Roma, insultato dai compagni si impicca un 15enne

“Episodi di questa natura sono inaccettabili”. Non usa giri di parole Federico Bianchi di Castelbianco, psicoterapeuta dell’eta’ evolutiva e direttore dell’Istituto di Ortofonologia (IdO), per commentare il grave episodio avvenuto la scorsa notte che ha visto protagonista uno studente di 15 anni del liceo Cavour di Roma, suicidatosi perche’ stanco degli insulti ricevuti dai compagni […]

“Episodi di questa natura sono inaccettabili”. Non usa giri di parole Federico Bianchi di Castelbianco, psicoterapeuta dell’eta’ evolutiva e direttore dell’Istituto di Ortofonologia (IdO), per commentare il grave episodio avvenuto la scorsa notte che ha visto protagonista uno studente di 15 anni del liceo Cavour di Roma, suicidatosi perche’ stanco degli insulti ricevuti dai compagni a causa del suo abbigliamento e del suo atteggiamento definiti “eccentrici”. Sembra anche che il giovane sia stato ripreso da una insegnante perche’ aveva messo dello smalto rosa, e sul web e a scuola sarebbe stato insultato per questo. Una situazione diventata per lui insostenibile, che lo ha portato ad impiccarsi con una sciarpa. Il corpo e’ stato ritrovato dal fratello piu’ piccolo che ha avvertito i genitori.

“Il ragazzo, evidentemente piu’ debole degli altri, e’ arrivato a questo gesto perche’ esasperato- continua Castelbianco- un gesto drammatico. La responsabilita’, a mio parere, deve ricadere sugli adulti, sia di chi sta nella scuola ma soprattutto di chi sta fuori. Purtroppo spesso i ragazzi traducono in aggressivita’ verso terzi la loro rabbia, rabbia che invece nasce altrove. I bersagli di questa aggressivita’, di questa violenza, sono vittime sacrificali che ci rimettono la vita, senza alcuna vera motivazione”.

“Questo dramma ricade su tutta la famiglia- continua Castelbianco- che dovra’ essere aiutata per far fronte a questa tragedia. E ricade anche sulla scuola, su quelli che hanno partecipato a questo comportamento squallido, anche loro come giovani si renderanno conto, dovranno farlo, visto che tutti hanno ormai un’eta’ in cui della loro violenza bisogna tener conto. Ma anche chi e’ stato solo spettatore, si sentira’ in colpa per quanto successo”. Una situazione difficile, sottolinea Castelbianco “e non e’ corretto scaricare tutta la responsabilita’ sui docenti: certe dinamiche tra ragazzi avvengono spesso a loro insaputa. Il problema va affrontato in modo diverso e preso di punta”. Secondo l’esperto e’ importante a questo punto il ruolo di “una rete sociale a sostegno della famiglia, che in questo momento ne ha bisogno estremo”.

Per molti giovani, ormai, andare a scuola e’ sinonimo di paura. Per quanto riguarda alcuni dati del fenomeno, nel libro ‘A scuola senza paura’, realizzato con Magda Di Renzo, responsabile del servizio di Psicoterapia dell’eta’ evolutiva dell’Ido, e Michele Capurso, pedagogista e ricercatore presso l’universita’ di Perugia, si scopre che “il 27,6% ha piu’ paura di aggressioni a scuola contro il 16% che ha invece questo timore quando e’ fuori scuola”. E non solo. Perche’ secondo una ricerca condotta dall’Istituto di Ortofonologia, “l’insicurezza sociale non termina, come prima, a 15-16 anni ma cresce indiscriminatamente anche oltre i 20 anni”.

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