“Un mondo senza pena di morte è migliore e possibile oggi”. Lo ha detto Marazziti al Congresso internazionale dei ministri della Giustizia che inaugura la giornata internazionale di Cities for life, manifestazione mondiale annuale che ricorre ogni 30 novembre, anniversario della prima abolizione della pena di morte in uno stato europeo a cui aderiscono molte città, che illuminano un proprio monumento simbolo contro la pena di morte. Al congresso “Per un mondo senza pena di morte”, organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio, intervengono i ministri della Giustizia e rappresentanti dei governi di venti paesi del mondo. “Il mondo si sta accorgendo che non c’è giustizia senza vita, ma anche non c’è legge senza vita perché la legge serve per difendere la vita”, ha detto Marazziti, ripercorrendo gli anni di attività per abolire la pena di morte: 20 anni fa Sant’Egidio entrava per la prima volta in un braccio della morte, dieci anni fa nasceva “Città per la vita” e oggi più della metà del mondo vive in questa “città”. “Una scelta – ha detto che aiuta a liberarsi dalla pena di morte”.
Secondo l’ultimo rapporto di Amnesty International dal 10 ottobre 2003, prima Giornata mondiale contro la pena di morte, 17 paesi sono diventati abolizionisti per tutti i reati, portando a 140 il numero di quanti che non ricorrono piu’ alla pena capitale, il 70 per cento del pianeta. “La pena di morte sembra un dovere per lo stato, quello di eliminare il criminale per conto della comunità, ma non è vero. – ha proseguito Marazziti – E’ tempo che pena di morte diventi come una vecchia televisione in un museo, oggi che viviamo negli smartphone. Quando lo stato uccide a sangue freddo dopo 20 anni compie un’azione più terribile, perché aggiunge calcolo e scientificità”. Marazziti ha infine ricordato i dati di uno studio Usa su 15.978 esecuzioni dalle origini: “Solo 30 volte hanno riguardato bianchi che avevano ucciso neri, in tutti gli altri casi altri gruppi che avevano ucciso bianchi”
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