precedente di circa il 2 per cento tanto che gli allevatori italiani dovranno fare attenzione a non sforare la propria quota. Il quantitativo nazionale garantito, comprensivo delle vendite dirette, è di 111 milioni di quintali. Il comparto carni nazionale ha subito nel corso dell’annata agraria appena conclusa una consistente diminuzione dei quantitativi di animali destinati alla macellazione Per quanto riguarda i suini si registra un calo della produzione di quelli italiani destinati ai circuiti delle grandi DOP italiane dei salumi e dei prosciutti stimabile nel 3 per cento rispetto l’annata scorsa mentre anche i bovini (vitelli ,vitelloni e vacche) da carne hanno subito una battuta di arresto stimabile attorno al 4 per cento. Che Dio ci protegga e benedica!

Nicola Facciolini

Una risposta a “Happy Thanksgiving Day 2012 a tutti gli Americani in Italia e nel mondo per essere grati a Dio”

  1. Giuliana Bfa ha detto:

    Grazie per l’interessante articolo…veramente fatto bene!!! Un cordiale saluto! giuliana

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